L’omologazione e l’arte.

Spagna-Fico

Capita alle volte di andare in giro soprattutto in vacanza, rendendosi conto che ciò che ci offre questo mondo sempre più globalizzato è tutta una serie di “prodotti”, nel consumo, nella cultura, nei costumi e perfino nel pensiero, che nella loro essenza più propria ha totalmente perso unicità.

Volendo banalizzare, basta fare un giro tra le bancarelle che si trovano nei centri turistici, sempre meno turisti che si accalcano per curiosare e sempre più gingilli tutti uguali tra di loro.

Un prodotto omologato dunque, probabilmente frutto di stranissime ricerche di mercato. Qualcuno pensa ai nostri bisogni per renderli ogni giorno sempre più simili e uguali agli altri. Appunto!

Che meraviglia. E non solo.

Girando per gallerie d’arte questa estate ho avuto la stessa sensazione; quadri, sculture, piccole istallazioni che non comunicavano ahimè nulla di nuovo, anzi, un déjà-vu per certi aspetti sconcertante. Oggetti belli – alcuni – giusto adatti per stare in bella vista in un soggiorno, un elemento d’arredo dunque che con l’arte, intesa come l’espressione di un’emozione pura e unica, non ha nulla a che vedere.

Forse stiamo vivendo un momento storico un po’ confuso, tanto fermento, nell’arte in genere, nel design, nell’architettura, nella musica, complice la comunicazione che grazie alla rete è immediata, ma allo stesso tempo una carenza di idee che proprio nell’omologazione trova tristemente riscontro.

Tanti mezzi espressivi utilizzati per comunicare, video, film, istallazioni, una narrativa dove spesso l’opera stessa non esiste, perché è più importante stupire, ci si affida all’evento piuttosto che ai contenuti, dove alla fine anche l’emozione è un vago ricordo.

Forse sono io che non mi accontento più, vorrei vorrei vorrei, tanta energia dentro di me, ma anche tanta noia per ciò che incontro.

Evvabè, tiriamoci su le maniche, chissa!

57 pensieri su “L’omologazione e l’arte.

  1. Aurore2014

    Caro Arthur, condivido pienamente il tuo punto di vista: purtroppo questa è l’era della globalizzazione e solo il denaro detta legge ovunque, ahimé, anche nell’arte! Ma in ogni settore è come dici bene tu: quello che tutti vogliono è “stupire”, anche se lo stupore dura solo un attimo e dopo ci si accorge che non era poi tutta sta cosa “meravigliosa”, perché in quel momento in cui ti stupiscono ti comprano o, se preferisci, ti vendono il loro prodotto, ma alla fine ci ritroviamo tutti pieni di cose anche inutili e tutte uguali tra loro.. che tristezza! Un abbraccio.
    Aurore
    P.S. Ti ho mandato una mail.

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  2. Tutto omologato, tutti uguali come marionette, o quasi!!
    Naaa non piace nemmeno a me tutto questo, dov’è il bello del gironzolare nei negozi proprio perché ci sono tante cose diverse da vedere. Ora spesso sono uno la copia dell’altro, bhlehhhh….
    Dopo un po’ inizio ad annoiarmi e non ci trovo più gusto e questo non solo nei negozi, ma in generale un po’ in ogni settore. Arte…. beh diciamo che di arte che mi abbia colpita profondamente ultimamente non ne ho vista, probabilmente sono io che non ci capisco niente, ma sono state gran poche le mostre che ho visto volentieri. Una proprio qui a Comacchio e sono riuscita a scattare anche qualche foto. Ieri a Chioggia mi colpivano i palazzi antichi, anche se molti purtroppo erano ridotti proprio maluccio, eppure mantenevano un fascino irresistibile, mentre le costruzioni nuove sembrano tutte uguali, fatte con lo stampino… Anche le Chiese mi piacciono molto quando sono quelle “vecchie”, io mi ci perdo veramente quando le visito, mentre quelle “moderne” le trovo più fredde proprio perché uguali, troppo uguali (non parlo di fede sia chiaro, ma di costruzioni, di ambienti).
    Umm è che se io mi tiro su le maniche non è che posso fare molto, non sono un’artista, non so costruire o progettare case, non sono una sarta che posso disegnare modelli per abiti ecc ecc.
    Tiro su le maniche per fare cosa?? Bohhhh sigh!!!
    Buona serata e buona nuova settimana.
    Kiss, Pat

    P.S. Mi viene un dubbio, ho seguito il tuo post o me ne sono andata a ramengo per conto mio con le parole su argomenti che nulla avevano a che fare con quanto da te scritto??? Gulp!!!!

