Sicilia.

La Vucciria – Dipinto di Renato Guttuso realizzato nel 1974

” Vardati com’è beddu, comu parra, pari vivu, avanti, chi aspettati, u pisci, u pisci, u pisci spadaaaaa… “

Se penso alla mia Sicilia, una delle prime cose che mi viene in mente è la gente. Da piccolo andavo spesso a casa dei miei nonni a Messina e mio zio, scapolaccio impenitente che viveva con loro, quando c’era da andare in giro, mi portava sempre con lui. Avrò avuto sei, sette anni e andare in giro con lui era uno spasso; mia Nonna, che fin dalle prime ore del mattino era già in cucina, aveva sempre qualcosa da fargli comprare e il pesce, era ovviamente il nostro piatto preferito. Andavamo prima sul lungo mare, dove i pescatori, verso le nove del mattino, erano lì a vendere il pesce pescato durante la notte e iniziava così una specie di processione, c’era di tutto, soprattutto pesce piccolo, sarde, acciughe, qualche scorfano, totani, se si trovavano le costardelle, era una festa, mia nonna le friggeva e poi si mangiavano accompagnate con la cipolla rossa di Tropea tagliata sottile e fatta macerare prima nell’aceto per un po’.

Se non si trovava nulla, si andava al mercato del pesce. Tutto per strada, all’aperto, con i venditori che urlano cercando di accaparrarsi il cliente migliore. “U pisci spadaaaa…”

Il pesce spada è il tipico piatto Messinese, famosa la sua pesca che viene fatta con delle barche a motore con un albero altissimo, dove in cima ci sta l’uomo che con le sue urla, avvisa che il pesce spada, il re dello stretto di Messina, è stato avvistato e una lunga passerella per consentire al fiocinatore il tiro sul mitico pesce da una posizione quasi perpendicolare. Lo si può cucinare in tanti modi, gustose le braciolette che, altro non sono che degli involtini di pesce ripieni. A Palermo, c’è un grande mercato, a Vucciria e lì, il baccano (Vucciria significa proprio questo…) è all’ordine del giorno; le voci dei venditori si accavallano e fanno a gara a chi urla di più, una varietà di prodotti – dalla frutta alla verdura, dal pesce alla carne, specialità tipiche della cucina Siciliana di ogni tipo e gusto – e di profumi che è praticamente impossibile rimanere indifferenti. Ricordo che le prime volte giravo affascinato tra quei banchi, fermandomi alle volte ad ascoltare quelle voci rauche che, malgrado tutto, non smettevano mai di urlare. Quanta genuina umanità!

E poi, nelle serate d’estate, per trovare un po’ di refrigerio, si andava alla marina a casa di amici. Ci si sedeva nel giardino davanti alla casa che, di solito era coltivato con alberi da frutto, ciliegie, pesche, pere, smergie (un frutto simile alle susine, dolcissime, Carla, ricordi?).

Sotto ad un patio fatto di cannette, si stava lì a chiacchierare, il padrone di casa, tipico uomo Siciliano di poche parole, parlava a voce bassa, sempre con un sorriso ironico sulle labbra e all’occorrenza, se aveva bisogno di qualcosa, chiamava “u picciriddu”, il nipote che, felice, correva per assecondarlo.

Oppure si faceva un giro sul lungo mare, e se s’incontrava “u compari”, due chiacchiere e via.

La campagna, com’era bella la campagna; c’andavo sempre da piccolo per fare compagnia alla mia nonna per la vendemmia. Con noi veniva sempre un mio cugino che, ora purtroppo non c’è più. Mentre i contadini raccoglievano l’uva, noi a scorazzare tra le vigne facendo qua e là qualche dispetto, poi, quando le ceste erano piene, s’andava di corsa in paese, ed era una festa. Ci si toglieva le scarpe e giù a pigiare l’uva, saltando come matti. I “grandi” ci guardavano ridendo, magari cantando qualche vecchio stornello popolare e noi, incoraggiati, a saltare sempre di più. Inutile dire che la sera eravamo color del mosto e mia nonna, ci metteva dentro ad una tinozza cercando di rimediare il salvabile.

