Così come siamo…

Quante volte ci facciamo del male, perché fraintesi nelle nostre vere intenzioni…

          Non è che noi siamo diversi da come gli altri ci vedono, tendenzialmente siamo sempre gli stessi, ma può capitare di avere delle intenzioni che per pudore, o per amor proprio, abbiamo difficoltà ad esprimere totalmente ed allora ecco che scoppia l’incomprensione.

L’immagine che noi riflettiamo, secondo me non è mai parziale, è l’immagine di noi che si “scontra” con altre immagini, spesso contrastanti, ma non per questo agli antipodi della comprensione.

          Ma qui, forse, andiamo a toccare altri capitoli, ben più importanti: la capacità nostra di volere essere compresi, la capacità degli altri di volerci comprendere, ed allora parlo di “pudore”, di “amor proprio”, ma anche di “difese” e di “paure”…

Potremmo dare la percezione anche di una sola piccolissima parte di noi stessi, che letta in un ambito molto più allargato, fatto di conoscenza reciproca, potrebbe essere recepita nella sua complessità ma, quante volte abbiamo veramente voglia di comunicare agli altri questa nostra presunta TOTALITA’?

          Quindi c’è anche questo da aggiungere, la paura di essere “scoperti”, di essere recepiti per quello che realmente siamo e quindi, scappiamo…lasciando che i fraintendimenti abbiano la meglio.

La verità, se mai esiste, è che è difficile mettersi a nudo, e spesso la conoscenza, per opposte contraddizioni, rimane a livelli superficiali.
L’ideale sarebbe proporsi un po’ per volta, secondo le occasioni, dolci, allegri, incoscienti, testardi, comprensivi, passionali, malinconici, crepuscolari…in fondo lo facciamo già, spetta agli altri cercare l’occasione per scoprirci…

39 pensieri su “Così come siamo…

  1. Spesso non conosciamo noi stessi perchè siamo un entità così complessa che pretendere che gli altri ci percepiscano per l’intero è quasi impossibile. in tutto ciò certo poi gioca spesso la nostra incapacità di essere “trasparenti” e di lasciarsi andare completamente con totale sincerità, senza remore.
    Se usato in maniera giusta, forse questo scrivere su un blog ci aiuta ache a essere noi stessi, sempre diversi ma sempre candidamente leali.

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  2. Forse mi sbaglierò, ma a me pare di aver sempre detto tutto quello che pensavo, a parte i tanti scherzi e le tante battute, dette senza alcuna remora o paura d’essere fraintesa. Ed anche in questo caso, laddove si abbia l’umiltà o la facciatosta di chiarire l’equivoco, tutto rientra, dandoti la senzazione di essere a casa, di essere davvero tra amici.
    Su fb, superato il primo impatto, pian pianino sono diventata una pazza scatenata e mi diverto da morire; i miei “amici” mi reggono il gioco e ridiamo tantissimo. Credo che con la frequentazione e la costanza gli equivoci, le remore, le ritrosie vadano sempre più diminuendo, e resta così la voglia di stare insieme, di divertirsi; proprio come se si fosse “in presenza”.

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  3. Luisa

    “Non è antipatica,ma le piace stare da sola” “Sembri fredda,ma quando ti si conosce si scopre un cuore grande” “Non avrei mai detto che tu eri timida,sei così solare” I tre commenti sono riferiti a me da tre persone diverse e in momenti di vita diversi. In nessun momento c’era finzione,ma il carattere timido frena veramente sia nella volontà di conoscere che di farsi conoscere. Con l’esperienza s’impara la prudenza e la diffidenza e si cerca di non scoprire il fianco. E quando arrivi a conoscere certe persone ti maledici per esserti lasciata un po andare, e hai la conferma che era meglio sembrare antipatica. Le persone sono come un prisma di cristallo che riflette la luce trasformandola in arcobaleno. In certi momenti e, a certe persone, mostriamo un colore per volta,ma sappiamo di racchiuderli tutti e quando c’è feeling è un’esplosione di colori 🙂 buonanotte 🙂

