Soffre
Soffre il bimbo che varca
la soglia della vita,
soffre la mamma
mentre che lo crea,
soffre il nonno
in un letto d’ospedale,
soffre pure l’anziana donna
che invano attende
la figlia che non viene.
E il Cristo soffre in cima alla sua croce.
E soffrono i bambini violentati
e pure quelli che non hanno fame.
Tutti han di che soffrire a questo mondo;
pure la vita soffre quando muore.
Santi
Questa poesia, mio padre Santi l’ha scritta d’impulso il 12 maggio 1996 in ospedale, dove era stato ricoverato per un infarto, il giorno prima della sua morte, quasi lo sentisse. In suo onore, nel progetto della tomba, ho previsto uno spazio ben visibile, dove ho trascritto la poesia, in modo tale che queste semplici parole potessero far riflettere , anche solo per un attimo, chi andava a trovarlo. L’ho voluta condividere con voi, perché è della vita che ho voglia di parlare, di questa vita che spesso consumiamo senza uno scopo e senza troppe regole.
In effetti, se ci pensate, tutto si svolge come in un film: si nasce, si cresce, per crescere bene, è importante conoscere e imparare e dopo aver imparato, crearsi degli obiettivi, e per realizzare gli obiettivi, combattere per vincere, e una volta che hai combattuto e vinto, diventare qualcuno, altrimenti non sei nessuno e, tutto ciò che hai fatto, non è servito a niente. (… ). Esagero, può darsi, anzi, senz’altro, ma quando apro i giornali del mattino è di storie simili che leggo. Leggo di gente che si affanna alla conquista del potere senza cercare compromessi, senza creare alternative, leggo di giovani che per la fama di un giorno entrano in un supermercato, sparano all’impazzata e ammazzano gente innocente.
Leggo di soprusi, d’ingiustizie, di prevaricazioni, di maldicenze, di malinconiche cronache locali e di queste cose banchettano i giornali, sanno che la gente non n’è mai sazia; sembra quasi che non esista più niente di normale. Una volta si diceva che la famiglia ti trasmette dei valori importanti e che per tutta una vita te li porti dentro. Oggi, dove sono questi valori? A quali valori diamo importanza? Ai valori del profitto, ai valori della prevaricazione, ai valori dell’inutile, del fatuo, dell’apparire, del virtuale.
Tempo fa un’amica che abita in una casa con una grande corte interna, raccontava che di sera, verso le 11, sotto le finestre della sua camera da letto, si riunivano dei ragazzi a chiacchierare… giovanissimi, dai 12 a 15 anni. Spesso sentiva la voce di una ragazzina di nome Chiara, che raccontava senza alcuna inibizione le sue avventure sessuali con i coetanei e ne parlava ad alta voce nei minimi particolari, a volte anche in maniera volgare.
A furia di sentirla, le era venuta voglia di vedere che tipo fosse e alcuni giorni dopo, la intravede in un angolo del cortile intenta a parlare con un’amica.
Chiara, è una bellissima ragazzina di circa 12 anni, perbene, vestita all’ultima moda e con un visino d’angelo.
Oggi, far parte del branco vuol dire scendere a compromessi: se si fa sesso, tutti lo fanno, se si sniffa coca, tutti lo fanno, se ci si ubriaca, tutti lo fanno, se si malmena un compagno disabile, tutti lo fanno.
Da qualche parte leggo che un po’ di tempo fa, il corrispondente del New York Times a Roma, Ian Fischer, aveva scritto che l’Italia è un paese di gente depressa.
In Italia si mangia e si beve bene, raramente s’ingrassa o ci si ubriaca, come negli altri paesi europei (beh, stando alle cronache locali non si direbbe… ), si discute ancora su cose di poco conto, ma gli Italiani stessi ammettono di essere i più infelici d’Europa.
L’immigrazione sale, la famiglia va a pezzi, aumentano i divorzi, il tasso di natalità è fra i più bassi d’Europa, l’inquinamento cresce, così come anche la povertà e la prospettiva di un futuro migliore è sempre più vaga. Ci resta il “Made in Italy” con le macchine di lusso, come la Ferrari, l’alta moda con Armani, gli spaghetti e il barolo, ma mancano i grandi ideali, i De Sica, i Fellini, i Rossellini, la cultura, la musica, i film Italiani sono scomparsi dal palcoscenico mondiale.