‘nnagg…!!!

Ecco cosa mi manca della Sicilia, la sua gente, quella di Pirandelliana memoria che, per carattere e indole, sempre generosa e accogliente, caratterizza l’anima di un popolo intero che, nei secoli ne ha viste davvero tante. E quando sento certe critiche, m’infiammo peggio di un cerino, come si fa, mi domando a giudicare un popolo se non si conosce la sua storia?

La gente, già la gente, questa è la mia Sicilia.

E parlando di Sicilia, aggiungo volentieri questo graditissimo omaggio che mi è giuto da Duilio, con delle bellissime foto che la raccontano.

“Sicilia, omaggio ad Arthur”

Grazie Duil!

56 pensieri su “Sicilia.

  1. L’altra sera, in un congresso di un noto partito Italiano, il giornalista ha chiesto ad un partecipante se sapeva che Palermo fosse in Italia e lui, ha risposto di sì, purtroppo.
    Ho provato tanta pena per lui!

    Ciao a tutti e buona serata. 😉

    ps: Carla, spero di averti accontantata.

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  2. La Vucciria, è un dipinto di Renato Guttuso realizzato nel 1974. Viene considerato il suo dipinto più celebre. Il quadro con realismo crudo e sanguigno come le carni esposte nel famoso omonimo mercato di Palermo, esprime una delle tante anime della città siciliana, ed è talmente forte il segno dell’artista e il senso del colore che sembra sprigionare il vocio e la cantilena quasi araba dei vanniaturi del celebre mercato palermitano che dà il nome al quartiere ed emanare i profumi dei prodotti tipici, frutta e verdura, esposti sulle bancarelle, ingredienti saporosi per la cucina siciliana.

    Da Wikipedia

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  3. Mmmmm non darmi della snob, ma la zona non è che sia proprio fantastica… Sì, è caratteristica e il mercato è ottimo, però c’è da dire anche che non ho cosa andarci a fare (a parte magari un giro turistico), e che la troppa confusione mi fa star male 🙂

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  4. Una zona che nemmeno io conosco, ma sono stata in Sicilia solamente 3 volte di cui una praticamente “toccata e fuga”. Ma a parte questo particolare, la Sicilia mi è entrata nel cuore immediatamente ed è successo anche con le persone che ho conosciuto, e con alcune delle quali ancora oggi sono in contatto. Luoghi bellissimi, mare incantevole, tanta storia nei monumenti, nella cultura, nelle tradizioni. Mi è anche piaciuto molto andare ad un mercato di Ortigia, dove io avevo preso in affitto un mini appartamento. Quanto mi sono divertita nel sentire le urla dei venditori di pesce, nel vedere il continuo offrire assaggi ai turisti per far sentire quanto è buona la merce. Ho fatto anche la conoscenza con i peperoncini… li prenda li prenda non sono quelli piccanti, sono dolci, come li vuole lei. ‘naggiaaaaaaaaaaa ancora un po’ e devo chiamare i pompieri quando ne ho addentato uno, al fuocooooooooooooooooooo al fuocoooooooooo, ‘naggia avevo la bocca in fiamme ahahahha, e per fortuna erano quelli dolci, se poi prendevo quelli piccanti prendevo fuoco veramente ahahah
    E poi ho trovato tanta gentilezza e cordialità quando mi fermavo lungo la strada a chiedere informazioni per raggiungere un luogo che non riuscivo a trovare, quando entravo nei negozi per fare qualche acquisto, tutto il contrario di quello che mi avevano detto in parecchi quando mi dicevano che non mi sarei trovata bene con i siciliani.