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  3. Pienamente concorde con il tuo pensiero e con le impressioni che hai ricevuto osservando una crescente e spersonalizzante omologazione.
    Si dice che abbia contribuito la globalizzazione, bella cosa per certi aspetti, specie per i mercati liberi, ma per altri… Dal mercatino settimanale (tutto cineserie) ai centri commerciali del mondo (identici negozi carichi di merce scadente destinata ai giovanissimi). Mi fai pensare alla Fiera di Messina, un tempo ricca di tante innovazioni, era un piacere visitarla, ma ora carica di tutto ciò che si vende in tv e dei soliti vu cumprà. Pochisime le curiosità e rare le eccellenze. Questa estate nel paesino dove mi trovavo si annunciò per settimane una fiera dell’artigianato: non ci fu una bancarella interessante, innovativa, diversa delle solite che si vedono sui lungomare. Unica eccezione la bancarella di una signora di Firenze che proponeva i suoi deliziosi arredi di spugna per il bagno fatti a mano.
    Arte…mah, quaggiù non so da quanto non si riesce ad organizzare qualcosa di serio, di bello, di nuovo, di degno dell’Arte, specie quella moderna. Questione di soldi che non ci sono. Quindi quando posso visito i musei del “Continente” e continuo ad ammirare l’antica e ricchissima Arte della mia Sicilia.

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  4. fulvialuna1

    Accanto alla confusione del momento, che inviscia il pensiero alla fatica di esistere, ci metterei la globalizzazione che per quanto mi riguarda ha tolto tradizioni, pensieri, modi di vita, arte, alle culture; un sano individualismo avrebbe permesso l’innovazione e non la copiatura.
    La foto è strepitosa.

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  5. Difficile commentare questo articolo senza omologarsi alle altre risposte.
    La globalizzazione ha cancellato gli artigiani in favore dei prodotti industriali omologati.
    Ma l’arte è un’altra cosa.
    L’artista è colui che ha il genio dentro ed è capace di creare sensazioni tridimensionali, di coinvolgere tutti i sensi, di trasferire sensualità o ripugnanza, pace o sporcizia.
    Le opere che immagino tu abbia incontrato questa estate nel tuo girovagare, invece, erano opere di pittori, disegnatori, fotografi … Gli ultimi bravi o un po’ meno bravi artigiani che ci sono rimasti.
    Il genio, per questa volta, deve esserti sfuggito: anche lui sarà stato in vacanza!

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  6. Oh mannaggia quante belle discussioni ed io? SCUSSSSSATEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!! 🙂

    Arrivo, arrivo, promesso, con tante cose da dire tra l’altro.

    E nell’attesa, buon pranzo.

    A dopo! 🙂

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  7. Sì, cara Aurore, la legge di mercato impone delle regole ferree oltre le quali si soccombe, a volte la qualità è barattata con merce a basso costo, ma è anche una esigenza che ultimamente si riscontra nella gran parte delle persone, vuoi la crisi economica, vuoi la mancanza di informazione e quando c’è è spesso incompleta e fuorviante, per cui alla fine ci si accontenta, sembra bello ma in effetti è solo una copia e in compenso costa molto di meno.

    Nell’arte c’è secondo me tanta confusione, di idee soprattutto, per cui la creatività alla fine ne risente in maniera rilevante. Ma ci sono OGGI gli artisti? O sono piuttosto dei mercanti che nel compromesso affidano la loro avventura? 🙂

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  8. Sì Patrizia, hai seguito alla perfezione il mio post e devo dire mettendo anche tanta carne al fuoco come si suol dire. Tralasciando su i negozi, è vero quel che dici riguardo alle città, il nuovo è uno scopiazzare dopo l’altro, tranne le eccellenze, i grandi studi di architettura, si progetta, si costruisce come se non avessimo dentro di noi alcun bagaglio architettonico e culturale, come se la storia di un Palladio, di un Giotto, di un Brunelleschi o anche di certi architetti che nel secolo passato, il novecento, non abbiano mai insegnato nulla. E’ grande l’eredità che ci hanno lasciato, ma non ne siamo consapevoli. Dici che adori i palazzi e le chiese antiche, e come darti torto? E’ un modo per ripercorrere un’epoca ricca dove nulla veniva lasciato al caso. Che meraviglia!!!