Conclude dicendo che l’Italia potrebbe seguire il destino inglorioso di Venezia: oggi la Serenissima cos’è, se non un cadavere calpestato da milioni di turisti?
Beh, non voglio essere così catastrofico anch’io, anche perché qualcuno mi ha insegnato a “guardare” le cose con l’occhio sgombro da pregiudizi, ma, e noi, che nella vita abbiamo voglia di crederci ancora, cosa ne sarà di noi?
ps: tra qualche giorno, il 2 marzo, è il compleanno di mio padre Santi. Ripropongo l’ultima sua poesia e questo articolo scritto nel 2008, ancora attuale nella cronaca ahimè, per ricordarlo insieme a voi.
Bellissima e commovente…
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Come sempre le poesie di tuo padre Santi sanno raccontare e quasi addolcire le realtà oggettive della vita e del vivere, ho scritto quasi addolcire perché credo che anche lui fosse assolutamente cosciente che la verità più vera, quella che ognuno cerca di non vedere, di non sentire e soprattutto di non conoscere, è terribilmente cruda, senza fronzoli e senza sentimenti, oserei dire praticamente quasi invivibile ed ingestibile, qui sta secondo me il suo grande pregio e merito, ossia quello di essere riuscito nonostante tutto a donare una parvenza di positività e di bellezza a quello stato che indirizza e guida il comune vivere, che per sua natura non può che essere vuoto e nero,l’inaccessibile senso dell’esistere, proprio come l’eterno scandire del tempo, le quali regole non sono per l’umano ma per l’assoluto.
“Tutti han di che soffrire a questo mondo; pure la vita soffre quando muore.” Così come le righe e le rime precedenti forse vogliono semplicemente esprimere il senso che la vita soffre anche mentre vive e non solo quando muore, l’alternativa al perenne vuoto e buio è che quell’attimo di luce porta con se pari sofferenza.
Chapeau all’uomo che seppe avvicinarsi con tanto garbo e gentilezza alla verità che pochi colgono.
AF50
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Veniamo invece al tuo scrivere;
Laddove ci dici che queste parole le scrisse e di conseguenza le sentì in un momento in cui lucidamente era più vicino al vero significato del proprio esistere, momento in cui tutte le superficialità del comune vivere non trovano posto, per questo sono convinto dell’unicità e della purezza di quel pensiero, che lui generosamente ancora una volta e con il suo consueto garbo volle donare all’altrui.
Nelle tue parole successive forse per la prima volta colgo un lato di fatale realismo verso quello che ti circonda, ribadisco la prima volta, perché in genere sei sempre molto positivo, come uno che corre a perdifiato ad occhi chiusi per sfidare il quotidiano destino, ottimista quasi fino all’inverosimile, non avercene con me per questa sensazione che esprimo del conoscerti, insomma per la prima volta parli delle negatività del vivere, so bene che anche prima le conoscevi ma nelle nostre discussioni ti ponevi sempre nella forma vincente con lo scudo della positività, mentre io sono decisamente all’opposto, da qui le nostra piacevoli discussioni, io sono sempre stato consapevole della grande sofferenza dell’essere umano, che dove non riesce a comprendere si lascia travolgere e sopraffare dalla quotidiana vita riuscendo sempre e solo a dare il peggio di se, l’ingordigia, l’ignoranza, la superbia, l’ignavia, la cattiveria, la paura e chi più ne ha ne metta, il sopravvivere fa di noi gli esseri che possiedono il dono più grande del creato (ossia l’intelligenza) gli esseri più ignoranti e pericolosi, capaci solo di dare il peggio di se, la cosa più facile, che grande inutile spreco il dono fattoci dal caos, forse tutto avrebbe avuto più senso se avessimo mantenuto unicamente l’istinto primario che ci avrebbe messo forse in condizione di vivere veramente appieno quel lampo di luce tra l’eterno buio.
Come sempre perdona il mio sproloquiare, parole che hanno senso unicamente per me e per i miei due neuroni ancora vivi, Ciaooo neh! alla prox. AF50
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Molto bella come sempre. Ti abbraccio.
Luna
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La morte è il momento in cui l’uomo prova la sua totale impotenza.
E’ una delle più belle poesie che abbia letto di tuo padre.
Il mondo soffre e noi giochiamo tutta la vita a fare i (pre)potenti… per riscoprirci infine senza nulla potere.
