E poi… diciamolo ancora

Stasera vi lascio con un racconto di Nonno Archimede che avevo già pubblicato nel lontano dicembre 2008, praticamente una vita_blogger fa.

Ci sta, altro che ci sta, anche con i discorsi che si sono fatti ma, un “E poi…” , ci sta sempre.

E poi…

… mi viene in mente con “E poi… ” quello dei bambini, quando racconti loro una storiella; ieri ero con la mia nipotina di tre anni e mezzo appena, e seduta accanto a me, tenendo il mio pollicione nella sua manina, mi raccontava della festa che avevano fatto all’asilo nido, dove le femminucce facevano la parte delle caprette e i maschietti quella del lupo ed io le chiedevo: “ma come, il lupo non mangia le caprette?” e lei sbarrando gli occhi: “ Ma no, che dici mai, pensare che il lupo sia cattivo significa essere prevenuti, e siccome noi non lo siamo, le caprette non hanno paura del lupo e il lupo non ha voglia di mangiare le caprette.” Che tenera, magari fosse così nella vita reale e allora le ho raccontato del Piccolo Principe, di quando aveva chiesto di disegnare una pecora, e mentre parlavo, lei mi guardava con i suoi occhioni e appena mi fermavo, subito pronta “E poi…?”

E poi… come quando c’era ancora “lei” , ed io la guardavo per come era bella e le dicevo che l’amavo, lei, chinando la testa da un lato, con un sorriso biricchino subito pronta rispondeva: “E poi…?” soltanto voglia di sentirselo dire ancora, soltanto voglia di sentirselo dire ancora, e poi …

Chissà come mai oggi riesce difficile dirlo quel “E poi”, ma anche sentirlo a dire il vero, tanta poca è la voglia di dire due parole, di raccontarsela un po’ come si faceva un tempo, senza problemi, così semplicemente, incontri un vicino, con un sorriso lo saluti e poi… finisce tutto lì.

Forse mi sento anch’io un po’ bambino, comunicare, sognare sulle cose un po’ ma, secondo voi, i grandi se lo ricordano di essere stati anche loro dei bambini?

Uhm… non ci ho mai capito molto in queste cose; evvabè, dal vostro nonno Archimnede detto anche Archi, ciao.

ft: nonno Archimede.

26 dicembre 2008  (E poi… )

48 pensieri su “E poi… diciamolo ancora

  1. Oddio che tenerezza.
    Lo sai che io mi commuovo. Ci sono cose a cui non so dare pace…
    a cui i miei cuori non si arrendono mai e battono più forte.
    Lo so , è poca cosa rispetto a questo strano mondo…
    però devi dire a nonno Archi che anch’io chiedevo quel “e poi?”
    Ma forse ho imparato a dirlo quando ero grande…e la bellezza di un sogno finisce presto.
    Io vorrei accanto a me qualcuno che mi raccontasse una favola…di quelle col finale bello
    “e vissero tutti felici e contenti”. Ma poi penso che non sono molto fortunata a chiedere una cosa così grande e allora ascolto le favole degli altri…che sanno essere meravigliose e intrise di tenerezza…
    E poi? e poi forse un giorno anch’io diventerò nonna e avrò una favola bellissima da raccontare a chi avrà tempo per ascoltare…sui bambini puoi sempre contarci. Ma questa è un’altra storia.

    Ciao nonno Archimede, sei tanto dolce stasera…e me ne ricorderò…
    vento

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  2. E poi…ho perso il filo ma verrebbe voglia sempre di rileggere tutto dall’inizio,da quando sono arrivata su questo blog fino a quando Venticello dice che si commuove.La bella storia è anche questa qui sul blog, un po’ Piccolo principe, un po’ On the road di Keruac, un po’ Occhi blu capelli neri della Duras, e un po’ Italiani si diventa di Severgnini. Quante storie siamo senza rendercene conto!

