Gita al mare!

                    Occhi verdi, capelli cortissimi tra il castano e il biondo rossiccio, un viso bellissimo, avrà avuto circa sei anni; seduto su di una carrozzina con due supporti che gli tenevano ferma la testa ed una cinghia che lo cingeva probabilmente per non farlo cadere, era proprio lì in riva al mare.

Il padre chino davanti a lui, tentava di fare un pupazzo con la sabbia bagnata e intanto parlava raccontandogli delle cose, sempre con un sorriso. Poco più in là, c’erano tre bambini che giocavano sul bagnasciuga a pallone, ridendo e rincorrendosi ogni volta che qualcuno di loro sbagliava bersaglio.

Nessun sorriso, nemmeno l’ombra che s’accorgesse di cosa ci fosse intorno a lui ma, lo sguardo era fisso lì, come se il rumore di quelle piccole onde, fosse un pensiero rivolto verso il mare.

Un momento vissuto; il ricordo di una gita al mare.

27 pensieri su “Gita al mare!

  1. Un padre, un grande amore per il suo bambino, la grande voglia di coinvolgerlo per vedere un piccolo sorriso sul suo viso, che invece non c’è, non appare. Ma chissà forse dentro di lui sorrideva di quel papà così amorevole, ma l’attenzione verso il mare era troppo forte. Forse dentro di lui vedeva un grande senso di libertà, quella libertà che la vita a lui non ha concesso nei movimenti e nel poter giocare con gli altri bambini in maniera spensierata. Un cucciolo tenero ed indifeso davanti alla grande vastità del mare che gli parlava con le onde, i luccichii e l’orizzonte irraggiungibile…

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  2. @ Patrizia: ultimamente questi ragazzi in carrozzina si vedono più spesso, contrariamente a pochi anni fa, che invece si cercava di tenere se non nascosti, quasi. Ogni volta che li vedo, mi si stringe il cuore, per i genitori, per loro, per ciò che perdono, nel caso che ciò che viviamo sia comunque da non perdere, per tutta una serie di cose delle quali non sono spesso coscienti. A seconda della malattia, il loro stato di coscienza e di percezione credo che cambi molto, ma a quel punto, credo sia molto meglio non capire, piuttosto che vivere da infelici, che poi è quel che succede nella maggior parte dei casi.

    Evvabè, credo che anche nei momenti di relax incontri come questo servano a farci sentire più utili, se non altro a capire un po’ di più gli altri, visto che spesso siamo chiusi nel nostro piccolo mondo fatto di cose inutili.

    ‘giorno! 😉

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  3. @ Arthur
    Quella di questi ragazzi è una realtà che conosco molto bene purtroppo e forse anche per questo quando ne incontro mi viene spontaneo sorridergli e vedere quanto questo li renda felici e ricambino con un sorriso ancora più grande… non per tutti è così purtroppo e spero tanto anche io che in situazioni limite non capiscano, ma quello che mi fa stare male, malissimo è pensare… una volta che non ci saranno più i genitori chi si occuperà di loro… 😦

    Evvabè, oggi è una giornata strana, molto strana… i miei pensieri sono particolari… sorvoliamo 🙂

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  4. @ Patrizia: loro hanno molto bisogno dei sorrisi e che gli si parli. L’anno scorso seduta al bare c’era una signora con un figlio più o meno nelle stesse condizioni e gli parlava continuamente. Era così normale la cosa che quasi non ci si rendeva conto che quel ragazzo non fosse “normale”.

    Evvabè, oggi a quento pare siamo in simbiosi per quanto riguarda i pensieri. 😉

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  5. …conosco un padre che si rifiuta di accettare il problema di sua figlia…
    e con questo chiudo qui…
    Credo sia un’ immensa prova da superare insieme per far si che un “limite” non sia così doloroso…E’ un impegno grande ma quando c’è l’amore , c’è praticamente tutto.
    Ci sono realtà che non si possono cambiare. Sono quelle e vanno accettate.Ma in due è più facile.
    Un padre amorevole è qualcosa che alcuni figli non conoscono. Un vero peccato, perchè non sapranno mai che cosa hanno perso.
    Mi fa piacere Arthur leggere una piccola pagina del tuo animo…che è sempre sensibile a circostanze non del tutto piacevoli…
    un bacio a te e a Pat.

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  6. Cara Ivana, come si fa a rimanere impassibili davanti ad uno spettacolo come quello? Ho immaginato il calvario di quei genitori che vive anche di speranze, una nuova cura, qualche scoperta che posa alleviare certi sintomi, l’idea di un futuro che giorno dopo giorno sarà sempre diverso e più duro da sopportare.

