Come già accennato nel mio post precedente, non solo mare o bella compagnia questa estate, ma anche un po’ di arte.
Confesso però di sentirmi confuso di fronte all’arte moderna, qualunque sia la sua matrice. Quadri, sculture, opere che affondano la loro esistenza in un ripetersi monotono alla ricerca di un dejà-vu spesso sconfortante, che probabilmente rincorre la novità, senza per questo trovarla.
Le istallazioni, grandi o piccole che siano, sono diventate un’abitudine, una moda e in tante di queste, il nulla è di casa, o almeno questa è la mia impressione. D’altra parte un’opera, se da sola non si esprime, forse che insieme a delle altre acquista una dimensione diversa?
Ecco da cosa nasce la mia confusione, nel non sentirmi coinvolto, quella parte emozionale di me che a gran voce chiede di voler partecipare, si sente tagliata fuori e così i miei occhi scrutano senza curiosità opere una accanto all’altra, come se fossero inutili oggetti riposti su di uno scaffale di un supermercato.
Ma capita anche di leggere recensioni di artisti tra l’altro quotati che pur di “giustificare” delle scelte artistiche a dir poco discutibili, secondo me, esprimono l’inverosimile; e così un gioco di specchi sapientemente collocati in un’istallazione dentro le sale di un palazzo antico, è l’inizio, l’invito di un susseguirsi d’immagini che dovrebbero portarci a chissà quali considerazioni psicosocialfilosofiche.
Maddai!!!
Evvabè, non tutto è così per fortuna. D’estate vado spesso a Pietrasanta, cittadina meravigliosa, capoluogo della Versilia, centro per la lavorazione del marmo e del bronzo d’importanza internazionale, con le strade, le piazze, le chiese piene di opere di artisti. E’ bella l’atmosfera che si respira, mai banale o scontata, l’arte è lì da vivere, non importa se guardandola non ci si chiede di chi sia o cosa abbia voluto dire. E’ un modo intelligente di rendere l’arte alla portata di chiunque, persino dei bambini che magari si rincorrono giocando intorno a una statua.
Le statue esposte, alcune grandi – esposizione dall’11 giugno al 25 settembre 2016; Piazza Duomo, Chiesa e Chiostro di S. Agostino, Pontile di Marina di Pietrasanta e Capezzano Monte a Pietrasanta; Piazza Garibaldi a Forte dei Marmi; Pontile Bellavista Vittoria a Lido di Camaiore – sono di Helidon Xhixha, un’artista Albanese che nelle sue sculture utilizza con delle tecniche innovative e specializzate l’acciaio inox, incluse alcune opere in vetro di Murano e in marmo statuario.
“Io non scolpisco materiali; Io uso materiali per scolpire la luce”. Le sue parole. Così che l’acciaio diventa lo strumento per manipolare la luce, con un impatto alle volte davvero straordinario, non tanto per gli effetti di distorsione che se ne ricavano, ma quanto per le innumerevoli variazioni che la luce o gli oggetti riflessi, rimandano a chi le guarda.
Non è come trovarsi di fronte ad uno specchio o superficie riflessa, le sue sculture con delle forme discontinue se non addirittura distorte, sono l’espressione di una forza che a stento riesce a trattenersi, come se la materia in esse contenuta abbia voglia di urlare al mondo intero della sua esistenza.
E’ questa l’impressione che ne ho ricavato; in alcuni casi, come in quelle esposte nella Chiesa di S. Agostino, in assoluto silenzio, immobile a scrutare l’insieme di quelle linee che nella luce prendevano forma, in altri – le statue esposte nella Piazza del Duomo di Pietrasanta – affascinato da quei vuoti e da quei pieni, che somigliavano al respiro affannato di chi ha appena scalato frettolosamente una scarpata in salita.
Da vedere, da gustare, uno spettacolo per certi versi straordinario.
Un modo come un altro per passare le vacanze portandosi dietro e dentro qualcosa che rimane.
L’opera d’arte è messaggio,è espressione e quando questa non fa presa secondo me significa che non c’è una corrispondenza sensoriale tra artista e osservatore. E’ come un linguaggio che non si traduce e rimane incompreso sia preso singolarmente che insieme ad altre opere come dici tu.