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  4. Solare, simpatica, piena di gioia di vivere…
    lunatica, introversa, malmostosa… premurosa, apprensiva… tanti aggettivi che mi sono stati affibbiati…
    Mi è stato detto di essere anche una donna forte! io stessa non mi rispecchio in questo.. forse perché ho sempre cercato di reprimere i miei momenti no, le mie preoccupazioni… e tutte quelle piccole cose che agli occhi di “nuovi” amici non possono giovare la crescita di un legame più forte… ho sempre ritenuto che i mie problemi fossero meno gravi di quelli che avevano i miei amici ho sempre pensato che era più giusto in quei momenti stare accanto a loro che chiedere a loro di stare accanto a me… eppure tutti soffriamo e tutti abbiamo paura di mostrare il nostro vero io in tutti i momenti anche in quelli “brutti”.. però forse è la paura di essere più fragili in quei momenti che ci fa prendere la via più semplice in questi casi e quindi sfuggire/reprimere il problema.. ma prima o poi questo problema si ripresenterà anche in forme diverse ma la natura sarà pur sempre quella…
    quindi vale la pena avere degli amici in più e passare i momenti “brutti” da sola perché i tuoi amici non riconoscono in te la persona che sei.. perché loro conoscono solo la persona sempre positiva e solare, la donna forte… oppure è giusto veramente scoprirsi anche nei momenti “brutti” e magari avere meno amici ma questi pochi essere degni e capaci di starti accanto anche in questi momenti??
    Un persona a me vicina settimana scorsa mi ha fatto notare come io davanti ad alcune difficoltà prenda sempre la strada più semplice ovvero mollo tutto a discapito del lavoro che ho fatto pur cui ho “sudato” settimane…
    e ora insieme a questa persona sto facendo un “lavoro” su di me… sto cercando di non aggirare più questo ostacolo.. anche se sto avendo difficoltà so di avere accanto le giuste persone che mi incoraggiano a continuare… e questo per me è fondamentale… c’è anche da dire che quando siamo in questi periodi “strani” vediamo tutto con una concezione “distorta” fraintendiamo tutto… e incorriamo quindi in tante incomprensioni…

    Beh ora come ora direi che è meglio essere sempre se stessi mostrarsi sempre per ciò che si è non aver paura di non essere all’altezza per tutto… mostrasi con i giusti tempi ma mostrarsi in tutte le proprie sfaccettature….

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  5. alanford50

    “Ma qui, forse, andiamo a toccare altri capitoli, ben più importanti: la capacità nostra di volere essere compresi, la capacità degli altri di volerci comprendere, ed allora parlo di “pudore”, di “amor proprio”, ma anche di “difese” e di “paure”…”

    E’ un meccanismo perverso, che ci condanna inevitabilmente all’incomprensione, alla non accettazione di tutto quello che non ci rispecchia, noi siamo incapaci di accettare totalmente quello che noi riteniamo diverso da noi e da quello che noi riteniamo e crediamo di essere, è una caratteristica atavica primordiale di difesa che con l’avanzare dei tempi ma soprattutto del nostro benessere abbiamo portato all’eccesso, eccesso di difesa, ci sentiamo e crediamo liberi, ma più ne siamo convinti, più la paura aumenta, come se ci rendessimo conto di avere tanto da perdere, quindi chiunque diventa estraneo e possibile nemico, e ci si chiude ermeticamente dentro ad un nostro ipotetico castello, dove ci sentiamo sicuri.

    Stranamente come ogni elemento di moto, un movimento ne genera sempre uno di forza contraria, una specie di compensazione, ed allora dall’interno del nostro castello eccoci anelare l’intrinseco bisogno di esserne anche fuori, insieme agli altri, per riconoscersi e conoscersi, quindi tanto è il bisogno di sentirsi sicuri, altrettanto è il bisogno di identificarsi e riconoscersi negli altri, ma purtroppo non ne siamo capaci, non fa parte di noi, siamo troppo abituati a doverci difendere, quindi il bisogno di comprendere gli altri va di pari passo con il bisogno di sentirsi compresi, sentirsi trasparenti, uguali a tutti gli altri, forse anche solo per non dovere avere più troppa paura dell’altrui, forse per non doversi sentire sempre in bisogno di difendersi, ma forse è anche solo perché così ci si sente meno soli, forse è l’unico modo a nostra disposizione di rompere quella solitudine intrinseca del nostro essere esseri umani, incapaci di relazionarsi e comprendersi veramente, noi nasciamo soli, viviamo soli e moriamo soli, a questo siamo condannati, tutto il resto e sogno e bisogno.