    Se manca a me che ci sono stata come semplice turista, posso ben capire perché manca così tanto a te che ci sei nato. Che bello leggere questi tuoi ricordi, sono talmente vivi che pare di vederti mentre via al mercato con tuo zio oppure mentre pigi l’uva con tanta foga e mentre tua nonna ti striglia ben benino dentro alla tinozza per cercare di riportarti al tuo colore naturale 😆

    Grazie Arthur per averci regalato parte dei tuoi ricordi e del tuo amore per la tua splendida terra

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  5. ..e invece son venuta…
    Ti ho letto con amore ed attenzione.
    Con quell’amore che io non ho che la mia di terra…peccato non sentire la mia città
    con la stessa intensità tua….Mi mancano quelle cose che tu porti dentro, quell’attaccamento che
    caratterizza ogni abitante di questo mondo.
    Ma in alcuni è molto più forte di altri.
    Probabilmente se fossi nata in un’ isola , non l’avrei mai lasciata.
    L’avrei amata a spada tratta. Ho avuto diversi amici siculi e quel qualcosa che hanno in cuore non lo riscontro in nessuno. Poi sai tutto è opinabile. L’orgoglio per la propria terra alla fine o ce l’hai o non ce l’hai.
    Si sicuro se andassi via, la mia terra non m i mancherebbe..

    Bello questo tuo pezzo…hai fatto bene a scriverlo…ci voleva quell’aria profumata di mercato e belle voci…
    Quando vai?….una capatina ci vuole….il richiamo mi pare sia forte.

    Un bacio e grazie.
    vento

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  6. E vero Venticella cara, le isole ti lasciano qualcosa nel cuore soprattutto se non sei più lì.E’ l’anima di chi le ha nel cuore che resta lì,attaccata come la roccia e la spuma del mare che torna sempre indietro.La Vucciria è il sangue dei siciliani,la parte animale,la passione..Quando sono stata in Sicilia ho amato così tanto i suoi abitanti che per poco non sono diventata parte di loro,quanta bella gente che c’è,bella come i colori che possiede.E’vero c’è anche il fango, ma come non comprendere coloro che sono schiavi di un sistema di sudditanza alla prepotenza di qualcuno più forte perchè è capace di soggiogare gli altri,un popolo,quello siciliano, vissuto per tanto tempo sotto il dominio di altri sanguinari arrivati dal mare e da terra a conquistare una terra così ambita e succulenta.E quel qualcuno che si è ribellato porta il nome di Falcone,Borsellino,e le scorte che son morti con loro e per loro e tanti altri.Lì la gente onesta è più onesta perchè è come un fiore che cresce più forte e dal colore più vivo sulla roccia,che non ha terra concimabile ma solo sale e vento.E poi c’è la delicatezza,l’arte,l’amore che possiamo vedere nelle opere siciliane,quelle prose e poesie delicate come quelle scritte dal padre di Arthur che ti aprono un varco verso il Paradiso.

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  7. Laura

    Che bel ritratto che hai fatto Arthur della tua Sicilia, hai parlato della gente, poche pennellate e hai parlato di tutto. Torno adesso dalle vacanze, ho fatto due settimane al mare e in agosto ne faccio un’altra. Sono stata in Sicilia qualche anno fa e ho girato tutta la zona di Palermo, Trapani ed è stata una bella esperienza. Tanta arte, tanta ospitalità, gente allegra e sincera, mi è piaciuto tanto, senza contare che si mangiava con pochissimo ed anche bene.

    Voglio tornarci per girarla con calma. La Sicilia è una bella terra, ma l’Italia è tutta bella, e certi commenti come quello che hai riportato, lasciano il tempo che trovano: tanta ignoranza e nient’altro.

    Ciao, veramente un bel post. 😉

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  8. @ Valentina: mi sembra di conoscerti un po’ per ritenerti snob, non lo sei per niente. E’ probabile che le cose siano cambiate, visto che sono un po’ di anni che non vengo più a Palermo e comunque sia, la confusione è senz’altro troppa, però è caratteristico, per uno come me che manca da qualche anno dalla Sicilia, sarebbe come rituffarsi in un passato che per certi versi è ancora molto presente.