    Lo so, sembra quasi scontato dire queste cose, ma credo sia importante averne coscienza, perché la sofferenza purtroppo ha tante facce e spesso, anche il peso pur essendo insopportabile, bisogna viverlo nel migliore dei modi. Non è la prima volta che vedo dei genitori trattare questi bambini come se fossero normali e credimi, è una cosa bellissima, perché per loro sono veramente normali.
    Qualcuno probabilmente come dici tu, non ci riesce, ma non è neanche colpa sua secondo me, ma di ciò che la vita l’ha fatto diventare o magari lo è sempre stato.
    L’amore può far tanto, è vero.

    Scappo sempre da chi vive la sua infelicità come una condanna difficile da sopportare, ma le vere condanne sono queste o magari la morte di un figlio a 15 o vent’anni e spesso, chi la vive, sa anche viverle senza dannarsi perché, come nel caso di quel bambino, diventa importante per lui. L’altro giorno camminavo per strada lì al mare e c’era una famigliola con i bambini piccoli. La figlia appena mi ha visto, avrà avuto tre anni, mi ha fatto un bel sorriso e ciao con la manina, tant’è che non me lo aspettavo e così le ho fatto ciao anch’io con un gran sorriso.
    Ho sorriso invece al padre di quel bambino, perché non sapevo chi dei due fosse più tenero.

    Forse sto invechiando. Un bacio anche a te. 😉

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  7. E’ un dato di fatto,queste situazioni mi procurano una tenerezza incredibile!E come un boomerang d’amore che mi torna indietro.Quando capita di vedere un bambino infortunato o con un handicap avrei una voglia matta di abbracciarlo e penso sempre,un secondo dopo,che i genitori ne sarebbero infastiditi,che turberei la loro intimità,che forse ,lo farei chissà per quale fine..anche questo è un aspetto paradossale della nostra società,e poi,chissà,forse non hanno neanche torto,perchè pensano che è bello abbracciare un attimo e poi andare via come se nulla fosse,mentre loro vivono il dramma di tutti i giorni!E così lo accarezzo con lo sguardo e sorrido tra me e me pensando che in qualche modo una certa positività ha raggiunto quell’esserino indifeso.Vabbè ..basta cosi.

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  8. Scusa Arthur se ti scrivo questa cosa, ma son certa che capisci e vai oltre….
    Quasi ogni mattina accompagno Sara al lavoro. E quando prendiamo l’autobus delle O7.00 troviamo sempre un ragazzo non vedente.che se ne sta vicino alla cabina dell’autista.
    Mentre sara parla del più e del meno, io da dietro i miei occhiali osservo quel ragazzo. Non credo di essere così vecchia da commuovermi per nulla , eppure non posso fare a meno di sentire quel certo non so che, che mi assale e mi stringe la gola. Vedessi com’è bello. ha i capelli lunghi e molto curati, profuma di buono e la sua voce è pacata e serena. Sul viso ha sempre un’espressione serena, I suoi occhi sono diversi è vero ma quel bastone bianco è una lancia nel cuore, per me.
    Lo fuardo scendere col suo zaino sulle spalle, lo vedo camminare sicuro, e disposto alla vita come nessuno. Intorno a se ha quel senso leggero che io concepisco come un vento felice.
    Tutte queste considerazioni le ho sempre avute per chiunque riesce a trasmettere la propria gioia di vivere , nonostante le tante difficoltà. E quella di essere non vedente è una grande difficoltà.
    Quando è ancora presto , Sara ed io ci fermiamo a far colazione.
    Qualche giorno fa è entrato nel bar un giovane uomo, già ubriaco di primo mattino..il volto assente , gli occhi spenti ma talmente assuefatto a quello stato di brezza alcolica che mi ha fatto pena. per me la pensa è un sentimento negativo. Non mi piace avere pena per nessuno.
    L’ho guardato uscire col suo bicchiere di cognac in mano come se avesse una coppa.
    E subito ho pensato all’ingiustizia di quel ragazzo e la vita sprecata di quel giovane uomo.
    Probabilmente anche il mio pensiero è sbagliato , eppure avrei preso volentieri la testa di quell’uomo tra le mani e l’avrei sbattuta al muro. Mi assale sempre una rabbia sorda quando vedo calpestare la vita.
    ma non sono io a dover giudicare la vita altrui. e me ne sono rimasta in silenzio perché è giusto sia così. Perché non sono paladina di nulla.
    Un vero peccato, non trovi?
    Andare oltre significa sentirti genitore come lo sono io…e mi son messa nei panni dei genitori di queste persone…l’immenso dolore che è qualcosa che continuamente se ne sta lì a mo’ di cicatrice e benché abbia smesso di sanguinare , il segno è lì, costante e pulsante.
    Ti lascia vivere , certo ma non è più la stessa cosa.
    Ho pensato a quelle vite sprecate, in disuso , abbandonate per codardia…beh su quelle ci sarebbe da dire tanto…che poi incolpano la società del loro male. ma è un argomento difficile da affrontare e non vorrei cadere in malintesi. E a quei genitori chi ci pensa?
    la vera disgrazia è quando un figlio abbandona questa vita….mai un genitore dovrebbe sopravvivere ai figli…e qui non ci sono parole per colmare neanche lo spazio di una goccia d’acqua.
    Quindi vedere un genitore che ama , che coccola , che lotta, che crede e che non smetterà mai di sperare è una cosa meravigliosa…e i figli lo sanno, lo sentono…Crescere nell’amore e nella delicatezza dei gesti è meraviglioso. ed è altrettanto doloroso se non c’è questo amore.
    Tutto diventa estremamente difficile e nulla poi restituisce quella leggerezza di cui parlavo.
    La mia amica mi dice spesso che tutto si è fermato il giorno in cui suo figlio è nato…me lo dice col sorriso , mai assuefatta ad un dolore costante, ma la cosa che non riesce a perdonare è la lotta che ogni giorno conduce da sola per far sentire a suo figlio tutta la sua vicinanza.

