Buongiorno!

Adama_bn

Leggevo l’altro giorno sul giornale che un preside di una scuola superiore aveva mandato in giro per le classi una circolare dove chiedeva che fosse ripristinata la buona abitudine del “Buongiorno” mattutino.

Ho sorriso leggendo la notizia e sì, perché, in effetti, non è poi una buona abitudine ai giorni nostri, probabilmente nelle classi in modo particolare, ma un po’ dappertutto a dire il vero, aggiungo.

Oggi si è troppo presi nel rincorrere la (propria) vita che anche le buone maniere rischiano di andare in soffitta. E poi con questa disinvoltura del dare a tutti del “tu”, nei ragazzi in modo particolare, si è un po’ perso il senso dei ruoli. Siamo tutti uguali, da qualsiasi parte si stia, creando secondo me tutta una serie di equivoci che alla lunga si possono tramutare in mancanza di rispetto.

Ne parlavo giusto con degli amici, personalmente sul lavoro anche con persone che conosco da anni, il “lei” è una mia buona abitudine e ciò non toglie che non ci sia ugualmente un rapporto di confidenza.

Non è per mantenere le distanze, assolutamente, ma così facendo, non mi è mai successo di trovarmi in situazioni imbarazzanti: si scherza, ci si confida se è il caso, ma poi quando si tratta di lavoro, ognuno le sue competenze e il suo ruolo.

Sono ormai quasi vent’anni che lavoro con lo stesso falegname e poco tempo fa, in effetti, gli avevo chiesto di infrangere la barriera del “lei”, visto che tra l’altro tra una piallata di un mobile e l’altro, di cose me ne aveva raccontate tante. Ho avuto la sorpresa di sentirmi dire che lui preferiva continuare con il Lei, si sentiva più a suo agio e la cosa mi ha fatto sorridere.

Giusto o sbagliato che sia, credo che anche così non esistano barriere, e in un certo senso è anche meglio, perché quel Lei ci ricorda che anche il rispetto passa per una formalità, se solo non la si considera tale.

E a proposito, vista l’ora… buona serata., con un sorriso ovviamente.

23 pensieri su “Buongiorno!

  1. ..ma siccome noi due non ci conosciamo , io ti do del te.
    Mi viene bene il the , ma il te anche meglio.
    A parte gli scherzi, condivido il tuo concetto e aggiungo anche che capita sempre più spesso
    di dare un buongiorno e vedere la faccia un po’ smarrita di chi lo riceve come a voler dire: ma ci conosciamo?
    No non ci conosciamo ma stamani mi andava di dare il buongiorno a qualcuno, ed è capitato lei ….quindi arrivederci!
    avrà pensato che ero stonata di fumi e alcool…ma chissenefrega.
    Sul posto di lavoro invece ho sempre avuto richiesta del tu….. all’inizio mi torna difficile poi mi abituo.
    ma occorre mantenere le distanze perchè i ruoli non si devono mai confondere.
    detto così sembra quasi una regola ferrea ed imposta ma per esperienza posso dirti che mi sono sempre trovata bene.
    Non solo da subordinata ma anche da capa.
    pensa , con il mio titolare il venerdi sera andavamo a cena fuori, a ballare, e si faceva le ore piccole piccole….ma al mattino alle ore 9.00 tutti sull’attenti!!!!
    Arrivava con il suo passo felpato, ci guardava ed era sempre il primo a dare il buongiorno.
    E pensare che poche ore prima ridevamo come matti, ci prendevamo n giro e ballavamo!
    Ma sul lavoro serietà assoluta.
    Mi ha insegnato molto. Non è facile tenere a bada tante teste specie se femmine…eppure lui ci riusciva benissimo.
    Forse perchè al suo fianco aveva una grande donna, sua moglie.
    ma questo è un altro discorso.
    adesso ti regalo la mia buonanotte caro mio bel cipollino.
    Spengo tutto…sono triste, malinconica e mi manca la mia isola con l’annesso orso Mary. Ecco.

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  2. Sì, cara Ivana, non è una regola fissa, ma alle volte lo dovrebbe essere. Il mio dare del lei mi viene spontaneo, e per certi versi mi sembra anche giusto. Ho insegnato in una scuola professionale e contrariamente ai miei colleghi che davano del tu ai ragazzi ( dai 18 ai 22, 23 anni) e pretendevano il lei, a me contrariamente sembrava giusto essere alla pari. Ma anche sul lavoro, non è una regola, ma una cosa spontanea, quasi un reciproco rispetto, che non passa certamente soltanto attraverso a questo tipo di convenzione, ma senz’altro ne trova giovamento. Vado quasi tutti i giorni a mangiare in un centro di Giovanni Rana e la direttrice un giorno mi ha detto che i capi da lei pretendono che loro diano del lei ai clienti e mi sembra una cosa giusta.

    Ma come tutte le regole, si può infrangere, certamente.