    Sull’arte in genere sono abbastanza annoiato anch’io, ma dove è andato a finire il sacro furore della creatività? 🙂

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  9. Globalizzazione e banalità ovunque tu giri..è così al giorno d’oggi ! Che strazio 😦
    Solo nelle chiese sono rimasti i veri tesori,le opere uniche . Adoro visitare le chiese e mi piace capirne anche la loro storia e conoscere le storie delle opere d’arte che ci sono. L’anno scorso ho visitato per caso una piccolissima chiesa in un paese marchigiano che sembra finto tanto è bello ed è stata un vera sorpresa scoprire tanta arte in quella chiesetta.
    Ho sempre avuto passione per quel chè di bello o di buono ( sorrido ) che fa la differenza , in ogni cosa. Ho avuto una attività commerciale per tanti anni dove ho messo tutta la mia passione nel comprare articoli che avessero un qualcosa di diverso dal solito, ringrazio i miei genitori dai quali ho imparato il buon gusto , detesto l’omologazione . Oggi invece ogni cosa , dall’abbigliamento all’arte , perfino la cultura sembra essere una simile all’altra .Che noiaaa !!
    I grandi centri commerciali sono uno uguale all’altro, visto uno visto tutti !
    Tempo fa ho visitato una mostra d’arte moderna a Parma, i quadri mi sembravano tutti simili.
    Tanti erano “senza titolo ” forse perchè così le persone gli possono dare l’interpretazione che preferiscono. Ma sarò che sto invecchiando o che ci capisco poco , ma vuoi mettere un quadro di Caravaggio o uno scultura di Michelangelo !!!

    Molto simpatica la foto :)))

    Un bacione, bel desaparecido

    Rosy

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  10. Maria Rosaria, ho dei cari ricordi della Fiera di Messina, ci andavo da piccolo con i miei genitori, una volta abbiamo anche comprato un’enciclopedia, ma erano altri tempi. Poi sempre da piccolo ci andavo con mio nonno Ciccio quando facevano il festival del cinema che poi si concludeva a Taormina.

    Che bei ricordi.

    Ma tornando a noi! Ultimamente un po’ meno, ma in genere vado nelle varie fiere dell’artigianato e dei mobili antichi. Beh, sarà che anche quelli (mobili antichi) sono ormai spariti quasi del tutto, o perlomeno quelli di pregio, ma spesso considero che se mettessi un banchetto anch’io con le cose antiche e vecchiotte che ho in casa e in cantina, forse faccio una bella figura, più di quella dei vari venditori che oltre che ciarpume senza valore e senza gusto, non vendono altro. Dalle mie parti c’è una fiera importante nel settore dell’antiquariato, quella di Novegro, ma, noia, tanta tanta noia credimi.

    In Sicilia di cose belle ce ne sono tante da vedere, Ogni città, Catania, Messina, Taormina, Ragusa, Palermo, Monreale, è una culla di civiltà a volte da scoprire, ma tanti tesori e bellezze da vedere.

    Se torno in Sicilia andrò a fare un giro Artistico e culturale tra le meraviglie del Barocco Siciliano e i resti Arabi/Normanni. Ma anche la cucina Siciliana è arte e cultura, vuoi mettere una pasta alla Norma? Oppure degli “Involtini” di pesce spada ala Messinese? Oppure uno stoccafisso a ghiotta?
    ‘nnagg…!!! 🙂

    E poi vogliamo mettere una bella granita di caffè con panna e la briochina fresca fresca con la pallina sopra? 🙂

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  11. Fulvia, bello “che inviscia il pensiero alla fatica di esistere” rende l’idea di un’epoca con le idee un po’ troppo confuse secondo me. Per rinnovarsi serve qualcuno che se ne faccia carico, ma i risultati sono sempre il frutto di una condivisione molto più ampia, di idee, di passione, di culture, ma anche di visione di un mondo migliore che faccia a meno di certi stereotipi che nel tempo sono diventati ormai stantii. Ecco perché secondo me ci si uniforma, per timore di apparire diversi e quindi, innovativi.

    E’ un discorso generale ovviamente, le grandi menti ci sono per fortuna, io credo molto nei giovani, nella loro forza che non è data solo dall’età, ma è commisurata alla loro voglia di costruire un mondo più a misura di uomo e quindi, a loro misura.

    Grazie per lo “strepitosa”. 🙂

    Ciao e buona serata.

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  12. Beh, Socina Bella, ti leggo sempre con un sorriso, perché tra una parola e l’altra traspare tutta la tua ironia, che a me piace tanto come tu ben sai. 🙂

    Sorvolando sui complimenti, doverosi, ma sempre sinceri, che dirti, probabilmente è vero ciò che hai detto, il “genio” deve essere andato in vacanza e quindi non ho avuto nel mio girovagare la fortuna di poterlo incontrare.