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  3. Non tutti se lo ricordano caro Nonno Archimede. Ci sono persone che si comportano male con i bambini, che non hanno pazienza, che non vogliono rispondere ai tanti “perché” ed ai tanti “e poi” come invece sai fare tu. Tu che lo fai con tanta dolcezza, che sai ascoltare la nipotina e con lei crei fiabe, crei sogni e doni tanto amore e tanta dolcezza.
    Ah beata innocenza dei bambini e beata dolcezza di certi nonni… perché non tutti i nonni sanno essere dolci come lo sei tu

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  4. @ Patrizia: credo che la cosa più bella di noi adulti e non dimenticarci mai di essere stati bambini.

    E a proposito della dolcezza di Nonno Archimede, pensi che il nipote riuscira a eguagliarlo? ‘nnagg… !!!:-)

    ‘giorno e, attenzione alle scosse.

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  5. @ Ventolino: tenerezza chiama tenerezza e tu ne hai da vendere. 😉

    E poi… secondo me non bisogna mai dimenticare di chiederlo, come i bambini. T’immagini una bambina con il pollicione in bocca che ti dice “E poi…” ?

    Ciao Ventolino, so che stamattina sei al lavoro e ti vedo già trafelata tra una camicia e l’altra e adesso con il cado non è una cosa molto semplice.
    Ci sentiamo più tardi.

    Buona giornata.

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  6. @ Carlotta: hai ragione, qui sul blog, siamo tante storie e ognuna in qualche modo ci appartiene, perché rispecchia una parte di noi ed è questo il bello del blog.
    Ma al di là di tutto, senza di Voi queste storie non sarebbero nulla.

    E quindi, grazie! 🙂

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  7. @ Arthur
    Ci sono ci sono, ma sono oberata, non so più da che parte prendere e quindi cerco di non distrarmi, pardon.
    Comunque penso che il Nipote di Nonno Archimede sia da un pezzo sulla buona strada, lo è già una persona dolcissima 🙂

    Qua si balla anche oggi, pochi minuti fa se ne è sentita una di scosse 😦

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  8. Qualcuno pensa che il blog sia solo l’occasione per raccontare delle cose, un luogo disimpegnato per passare qualche minuto e nulla più. Ci sono i blog che spesso riguardano la vita del blogger, una specie di diario ondine, ci sono i blog che parlano del più e del meno, quelli pseudo contenitori culturali che altro non sono che un riproporre testi e argomenti da copia e incolla, poi ci sono i blog di divulgazione, quelli frequentati dagli scrittori, dai poeti, l’occasione per leggere cose inedite e scoprire nuovi talenti.

    E tanti, tanti altri ancora.

    E poi… ci sono i blog che parlano di noi, me, tu, lui, voi, una “scusa” per parlare di emozioni, perché la vita al di là di come la si vive, ne è piena, che sono anche le emozioni legate ai ricordi, a persone che malgrado non ci siano più, sono ancora dentro ai nostri cuori.

    Non so se il mio blog faccia parte di questa “categoria”, certo il mio impegno in questo senso c’è sempre stato e oggi, come un giorno, una settimana, un mese o un anno fa, chi si è avvicendato in queste stanze virtuali, questo percorso l’ha seguito senza alcun timore, perché parlare di emozioni è un po’ come parlare di me, di te, di lui, di voi, di noi tutti insieme.

    E poi… Grazie Carla!

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  9. Hià, grazie Carla per questa favola che forse non ha un bel fine, ma che sicuramente riesci a ricordarla con un amore infinito e un nodo alla gola uguale a chi ha un cuore sensibile come il tuo.
    Non riesco a dirti altro..
    Sono uscita con l’inizio del tuo racconto nella mente ed è stata una passeggiata silenziosa..