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  9. @ Valentina: sai dove ho abitato a Palermo nel mio primo anno d’università? In via Maqueda, un appartamento accanto alla facoltà di architettura. Architettura è ancora lì? A Vucciria andavo a comprare le cipolle infornate, che erano buonissime. Bei tempi!!! 🙂

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  10. @ Valentina: comunque, sono stato benissimo a Palermo, anche se solo per un anno. Spesso si andava a Mondello, ‘nnagg… dove hai la casa tu se non sbaglio. Se torno, ti faccio un fischio e così se hai voglia, ci conosciamo. Lì abita anche la Gabry, così conosco entrambe. 🙂

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  11. carla

    Occhi nuovi ci vogliono per scoprire la Sicilia, occhi che sgombrino il campo da stereotipi e pregiudizi. La Sicilia è per me una storia d’amore, di quelle brevi e violente che ti rimangono per sempre nel cuore, sono prigioniera di una magia che mi terrà avvinta a sé fino all’ultimo dei miei giorni. La Sicilia ha un cuore selvaggio in un gigantesco museo a cielo aperto dove anche le pietre sono parole. Se non vedi la Sicilia non ti puoi fare un’idea dell’Italia perché è in Sicilia che trovi la chiave di tutto. E dall’album dei ricordi saltano fuori bagni in piena estate nell’acqua spesso di un turchese perfetto, in una sabbia mai uguale a se stessa, pronta a cambiare colore a seconda di come l’accarezzi il sole, all’immutabilità assoluta del mare che piace a chi invecchia proprio perché è sempre lo stesso e non ti fa pensare al tempo che scorre. La sabbia copre tutto assecondando gli umori dei venti così che il paesaggio è perennemente mutevole, a dare fissità ci provano cespugli di ginestre resi striscianti dalla violenza dei venti, cannucce selvatiche e giunchi. E la gente: uomini e donne di rare parole la cui cortesia sta nei fatti e nei sorrisi, quel loro carattere solo in apparenza burbero e invece così generoso nel narrarti la loro storia arricchendo con l’accento della parlata e la fantasia dei racconti popolari, la verità dei fatti. L’uomo siciliano nasce isola nell’isola e rimane tale sino alla morte con la sua solitudine, il senso della contraddizione, l’illusorietà degli ideali. E poi la purezza del contorno, la morbidezza dell’insieme, l’armonia del cielo, del mare e della terra, gelsi di un verde appena nato, oleandri sempre verdi, spalliere di agrumi, giardini coltivati a vigneti ed olivi, rocce protese sul mare, l’aria dolcemente profumata, il vento tiepido, l’armonia incantevole delle sue coste e della natura che la circonda. Nell’angolo estremo d’Italia la natura è intrecciata alla storia, il falco pellegrino nidifica su falesie inaccessibili e sul mare torri saracene sorvegliano gli approdi e le calette di ciottoli bianchi.
    E’ la meta che fa il viaggio. C’è sempre un’Itaca lontana che presto o tardi si disegna d’azzurro intenso verso prua, non importa quale sia l’approdo scelto, ovunque daremo fondo all’ancora ci saranno sorprese, incontri e l’opportunità di spiegare altre vele, quello dello spirito, per cercare tra muretti a secco e antichi manieri un pò della nostra storia.
    Le antiche tonnare, in disuso ormai da qualche decennio, allineano sui banchi i loro malinconici arsenali di barche e di ancore che la salsedine divora e in lontananza le voci: “ anomu di Diu, modda…”, “in nome di Dio, cala”.

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  12. @ Patrizia: era tanto che pensavo di scrivere qualcosa sulla Sicilia, anche se in passato qualche racconto l’ho fatto, magari parlando dei miei nonni o di quand’ero piccolo.