    Ti manca il tuo Orso? Mannaggia! Capisco e lo immagino.

    Vabbè, notte, notte, notte e per domattina, Buongiorno! 🙂

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  3. alanford50

    Tu, lei o ella ?

    Tralasciando il troppo formale ed inconsueto ella, la scelta deve ricadere tra il tu o il lei, per me non esistono regole, ma unicamente convenzioni, contano un’insieme di fattori che partono dall’educazione al conformismo al rispetto delle età e delle posizioni sociali e lavorative, io posso parlarti brevemente ( si fa ovviamente per dire) delle mie passate esperienze lavorative.
    I miei primi 5 o 6 anni lavorativi non sono contati molto in quanto ho vissuto l’epopea dell’apprendistato (dai 15 ai 20 anni, 1965/19701) dove i rapporti contavamo come il 3 di coppe quando la briscola è bastoni, nei quattro anni successivi ho vissuto l’esperienza di operaio e il trattamento e la paga erano di scarso interesse, quindi dai 15 ai 24 anni il LEI era d’obbligo ed in cambio ricevevo quasi sempre il TU.

    Nei successivi 9 anni iniziai a lavorare in un nuovo centro meccanografico presso una società multinazionale americana, eravamo in due, il capo centro ed io (operatore/programmatore) data la novità di quel mestiere (gli anni 70 sono stati l’inizio dell’informatizzazione delle medie/piccole aziende, prima i grandi e complessi centri meccanografici erano ad appannaggio unicamente delle grandi aziende), quindi data la novità di questo mestiere il capo ed io eravamo in costante reciproco rapporto di lavoro, in quegli anni quei catorci di calcolatori (che erano ancora molto meccanici e poco elettronici) un giorno su due si guastavano ed allora per non perdere colpi e per non stare indietro con la data di stesura degli inderogabili bilanci mensili andavamo a lavorare su un calcolatore messo a disposizione per i clienti nella sede della IBM di Torino, solo che le ore disponibili erano sempre nelle ore notturne, il giorno successivo ovviamente dovevamo comunque essere nuovamente in ufficio, quindi questo grande impegno reciproco ed un buon lavoro di equipe ci ha portati ad una vera amicizia (che si estese anche alle rispettive mogli, leggasi cene e gite) ovviamente quel grande comune sforzo lavorativo fu alleviato dall’amicizia, dalla collaborazione e dall’applicazione di un buon metodo di lavoro di equipe dove le nostre due posizioni erano intercambiali (sempre con il massimo e reciproco rispetto) il TU venne da subito naturale, senza di esso quell’enorme sforzo non avrebbe mai potuto essere realizzato e sopportato.

    Poi come sempre accade il vivere ti porta a scelte difficili, in quegli anni mi ero trasferito a 50 km dall’azienda e facevo 4 ore di viaggio per farne 8 di lavoro (grazie a Dio erano finiti i tempi degli orari pazzi) ma diventò tutto difficile e poco gestibile,quindi cambiai azienda e mi avvicinai a casa, ovviamente l’atmosfera era completamente diversa, divenni programmatore/analista sempre presso un centro meccanografico di una multinazionale, ma dal 1° giorno di lavoro il capo ufficio volle mettere in chiaro che lui dava e pretendeva il LEI, quindi ho dovuto adeguarmi e non posso negare che dopo 9 anni di lavoro/amicizia trovarmi in quella nuova realtà mi ha fatto rimpiangere molte volte la scelta presa, ma devo ammettere che comunque grazie al grande reciproco rispetto le cose hanno poi preso la giusta piega diventando un normalissimo e tranquillissimo rapporto di lavoro, che è durato fino al giorno del mio pensionamento.

    A chiusa e morale di questo mio racconto devo dire che il TU richiede le persone giuste, il LEI va sempre bene se accompagnato dall’intelligenza e dal reciproco rispetto.

    Ciaooo neh! Alla prox.

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  4. Erik

    Ciao Arthur, quando ascolto due persone che si danno del lei mi sembra di percepire ciò che io definisco “eleganza” e quindi la mia predisposizione mentale è di “attrazione e rispetto”… ovviamente ciò non vale come regola generale ma come “primo impatto”.