    Forse sarei dovuto venire davvero a Firenze, una tua foto, una tua mostra, sarebbe stata la giusta ricompensa per questo mio girovagare (scusa se mi ripeto) che spesso mi porta a fare pensieri annoiati e per uno come me nonostante l’età che avanza ahimè, non è una cosa bella, ho bisogno di sognare, ho bisogno di lasciarmi trasportare dalle emozioni che un altro al posto mio ha vissuto. Un quadro, una scultura, un’istallazione deve poter dare una sferzata di speranza a chi lo guarda, speranza che vuol dire entrare a far parte di un mondo che fino a quel momento mi era sconosciuto. Certo, vissuto da un altro, la speranza della condivisione, di una visione che non ha bisogno di orpelli inutili per credere, per farne parte anche soltanto per un attimo.

    Nei primi anni ottanta Achille Bonito Oliva aveva teorizzato con la Transavanguardia l’idea di dare forma ai colori, alla gioia, alla manualità nella pittura, “lo spessore di un’immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione” dopo un’epoca dove l’arte aveva vissuto solo di pensiero, perdendone ogni sua connotazione estetica oltre che romantica. Ma che fine hanno fatto?

    A questo proposito mi viene in mente l’opera di un certo Kosuth del 1965, “Una e tre sedie”, che consisteva in una vera sedia, la fotografia di una sedia e la definizione stampata dal dizionario della sedia. Una proposta, un invito allo spettatore per riflettere sulla relazione tra l’immagine e la parola.

    Ma ti pare?

    Non siamo andati molto avanti mi pare, o sbaglio? Se penso a tutte le volte che ho “vissuto” un’istallazione, con la costante sensazione di sentirmi preso in giro, perché non ne capivo i motivi, lo scenario e l’idea che avrebbe dovuto starci dietro. Ricordo una volta una discussione interminabile con il mio ex cognato, un’istallazione dentro ad una chiesa sconsacrata, bellissima, e per terra tanti trenini di legno uno accanto all’altro in fila.
    Lui s’intratteneva con l’artista amabilmente sviscerando non so quali teorie cervellotiche ed io che friggevo rosso di furore per tutte quelle idiozie.

    Eppure mi reputo un uomo dei miei tempi, sempre con un occhio al futuro, senza compromessi, le innovazioni mi affascinano e mi catturano, se amassi le tradizioni, probabilmente quell’anfora con quell’uccellino l’avrei disegnato io, ma così non è, e allora, cosa c’è che non va oggi?

    Sì, ci stiamo uniformando, vuoi che l’arte non faccia la sua parte? Non tutto e tutti ovviamente, ma di “geni” eccelsi ce ne sono ben pochi oggi e tanti sono al cimitero.

    Beh, c’è la fotografia, è vero, ma quante fotografie perfette e quante fotografie che trasmettono un’emozione? Basta aprire internet.

    Boh, ai posteri l’ardua sentenza.

    Io continuo a crederci! 🙂

    Ciao, è sempre un piacere.

    ‘nnagg…!!! 🙂

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  13. Anch’io come te Rosy ringrazio i miei genitori per avermi insegnato il buon gusto per le cose, che poi si riflette anche sulle persone se ci pensi. Io adoro il Romanico e il Gotico, quello francese, quello inglese, spesso entro nei palazzi, nelle chiesette, nei cortili alla ricerca di un “segno”, entrare dentro a quel luogo per farne parte, come se ci fossi stato da sempre.

    Queste sono le vere opere d’arte, quelle che ti fanno sentire partecipe, il resto non conta per nulla.

    Ciao, bacione preso e tenuto stretto stretto. .-)

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  14. Il sacro furore della creatività è stato relegato in cantina, ora vogliono soprattutto fare notizia, anche se a volte si vedono scarabocchi sulle tele. Forse se qualcuno legge quello che ho scritto ora mi dirà che sono un’emerita ignorante, ma io li vedo come scarabocchi punto e basta ed è sufficiente che qualcuno lo definisca arte con la A maiuscola che allora diventa subito arte per moltissimi.
    Mah, meglio la mia ignoranza, io resto ancora sull’arte antica, mi gratifica di più!!
    Ciao ciao, serena notte!
    Pat

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  15. … ecco quando fai così mi mordo le mani per non averti qui vicino a discutere con me di arte, di passioni, di filosofia, di vita.
    Le installazioni sono di per sé una gran figata tridimensionale…se riescono nell’intento di vivere da sole nei singoli significati di cui sono composte, nell’insieme dell’installazione completa e in armonia con lo spazio che le propone.
    Difficile però dirti cosa avrebbero potuto rappresentarmi i vagoncini di un trenino in legno dentro una chiesa…
    Beh certo che c’è sempre la fotografia (che spesso però a me annoia… e se lo dice un fotografo…) e poi ci sono i video: una vera invasione!!
    Ma se infine saltasse la corrente e non potessimo ricaricare i cellulari, né tanto meno le nostre reflex? Finirebbe l’era del “siamo tutti artisti” e torneremmo a crearci i colori con mortaio e pestello.
    Solo così riacquisteremmo, forse lo spessore dell’immagine.

