E poi…

Mannaggia, e siamo arrivati anche al giorno dopo Natale… che poi, non ho capito bene, ma bisogna dire anche Buon Santo Stefano?

 

E poi…

 

… mi viene in mente con “e poi… ” quello dei bambini, quando racconti loro una storiella… ieri ero con la mia nipotina di tre anni e mezzo appena, e seduta accanto a me, tenendo il mio pollicione nella sua manina, mi raccontava della festa che avevano fatto all’asilo nido, dove le femminucce facevano la parte delle caprette e i maschietti quella del lupo ed io le chiedevo: “ma come, il lupo non mangia le caprette?” e lei sbarrando gli occhi: “ Ma no, che dici mai… pensare che il lupo è cattivo significa essere prevenuti, e siccome noi non lo siamo, le caprette non hanno paura del lupo e il lupo non ha voglia di mangiare le caprette… “

 

Che tenera… magari fosse così nella vita reale… e allora le ho raccontato del Piccolo Principe, di quando aveva chiesto di disegnare una pecora… e mentre parlavo, lei mi guardava con i suoi occhioni e appena mi fermavo, subito pronta “e poi…?”

 

E poi… come quando c’era ancora “lei” , ed io la guardavo per come era bella e le dicevo che l’amavo… lei, chinando la testa da un lato, con un sorriso biricchino subito pronta rispondeva: “E poi?”… soltanto voglia di sentirselo dire ancora… soltanto voglia di sentirselo dire ancora, e poi …

 

Chissà come mai oggi riesce difficile dirlo quel “e poi”, ma anche sentirlo a dire il vero, tanta poca è la voglia di dire due parole, di raccontarsela un po’ come si faceva un tempo, senza problemi, così semplicemente… incontri un vicino, con un sorriso lo saluti e poi… finisce tutto lì.

 

Forse mi sento anch’io un po’ bambino, comunicare, sognare sulle cose un po’… ma, secondo voi, i grandi se lo ricordano di essere stati anche loro dei bambini?

 

Uhm… non ci ho mai capito molto in queste cose… evvabè, dal vostro Archi… Buon Santo Stefano e Buon tutto quanto.

 

psss… e poi… se qualcuno s’azzarda a dire che la foto non c’azzecca, peste lo colga…

 

ft: nonno Archimede.

28 pensieri su “E poi…

  1. Che ci azzecca un saltimbanco? Siamo tutti saltimbanchi nel palcoscenico della vita, e quindi ci azzecca, ci azzecca, eccome se ci azzecca!

    Come diceva il buon Aldo Palazzeschi

    Chi sono?
    Son forse un poeta?
    No certo.
    Non scrive che una parola, ben strana,
    la penna dell’anima mia:
    follia.
    Son dunque un pittore?
    Neanche.
    Non ha che un colore
    la tavolozza dell’anima mia:
    malinconia.
    Un musico allora?
    Nemmeno.
    Non c’è che una nota
    nella tastiera dell’anima mia:
    nostalgia.
    Son dunque…che cosa?
    Io metto una lente
    dinanzi al mio cuore
    per farlo vedere alla gente.
    Chi sono?
    Il saltimbanco dell’anima mia.

    e poi… e poi, perche dici che oggi non c’è più un “e poi…”? Magari, siccome siamo americanizzati, diciamo “the next thing”, e siccome il mondo degli sms ci ha reso sintetici, mettiamo solo i tre puntini di sospensione, ma nel cuore di ognuno di noi c’è un eterno “e poi…”, non sempre curioso, a volte ansioso, insaziabile, che nasconde una voglia di dominare, controllare quel futuro che invece è incontrollabile e che ci sfugge.

    Alla vita bisogna in fondo arrendersi, lasciarsene cullare, abbandonarcisi, e poi…

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  2. Andiamo tutti troppo di corsa per essere veramente interessati al ”e poi… “ di qualcun altro.

    E poi… uso molto anch’io gli sms, ma non per scambiare gli auguri di Natale o per chiedere all’altro come sta o per fargli gli auguri per il compleanno o…

    Preferisco se non ho altra scelta, mandare una e-mail o prendere in mano il telefono, perché ho bisogno di sapere che non sto comunicando con una tastiera del telefono, ma con una persona che magari ad un certo punto mi dice anche: “ e poi… ?”

    Bella la poesia!

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  3. Guarda Arthur, non per contraddirti, ma io il mondo lo vedo un po’ migliore di quello che dici: l’ “andiamo tutti troppo di corsa” mi pare un luogo comune, persino in una città caotica come Roma. C’è sempre chi ha tempo, c’è sempre chi ha “tutto il tempo che vuoi” e capisce che le tue parole sono esperienza che gli stai regalando.