    Ciaooo neh!

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  6. simple

    Credo che tu, arthur, abbia centrato il punto quando parli della volontà di essere capiti e di capire. Senza quella, non c’è altra scelta che l’incomprensione (per piccola che sia)

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  7. Si tratta di attitudine. C’è chi riesce ad essere gran parte se stesso e mantenere con tutti lo stesso modo di fare, reagire, comportarsi. Magari con qualche sfumatura perché noi trasmettiamo luce e chi ci sta di fronte l’assorbe o la riflette in diversa misura.
    C’è invece chi usa delle maschere per ogni occasione e si adatta alle situazioni, alle convenienze. Il suo fine è piacere all’altro, piacere a tutti, offrire di sé l’immagine che l’altro ammira.
    Andrebbe tutto bene se non fosse che qualche volte le maschere cadono, si scambiano, si dimenticano.

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  8. @ Luisa: secondo me, val sempre la pena mostrarsi per quello che si è, perché male che vada, si perde un “amico” che magari non valeva la pena di avere.

    Indubbiamente le nostre paure spesso ci impediscono di mostrare quella parte di noi più debole, che magari ha bisogno di aiuto e di considerazione, che alle volte abbiamo con le persone che ci stanno più vicino, e che per necessità di cose, ci conoscono meglio.
    Bella la metafora del prisma di cristallo, bella e vera, come è bella l’idea di mostrare un esplosione di colori quando c’è del feeling.

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  9. Caro Arthur,
    condivido in pieno quando dici “la verità, semmai esiste…” penso, infatti, che a ognuno accada alzare delle difese nella conoscenza al primo impatto. Non tanto perché non sappiamo chi abbiamo di fronte, semplicemente siamo umani e diffidare fa parte della nostra natura.

    Un caro saluto
    sonoqui

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  10. Luisa

    E’ così, quando con una persona ci stai veramente bene,non hai paura di mostrarti per quello che sei nel bene e nel male. Per me è importante non creare false aspettative, per dirla alla Guccini “se mi ami come sono,per sempre tuo Cirano” 🙂

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  11. @ Pensieriperline: oh mannaggia, sei tutte quelle cose? 🙂

    Non credo che il punto sia avere degli amici in più o in meno, ma piuttosto, avere degli amici con i quali condividere dei momenti e che sono in grado di capirci, anche se per conoscere una persona, non basta una vita.
    E poi, non c’è nulla di male a mostrare le proprie debolezze, ovviemante non sempre, comunque e con tutti.

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  12. Avrei dovuto scrivere questo commento a consigli per una gita…ma lo metto qui visto che si parla di come siamo, e una delle cose che sono è …molto paurosa per tutto quello che è rettile o farfalla o simili…

    Allora vi racconto, oggi mio figlio e il padre sono andati a Cocullo vicino L’Aquila Alla festa dei serpari…
    Vi spiego

    Il primo giovedì di maggio a Cocullo, nell’aquilano, si festeggia San Domenico e, come per altre usanze in cui il rito pagano si intreccia con la devozione cristiana, così accade anche in questa occasione, in cui la devozione per San Domenico, protettore dal morso dei serpenti, si intreccia con il rito arcaico dei “serpari”, manipolatori dei serpenti, nel suggestivo quanto unico Rito dei Serpari.

    Per la festa la statua del santo viene portata in processione, addobbata con serpentelli aggrovigliati, innocui e particolarmente conosciuti sui monti attorno al paese, tra questi Saettoni, Cervoni, biacchi e Biscie. I cosidetti serpari raccolgono proprio nei monti attorno al paese questi serpenti nella stagione fredda, durante il loro letargo. Prima della processione sono questi uomini a mostrare i serpenti ai visitatori, permettendo loro di toccarli e maneggiarli, mentre si intonano canti popolari per le vie del paesino.