E ogni persona può recepire in maniera diversa i messaggi trasmessi con la propria personale interpretazione che può essere più o meno simile o completamente staccata da altre. Personalmente mi è capitato di vedere delle personali (l’ultima di un’artista americano a Rovereto) che nella loro intierezza mi hanno lasciata completamente impassibile, non mi hanno trasmesso alcuna sensazione-emozione; il loro linguaggio non ha toccato le mie corde sensoriali,non per questo ovviamente mi permetto di dire che fossero brutte ,semplicemente non mi hanno arricchita.
Poi come prosegui nel tuo bel post,ci sono artisti contemporanei che diversificano la loro produzione,non entrano in una monotonia stilistica cosicchè anche se non in tutte le loro creazioni catturano la nostra curiosità e ci rimangono impresse.
Un bel post Artur,bella cartolina ricordo della tua vacanza 🙂
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Ciao Arthur, purtroppo il mondo del contemporaneo porta con se un messsggio ed un linguaggio perlopiù ostico perché si consolida nell’introspezione dell’autore. Rispetto all’arte antica che conosciamo e che esiste come tale per sua stessa capacità di interazione con lo spettatore (avendo in se anche il valore estetico!); l’arte contemporanea è giustificata dalla quasi totale assenza di interazione con il fruitore poiché contiene il pensiero più o meno reale dell’artista. Il valore estetico diventa secondario se non nullo a sfavore della comprensione e del valore emozionale. Per cui ogni lavoro andrebbe compreso solo dopo aver letto la relazione dell’artista..che a volte esaspera il contenuto, il cui racconto non può e non deve necessariamente farci accettare l’opera stessa. In tutto ciò metti che spesso con questo “abuso” cercano di rifilarci cose indicibili!
Io resto dell’idea però (come dice Daniela) che senza emozioni non c’è arte e che pure il contemporaneo come hai raccontato di Pietrasanta (patria dell’arte e della scultura) può essere ben compreso se corrisponde al suo fine.
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Grazie Arthur per questo bel post della tua vacanza, 🙂
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Sì Daniela, ognuno di noi ha unsuo modo personale di intendere e vedere un’opera, come dici giustamente, ma aggiungo, la nostra interpretazione si differenzia anche da quella dell’artista, anche perché malgrado possano esserci delle spiegazioni, mai e poi mai l’osservatore potrebbe provare le stesse emozioni, e quanto meno la visione che ha portato l’artista a dipingere quella data cosa e in quel modo.
Quando parliamo di queste cose qui sul blog, io faccio sempre un esempio di quando anch’io mi dilettavo con pennelli e colori. Ad una mia personale di pittura, (adesso i pennelli sono finiti in soffitta… 🙂 ) mi è capitato più volte di uscire ogni qualvolta immaginavo che mi si stesse chiedendo qualcosa su ciò che avevo dipinto. Non scappavo dalle mie responsabilità, né quanto meno dal confronto, ero e sono convinto tuttora che non serva a nulla qualsiasi spiegazione, anche perché ognuno di noi proprio grazie al suo modo personale di vedere le cose, l’avrebbe interpretato comunque in maniera diversa.
Per il resto, sì, tanta arte oggi è “distratta”, si adegua, e ricerca il modo più comodo per comunicare, la mancanza di novità è data soprattutto dalla mancanza di idee e allora si ripropongono degli stereotipi, se non addirittura delle follie che hanno successo solo perché tali, e che con la creatività e l’innovazione hanno poco a che vedere.
Grazie! 🙂
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Ed è proprio su questo Lois che non concordo, cioè sul fatto che un’opera debba essere spiegata, altrimenti risulta incomprensibile. Ho visto delle tele enormi di un’artista dove c’erano solo macchie di colore e la mia sensazione era di meraviglia, quei colori messi lì alla rinfusa mi emozionavano, c’era un equilibrio formale e stilistico nell’insieme che affascinava e catturava l’attenzione.
Questo per dire che non serve che il soggetto di un’opera sia necessariamente comprensibile, ma che susciti emozioni o quanto meno meraviglia, sì, è il minimo.