    Non so, sarà che vedo il mondo con gli occhiali rosa, ma di gente che mi ascolta (senza sbuffare intendo… ) e mi dice “E poi?” io ne ho sempre incontrata tanta.

    E’ da un po’ che penso che la vita mi ami almeno quanto io amo lei.

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  4. I grandi continuano a sognare, ad aspettare, ad amare, a chiedere (ed a chiedersi). “E poi?.” Qualche volta piangono, proprio come i bambini, se la storia finisce male; ma poi, i sognatori un po’ più lentamente degli altri, riprendono a chiedersi (e a chiedere) “e poi?”.
    La rete raccoglie tante storie e i grandi le leggono come fosse un nuovo, grande libro di fiabe da sfogliare, da apprezzare, partecipando direttamente alla vita dei tanti, poliedrici personaggi che la blogosfera propone ogni giorno.
    Ti pare che l’organino sia off topic? Certo, è una di quelle immagini romantiche che a volte mettono un po’ di malinconia, ma sanno di calore, di sogni, di note, d’innocenza, di “e poi…?”.

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  5. sancla

    “e poi” me lo ripete da una settimana mia figlia con il gesso, meno male che ho potuto dirle “e poi arriva il tuo compleanno”
    🙂

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  6. Mia cara Lady non preoccuparti, anche se mi contraddici non ci sono problemi, può capitare di non essere della stessa opinione, ma forse qualcosa ti è sfuggita…

    Sul fatto che andiamo tutti di corsa… sarà come dici tu a Roma, ma dalle mie parti è leggermente un po’ diverso, ma con questo non voglio dire che vedo il mondo peggiore da quello che è, lo vedo e basta e questo mi è sufficiente.

    Certo, gente che ti ascolta se ne incontra tanta, e spesso, ma dipende dal grado d’attenzione che ci mette nel farlo, tutto qui. Ma guarda il mondo dei blog, ne avevamo parlato ricordi, quanti soliloqui, un diario fatto per parlare e sentirsi mentre che lo fai, e di “e poi… “ ne ho sentiti tanti, ma spesso solamente finalizzati a se stessi.

    Ma al di là di questo, quel “e poi… “ che intendevo io era ben altro, quello degli occhi innocenti di un bambino che ha voglia di sapere perché l’appassiona la storia che sta ascoltando, tutto qui… troppo una metafora?

    E poi… ci sono, come dice Rosamaria, i grandi che continuano a sognare, ad aspettare, ad amare, a chiedere (ed a chiedersi) e poi… c’è la figlia di Sancla… e poi… c’è qualcosa che va al di là delle cose certe, di quelle che si vedono, degli affari sbandierati dalle chiacchiere di due comari, che è poi quello che mi chiedo ogni giorno, quando scatto una fotografia, creo un’immagine, progetto una casa, davanti ad un foglio bianco, quando riordino le idee per trovare il modo migliore per comunicarle.

    Anch’io penso che la vita mi ami almeno quanto io amo lei… mannagg…

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  7. “ma spesso solamente finalizzati a se stessi.”
    Hai ragione; è quasi sempre così. Ma ti sembra un male quest’intrecciarsi di storie, questo chiedere a se stessi e agli altri come andrà a finire, questo specchiarsi nei sentimenti degli altri per capire meglio i propri? Non ti pare che in tutto questo ci sia ancora molto del bambino che, con gli occhi sgranati, chiede, con la segreta che la storia continui come lui vorrebbe?

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  8. Decisamente sì.

    Ma da piccolo quell’ “E poi…” lo chiedi all’adulto che ti racconta la fiaba, da grande lo chiedi in cuor tuo a Qualcun Altro che per lo più sembra non rispondere, e questo non perché non ci sarà un “E poi…”, ma perché la vita pretende la tua pazienza.

    *** Calma e gesso, e poi… ***

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  9. C’è sempre un “e poi…” quando il cuore parla e si fa ascoltare, quando il tempo passa ma non ha alcuna importanza, quando vedi anche senza vedere, quando è la vita a prenderti tra le braccia e non ti lascia andare, perchè “lei ti ama almeno quanto tu ami lei…”.

    C’è un “e poi…” nella musica dell’organetto della foto che hai inserito, c’è un “e poi…” ogni volta che la memoria strappa un pensiero dal cuore e lo proietta nelle parole che scrivi e che ci regali.

    Il tuo “e poi…” mi evoca il senso della continuità, di qualcosa che non finisce e che si propaga all’infinito.
    E che siano parole, sguardi, emozioni, desideri, ricordi, parti di te (o di quel bambino che è ancora in te) è un bel dono.