    Un bacio e notte serena
    ivana

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  9. Sai Ventolino, sono le stesse cose che penso anche io. A volte mi chiedo perché persone sane sprecano la loro vita tra alcool e droga, ma poi nello stesso tempo mi dico che non spetta a me giudicare, che i motivi che possono averli portati ad autodistruggersi possono essere tanti e che devono essere aiutati. Quello che veramente a volte mi fa un po’ pensare è quando ci sono casi nei quali nessun aiuto è accettato e qualsiasi cosa venga fatta dalle famiglie viene visto come un ostacolo alla loro libertà e continuano imperterriti a farsi del male da soli. Chissà nella loro testa cosa gira e li porta a queste scelte, a questa autodistruzione. Disperazione?? Vuoto interiore?? La ricerca di qualche cosa che non trovano nella realtà?? Mah, sinceramente non ne ho idea, però è veramente brutto vedere tante persone ridursi così male quando invece ci sono ragazzi che nonostante i loro grossi handicap affrontano la vita con il sorriso sulle labbra e fanno di tutto per non sentirsi diversi dagli altri. Perché non sono diversi, eh no, non lo sono affatto. E’ la mentalità ristretta delle persone che li vede diversi. E come non apprezzare quei genitori che vivono con figli totalmente non autosufficienti eppure sorridono, parlano loro continuamente, li portano ovunque, mentre prima come ha detto Arthur se ne vedevano pochi perché era ritenuta quasi una vergogna e li si teneva sempre in casa. Sono genitori eccezionali questi, veramente da ammirare, anche perché la nostra società non offre molto come aiuti, anzi è alquanto carente.

    ‘giorno …

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  10. sai Patrizia,
    quella mamma sono io…e senza nessun imbarazzo te lo dico perchè in fondo non l’ho mai nascosto…Ed è vero che le persone ti guardano in un certo modo e a volte sfacciatamente ti dicono ..poverina… Non abbiamo bisogno del poverina o poverino…c’è altro, tanto altro da fare….tanto per cominciare dobbiamo sentirci uguali…ma è così faticoso…e a volte pare una lotta già persa. Quel “diversamente abile” è una spada di Damocle…che pende sulla testa un po’ per facilitare il riconoscimento e un po’ per metterci paura e vivere in continua tensione.

    Ho avuto amici morti per overdose…per AIDS…per incidenti…per malattia…per incoscienza…
    Ho visto bambini in gravi disagi…e ho sempre cercato di insegnare a mia figlia la comprensione e l’amore…e bada bene mi sono sentita privilegiata…ed ho cercato di far sentire anche lei una privilegiata.

    I bambini speciali mi fanno un male terribile perchè conosco quella realtà…Dovrebbe essere normale per un genitore amare , è un nostro dovere ma è anche un gesto del tutto innato, lo dovremmo avere dentro tutti…Invece scopri che non è così…che non amano, che preferiscono trincerarsi in uno strano modo d’amare…che io non ho mai capito.e mai capirò.
    Non abbiamo bisogno di sentirci compatiti…ma amati come esseri umani che possono dare molto molto di più di un semplice sguardo. E ben venga alla scoperta un bambino diverso.perché se da fastidio ed è scomodo, i diversi siamo noi.
    Un bacio e buonissima giornata, sempre col vento in poppa!