    Ma volevo parlarne facendo un piccolo ritratto, anche se con sfumature tenui, della gente Siciliana che, credo, non si conosca molto. Parlo non solo del modo di porsi o di fare, ma di certe tradizioni di cui è impossibile non tenerne conto. Ricordo di essere stato in Sicilia per fare dei lavori in una casa. Quando andavo giù per incontrare l’impresario o gli artigiani, generalmente facevo delle toccate e fuga, quattro, cinque giorni compreso il viaggio, una specie di tour di force, quindi mi premeva fare le cose in fretta e nel miglior modo possibile.

    Ebbene, le prime volte, arrivavo e dopo pranzo, abituato ai ritmi del NODD, alle 14.00 massimo, mi aspettavo di vedere arrivare in cantiere il geometra per parlare del da farsi e invece, nulla, lui, si faceva vedere non prima delle 16.00 e quando arrivava, la prima cosa che mi chiedeva era se andavamo a bere un caffè insieme.

    ‘nnagg… !!! 🙂

    Ti lascio immaginare come “friggevo” nel frattempo ma, ad un certo punto, mi si è come accesa una lampadina, ho capito che ero io che dovevo adattarmi ai loro ritmi, considerato il fatto che ciò che dovevano fare lo facevano comunque nei tempi previsti ed anche molto bene.

    E allora mi sono rilassato, capendoli, sono stato a mia volta compreso e i lavori si sono conclusi con enorme soddisfazione.

    Insomma, questo per dire che è importante entrare nella mentalità delle persone, soprattutto se è diversa della nostra, ne migliore ne peggiore, per carità, solamente diversa.

    Io ero un Siciliano che mancava da troppo tempo dalla sua terra e probabilmente nel rivederla, tante ferite si sono purtroppo riaperte, ma non ho mai giudicato, ho solo cercato di capire, magari a volte con tenerezza, perché è l’unica cosa che bisogna fare. Vorrei che questa cosa fosse chiara a tutti, chiara a chi condanna senza neanche sapere perché, chiara a chi, troppo chiuso nel suo piccolo orticello, non riesce a vedere al di là delle cose. Lo dico da Siciliano, da uomo che crede fermamente alle sue radici, senza nostalgia però, perché ho una visione chiara della mia terra che, non riuscirei a definire in un modo diverso.

    Grazie!

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  13. “Si dice che fosse il 1916. Sul fronte della Carnia si fronteggiavano gli austriaci e due reggimenti formati da Siciliani. Si sparavano e si ammazzavano. Una sera, splendendo la luna, uno dei nostri, un soldato siciliano, prese la sua chitarra e cantò. E mentre cantava, gli spari cessarono. E quando finì di cantare, gli austriaci applaudirono. Questa è la canzone che cantò il soldato.”

    E vui durmiti ancora” – canzone d’amore siciliana

    Lu suli è già spuntato intra lu mari e vui,
    bidduzza mia durmiti ancora, l’aceddi sunnu stanchi
    di cantari e affridati v’aspettunu ccà fora;
    supra ‘ssu balcuneddu su pusati e aspettanu
    quann’è ca v’affacciati.

    Lassati stari, nun durmiti cchiui,
    ca’ n menzu ad iddi, dintra ssa vanedda,
    si sugnu puri iu’, c’aspettu a vui,
    pi vidiri ‘ssa facci accussì bedda;
    passu cca fora tutti li nuttati
    e aspettu puru iu quannu v’affacciati

    Li ciuri senza e vui non ponnu stari, su tutti ccu li
    testi a pinnuluni, ognunu d’iddi non voli sbucciari,
    su prima non si grapi ‘ssu balcuni. Dintra lu buttuneddu
    su ammucciati e aspettannu quann’è ca v’affacciati.

    Lassati stari, nun durmiti cchiui,
    ca’ n menzu ad iddi, dintra ssa vanedda,
    si sugnu puri iu’, c’aspettu a vui,
    pi vidiri ‘ssa facci accussì bedda;
    passu cca fora tutti li nuttati
    e aspettu puru iu quannu v’affacciati.