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  16. No Patrizia, qui non si tratta di essere più o meno esperti di arte, tu sei un’artista, una poetessa e quindi vivi nella e con l’arte, ne fai parte e quindi chi più di te può capire le emozioni?

    Sull’arte antica concordo con te, ma c’è anche tanta arte moderna bella, bisogna soltanto andarla a cercare e non è una vana ricerca.

    Ciao cara, serena notte a te. 🙂

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  17. “L’istallazione una figata tridimensionale… “, è vero, sono d’accordo, è un po’ come vedere un’opera architettonica, ci entri dentro e ne fai parte. L’espressione di un concetto dove l’opera di per sé non ha bisogno di esistere per esserci. Ma dipende sempre da cosa ci si trova di fronte, altrimenti è noia. In fondo anche un Happening è un’istallazione, l’idea che nasce in quel momento, il luogo spesso non convenzionale, i mezzi e il coinvolgimento del pubblico sono l’essenza primaria, qualsiasi sia l’intenzione o il risultato.

    Qualche anno fa visitando la Biennale di Architettura a Venezia in quella bellissima cornice che è “l’Arsenale”, ho vissuto un momento del genere. In una grande immensa sala piena di rovine – mattoni, calcinacci – c’erano degli enormi schermi posizionati quasi per aria (…) che proiettavano ininterrottamente le immagini caotiche delle grandi città, Hong Kong, New York, Manila, Tokyo, ecc. ecc. Era uno spettacolo affascinante, sembrava di essere lì in mezzo a quelle macchine, gomito a gomito con quella gente. Il pensiero viaggiava a mille, così come quelle immagini; era il racconto delle nostre sorti, la fine che probabilmente farà l’umanità con la perdita dell’identità, un monito che pareva grande come una montagna.

    C’ero ed ero felice di esserci, partecipe e consapevole, che poi dovrebbe essere il fine di un’istallazione secondo me.
    Le fotografie annoiano? Sì, alcune per la loro perfezione. Oggi ero in un centro commerciale e c’erano alle pareti delle gigantografie pubblicitarie. Che meraviglia, bellissime, modelle comprese. Guardandole pensavo ai mega pixel di quelle macchine fotografiche, al fotografo e allo staff che ci stava dietro e intorno, e avrei voluto esserci. Ma l’arte non è perfezione, è quella parte un po’ malinconica che è dentro di noi e che comunica urlando.
    O no? 🙂

    Beh, a dire il vero siamo in due a morderci le mani, ma l’importante è esserci, ed io ci sono. 🙂

    E come un tempo… ‘notte!

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  18. Ehm Arthur, definire me un’artista è veramente un po’ troppo, daiiiii scribacchio poesie e faccio foto amatoriali, nulla di più di tante altre persone!!
    Buon fine settimana carissimo. Bacione, Pat

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  19. Antonella

    ‘ giornooo……bel post caro Arthur e soprattutto bella foto.
    Condivido il tuo pensiero, anche a me e’ capitato di osservare le stesse cose.
    Pero’ vedo che , anche se sono sempre piu’ rari, i talenti autentici non mancano.
    Finche’ esistera’ l’ Uomo l’arte non cessera’ di esistere nel suo significato piu’ profondo.
    Dunque, che cos’e’ l’ Uomo ? ………
    Un abbraccio e un saluto particolare alle persone che commentano su questo blog e che ho perso un po’ di vista ( sono un po’ latitante ….!!!! ) , buon fine settimana a tutti , ciao .

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  20. Di Arte non me ne capisco un ciufolo, e ogni tanto resto basita di fronte a opere che credo comunichino qualcosa e invece ne volevano dire tutt’altra, e io non ho capito il messaggio inteso dall’artista perchè mi mancano le basi culturali.
    Ti faccio un esempio stupido…tempo fa una persona che conoscevo espone un’opera ad una galleria locale: è una porta di legno vecchia, scrostata, con un tralcio d’edera che la ricopre parzialmente. Se guardi dal buchino della serratura, che è evidenziato in qualche modo (non mi ricordo come), ci vedi il tuo occhio, perchè c’è un pezzettino di specchio. Io e il mio consorte ci giriamo intorno, la porta con quell’edera ci sembra bucolica e ci comunica desiderio di vedere al di là, guardando nel buchino vediamo noi stessi in qualche modo, e ci sembra di aver ricevuto un invito a cercare dentro di noi. L’artista, che era lì presente, ci dice che no, l’edera si riferisce ai culti dionisiaci, e la porta è minacciosa e ci rimanda al mostro dentro di noi (o qualcosa del genere). Ci sono rimasta un po’ di non aver capito niente, ma alla fine mi sono chiesta se era possibile che l’Arte avesse come scopo di parlare agli iniziati (fosse pure soltanto perchè avevano fatto il classico e capivano l’equazione edera=Dioniso) o se mancava l’emozione. Ho risolto per la seconda, dall’Arte mi aspetto emozione non mediata da riferimenti culturali che lo spettatore potrebbe non avere. Però ho ancora dei dubbi, e insomma, preferisco andare a vedere una cascata 😀 .
    Scusa se ho divagato!
    Ciao