    Dopo la santa messa, in tarda mattinata, la statua del santo viene ricoperta dai serpenti e la processione ha inizio. Il corteo si allunga per le strette vie di Cucullo trasmettendo agli astanti immagini suggestive ed emozionanti. Una giornata diversa che riconcilia gli animi con la natura, rasserena i cuori con le suggestioni che offre un piccolo borgo di montagna incontaminato, conduce alla condivisione nella devozione impastata al folclore. L’incontro con i serpari, la possibilità di accarezzare un serpente e superare le paure, accalcarsi dietro la statua del santo chiedendo soccorso per la salute, o restare semplicemente ai margini, spettatore di fronte a un evento così particolare, suscita inevitabilmente un fremito profondo, che vale la pena di provare.

    Io non andrei ma l’effetto deve essere molto particolare!

    Le altre foto volendo sono su google…

    ciao e buona giornata!
    kate

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  13. Giovanna Amoroso

    Grazie infinite caro Arthur per il “passaparola” sul mio Bed & Breakfast… Sei una persona gentilissima!!!
    ( Per ringraziarti del favore, quando vieni a Diano Marina ti preparo la Fugassa alla ligure e la Farinata apposta per te!!!)

    Un bacio!
    Giovanna

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  14. @ Giovanna: grazie e di cosa? Per me è un piacere farlo e poi ho degli amici che sono dei girelloni e quindi…
    Vado matto per la farinata e la fugassa ligure… doppia porzione! 🙂

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  15. @ kate
    Ho sperimentato che da quelle parti c’é una religiosità molto profonda, davvero sentita; e, per mia fortuna, ne ho toccato con mano gli effetti. fai bene ad andarci, Kate!

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  16. @ Alan: oh mannaggia… se da un lato sono contento che sia tornato a farci leggere il tuo punto di vista, dall’altro ti dico che non condivido ciò che dici riguardo alla solitudine dell’uomo.
    E’ vero, nasciamo e moriamo da soli, ma solo perché la natura non prevede nascite e morti di gruppo… L’uomo è solo se soltanto vuol esserlo e nel dirlo immagino un vecchietto che da l’ultimo saluto ai suoi cari, magari con le lacrime agli occhi, ma non perché gli spiace “andarsene”, ma perché è felice di quello che la vita gli ha dato.

    La vita non può essere solo solitudine, perché anche le persone sole ad un certo punto cercano la complicità di chi li circonda, magari annaspando, perché non abituati a farlo, ma pur sempre con l’intenzione di provarci. Per fortuna non siamo tutti degli eremiti ed anche l’egoismo più bieco, che nasconde dentro di se la paura di perderci, alle volte ha degli sprazzi di generosità, perché ogni tanto, si rende conto di non essere solo.

    Per il resto, è vero, l’incomprensione è sempre dietro l’angolo, ma la buona volontà da entrambe le parti, può fare dei miracoli, non credi?

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  17. @ Giovanna
    La farinata? E’ un po’ che sento la curiosità di provarla e, visto che i miei ultimi “acquisti” virtuali sono liguri, vedrò di farmi accompagnare da te. A presto, spero, amichetta di Poligi! 🙂

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  18. @ Pan: chi usa delle maschere, prima o poi viene smascherato, proprio perché come dici giustamente, alle volte si “dimenticano”, a meno che non viva tra simili, e allora è una bella lotta. 😉

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  19. @ Rosamaria: beh, se si va in giro nudi come un verme, magari si prende la polmonite… 🙂

    A parte gli scherzi, non credo sia questione di guadagnare o perdere, ma solo di star bene con se stessi e, di conseguenza, con gli altri.

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  20. @ Sonoqui: pensa che ivece io generalmente credo nella buona fede delle persone e quindi abbandono quasi sempre le mie difese, con i risultati che si posono immaginare.

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  21. Essere semplicemente ciò che si è, senza maschere, senza paura di apparire diversi. Noi siamo semplicemente ciò che siamo. Siamo frutto dell’educazione che abbiamo ricevuto, della cultura che è entrata dentro di noi, dell’aria che abbiamo respirato, siamo frutto del nostro passato, delle nostre scelte, dei nostri errori. Non siamo perfetti in quanto uomini e umani.