    E parlando della Sicilia, potevo non ricordare questa bellisima canzone d’amore?
    L’ho suonata e cantata tante volte e l’ho anche dedicata tante volte a dire il vero, ma questa è un’altra storia. 🙂

    ‘nnagg…!!!

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  14. aurelio

    Conosco bene Lipari.
    Grotte, calette, faraglioni dalle forme strane sullo sfondo del mare azzurro e limpido, e le bianche colline di Lipari con il bianco smagliante della pomice, il nero lucido dell’ossidiana, il rosso scuro delle eruzioni vulcaniche, i colori della terra del Dio dei venti. I tramonti e le albe a Lipari hanno un che di magico, il mare è un grande artista di anfratti e spiagge: Quando il vento si ferma e la luce del giorno inizia a perdere la sua forza, il mare con il disegno delle correnti diventa simile ad una immensa lastra di ghiaccio sulla quale diresti di poter camminare. La cordialità della gente è proverbiale. Si comincia col chiedere un’informazione e si finisce col bere un bicchiere di vino.
    Dimenticando per qualche tempo di appartenere ad un mondo lontano mille ideali miglia da lì.

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  15. Carlitasss… io e te …siamo lo stesso pensiero…tu l’hai scritto…. 🙂
    ma tanti pensieri son condivisi perchè non si tratta di giudicare ma di comprendere…andando oltre…sempre oltre.
    C’è pure la piccola Vale…. 🙂 ciao piccolina!!
    Adesso vado…
    baci a tutti

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  16. Amo la Sicilia amo i siciliani
    forse perchè il mio primo viaggio all’estero fu l’isola di Malta passando dalla Sicilia.
    Avevo 18 anni ed ero ospite di un amico che aveva la mia età, la sua famiglia era di Pachino.
    Ricordi bellissimi per un milanese: tutto mi sembrava strano, passeggiate nella piazza principale facendo lo struscio camminando su e giu, le ragazze da una parte e i maschi dall’altra.
    Dopo poco mi trovavo pure io a passeggiare chiacchierando con amici sue giù fino a tarda sera.
    poi ci si trovava in casa di qualcuno a giocare a carte mangiando pane e olive nere che purtroppo così buone non le ho mai più trovate.
    L’ospitalità era fantastica ci davano tutte le cose migliori che avevano.
    In campagna avevano un orto con un pozzo da cui si attingeva l’acqua a tavola si beveva il vino con una botticella con un piccolo foro da cui tutti bevevano e facevano girare.
    Il Mare era un incanto bellissimo un ragazzo del posto con una fiocina pescava delle cernie che poi mangiavamo tutti insieme, sugli scogli un altro ragazzo con una zampa di gallina prendeva polpi, e con un morso dei denti uccideva la cattura.
    Il ricordo di quel viaggio è ancora impresso nella mia mente, sapori, sole, mare, gente ospitale.
    Quello fu il mio primo viaggi con amici alla scoperta di un mondo sconocsiuto e bellissimo alla magica età di 18 anni.
    Poi sono tornato altre volte in Sicilia a Palermo,San Vito lo Capo, Erice, Selinunte, Agrigento, la valle dei templi,Siracusa.
    Il maestro da cui ho imparato il mio lavoro era siciliano di Sciacca, persona fantastica, mi ha fatto da padre e insegnato una professione, un vero signore.

    Viva la gente siciliana e la sua fantastica terra……
    ciao Arthur

    Ps: gli arancini poi………altro che le schifezze di arancini che trovo quì, ogni volta mi tentano ma non sono come quelli mangiati a Siracusa, e rimango ogni volta deluso…..

    Ciao Duil

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  17. Grazie Ivana,con la tua solita delicatezza e sensibilità sopraffina,hai colto l’essenza delle mie parole perchè erano anche le tue.Come si può dire che non andremmo d’accordo noi due,una campana ed una toscana che amano pizzicare le corde del medesimo strumento perchè amano la stessa musica.Notte a tutti!