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  21. Maddai Patrizia, non definirti un’artista mi sembra molto riduttivo.

    D’altra parte, non sono certo io che vinco i concorsi, o sbaglio? 🙂

    Ma l’umiltà è un grande segno d’intelligenza, oltre che di civiltà, quindi…

    Buon fine settimana anche a te. 🙂

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  22. Eh mannaggia Antonella, potevi mancare in un post del genere? Tu che sempre stata attenta a tutto ciò che “naviga” nel mondo dell’arte, tu che ti piace girare per gallerie e musei alla ricerca di emozioni, per cogliere un segno, una pennellata, un alito che ti faccia intravedere l’anima di chi ha dipinto quella tela.

    Sì, i talenti autentici ci sono, senza alcun dubbio, ma spesso anche loro si uniformano alle spietate leggi del mercato.
    Sì, il genio brilla nelle opere di Maurizio Cattelan, che adoro per certi versi, ma la provocazione se intesa come veicolo per scuotere l’attenzione di un UOMO sempre più distratto e poco malgrado tutto informato è la benvenuta, dopo, sì, dopo bisogna andare avanti, altrimenti l’esempio non è altro che una vana chimera che a piè pari tanti altri se ne appropriano per raccontare malamente un pensiero già fin troppo condiviso e sfruttato, per questo stantio e dejà-vu.

    Ciao Antonella, buon fine settimana anche a te e se nel frattempo vai a vedere qualche bella mostra, raccontaci qualcosa, sono sicuro che saprai stupirci, come sempre d’altronde. 🙂

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  23. @ Cinciamogia: devo farti una confessione. Qualche anno fa, diversi a dire il vero, dipingevo, e preso dal sacro furore dell’arte, sono riuscito a organizzare una mostra personale.

    Ho sempre pensato che un’opera, di qualsiasi genere sia, deve poter vivere di “luce propria” nel senso che se comunica qualcosa in chi la guarda, non ha bisogno di troppe spiegazioni. L’artista vive e immagina le cose a modo suo, così come è sua l’emozione che prova o l’intenzione, spesso inconscia, che l’ha portato a dipingere una certa cosa e in una certa maniera. Chi da parte sua poi la guarda, deve poterla vivere e immaginare a modo suo, lui non conosce il pensiero dell’artista, ma conosce il suo pensiero, le sue sensazioni, le sue emozioni, e deve secondo me essere così. Per cui, tornando al mio discorso iniziale, appena qualcuno mi chiedeva cosa avesi pensato nel dipingere quelle tele, io scappavo fuori dalla sala. ‘nnagg…!!!
    Se le mie tele dicevano qualcosa bene, altrimenti non c’era nulla da dire.

    Hai mai visto a Parigi le “Nifee” di Monet? Sono emozione pura, qualsiasi altro discorso non serve a nulla.

    L’Artista del tuo racconto probabilmente non aveva le idee molto chiare, o forse sono io che non le ho, boh, ma concordo con te, l’arte non ha bisogno di riferimenti culturali, l’emozione se esiste vive di luce propria, appunto, in chi la immagina e vive e in chi la guarda.

    Non hai divagato per nulla, anzi, mi ha dato la possibilità di esprimere un mio pensiero, ti pare poco? 🙂

    Ciao, grazie e buon fine settimana anche a te.

    ps: ho smesso di dipingere dopo aver partecipato ad un concorso. L’artista premiato aveva messo accanto alla sua opera un biglietto con la spiegazione.

    L’opera consisteva in una tela dove appiccicato sopra c’era un filo spinato e dietro due uova fritte con tanto di tuorlo e bianco.