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una poesia straziante quella di tuo padre Santi, ora che le sue radici sono divelte dal terreno forse ha messo ali e la sofferenza gli si fatta lieve su nei liberi campi di un mondo a noi tutti sconosciuto ma per il bene di chi si ama e ci lascia, auguriamoci sempre che ci sia
Il tuo scritto lo trovo più triste della poesia di tuo padre, quasi senza speranza
😦
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Sì, è bellissima e commovente. Grazie Emanuela. 🙂
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E perché mai dovrei perdonati caro Alan, per aver forse notato un attimo di cedimento nella mia quotidiana lotta per la positività?
Maddai!!! 🙂
Sì, sono perfettamente cosciente di ciò che mi gira intorno e in questo credo di essere degno figlio di mio padre che, così come lui e come hai giustamente scritto e di questo ti ringrazio, “lui fosse assolutamente cosciente che la verità più vera, quella che ognuno cerca di non vedere, di non sentire e soprattutto di non conoscere, è terribilmente cruda. “
Forse l’ho già scritto, non ricordo, ma l’occasione che mi sono dato pubblicando le sue poesie, ha fatto sì che io riuscissi a scoprire un padre non diverso o sconosciuto, ma ancora più consapevole di ciò che fosse la vita con le sue eterne contraddizioni e dolori. Credo facesse parte del suo carattere, un inguaribile romantico e contemplatore della vita, tutta, ma anche dal fatto che come medico – il vecchio medico di una volta dove la professione non fosse solo un mestiere ma una missione da portare avanti per aiutare i più deboli, proprio perché malati – era ogni giorno a contatto con il dolore, la frustrazione e a volte, l’impotenza di non poter far nulla per certi destini.
In questo il blog, le poesie che ho scelto e pubblicato, i post scritti a volte d’impulso ma sempre dal profondo del cuore e le tante discussioni che ci sono al tempo stesso state – vedi un certo Alan… – belle, spassionate, sincere a volte crude proprio perché realiste, mi hanno aiutato ad avere una visione del mondo ancora più positiva, pur nella consapevolezza “delle negatività del vivere” con le quali mi scontro giornalmente, per la pochezza della gente, per i suoi limiti e forse, senza forse forse, anche per i miei. Ma la cosa che mi fa più male è leggere nei giornali di tutto quell’odio e rancore che ci viene proposto da chi, invece, proprio perché vorrebbe essere la nostra guida, di quest’odio e questo rancore ne fa il porta bandiera per conquistare una bella fetta di potere, speculando sulle disgrazie, sul dolore e le miserie della gente che, senza poter fare niente, si fa manipolare inconsapevole.
Come si fa a non essere positivi in questo mondo che va a rotoli? Sarà per sopravvivenza, può darsi, ma è soprattutto perché è proprio mio padre che mi ha insegnato che con un sorriso si può conquistare il mondo o quanto meno, qualcuno che ne fa parte.
“Tutti han di che soffrire a questo mondo;
pure la vita soffre quando muore.”
Queste parole, mio padre le ha scritte in un foglietto a quadretti e me le ha date la sera prima della sua morte. Le conservo gelosamente e ogni volta che le leggo, qualcosa piange dentro di me, ma è con un sorriso che te lo scrivo.
Ciao Alan e grazie per le cose che scrivi, che mi aiutano a riflettere sul perché la vita debba essere amata.
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Grazie Luna, un abbraccio anche a te. 🙂
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No, c’è invece molta speranza nellle cose che ho scritto, che è quella di chi crede nelle cose buone della vita e “spera” sempre che si avverino. Ma puoi leggere meglio in ciò che ho scritto come risposta all’amico Alan. La poesie di mio padre è straziante, è vero, ma è di una verità disarmante e forse proprio per questo bellissima.
Grazie Annalisa. 🙂
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forse questa sensazione che avuta leggendoti è dovuta ad un mio stato d’animo , ho letto quello che mi hai indicato ed è uscito fuori un pensiero diverso, vero 🙂
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Solo GRAZIE per quanto hai scritto e un dolce pensiero per papà Santi che adoro <-3
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Ops, doveva uscire un cuoricino ma invece uffff…
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Bellissimo, malinconico e commovente articolo. Ciao amico. Un abbraccio. Ella
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🙂
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Grazie a te Patrizia. 🙂
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‘zie Ella. 🙂
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Oh mannaggia Martina, eri finita in spam e non me ne ero accorto.