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  18. A proposito di Sicilia,tra gli uomini straordinari,mi sento di citare anche Don Pino Puglisi,splendido uomo prete che ha trasformato il quartiere di Brancaccio e che la Mafia non è mai riuscita a piegare neanche dopo che l’ha ucciso.

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  19. @ Carla: l’idea di parlare della Sicilia me l’hai fatta venire tu, e leggendo il tuo bellissimo commento ho pensato: “‘nnagg… perché quest’articolo non l’abbiamo scritto a quattro mani?”

    Sarebbe stato il modo più giusto per rappresentare una Terra che, proprio per le sue mille sfacettature, è ancora sconosciuta anche a noi che l’abbiamo dentro, che l’abbiamo vissuta.

    Io ho cercato di parlare della gente e tu hai cercato di parlare dei luoghi, in entrambe le descrizioni, ci sono il sapore e l’odore tipici della Sicilia. Chissa che nel frattempo non mi venga qualche altra idea, del tipo un’antologia, una pagina che raggruppi tutte queste emozioni, che dici?

    Parole, le tue, le mie, quelle di chi ha voluto farci partecipi di un ricordo, Valentina, Patrizia, Ivana, Carlotta, Aurelio, Duilio, immagini che scavano nella mia memoria, quelle pubblicate nel mio blog fotografico di quella casetta a Lipari che tutt’ora tengo nel cuore, immagini che scavano nella memoria di Duil, quelle che lui con così tanta premura mi ha dedicato, e chissà cosa arriva nel frattempo.

    Pensa queste cose, ognuna che racconta qualcosa, perché anche la ricetta di un tipico piatto parla di tradizione che nel tempo resta immortale.

    Ci penserò! 🙂

    Ciao e grazie anche a te.

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  20. Caro Duilio, già il fatto di aver trovato stamnattina la bella sorpresa che mi hai riservato, mi ha dato una carica in più per affrontare tutta la giornata.

    Un grazie anche a te per i ricordi che ci hai raccontato. Ecco cosa mi piace del blog, che ognuno mette qualcosa di suo. Non è fantastico? 😉

    Ciao e a presto.

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  21. laura

    Per chiamarci non basta una parola, perchè siamo tante cose, tutte insieme, tutte diverse. Un inverno che non ghiaccia mai il respiro e un’estate tropicale che scioglie la testa e a volte tutto insieme, come diceva Pierpaolo Pasolini “l’inverno col sole e la neve”: Campagna e montagna, la terra e l’acqua che si fondono alle foci dei fiumi in un paesaggio che sembra di essere alla fine del mondo, città d’arte e spiagge che pulsano sia di giorno che di notte e spesso soltanto una strada o una ferrovia a separarli. E noi le viviamo tutte, queste cose, nello stesso momento, perchè siamo gente che lavora a Messina, dorme a Palermo e va a ballare a Catania e ci sembra comunque la stessa città. Siamo tante cose, tutte diverse e tutte insieme. Siamo anche noi un trattino, una cerniera dell’Italia, una regione che qualcosa dà e qualcosa prende a chi passa e soprattutto a chi resta, perchè qui c’è venuto a studiare, a lavorare o anche solo a divertirsi, ma poi ha deciso di viverci su questa terra che non è soltanto un luogo, un posto fisico in cui stare, ma soprattutto un modo di fare e di vedere le cose. Perchè, per esempio, qui la terra prende forma e diventa vasi ed artigianato, la campagna diventa prodotto, cose dritte che sembrano tirate col righello e si fa per avere, certo, anche per essere, ma si fa soprattutto per stare: per stare meglio. In nessun altro posto, come qui, quando la gente va a tavola parla così tanto di quello che mangia, lo racconta, ci litiga, lo studia, perchè ogni cosa, anche la più terrena, anche il cibo, da noi diventa cultura e diventa filosofia, ma non resta lassù, per aria, poi la si mangia. Se negli altri posti menti e cervelli s’incontrano e dialogano nei salotti, da noi invece lo si fa in cucina.
    Perchè siamo gente che parla, che discute, che litiga, gente che a stare zitta proprio non ci sa stare e allora ci mettiamo insieme per farci sentire, fondiamo associazioni, comitati, consorzi per fare le cose con un cuore che batte come un motore a quattro tempi, con una testa che sogna cose fantastiche, ma con le mani che poi ci arrivano a farle quelle cose lì e quello che resta da fare, va bene, diventa un altro sogno. A volte ci riusciamo e a volte no, perchè tante cose vuol dire anche tante contraddizioni,. Che spesso non si fondono per niente, anzi, contrastano proprio, però convivono sempre. Tante cose, tutte diverse e tutte insieme.
    Perchè la Sicilia è una regione che per chiamarla, per raccontarla, un nome solo non basta.
    @ grazie Carla 🙂