L’introspezione la tollero poco negli scritti, figuriamoci nell’arte figurativa. D’altra parte mangio pane e creatività giornalmente, guai se non avessi chiaro cosa voglia dire “messaggio”.
Ciò che arriva agli altri è l’insieme di tante cose -non per ultimo le loro sensazioni e il modo di viverle, il loro grado culturale, e così via… – non necessariamente la mia vera intenzione. E riuscirci è già un’impresa. 🙂
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Grazie a te Laura per esserci. 🙂
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infatti l’arte non si può spiegare si lascia libera l’interpretazione.. 🙂 ciao
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🙂
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Anche io sono perplessa…inoltre mi riesce difficile collegare una scultura così “pesante” e materiale alla luce…
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Concordo sul fatto che l’arte moderna sa essere ostica ai più. Forse, specie nella nostra bella penisola, abbiamo gli occhi troppo pieni delle linee e delle bellezze del passato che continuano a farci buona compagnia e non siamo preparati a dovere sul moderno troppo ermetico, spigoloso o alquanto estroso. L’emozione può esserci, c’è in alcuni casi, certo che sì, ma a volte si sente la necessità di sapere qualcosa in più per uscire da quella confusione di cui parlavi.
Mi piace molto l’ultima scultura. Ecco, vedi? Torno al conosciuto, facilmente comunicativo seppur diversamente interpretato.
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Sì Monique, a vederla così in foto sembrerebbe, ma dal vivo è tutt’altra cosa credimi e la luce è data solo da strani riflessi che si ripercuotono a seconda di come le forme hanno forma (scusa il gioco di parole).
E comunque non per tutte, ma alcune sono davvero magiche.
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E’ vero ciò che dici Maria Rosaria, siamo troppo abituati alle “Belle Arti”, ma andando un po’ oltre, certa scultura o pittura, ha un che di monotono, come ho già scritto. L’ultima scultura alla quale ti riferisci, è senz’altro più comprensibile, bella, ma non la più bella secondo me. Preferisco quelle esposte in piazza, in marmo e acciaio, che proprio per la loro possanza, giusto per usare un eufemismo, sprigionano un fascino che non ha pari, il discorso della materia di cui ho parlato per intenderci, e che poi vuol dire andare al di là della rappresentazione stessa e vederci da spettatore qualcosa di personale, ma non per questo diverso.
Le opere dovrebbero essere guardate con questa ottica, immedesimarsi, farle in un certo senso proprie e poi, se l’emozione arriva, interpretarle a proprio modo.
Giusto? 🙂
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Concordo assolutamente. 🙂
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Appena ho un attimo scriverò anch’io di arte, voglio raccontare l’opera che ho visto sul Naviglio Grande: una composizione fatta al computer, 100 layer di photoshop, uno sull’altro, roba che ti manderebbe in solluchero. Emozione pura, ma con un messaggio altrettanto chiaro (Milano e l’acqua, binomio inscindibile). Il segreto, secondo me, è tutto qua.
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E allora mio caro Dino aspetto con ansia il tuo articolo e magari vado ugualmente in sollucheri. 🙂
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et voila’ ! 🙂
http://dinomanu.blogspot.it/2016/09/milano-citta-di-flussi.html
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Difficile commentare un articolo così ben scritto, perché completo ed esaustivo.
Difficile perché non sono stata a Pietrasanta e non ho visto le sculture in questione: le foto non possono coinvolgermi, anche se, il violoncello o contrabbasso è magnifico anche così, sembra vibrare di note…
Difficile perché mi occupo di arte contemporanea, sia per diletto che per lavoro, e ci sono tanti artisti che mi coinvolgono con le loro opere o installazioni. Capita che vorrei sedermi in un angolo di qualche museo e stare lì ferma a osservare, e osservare, quelle sculture strane e di per sé insensate che spesso ciondolano da un soffitto, come quelle di Ernesto Neto.
Non c’è niente da spiegare nell’arte contemporanea. Dobbiamo solo entrarci dentro con i sensi: a volte si prova godimento a volte un senso di nausea… ma bada bene ambedue le sensazioni sono una crescita per il nostro io.