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  11. Sai, che eri una persona speciale l’avevo capito, perché tra le righe di quello che scrivi c’è tanto da leggere se ci si sofferma e quanto hai scritto è la conferma che non mi sono sbagliata. La tua sensibilità è immensa, il tuo amore per la vita pure, il tuo amore per Sara unico e così profondo che a volte sembra incredibile, ma c’è ed è vero. Lo so che la gente guarda in maniera diversa, lo fa anche per cose banali. La gente ti fa male con lo sguardo e con le parole quando non vede lo stereotipo di persona che loro considerano quello degno di essere al mondo, l’unico, il perfetto, quello che è longilineo, sempre tirato alla moda, sempre col capello a posto ecc ecc ecc. Tutte baggianate, una persona non è fatta di queste cose, sono ben altre le particolarità importanti che fanno una persona, che la rendono speciale, che la rendono diversa perché unica nel suo essere appunto persona. Chi compatisce non capisce, non sa nulla, si sofferma alla superficie, si sente superiore e sinceramente ne faccio volentieri a meno di persone come queste, che non vedono al di là del loro naso. Ho avuto personalmente esperienze dirette con bambini “diversi” per tanti motivi fin da quanto ero bambina. Alle elementari chiedevo sempre di essere esonerata dalle lezioni di educazione fisica ed andavo nella classe dei bambini Down per giocare con loro e ci stavo benissimo. Allora avevano classi divise, fortunatamente poi hanno eliminato questa differenza assurda. E con il tempo ho continuato ad avere contatti diretti perché nella mia famiglia ci sono casi personali… Sai i “poverini” sono quelli che lo dicono, che lo pensano, perché non sanno, non capiscono, non arrivano a vedere quanto speciali sono questi bambini e quanto speciali sono i genitori che dedicano loro la vita giorno dopo giorno anche a costo di grandi sacrifici e rinunce.

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  12. Buongiorno Pat,
    quante piccole cose nascondiamo vero? Ne avremmo da raccontare…
    A piccoli passi scopriamo un po’ di noi e ci fidiamo del nostro istinto.
    Quello che hai scritto non mi sorprende affatto.In te ho sempre letto una persona estremamente sensibile con quella giusta ironia e grinta che anche quando vacillano sanno riprendersi dallo sconforto.
    Noi apparteniamo a quella categoria di persone che rispettano le regole, che sanno e che silenziosamente assistono all’amore. ma sanno darlo in modo incondizionato. Perché l’amore in qualunque sua forma si dà sempre incondizionatamente.
    Sono molto felice di averti incontrata …perché di questo si tratta. Non credo che resteremo virtuali …
    Grazie per il tuo modo così garbato di avermi accolto tra le tue cose.
    Io sono facile alla commozione ..sarà l’età?
    Un bacio e buona giornata.

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  13. ‘giorno…

    Si Ventolino, nascondiamo tante piccole cose e da raccontare ci sarebbe veramente tanto. Però tante volte bastano poche parole e quando si instaura un rapporto semplice, basato sulla simpatia e sull’accettarsi a vicenda per quello che si è, da quelle poche parole si intuiscono molte cose. Ovviamente non tutto, ma quei particolari che ai più paiono insignificanti, invece dicono tanto e uniscono ancora di più. Grazie a te per aver capito in così poco tempo tanto di me e per aver accettato il mio modo di essere, a volte anche troppo impulsivo e penso anche io che non resteremo virtuali… 🙂
    Un bacione e buona giornata anche a te

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  14. carla

    Non sono persone speciali, sono persone.

    Persone in un labirinto dove gli specchi sono deformati e le immagini contorte, dove l’handicap ha poca chiarezza, propositi e cammino perchè è un viaggio spesso guidato dall’istinto e da eventi incontrollabili che deviano continuamente il corso del destino. Destino che per alcuni è come l’aria della notte e per altri un piombo impenetrabile.

    In quegli specchi e in quelle immagini si riflette una normalità che abbraccia sfumature diverse condizionata dall’amore che ha risorse inattese. L’amore non è solo una supplica che gli innamorati si sussurrano a mezza voce così abituati ai passi dell’altro da sembrare un solo corpo in un perfetto complemento. L’amore è capace di cedere alle riflessioni.