    Ti lascio un abbraccio che vorrei non fosse virtuale, per una volta.
    vento

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  10. aurelio

    In certi momenti sono particolarmente orgoglioso di Te Carla, per quella roba che ti porti dentro e che non dai mai a vedere 🙂

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  11. Usiamo termini come se fossero emozioni ma le emozioni che descriviamo sono il cuore che a noi batte più forte e lo facciamo battere come se fosse uno strumento che produce bella musica.Io non ho quasi conosciuto i nonni ma mia madre come nonna era fantastica.Ha giocato con i miei figli come se fosse una bambina della loro età,ricordo i bagnetti che si ostinava a fare loro anche se erano lavati da poco,le passeggiate sulla spiaggia sarda dove tutti le facevano i complimenti pensando che il bambino era il figlio e non il nipote e le serenate che la notte ascoltavano insieme quando passava la ronda dei suonatori nel paese di Calasetta,a sud della Sardegna.Io li ascoltavo in disparte e li sentivo sognare.Ricordi meravigliosi che sono sfuggiti di mano come la sabbia fine di quell’isola ma che si sono depositati per sempre in fondo al cuore.Non ho avuto i nonni ma,chissà,un domani inventerò per i miei nipoti,se ci sarà l’opportunità,un mondo fantastico e ricordi che non saranno solo un vento che si perde nella notte.E’ questo il mestiere del nonno,vero?

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  12. carla

    @ Aurelio
    sai …. a volte il termine “niente” è semplicemente “un tappo”.
    “Cosa hai fatto?” … “niente”
    “Mangi qualcosa?” … “niente”
    “Hai incontrato Riccardo, di cosa avete parlato?” “di niente”
    “Cosa hai fatto oggi al lavoro?” … “niente”
    Poi c’è l’interlocutore che anche se rispondi “niente” se ne sta lì, attento a quello che viene dopo quel tuo termine, non si muove e aspetta che tu continui, che vai oltre, che salti quel muro o quella siepe. Tu lo vedi che lui è lì, tu lo sai che il tuo niente non e poi così niente e .. inizi a posare sul tavolo le parole, quelle che non dici ma che hai, quelle che trovi dentro di te.
    Quel “niente” a volte è solo un tappo: prova a girarlo piano piano oppure a farlo saltar via. Ed ecco che il contenuto della bottiglia, della damigiana o della botte inizia a uscire. A volte in maniera dilagante.
    A volte certi tappi sono così duri da aprire che …..niente. 🙄

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  13. carla

    @ Patrizia: sai che non serve metterlo sottosopra? E’ talmente un chiacchierone che parla a ruota libera di tutto. anche quando dovrebbe tacere.
    Tutto bene oggi, o si balla?

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  14. @ Carla
    Per ora tutto tranquillo, non si è sentito nulla.
    Ci stiamo muovendo per quanto possibile per raccogliere aiuti da inviare a chi è stato fortemente colpito. Abbiamo attaccato alla porta d’entrata dell’ufficio un manifesto per chi vuole fare donazioni tramite bonifico, abbiamo portato ad un punto raccolta dei generi alimentari. Cose di questo tipo insomma.

    Per Aurelio peccato, già me lo immaginavo a testa in giù :mrgreen:

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  15. aurelio

    Per tuo diletto a testa in giù posso anche finirci, sai come sarei ganzo, però dritto son più bellino credimi. 😆
    Anche noi stiamo organizzandoci con raccolte varie. Quando accadde a L’Aquila andammo personalmente con i furgoni sul posto: avevamo raccolto generi alimentari, scorte varie ma sai che la cosa più apprezzata sono stati i quaderni, le matite colorate, i libricini da disegnare, i pennarelli destinati ai bambini? La cosa più triste è stato vedere due nostri colleghi che abitano lì con la casa completamente venuta giù … e quali parole trovi? 😦

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  16. @ Deborath: e poi… tu sei spesso a contato con i bambini e immagino che quel “E poi…” lo conosci benissimo. Dai, racconta tu qualcosa, sarebbe bello ascoltarti. 🙂

    E poi… passo più tardi.

    Ciao, buona giornata anche a te. 😉

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  17. E poi… ogni tanto mi viene in mente una scena che difficilmente riuscirò a dimenticare. Immaginate un salotto, un giorno qualsiasi, un momento di relax uguale a tanti altri, per scambiare quattro parole, raccontarci la giornata e parlare del più e del meno.

    Da un lato io e la mia compagna di allora e dall’altro, la mia figlioccia, Simona, sdraiata sul divano che ascoltava tutti i nostri discorsi con gli occhini spalancati e… il ditone, il pollice in bocca.