    Maddai!!! 🙂

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  24. Ciao carissimo Re Arthur, come vedi ogni tanto do segni della mia sopravvivenza a questo mondo estraneo ed ostile, ovviamente sto quasi scherzando, come tu ben sai amo appropriarmi di alcuni appigli per poi partire per tangenti sconosciute e a volte estranee al percorso che le ha generate, in uno dei tuoi ultimi post ho letto la tua impressione e meraviglia su quel magnifico artista che di nome fa Monet, così sono andato a rivedere alcuni di quei meravigliosi quadri relativi al ciclo delle ninfee, rinnovando così le impressioni che avevo di quell’ indiscutibile artista.
    Come ho spesso ribadito parlando di tutto quello che è figurativo io amo le forme che più si avvicinano e ricalcano la verità visiva, questo vale per ogni forma espressiva, tranne che nel caso del pittore Monet, il cui stile così distaccato dalla descrizione delle forme e che proprio per questo motivo generalmente uscirebbe dal mio canone di apprezzamento, devo invece ammettere che ne rappresenta un’eccezionale eccezione (perdonami il gioco di parole) , sarà forse dovuto hai suoi noti problemi di vista, ma, io sono propenso a credere che in fondo abbia voluto rappresentare non le forme, ma le mille sensazioni ricevute da esse in regalo, una specie di antologia quasi postuma, un bisogno di dipingere quelle sensazioni avute in regalo da quelle forme nel corso del suo vissuto e obbligatoriamente negate dai suoi noti problemi di salute, quasi costretto al ricordo, ne ha saputo comunque cogliere ed esprimere il senso e la bellezza.
    Ciao neh! Alla prox.

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  25. “abbia voluto rappresentare non le forme, ma le mille sensazioni ricevute da esse in regalo, una specie di antologia quasi postuma, un bisogno di dipingere quelle sensazioni avute in regalo da quelle forme nel corso del suo vissuto e obbligatoriamente negate dai suoi noti problemi di salute…” bellissima questa tua interpretazione Alan, e se me lo permetti la faccio mia, perché è la stessa sensazione che provo anch’io guardando quei meravigliosi quadri.

    Tra l’altro mi ritengo fortunato per aver vissuto un’anteprima unica. Alcuni anni fa, tanti a dire il vero, la prima volta che sono andato a Parigi ho avuto una guida d’eccezione, una ragazza americana che viveva lì e che amava l’arte in modo particolare. Un giorno, girando tra i musei, i boulevard e le meraviglie di Parigi, mi ha portato nei Jardin des Tuileries, che altro non sono che i giardini del Louvre. In due piccole casupole ai lati dei giardini, c’era una sala semicircolare dove erano esposte le grandi tele di Monet che rappresentavano “Le Ninfee”.

    Ebbene, mi sono seduto nella panchetta che c’era nel mezzo della sala e sono rimasto lì in silenzio non so per quanto tempo. Sarà stata la grandezza di quelle tele semicircolari che davano un senso di accoglienza tutta particolare, sarà stata la meraviglia che mi comunicavano, non so di preciso, ma ho provato un’emozione fortissima, tant’è che a distanza di tanti anni le ho ancora davanti ai miei occhi.

    Sì, emozione pura, al punto che guardandole riuscivo a vedere al di là di quelle pennellate stesse, come se legato al quel mondo fantastico ci fosse un universo sconosciuto da scoprire un po’ per volta.

    Che altro dire, boh, forse l’arte dovrebbe comunicare solo questo tipo si sensazioni, oltre le quali, non c’è più nulla.

    Ciao carissimo, è sempre un piacere averti tra queste mie pagine. 🙂

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  26. No, non ho mai visto le Ninfee…metto in lista!
    Spero che l’uovo fritto avesse subito qualche trattamento al fine di migliorarne la conservazione, se no…non vorrei averla in casa dopo una settimana, quell’opera!

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  27. “Ebbene, mi sono seduto nella panchetta che c’era nel mezzo della sala e sono rimasto lì in silenzio non so per quanto tempo.”
    Penso che tu debba sentirti molto fortunato, in quella sala credo che tu abbia avuto uno dei pochi incontri ravvicinati con la vera essenza dell’uomo, un esempio dell’espressione dell’intelligenza umana, un evento rarissimo. Ciao neh!.

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  28. il mio dolce Arthur
    mio ?
    di chissà quante !
    l’ ho pensato a sorrento quest’ estate……foto…si quando l’ ipad comunicherà di nuovo con il pc, o avrò wifi ad ok…..dunque ero a sorrento e cercavo limoni di ceramica dipinta
    anni fa me li avrebbero tirati, li avevano tutti anche piastrelle con limoni a rilievo, hai presente ?
    quando sono venuta in questa casa sui monti lontana dal mare è stata la prima cosa a cui ho pensato, di inserirli nel muro della cucina e piastrellate tipo un mix tra villa igiea a palermo……..mmmmm e sorrento
    dio quest’ estate ero già col cesto pronta a portarmene dietro una fabbrica invece nei negozi di souvenir ho trovato limoni di cera e sapone che vengono dalla cina e dentro sono di marsiglia con giusto un aroma su
    dieci anni da erano il top a positano
    dunque
    non ho limonato
    per le gallerie mio caro ti consiglio il museo archeologico di napoli piazza cavour, troverai egitto pompei e grecia in botto per te
    io fotografai una statua che mi sapeva di omologazione, in realtà a casa mi aggrovigliai a pensare sto nudo decapitato e steso dove lo avevo visto, ebbene era greca e michelangelo l’ ha copiata, poi ha messo il foglio rovesciato in controluce e ha fatto niente popòdimenoche adamino