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Un bell’articolo Dino, mi riprometto di andare a Milano e vedere quell’opera che già mi piace. Sì, sono le mie cose. 🙂
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Mia cara Solindue (posso chiamarti affettuosamente Martina?) confesso di non aver mai preso in considerazione questa eventualità, e cioè entrarci dentro per provare godimento o nausea, come dici tu e ti prometto che prima o poi lo farò.
Ma, mannaggia, c’è un grande grande ma per come sono io. Un po’ meno probabilmente contemplativo di te, i miei sensi hanno bisogno di sentirsi coinvolti fin dal primo momento, e se ciò non accade, vado oltre.
Non voglio dire con questo che non mi soffermo, anzi, spesso è la mia curiosità che per prima mi obbliga a guardare meglio, a scrutare ogni piccolissima piega di quell’opera. Credo di essere un buon osservatore, per cui i particolari non li perdo facilmente, ma ho bisogno, scusa se mi ripeto, di coinvolgimento, per entrare dentro a un’opera, a un’istallazione, devo sentirmi partecipe, colpito non tanto dall’estro che propone una novità – troppe novità nell’arte oggi… – , ma piuttosto dall’emozione che mi suscita, mista magari a meraviglia, e perché no, stupore. Devo poter urlare dentro, così come mi è capitato entrando per la prima volta nella chiesa di S. Agostino a Pietrasanta per ammirare le statue di Igor Mitoraj l’anno scorso. Chiesa che avevo sempre trovato chiusa e che quella sera era lì a mia disposizione.
Entrando ho esclamato ad alta voce: “Che bella!”
La signorina seduta dietro a un tavolo probabilmente per dare informazioni, mi ha sorriso ed io sorridendo, beh, mi sono scusato per averlo detto ad alta voce. E’ questo che chiedo all’arte, qualunque essa sia: stupiscimi e poi ne parliamo. 🙂
Se riesci vai a vedere quella istallazione a Pietrasanta, c’è ancora per pochi giorni, sono sicuro che ti piacerà. 🙂
ps: mi piacerebbe tanto starmene seduto in un angolo di un museo con te vicino, chissà cosa ne verrebbe fuori dopo. 🙂
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Devi chiamarmi Martina… WordPress mi riconosce come Sol’ che vuoi farci!
P.s. Finiremo per incontrarci un giorno o l’altro… magari non sulle scale di una chiesa ma dentro un museo!
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Sì Martina, magari casualmente, mentre tu rapita guardi quelle sculture strane e di per sé insensate che spesso ciondolano da un soffitto di Ernesto Neto, ed io vedendo quello sguardo mi avvicino per chiederti come mai, ‘nnagg… 🙂
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Bravo @Artur … fortuna o no, stavolta sei stato veramente bravo !
Ps. : colgo l’ occasione ( perdonami … se esco dal tuo post ) per salutare, con un forte abbraccio l’ indimenticabile @Alanford, @Solindue e @Stellasolitaria ! 😀
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Beh sì, ogni tanto la fortuna mi assiste. 🙂
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Mah … qui mi sembra che, più che la fortuna, abbia agito la tua bravura ! 🙂
Hai avuto l’ occasione di portare i miei saluti a @Alan, @Solindue e @Stellasolitaria ???
Io li ricordo sempre con nostalgia !
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Post molto interessante e coinvolgente caro Arthur. Bella l’idea dell’artista di “scolpire la luce”! Sono d’accordo su tutto quello che hai espresso (anche nelle risposte ai commenti) riguardo l’arte moderna, riguardo il “messaggio” che trasmette un’opera d’arte e che minimo deve suscitare “emozioni” o “meraviglia”. Poi ognuno la legge, la interpreta, la “sente” a modo suo, è questo che la rende speciale e se io non mi emoziono non riesco a darle significato e importanza. Francamente non mi importa cosa dicono i critici. Quando mi capita di andare a vedere un’esposizione o di visitare un museo, la prima volta ci vado da “ignorante” (al massimo potrei conoscere il nome dell’artista) e mi lascio trasportare e assorbire dalla visione delle opere, fermo le emozioni dentro di me; talvolta solo poche opere mi restano dentro e solo dopo vado a cercare qualche informazione su di esse, così, giusto per non restare troppo “ignorante” eheh
😀
Pietrasanta credo sia molto interessante e affascinante… è un’altra meta che manca ai miei innumerevoli viaggi mai fatti… purtroppo. 😉
Grazie sempre per tutte le cose belle che ci fai apprezzare.