    A queste persone voglio dare un abbraccio “speciale”.

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  15. @ Venrticello e Patrizia: ieri su un blog ho letto il commento di uno (senza fare nomi a caso) che diceva più o meno che internet e immagino che per questo intendesse anche i blog, “è solo un mondo virtuale, cioè finto, fatto solo di bit, pixels e tante chiacchiere…” cioè come dire che qui al posto delle persone ci sono delle comparse fatte di cartone che raffigurano qualcosa che sia vagamente umano, come dire che qui chi scrive lo fa solamente per dire sciocchezze, per usare un termine poco volgare, e poi chiuso il pc, si ritorna alla vita vera, fatta di rapporti e di emozioni.

    L’ho sempre detto fin dall’inizio di questa mia avventura e lo ripeterò sempre, qui, in questi luoghi, tra queste pagine, di virtuale c’è solo la distanza che ci separa l’uno dall’altro, perché sorvolando su certi rapporti superficiali che al pari della “realtà” ci sono e sono anche tanti, il resto è fatto di persone che proprio perché le parole possono essere dette senza tradire più di tanto l’emozione, si lascia andare, creando per questo dei rapporti che alle volte sono molto più profondi di quelli che si intraprendono in una realtà che spesso è fatta di apparenza, pregiudizi e circostanze.
    Chi nega tutto questo o perlomeno, chi non ne ha coscienza, vive questa esperienza come se fosse un momento fine a se stesso, negandosi così la possibilità di arricchire il suo bagaglio di vita, di un percorso che, anche se parallelo, può insegnare tanto.
    Ed io non smetterò mai di ringraziare questa opportunità che in qualche modo mi è stata fornita, perché ho intravisto un altro modo di comunicare che, può darsi si esaurisca nello spazio di un mattino, ma che nel frattempo mi ha fatto capire che le emozioni hanno solo bisogno di venire fuori, perché troppo spesso si danno molte cose per scontate ma, parlarne, dirsele aiuta ed anche molto.

    Tutto questa tiritera per dire che ciò che ho appena letto di voi due, non è solo bella per le belle parole che avete usato, ma lo è perché vi siete messe sullo stesso piano, parlando senza paura di risultare, appunto, scontate.

    E queste non sono solo parole.

    Un bacio a entrambe!

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  16. @ Arthur
    Non riesco ad essere finta solo perché sono dietro ad un monitor. Non sono una che racconta tutto di se stessa, della sua vita, di ciò che ha passato e sta passando, questo non lo farei mai così apertamente, ma la mia personalità c’è, quello che scrivo è quello che sento ed è vero. Si nota quanto sono incavolata, si nota se qualche cosa mi da fastidio e tanto altro, proprio perché non riesco ad essere diversa, non riuscirei mai a dire ad un’altra persona mi sei simpatica quando invece non lo sento. Probabilmente nessuno se ne è accorto, ma non ho mai scritto a nessuno “ti voglio bene”, ma non perché non lo provo, ma perché sono del parere che chi sa percepire lo intuisce da tante altre cose. Il “ti voglio bene” a me spesso fa paura, perché troppe persone lo usano con faciloneria, sono parole che mi sono state dette tante volte ma non erano vere, erano dette per circostanza o per secondi fini, cioè la presa per i fondelli. Forse c’è chi giudicherà in maniera sbagliata ciò che scrivo, chi magari penserà che sono tutte smancerie o altro ancora, ma chi ha capito qualche cosa di me sa leggere in tra le righe e questo mi basta 🙂

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  17. …O Pat, volevo prendere una scatola di fiammiferi…ma l’aveva finiti!!!
    ti volevo dedicare una locandina…Si capisce eccome che sei diretta e focosa…qualche parente siculo per caso???? uhm…te sei DOC come le spezie che arrivano dai paesi caldi caldi…hai visto che colori??’ e che profumi emanano??? ecco te sei così…mi pare di aver detto tutto.
    Il resto…vengo a scoprirlo a Comacchio! 🙂
    Arthur, te sei un gran fortunato, è vero si!
    hai delle belle donne intorno…e sai che non parlo di bellezza , ma di quella bellezza che son certa hai capito ….ed io siccome ti seguo…acchiappo tanto! Quindi ..grazie anche a te.

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  18. @ Patrizia: focosi si nasce se poi si è Siculi, dippiù, dippiù, quindi, sicura che non hai lontane lontane, lontane, lontane origini Sicule?

    Evvabè, l’ho capito, noddica sei, ‘nnagg…!!! 🙂

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