    Non ho mai cercato di essere chi non sono, e perchè poi? Nella mia vita ho creduto e credo fortemente in ciò che ho fatto e che faccio. In tutto quello che faccio ci metto me stessa, amore, passione, gioia ed allegria. Non credo nel fare le cose tanto per farle.

    Credo nel dialogo con se stessi. Io parlo alla mia anima, a ciò che è dentro di me. Ho un cuore che batte, ho un io errante alla ricerca di se stesso, ho un corpo che corre fino allo sfinimento, ho un cervello che segue la logica.

    Non voglio essere ciò che non sono e non voglio mostrarmi come chi non sono.

    Non ho paura di mostrarmi donna, forte e fragile, ma semplicemente me stessa.

    Nel mio percorso di luce e di fede ho incontrato parti di me che non conoscevo, alcune hanno rafforzato la mia fragilità altre la mia forza.

    Essere semplicemente chi si è, felici di esserlo.

    La vita è il dono più grande che qualcuno ci potesse fare e quel qualcuno è sempre con noi, anche se spesso ci fa più comodo non vederlo e non sentirlo.

    Monica alla ricerca continua di Luce

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  22. @ Kate: non conoscevo queste usanze, che immagino devono creare delle sensazioni particolari a vederle.
    Hai fatto bene a raccontarcelo, sono io che sono in ritardo per la rubrica del tempo libero, ma The Best questo mese mi ha praticamente prosciugato e quindi, riposo un po’.

    Ciao e buona giornata anche a te.

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  23. @ Monica: oopss… tu stavi scrivento mentre io rispondevo a Kate… 🙂

    Cara Monica, hai detto delle belle cose, una descrizione di te stessa che, per chi ti conosce un pochino, non può dire che non sia corrispondente alla verità.
    Comunque, alle volte per paura di perderci o soltanto di farsi fare del male, si cerca di tenere la parte più fragile di noi stessi non troppo “a portata di sguardi”, almeno fino a quando non ci si sente più tranquilli, e credo che sia umano farlo, e non vuol certo dire che uno non è sincero.

    In ogni caso, è giusto ciò che dici, l’importante è essere se stessi e felici di esserlo.

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  24. Giovanna Amoroso

    @ ROMAGUIDO

    Bene, la farinata è una delle mie specialità! Se capiti a Diano Marina te la preparo con le mie manine!!!

    P.S: Poligi era una persona meravigliosa…

    Allora ti aspetto!!!

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  25. “pensa che invece io generalmente credo nella buona fede delle persone e quindi abbandono quasi sempre le mie difese, con i risultati che si posono immaginare.”

    Esattamente come te Arthur…con i risultati che si possono immaginare…solo che poi dopo aver sofferto più del dovuto il mio basta è BASTA!!!!!!!

    buon pranzo… 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
    kate

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  26. alanford50

    @ARTHUR.

    No non credo, io ammetto che esistono due stadi, due piani diversi di vivere il proprio presente e la propria essenza, uno è uno stadio ermetico, chiuso, inviolabile, non per nostra volontà ma per conformazione fisica del nostro essere animali umani vivi, in questo stadio viene racchiuso tutto il genere umano animale, difatti per quanto è a nostra conoscenza nessun essere umano o animale è in grado di interagire se non attraverso i gesti e le parole, quindi incapaci di condividere (specialmente per noi umani) le sensazioni vissute nel nostro intimo, nella nostra anima, se non attraverso una mediazione che passa attraverso forme arcaiche di comunicazione, i gesti, gli atteggiamenti e soprattutto le parole, ma questi mezzi non realizzano mai totalmente il sogno di sottrarsi a quel senso di eterna prigionia che relega la nostra anima in una prigione dorata ma assolutamente invalicabile, a volte persino a noi stessi, a questa solitudine io mi riferivo, in questo senso la vita (interiore ed intima) è assolutamente solo solitudine.