Un abbraccio.
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E infatti mia cara Aurore è l’unico modo per “vivere” una mostra, lasciarsi andare cercando di provare qualcosa al di là di ciò che dicono i critici d’arte, che spesso non vanno oltre a tante belle e incomprensibili parole.
Sì, te la consiglio una visita a Pietrasanta, un paesino delizioso e tra l’altro ci sono tanti bei localini dove si mangia bene.
Ma è l’atmosfera quella che mi piace e passeggiando per le strade, se ne respira tanta.
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Wow, ha proprio l’aria di un posto per me, grazie per il suggerimento amico caro. 😉
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Thnak you very much Arthur for sharing this post
Have avery nice day
Kisses
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Condivido. Anche a me è capitato di provare lo stesso senso di confusione davanti a certe “opere”.
Bel post, grazie, non conoscevo Helidon Xhixha.
Ciao !
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🙂
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MI fa piacere che anche tu condivida le mie opinioni e detto da te, esperta e appassionata d’arte, è un vero piacere. 🙂
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Sai già come la penso sull’arte, il violoncello però mi piace.
Un paio di settimane fa ero a Pisa e sono riuscita a fare una visita veloce a Piazza dei Miracoli per vedere la Torre, il Duomo ecc. , beh ad un tratto ho visto due opere moderne, ovviamente le ho fotografate però…… non ho mica capito cosa volevano rappresentare. mahhh bohhhh ahahhaa. Orribili!!!!!!!!
Chissà, magari un giorno se mi tornerà la voglia di riprendere il blog, le posterò così potrai vederle.
Ciao ciao ciao, Pat
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Eri a Pisa? Ma allora forse era una statua di Igor Mitoraj, o no? Ivana aveva pubblicata una foto che aveva scattato proprio a Pisa di quest’artista, ma se non ti è piaciuta, probabilmente non era lui.
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he no, cercavo le Isole Eolie…ma non facile nevigare nel tuo mare senza la stellapolare!
ho trovato, comunque, da giocare in casa, la bella Pietrasanta a pochi km da casa mia, con tutti i suoi chiassisi e invitanti giochi estivi sei andato a cercarla nel luoghi e nelle visioni più preziose, quelle che attraverso la luce degli hocchi fanno lampada alla mente
un modo diretto e preciso per renderci partecipe dei tuoi pensieri
( aspetto da dritta sulle Eolie, he?! )
ringraziandoti, serenità
Annalisa
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Abiti quindi in Versilia? Che bello! Ho una casetta al mare da quelle parti e Pietrasanta ogni estate è la mia meta preferita. Una scusa per confrontarmi con l’arte moderna che, come avrai letto, mi lascia un po’ perplesso in alcuni casi.
L’anno scorso c’era Igor Mitoray, meraviglioso scultore, come dire, è stato amore a prima vista.
E per le Eolie, beh, avevo scritto un articolo sul mare qualche anno fa qui sul blog, e mi ero ispirato a quella casa che ho amato tanto a Canneto di Lipari che vedi in una foto e quei luoghi pieni di fascino. E’ stata una stagione felice, alcune estati all’insegna del sole e del mare, con una capatina in paese ma solo per fare la spesa. Quella porta azzurra che vedi – la casa poi l’ho ristrutturata… 🙂 – è sulla spiaggia, al mattino mi alzavo, mettevo il costume da bagno e poi un tuffo nel mare. Con mio zio, il padrone di casa, amante della pesca, a volte la sera si andava a pesca di totani, che si mangiavano poi, lavati esclusivamente nell’acqua di mare.
Insomma, ero UNO CON TUTTO QUEL MARE.
Grazie a te e buona lettura. 🙂
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