Sì, è una delle più belle poesie che ha scritto mio padre e pensa che il progetto della tomba la prima volta che l’avevo presentato me lo avevano bocciato, proprio perché le “belle arti” del cimitero non volevano che ci fosse la poesia scritta sul granito. Poi ho ripresentato il progetto spiegando in una lunghissima relazione del perché di quella scelta e così me lo hanno approvato.
Quando si dice il caso. 🙂
ps: molto bella l’immagine del tuo avatar, ma con un’artista come te non poteva essere diversamente.
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Bellissima e commovente la poesia di papà Santi, scritta in un momento particolare, con la consapevolezza della gravità dell’attimo e del timore di lasciare la vita. Nonostante le sofferenze, le delusioni, le rabbie, le ingiustizie, le solitudini, le malattie, la vita resta sempre un dono meraviglioso da assaporare in pieno finchè c’è. E questo è il messaggio finale di Santi: il dolore della dipartita arriva per tutti. Godiamo, quindi, e nonostante tutto, della dolcezza della vita.
Fai bene a inciderla visibile sulla sua tomba. Che la leggano e riflettano coloro che questa vita non la rispettano e la prendono a calci.
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Già, Marirò, se solo fossimo coscienti di quanto la vita può insegnarci…
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“Tutti han di che soffrire a questo mondo; pure la vita soffre quando muore.”
La verità di chi ha compreso, la vita è sofferenza, con la concessione di qualche attimo di pace, a cui noi attribuiamo i più disparati termini e significati, felicità, gioia, serenità, ma persino noia e indolenza e chi ne ha più ne metta, attimi di pausa tra una sofferenza e l’altra, proprio quello che è la vita, null’altro che un lampo di luce nell’eterno e silenzioso buio. Mi è scappato ancora questo sprloquio, Ciaooo neh! alla prox. AF50
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Giusto. 😊
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Una pagina splendida mio caro Arthur che a priori sai, già da me, largamente condivisa. E del resto come non condividere? Tutto ciò che hai scritto, evidenzia in che mondo oggi ci troviamo a vivere. Tutti i nostri valori, con i quali siamo cresciuti e ai quali abbiamo sempre fatto riferimento, non esistono più. Oggi, che si è arrivati ad affermare che è più importante la cura piuttosto che un legame biologico, o che il suicidio possa e debba essere avallato dallo stato, tanto per far riferimento alle ultime notizie più eclatanti, mi sento spaesata, non mi riconosco in questo tipo di società dove la libertà è solo egoismo. Sono forse questi i valori fondanti su cui basare la nostra vita futura? Io credo che tuo padre abbia colto , in quelle parole, il vero senso della vita che si acquisisce solo passando attraverso il dolore vissuto sulla propria pelle. Che poi ognuno faccia pure le sue scelte. Io ho fatto le mie molto tempo fa e mai me ne sono pentita. Anzi ho vissuto finora trasmettendo, come forse non è più di moda , quegli stessi valori ai miei figli. Di ciò vado fiera. Un bacione caro Arthur. Sono felice di ritrovarmi qui. Isabella
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Grazie Isabella per le tue belle parole. I valori di cui parli fanno parte anche della mia vita, importanti in un mondo così confuso e controverso. Ho visto l’altra sera un film/documentario su quei barconi carichi e colmi di gente che cerca alle volte invano una via d’uscita. Nella stiva di uno di quelli, c’erano accatastati i corpi di povera gente morta per caldo, soffocamento e chissà cos’altro ancora. Che pena che ho provato! Cosa rincorriamo alla fine, un piccolissimo spazio dove potersi rinchiudere, certi della nostra salvezza a volte a scapito della mala sorte di altri. “Pure la vita soffre quando muore”, ha scritto mio padre. Viviamola rispettandola e rispettandoci, noi stessi insieme agli altri.
Ciao, e grazie ancora. 🙂
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Le parole di tuo padre sono sagge mio caro Arthur. La vita è un bene prezioso , mai dovremmo dimenticarlo. Grazie a te per questo post bellissimo. Un abbraccio ancora. Isabella
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Ricambio l’abbracciuo Isabella. Oggi, se mio padre ci fosse ancora, avrebbe compiuto 97 anni.
Buon Compleanno Papà. 🙂
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Gli auguri se permetti , anche se in ritardo ( avrei preferito farli ieri ) glieli faccio anch’io. Tanto da lassù sa che sono tua amica. A risentirci presto caro Arthur. Isabella
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