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  10. No, Rosamaria, non è un male questo intrecciarsi di storie…

    Abbiamo parlato spesso di questo argomento tra di noi, Lady, l’angolo delle chiacchiere, anzi, è proprio un mio commento di circa un anno fa che ci ha fatto conoscere, e lanciandomi a mia volta nel mondo del blog, il mio obiettivo principale è stato di non cadere anch’io nella trappola del raccontarmi a tutti i costi, anche se indubbiamente ogni mia parola, ogni mia foto che pubblico, parla inesorabilmente di me.

    Si, il mio “e poi… “ evoca, come dice Elle, il senso della continuità, si propaga all’infinito perché è con gli occhi sgranati di un bambino che lo ripropongo, perché non finisca mai, perché insieme a chi mi ascolta, sia l’occasione per continuare a camminare, alla ricerca di nuove avventure, anche se “la vita pretende la tua pazienza… “

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  11. … e poi ho girato pagina anche sapendo che era l’ultima.
    Per chi non sa dire “e poi” e si ferma sulla virgola, un pò come arrivare ad un incrocio e non svoltare l’angolo.
    La forza dei bambini è che possono in un’istante congelarti quel ” e poi” e passare ad un semplice “cambiamo storia?”
    Ma del resto questo è specchio della loro grande semplicità e mi consolo sapere che dentro noi ne rimane traccia.
    Ciao

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  12. Innanzi tutto, benvenuto Spaziocorrente…

    Quella traccia di cui tu parli, bisogna coltiverla, se non altro per ritrovare quella semplicità che crescendo inevitabilmente si rischia di perdere.

    Non credo esista un’ultima pagina da girare, esiste soltanto la possibilità di ritentare, per far si che quel “e poi… “ possa essere la continuazione di un discorso che, se anche interrotto o troncato, ci dia la carica per trovare nuove energie, e quindi, non una storia da cambiare, ma ripartire da dove si è finito, per ricominciare dicendo: “ e poi… “

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  13. Ricominciare dicendo “e poi…”
    Ci sono ancora tante pagine da scrivere sul libro della vita, piccoli particolari da annotare e che nel tempo, rileggendoli, poi troveranno la loro giusta collocazione.

    E poi c’è leggere un libro avvolti nel calore di una coperta…
    E poi c’è la tisana alla camomilla, liquirizia e menta da preparare…
    E poi c’è la tazza trasparente che filtra la luce e rimanda riflessi e bagliori sulle mani…
    E poi c’è il colore del parquet che scalda già solo a guardarlo…
    E poi c’è l’abatjour accesa che mi fa socchiudere gli occhi e mi fa pensare al cielo in una stanza…

    Vabbè, mi sono lasciata prendere la mano dai tuoi “e poi…”

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  14. … e poi, c’è camminare per strada tra viuzze che s’inerpicano l’una dentro l’altra e respirare l’atmosfera d’altri tempi, alzare la testa in alto e scoprire un capitello consumato dal tempo, che di storia potrebbe raccontare… entrare in una vecchia abbazia e lasciarsi stordire dal canto di un coro o dal suono di un organo… uscire di casa al mattino con il sorriso sulle labbra, per incontrare persone che, se anche non conosci, ti fanno sentire in compagnia… sedersi sui gradini di una chiesa e guardare i colombi che saltellano piluccando le molliche di pane…

    … e poi… se qualcuno vuol continuare…

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  15. …e poi?…non mi resta che augurarti buon anno…sperando che il 2009 ci permetta di sentirci anche un pò bambini.

    P.S. mi sa tanto che il tuo babbo natale è in ritardo…il tuo pacco sotto l’albero non c’è semplicemente perchè non mi è ancora arrivato 😉

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  16. e poi arrivò il 2009 e li colse ancora a raccontar storie. di lui si erano dimenticati e neppure il brindisi fecero. si addormentarono mentre le storie proseguivano e la voce li cullò per un anno intero.
    si svegliarono che il 2010 era alle porte.
    si erano persi un intero anno ma nessuna delle storie 🙂
    forse è meglio fermarsi ogni tanto?

    e auguri, arthur. che tutto sia sempre più bello.
    e poi.

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  17. Grazie Morena, lo auguro di cuore anche a te… bellissima la cosa che hai scritto e sarebbe veramente bello poter raccontare storie e non accorgersi che un anno intero è già passato, e chissà quanti e poi…

    A tutti, l’augurio di un bellissimo fine anno e di un 2009 dove tutto, come dice Morena, sia sempre più bello.

    *** Auguri! ***

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  18. GRazie, Arthur, anche a te i migliori auguri. Io non riesco a pretendere che l’anno nuovo sia fatto solo di cose buone, ma che siano la maggioranza, si, e che si facciano sentire, si, e che traccino una scia di serenità, si.
    Al resto ci siamo abituati.

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  19. Pingback: E poi… diciamolo ancora | arthur…

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