    E non la spostavi neanche con le cannonate; lei non voleva saperne di andarsene nell’altra stanza, ci ascoltava mai sazia dei nostri discorsi, tant’è che alle volte veniva spontaneo, guardandola, andare da lei e stringerla forte forte, dandole un bacio. E allora, rideva felice.

    Per lei era un modo come un altro per dire “E poi…”, lo dicevano i suoi occhi, lo diceva il suo silenzio, lo diceva la sua voglia di esserci a tutti i costi.

    Quanto mi manca!!!

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  18. Io dico quello che penso veramente, non sparo parole a caso tanto per dire come fanno tanti, soprattutto per fare i bulli e ce ne sono veramente tanti. E neppure tu sei uno che spara parole a caso, questo si capisce benissimo dopo poco che ci chiacchiera con te 🙂

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  19. Maggrazie! Lo so che tu dici sempre ciò che pensi. Grazie per questo, perché non è mai a sproposito.

    Anche se certe critichine alle farfalle, porcacc… !!! 😆 😆 😆

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  20. Beh essendo una che dice quello che pensa, pure le critichine non le risparmio se occorre. Penso sia sempre meglio di quelle persone che sanno solo lanciare frecciatine e non dire in faccia quello che pensano, beh ma questo è un altro discorso :mrgreen:

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  21. Che meraviglia i tuoi racconti, Arthur…
    Anche io starei giornate intere ad ascoltarti… 🙂
    E, coi gli occhi, ti direi sempre: “E poi????”
    La tua figlioccia ti manca, di certo ora sarà cresciuta, anche se non so di quanti anni fa stai parlando, ma perchè non vai a trovarla di tanto in tanto… 🙂
    Un abbraccio… 🙂

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  22. Sì, è vero, Arthur, io sono a contatto con i bambini, praticamente ogni giorno, ma, come credo tu sappia, lo sono per via delle lezioni private, ovvero: LI FACCIO STUDIARE!!!! Quindi, non è facile che io mi senta dire: “E poi…” dopo che hanno finito di fare i compiti…
    Ti racconto questa, però, che andrebbe accompagnata dai gesti, perchè fa ridere ogni volta che la racconto…
    C’è una bimba, M. T, abbastanza distratta e giocherellona, allora, prima ci provo con le buone a farla stare attenta e tranquilla, ma quando proprio non ne posso più la sgrido!!! Allora lei, con i suoi occhietti da cerbiatta e la testa reclinata su un fianco mi dice: “Mi hai spezzato il mio cuoricino da bambina!!!!” e continua a sbattere le ciglia ad una velocità impressionante… Io le dico: “Anche tu hai spezzato il mio, perchè mi fai sempre arrabbiare!” e lei: “Sì, va bene, ma tu non hai il cuoricino da bambina, ce l’hai da grande!!!!” 😉
    Oppure oppure, senti anche questa…
    Parlavo con uno dei miei ragazzini delle medie di libri e lui ad un certo punto dice: “A me piacciono i libri dove ci sono gli omicidi e tu devi scoprire chi è l’assassino!” ed io: “Ahhh, ti piacciono i gialli!!!” e lui: “I gialli???? Nooooo!!!” ed io: “come no? Lo hai appena detto ti piacciono i gialli!” e lui, imperterrito: “No, quale gialli e gialli!!! Quello che sto leggendo ora ha la copertina VERDE!!!!”… Io, piegata in due dalle risate gli dico: “Ma non c’entra il colore della copertina, è il genere che si chiama così!!! Ti piace il genere giallo!!!!” E lui: “Ancoraaaa???? Ti ho detto che è verdeeee!!!!”….
    Ahahahahahah… ancora mi sto scompisciando!!!!!
    Beh, Arthur, vado va….
    …. e poi?????
    E poi, ti lascio anche un bacio… 🙂

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  23. @ Deborath: bellissimo, potresti scriverci tutto un post. Non sapevo che insegnassi, so che è un lavoro per certi aspetti duro, io l’ho fatto per alcuni anni, appena laureato nelle scuole medie ed era un vero stress. Poi “da grande” ho insegnato per un paio d’anni in una scuola professionale con ragazzi più adulti, ed era un po’ meglio. Mi piaceva comunque insegnare. Ho un buon rapporto con i bambini, ho una nipotina che quando mi vede ce l’ho praticamente sempre addosso è tenerissima ed è bello.