    baci ……..ovunque

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  29. L’unicità che ci distingue a volte è una scomoda verità e così si preferisce seguire la via più facile, che vuol dire piacere agli altri e seguire ciò che la maggioranza fa.
    Anche nell’arte esiste uno standard che deve soddisfare più gente possibile e poi esiste l’eccellenza di chi non vuole soddisfare nessuno ma solamente comunicare se stesso.
    Buona serata Arthur

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  30. Infatti mi sento molto fortunato per aver vissuto un momento come quello, ma se ti capita di andare a Parigi, vacci Alan, credo che adesso le ninfee siano al museo D’Orsay e poi mi dirai. 🙂

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  31. Mannaggia Michela, sei unica, come sempre d’altronde. Grazie per il dolce e per i baci ovunque, ma cambiando discorso ( 🙂 ), sai che non sono mai stato a Sorrento?

    Beh, mi vergogno un po’ per questo, ma capisco la tua delusione per non aver trovato quel che cercavi. Sai che sono bellissime anche le piastrelle tipiche delle Isole Eolie? Si usano spesso per rivestire i muretti e i sedili sotto ai pergolati di canette, magari nelle case coperte di bouganville, a Panarea, a Stromboli, a Lipari. Potresti programmare una vacanza il prossimo anno, vedrai che belle, sia le ceramiche che le Isole Eolie, se non le conosci.

    Poi passo a trovarti.

    ‘nnagg…!!! 🙂

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  32. Hai ragione Spazio, a volte si preferisce seguire la via più facile, fa nulla se si casca nell’ovvietà, quanti artisti nell’ombra infatti, quanta creatività riservata a pochi purtroppo.

    C’è fermento comunque, o almeno è quello che avverto. Boh, vedremo. 🙂

    Ciao carissimo, ti leggo sempre con piacere.

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  33. Caro Arthur come non essere d’accordo? C’è in giro tanta di quella roba che definirla arte mi pare davvero spropositato. Per me l’arte vera è quella dell’uomo di un tempo che davvero era in grado, pur con materiali inferiori per qualità e quantità, di creare opere di un indubbio valore che ancora oggi a distanza di secoli , siamo qui ad ammirare. Tra opere pittoriche, scultoree, magnificenze di chiese gotiche, edifici di straordinaria bellezza In Spagna, Francia, Italia, Inghilterra ect. non mi parlate di cineserie tecnologiche. Non sono per me. E poi pensare di trovare cose uguali in ogni paese non è aver perso la propria identità? L’arte vera dà solo emozione. Il resto lascia il tempo che trova. Un abbraccio caro Arthur e buon week end. Isabella

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  34. Visto l’ora, buon giorno possibilmente con dolce risveglio! Recuperato il tempo perduto, e come sempre ti leggo con piacere. !!
    Emozioni …”e in questi tempi un po’ bui ne avremmo davvero bisogno”
    Cosa altro aggiungere? … solo lasciandoto un pensiero positivo,… e chiudendo con il tuo frase ; Evvabè, tiriamoci su le maniche, chissa! … 🙂
    Lisa ( non piu assente) ….

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  35. In questo periodo caro Arthur sono molto impegnata ma perchè disperare? Se troverò il tempo volentieri .Ma dimmi un pò c’è un tema particolare da seguire o c’è libertà di scrittura? Un abbraccio caro Arthur. Isabella

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  36. No Isabella, non c’è un tema particolare se non quello che la vostra fantasia può regalarci. Quindi libertà di scrittura, che sia un racconto, una poesia, una novella o anche delle foto, anche non necessariamente natalizie.

    Se vuoi partecipare sarai la benvenuta ed essendo la prima volta, mi pare, ancora di più. Se vuoi nel frattempo sfogliare i Magazine degli anni passati potrai trovarli nella pagina dedicata a Scriveregiocando che c’è nel mio blog ” https://ilmondodiarthur.wordpress.com/i-miei-i-nostri-magazine/scriveregiocando/

    E nel frattempo, ciao e buona serata. .-)

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