    Dal mio conto più o meno per la stessa regola, piace salutare sempre con il buongiorno quando entro in un luogo con delle persone presenti e augurare sempre buona giornata o serata, con un sorriso, quando me ne vado… anche se il mio umore non è al top…

    è una cosa che mi sono imposto di fare tanti anni fa quando mi sono fermato a ragionare sul fatto che le persone che incrocio “per strada” non sono responsabili dello stato del mio umore e che quindi non è corretto addossare a loro tale responsabilità. Allo stesso modo un sorriso di un estraneo/a senza attese contribuisce spesso a fornire una dose di entusiasmo e quindi mi sono detto… perchè no?!?!? 🙂

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  5. Bene allora iniziamo ad usare anche tra noi il LEI, chissà che confusione farei quando chiacchieriamo ahahaha, già ne faccio tanta normalmente 😀
    Comunque hai ragione, però quando i ragazzi mi danno del Lei o mi chiamano Signora mi mandano in palla, mi fanno sentire vecchiaaaaaaa, non mi piace, no no, non mi piace!!
    Ok, Lei Signor Arthur deve ricordarsi di quella cosa che io Le devo ricordare con costanza e con una certa cadenza… ricorda???? Ecco, ora si incuriosiranno tutti (forse) ma fa niente, ormai dovrebbero esserci abituati alle mie uscite che non hanno ne capo ne coda ahahahha
    Buona serata, Pat

    P.S. Sono stanca del mio blog, non riesco a seguirlo, non riesco a seguire quelli degli altri, ci sto pensando parecchio… forse forse…. mah, boh!!!!

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  6. E come non essere d’accordo con te Alan!!!

    Come in tutte le cose e nei rapporti tra le persone, intelligenza e reciproco rispetto sono fondamentali e non è certo il tu o il lei che nel caso fa la differenza. Diciamo che i ruoli non devono creare le differenze a livello personale, dirigente o operaio che sia, ma sono dell’avviso che se i usa il tu deve essere per tutti e viceversa se si usa il lei, anche. Poi c’è chi equivoca, ma personalmente poche volte mi sono trovato in questa situazione, ma è anche vero che alle volte per certe persone la troppa “confidenza” è un deterrente e allora è meglio mantenere le distanze, sempre però con il massimo rispetto.

    Ma oggi, mi domando, esiste il rispetto per l’altro?

    Bella domanda. 🙂

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  7. Concordo in pieno con te Erik, l’educazione e la disponibilità al dialogo come prima cosa e in effetti cosa di meglio di un bel sorriso e di un buongiorno dentro ad un ascensore, piuttosto che rimanere lì impalati cercando di guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa da fissare? 🙂

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  8. Beh, cara Diemme, non sarebbe troppo normale darsi del lei tra i blogger, ma non perché si è come colleghi, ma solo perché in questo mondo “virtuale” ci sono già abbastanza barriere da superare e se ci mettiamo anche il lei, buonanotte. 🙂

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  9. Patrizia mi raccomando, non sparire anche tu, poi adesso che è tornata Vemntolino, maddai, rallenta se proprio proprio, ma resta con noi. 🙂

    E per l’altra cosa, sì, ricordo il patto di sangue tra di noi, ma sto provvedendo e comunque, grazie per avermelo ricordato.

    Ciao, buona serata. 🙂

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  10. Calo

    Penso sia questione di educazione, garbo, buon gusto e rispetto nelle relazioni.
    Personalmente parto sempre con il LEI, arrivo al TU solo se richiesto dall’altra parte e, per la verità, non è detto che ci riesca sempre! Ti faccio un esempio: nel gruppo dei ministri straordinari della mia parrocchia sono la più piccola: tutti mi hanno detto di dar loro il Tu, ma io ci riesco solo con quelli che mi sono quasi coetanei…degli altri potrei essere figlia!
    In ogni caso… confidenza sì… l’importante è che dal dito non ci si prenda tutta la mano! 🙂
    Buon pomeriggio!

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  11. E sì Calo, dipende sempre dai casi e comunque, anche a me risulta difficile dare del tu a persone più vecchie dime,ma credo sia un vecchio retaggio di educazione, anche lo ritengo giusto.
    Buona giornata! ☺

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  12. Aurore2014

    Mi trovo del tutto d’accordo con quello che hai scritto in questo post. Ricordo che quando ero bambina mia madre mi aveva educata a salutare sempre quando si entrava in un luogo e così vedevo fare da tutti gli adulti: chiunque entrasse in un negozio, dal medico, dal parrucchiere, diceva “buongiorno” rivolto alle persone presenti e tutti rispondevano… adesso siamo rimasti in pochi a farlo. Io ci tengo alle buone maniere e credo siano davvero importanti per mantenere le relazioni interpersonali nell’ambito della civiltà, credo facilitino anche i rapporti. Poi per il Lei, guarda, penso anch’io che ci si possa sentire più a proprio agio ad usarlo con certe persone o in certe situazioni: c’è una persona che lavora con me, ma non con il mio stesso ruolo, che ogni tanto insiste perché io le dia del tu, ma non mi viene spontaneo, non so come farglielo capire, non è per tenere le distanze, anzi, come dicevi tu è anche una forma di rispetto.. mi sento più in sintonia con il mio modo di essere, con la mia educazione a darle del lei e darle del tu sarebbe per me una forzatura… purtroppo non tutti mi capiscono. Ma tu sicuramente sì! (Eh, con te mi viene bene il Tu invece… 😉 ) . Un bacione. Grazie di passare sempre a farmi visita. 🙂

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