    La mia figlioccia purtroppo non c’è più, per questo mi manca. Ma non preoccuparti, non potevi saperlo. E’ morta a 22 anni, ma oggi la ricordo sempre con il sorriso sulle labbra. Lei amava la vita ed io oggi l’amo per lei.

    Simona.

    Ciao Deborath, un bacio anche a te e buona serata. 🙂

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  24. Oh, mio Dio, Arthur, sono un vero disastro… 😦
    Mi dispiace davvero da morire, non ne sapevo nulla e mi sparo sempre queste figure del cavolo… 😦
    Perdonami, ti prego…
    Per quanto riguarda poi il mio “lavoro”: quello di insegnare è uno dei miei tanti sogni nel cassetto, ma molto probabilmente tale resterà, come tanti tanti altri…
    Io do, praticamente, ripetizioni a bimbi delle elementari e ragazzini delle medie… Sì, anche questo è insegnare, ma non nel vero senso della parola, cioè di avere una classe tua da gestire, dei programmi da svolgere e via dicendo… 😦
    Ho scritto dei post sui miei bambini, ma forse ti sono sfuggiti, se vuoi, ti metto qui dei link, ma voglio che mi dai tu il permesso, non vorrei risultare invadente, come spesso accade… 🙂
    Ti abbraccio e vado subito a leggere il post che mi hai segnalato… 😦

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  25. Ma caro il mio Arthur,leggendo il saluto di Mirko,mi sovveniva alla memoria la famosa scena del film di Sordi col cappottone ed il fazzoletto a mò di scolla in testa che in auto lungo una strada sterrata saluta i braccianti che sono sul ciglio della stessa con il famoso gesto dell’ombrello e poi l’auto all’improvviso si ferma..Remember you?? 🙂

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  26. aurelio

    E poi…. come fanno ancora le maestre di vecchia leva, quando sei troppo eccessivo e le loro corde vocali iniziano a farsi roche, vieni messo dietro la lavagna ma “buffone” come sei inizi a far ridere da lì dietro l’intera classe e la maestra esasperata ti sbatte sotto la scrivania;

    E poi….costretto in quell’angusta posizione cominci a capire che era meglio soggiacere alle regole che starsene lì sotto in silenzio. E non sapendo cosa fare perchè anche le gomme da masticare sono rimaste al tuo banco e non puoi neppure scoppiare palloncini, decidi di ascoltare quello che la maestra sta spiegando, tanto mica possono farti del male quelle quattro parole;

    E poi…. senti la maestra che parla di un tema a te caro ma sul quale raramente hai detto la tua. Lei sta dicendo che il valore dell’amicizia è un legame che non possiede corde, lacci o catene. E’ un libero legame perchè chi sceglie quel valore è capace di dare senza chiedere nulla in cambio ed è diverso dal legame dell’amore dove spesso si deve dare quello che l’altro ti chiede. E tanti amore finiscono perchè non si ha più niente da dare.

    E poi… la sento dire che l’amicizia è una strada principale e ai suoi lati ci sono tanti viottoli. In ognuno di questi c’è qualcosa che piano piano si ricongiunge sempre alla strada principale e che apporta nuova linfa. Un viottolo può essere rappresentato da un “blog” dove l’amicizia che lega i blogger è un’amicizia virtuale ma non per questo meno reale. In quanto virtuale è forse più vera e merita di essere rispettata perchè una persona consegna all’altro sempre un pezzetto di sè senza mai guardarlo negli occhi.