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  22. Parlando di Sicilia, non posso fare a meno di farvi leggere un articolo che avevo scritto tempo fa su mia mamma, poche battute di alcuni ricordi della sua infanzia in Sicilia.

    Oggi mia mamma non c’è più, se ne è andata circa un anno fa e quelle stesse parole che avevo scritto, le ho lette al suo funerale, perché lei era una Siciliana che amava ridere e scherzare, una Siciliana sempre con il sorriso sulle labbra.

    “Com’erano”

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  23. @ Heleneaurore: grazie, sì, la mia mamma era forte, sempre allegra e con il sorriso sulle labbra. Ogni volta che mi raccontava quyella storia, ridevamo come matti con le lacrime agli occhi.

    Evvabè.
    Grazie!

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  24. hoooooooooooooo
    Ma quanto è bella Carla che ha mostrato il suo bel visino…………….
    Poi tu Arthur senza il peperoncino sembri perfino più giovincello ……..in BN
    ciao
    caldo bestia forse mi da alla testa……….
    buon fine settimana
    Duil

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  25. Ciao Arthur, non sono mai stata in Sicilia, ma conosco dei Siciliani Doc. Da loro e adesso anche da Te, ho sentito il profumo di una Terra ospitale, bella, genuina e ” appettitosa”
    Ti auguro una dolce sera
    Gina

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  26. @ Sonoqui: ciao Gina, devi senz’altro andarci in Sicilia, è una terra bellissima che credo ti piacerà senz’altro.

    Ciao e buon inizio di settimana. 🙂

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  27. “Bedda la sposa chi consola lu me cori, amori de tantu tempu sognadu, lu cori meu innamuratu di te..”(da una camzone popolare)

    “Antuneddu mi antuneddu, tuttu lu mundu si lagna, mellu mortu ti ulia, che bandidu a la campagna” (da una nenia popolare, il pianto di una madre per il figlio che vive alla macchia, da bandito).

    Siciliano? No, Sardo gallurese. Come sono simili, la Sicilia e la sardegna, simili…e belle!!

    Marghian

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  28. Pingback: Donna Merla. | arthur…

  29. pfuuuu … finalmente arrivata qua sotto, che fatica ragazzi, sono una vecchietta, ma mi son divertita un mondo, a leggere tutti i post! eh si …IO sono/stata una siciliana “adottata” … vissuto fra Palermo e Mondello_Addaura per 15 anni! … Non italiana, io mi innamorai sul serio quella terra meravigliosa! La Sicilia per me come mal d’africa! Letto con piacere tutti commenti e … mi guardo bene commentare oltre 🙂
    Ho scritto anche una poesia fra altro, io non siciliana ma innamorata!
    Li ho lasciato il mio cuore 🙂 😦
    buona vita a tutti!
    Lisa

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  30. Beh Lisa, quindici anni in Sicilia non sono da poco, la conosci molto allora, quasi più di me. E per la poesia che hai scritto, perché non vieni a postarla in questo post così fa parte di tutto quello che ci siamo detti sulla Sicilia? 🙂

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