    Per fortuna però esiste il secondo stadio, quello più basso ed alla portata di tutti, quello che comunemente ed in ogni istante utilizziamo nel nostro vivere con quello che ci circonda, quindi anche con i nostri simili, anche in questo caso grazie alla nostra conformazione fisica di specie, siamo in grado di lenire quel senso di solitudine della nostra “anima” (il nostro intimo) attraverso a delle convenzioni che il nostro vivere e la nostra intelligenza ci hanno permesso di mettere a frutto e di utilizzare, grazie ad una mediazione, una specie di interfaccia, mi riferisco ai sopracitati mezzi che nel corso dei millenni abbiamo perfezionato ed adattato al nostro modo di vivere, e mi riferisco nuovamente ai gesti, agli atteggiamenti e soprattutto alle parole, come ogni forma di mediazione è perennemente in work in progress, ma nonostante gli sforzi, dato anche il repentino cambiamento del nostro quotidiano vivere, nonostante gli sforzi non risulta mai nella forma perfetta, ma sempre in quella perennemente perfezionabile, tutto questo dire per affermare che qui mezzi di mediazione non consentono (almeno per ora) di vivere e fondere coscientemente i due stadi, i nostri due livelli di percezione del proprio IO, quindi siamo e saremo sempre soggetti alle incomprensioni, ai fraintendimenti proprio perché quei tre mezzi sono troppo arcaici ed insufficienti oltre che impotenti per spezzare quella barriera che ci condanna all’eterna solitudine del nostro IO, i tentativi di superare tale barriera sono sempre dei palliativi perché assolutamente imperfetti e soggetti a troppe interpretazioni e manipolazioni dettati da interessi diversi.

    Detto questo, sono anche io d’accordo che però non si debba mai rinunciare al tentativo di cercare di comprendersi il più possibile, per poter convivere, per potersi confrontare e per cercare di spezzare quell’atavico senso di eterna solitudine e di condanna all’incomprensione che ci portiamo inevitabilmente dietro da sempre, dal mio punto di vista però resto sempre dell’idea che il nostro istinto di sopravvivenza , il nostro bisogno istintivo di stare sempre sull’autodifesa ed una buona dose di egoismo insito in ognuno di noi fa sì che da quando l’uomo esiste si è sempre compreso molto poco, e se lo ha fatto, lo ha fatto molto spesso per proprio tornaconto, materiale o sentimentale, quasi mai per vera convinzione e comprensione dell’altrui , ovviamente mi riferisco e parlo in termini di massa e non di singola persona, dove ovviamente e per fortuna esistono delle eccezioni.

    Ciaooo neh!

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  27. Posso semplificare al massimo (la febbre mi impedisce grandi ragionamenti, scusa…)? Gli altri ci capiscono esattamente nella misura in cui noi ci facciamo capire. E il più delle volte, quando ci sentiamo “non capiti” è perché non abbiamo “parlato” abbastanza chiaramente… Certo, sto generalizzando e semplificando un po’ troppo ma, da quando mi sono persuasa che le cose stanno così, i miei rapporti sono migliorati. Perché non mi aspetto qualcosa dagli altri, ma da me stessa.
    V

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  28. @ Valentina: ha ragione Rosamaria, Valentina, nonostante la febbre, sei molto saggia, però voglio ugualmente dire che non basta la nostra buona volontà se dall’altra parte ci si scontra con un muro inviolabile. Dicevo giusto ieri, a proposito di certe persone che conosco, che la loro indifferenza mi fa rabbia, sono talmente presi dai loro problemi che tutto il resto passa inosservato.
    E allora potresti fare qualsiasi cosa per loro ma, se mai dovesse esserci, senza alcun riscontro, perché per certa gente tutto è dovuto, tranne poi riempirti la testa della loro enorme disponibilità.

    Ecco, cara Valentina, con persone del genere non ci si aspetta giustamente nulla ma, concedimelo, che tristezza. Mi piace pensare di vivere in un mondo che non è fatto a compartimento stagno, ma forse sono troppo ottimista…

    Abbi cura di te! 😉

    Buon WE…

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  29. Arthur,
    sono felice che le mie parole ti siano piaciute. Sai, quando scrivo scrivo con il cuore e con il sorriso. Lascio che la mia anima errante parli per me. Non ho maschere. Non ho doppi volti. Semplicemente me stessa sempre. Lo so che è difficile abbassare la guardia, perchè abbassare la guardia è rendersi più deboli, ma abbassare la guardia ci permette di intraprendere la via del cuore, quella che farà scomparire tutte le tensioni, tutti i conflitti interiori, la via verso noi stessi.
    Luce

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