    E poi….penso come lei che tutti dovrebbero avere un amico/a virtuale al quale raccontare quali sono i tuoi sogni, come vivi e quello che speri. Ho provato una volta a raccontare i miei sogni ad un amico reale ma lui non ha capito quanto fossi sincero dietro la mia maschera di buffone ed ha iniziato a ridere spudoratamente;

    E poi… penso che questo è un foglio virtuale ed io non posso farci uno dei miei aeroplanini ed allora prima che la maestra mi scopra io lo spedisco, e non importa se qualcuno leggendolo si metterà a ridere, io non lo posso vedere. Anche questo è il bello del virtuale.

    E poi…. io non ho conosciuto i miei nonni ed una favola così bella non l’avrei saputa raccontare!

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  27. @ Aurelio: e poi… hai saputo descrivere l’amicizia, cosa per niente facile, perché per farlo bisogna conoscerla e tu la conosci senz’altro.
    Però devi dire a Lei, che io non credo nell’amicizia virtuale, perché tra queste pagine spesso c’è più realtà che nella vita reale, con le nostre voglie, i nostri pensieri, la voglia di sorridere oppure di star zitti. E’ vero, mancano gli occhi, ma se ci pensi, anche questa è pura fantasia, perché se te l’immagini, riesci a vederli megli che gli occhi veri.

    Insomma, qui si ha voglia di ascoltare, cosa che nella vita reale spesso manca, purtroppo.

    Bello il tuo E poi… 🙂

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  28. Ciao Arthur…i blogs sono come ogni altro ambito nella vita, per dirla con “il giorno della civetta”.. ci stanno i blogs,, i mezi blogs, i bloggini ed i quacquaraqua’.
    Il tuo e’ un blog, fortuna che c’e, ne arricchisce l’assortimento.
    “Diario on line”..si’, anche perche’ un blogger bravo racconta se’ stesso sempre, anche quando racconta di altri e di altro. Chi scrive di suo, senza “copia incolla”, come qui, ci mette sempre di suo proprio. Ciao.
    Marghian

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  29. @Carla, ciao!!! Ho letto anche il tuo racconto…e che racconto!!! Forte la storia dei tovaglioli votivi per il “dio gelato”. Mi piace molto, e ancora te lo ripeto, tu faresti dei posts meravigliosi, fidati!
    Ciao Carla.
    Marghian

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  30. @ Marghian: grazie per le tue parole, carissimo, m’imbarazzi un po’, ma sono contento che ci siano persone come te che mi seguono. Comunque sia, sappi che la simpatia è reciproca, diciamo che a pelle mi è sempre piaciuto il tuo modo di proporti, mai fuori dalle righe, mai con lo spirito di competizione, e ciò vuol dire che oltre che leggere, sai anche ascoltare.

    Grazie ancora. 😉

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  31. Oh, Arthur……sono io, ora, a ringaziare te, e sappi che cio’ che io penso, di te, e’ “speculare” a quanto hai scritto per me.
    Avrai visto la mia risposta al perche’ mi chiamo “marghian”.
    Ti spiego dunque un’altra cosa su di me come blogger:
    L’alieno, il mio avatar, l’ho scelto per via degli argomenti che tratto nel blog. Non tanto gli “ufo” quanto il cosmo in generale e per me “l’alieno di roswell”, che esista o no, rappresenta “la vita aliena” intesa come manifestazione universale della vita, nella ipotesi molto verosimile secondo la quale, se non esiste specificamente *”questo alieno”, nel cosmo ci sono forse altre civilta’ avanzate, diciamo “altre umanita’” in mondi dove, analogamente a quanto e’ avvenuto sulla Terra, l’evoluzione puo’ aver portato, come risultato finale, alla comparsa di un essere “tipo uomo”.
    Il “mistero” e’ un altro dei miei temi, che tratto in modo il piu’ possibilmente equilibrato e “sobrio”, niente spiritismo, niente magia, ma solo cose “esistono gli angeli?” “Cosa e’ la pre morte?”.
    Un post, di cui devo scrivere la seconda parte si intitola “il mistero del tempo”. Da tutto questo si capisce perche’ “l’alieno” come immagine personale.
    🙂 Ciao
    Marghian

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