Quel profumo di zàgara.

 

BuonaPasqua_14

Zàgara è il fiore dell’arancio, la cui fioritura avviene tra aprile e maggio; viene utilizzato per la preparazione dei profumi, ma anche di alcuni prodotti dolciari.

Il suo profumo fa parte dei miei ricordi d’infanzia in Sicilia, quando da piccolo giocavo a nascondino insieme a miei cugini tra gli alberi di arance e di limoni. La campagna allora, per noi picccini, era la scusa per sperimentare cose nuove, e una in particolare mi è rimasta dentro, il suo silenzio, quello che oggi mi piacerebbe ritrovare lasciandomi alle spalle il frastuono della vita di ogni giorno.

Insieme ad una bellissima una poesia di mio Papà Santi, è così che voglio augurarvi la Buona Pasqua: chiudete per un attimo gli occhi e cercate d’immaginarlo questo profumo.

Quel profumo di zàgara

Ed eccolo, ancora, febbraio
sonnolento. C’é più buio che luce
nel suo movimento, più lesto il tempo
l’ore residue consuma d’un giorno
breve e di me che, assorto
nel mio fantasticare, mi confino.
La nostalgia m’assale e valli
rivedo verdeazzurre, il mare quieto,
l’incantesimo sento
di quei giorni lieti quando, esplorando
vaghi sentieri,
raccogliendo fiori gioivo.
Spazia il mio sguardo
sulla campagna che digrada
e memorie risveglia
di melograni in fiore e gelsomini;
ora mi tenta il rosso
dei papaveri, ora
seduce
quel profumo di zàgara soave
del cui diletto giovinezza é piena.
Ma, come un sogno che sfuma,
nella bruma si perde
il mio fantasticare. E qui la nebbia
s’addensa sulle case e oscura il cielo;
sui sensi affaticati notte incombe.

                                                Santi

Buona Pasqua a tutti voi!

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Caro amico.

La grinta sempre la solita, lo sguardo ironico un po’ da presa per i fondelli, neanche quello lo abbandona mai, pur conoscendolo da diversi anni, non sono mai riuscito a dargli una collocazione certa nei miei pensieri, tra di noi c’è sempre stata considerazione e stima reciproca, ma non siamo mai riusciti a diventare dei grandi amici, credo dipendesse dal fatto che entrambi avevamo dell’amicizia un’idea diversa; d’altronde è proprio per questo che alle volte ci s’intende.

Perennemente attivo al di fuori da ogni logica normale, ho sempre ammirato la sua voglia di rimettersi in gioco, di cambiare vestito, d’altronde chi l’ha detto che le nostre esperienze nel campo lavorativo non possano tornare utili se applicate in altri ambiti non necessariamente in sintonia con la nostra professione? Beh, lui questa teoria l’ha sempre messa in pratica e devo dire con ottimi risultati.

Non era smania o ricerca di guadagni diversi, forse anche, ci sono persone che rincorrono sempre tutto ciò che vedono passare davanti ai loro occhi e lui è uno di questi.

Oggi è ammalato, gravemente ammalato, un bel giorno un “amico invisibile” ha deciso di fargli compagnia e dopo alcune operazioni e varie vicissitudini, è praticamente arrivato quasi alla fine del suo percorso.

Ne ha coscienza e non ne fa un dramma, o quanto meno non lo dà a vedere. Non per questo se ne sta con le mani in mano, urla, sbraita, comanda, organizza, come sempre d’altronde, porta avanti progetti che potrebbero anche finire senza di lui, ma sembra che non gl’importi più di tanto, anzi, quella carica che lo ha sempre spronato sembra quintuplicata, ponendo tra l’altro per certi versi chi gli sta accanto in difficoltà, perché vive la concezione del tempo come una risorsa da consumare che, proprio per questo contrasta con l’idea che ne hanno gli altri.

Non abbiamo mai parlato di questa sua malattia, forse proprio per quel feeling che è sempre mancato tra di noi, quando ci si vede un bel sorriso e una pacca sulle spalle, lui non si lascia andare ed io non insisto, anche in questo siamo diversi, per me la parola se usata nel modo giusto può solo fare bene, malgrado tutto non riesco a rimanere inerme, conosco molto bene la sua famiglia, ho con loro un legame che anch’io non saprei come definire, d’affetto senz’altro, e poi immagino quel travaglio interiore, quei pensieri che si accavallano per non rimanere mai da soli, lo immagino come di chi non vive questa scadenza improrogabile e proprio per questo nell’impossibilità di capire quello che lui provi realmente, e allora mi domando se è proprio questo il punto o piuttosto l’idea che noi abbiamo della vita non ci condizioni a tal punto da ritenere che tutto, un bel giorno, possa finire con essa, senza considerare che quel che rimane è comunque un segno marchiato a fuoco per nulla cancellabile o, che è peggio, da dimenticare.

Sì, quando viene a mancare qualcuno che c’è caro, man mano che passa il tempo il ricordo di quel viso, di quello sguardo, di quel sorriso si attenua, non sentiamo più la sua voce  o il rumore dei suoi passi, ciò che di materiale gli è appartenuto non esiste più, ma c’è pur sempre l’amore, quel legame che nel tempo, qualunque esso sia, rimane inviolabile e io credo possa bastare.

Non ho paura di quel battere di ciglio che non ci sarà più, ma come si suol dire la speranza è l’ultima a morire ed io spero, caro amico, che tu rimanga ancora un po’ con noi, con quella tua solita grinta e con quello sguardo ironico un po’ da presa per i fondelli, sì proprio quello che non ti ha abbandonato mai.

‘giorno!

giorno

E così dopo Natale e Capodanno arriva l’Epifania, che come anche chi non ci crede di sicuro, tutte le feste le porta via. Che poi al pensiero mi viene anche da ridere, visto che di feste, durante queste feste, non è che ne abbia viste tante, ma tant’è che la crisi c’è, così giusto per fare una bella rima, come quella volta al Colosseo, un giorno come un altro, forse festivo o forse no – ma questo cosa vuoi che importi? – che Ernesto era riuscito a farsi dare da Camilla un appuntamento al buoi, nel senso che non conoscendosi non avevano neanche utilizzato la classica rosa coltivata alle falde del Monte Orticaria, ma solo se dopo una luna piena e un acquazzone tipico di quelli estivi, fosse venuto fuori un bell’arcobaleno dai tipici colori splendidi e ruggenti (???), tipico di quei luoghi se solo si ha la voglia e la pazienza di crederci, che tra le altre cose mi fa venire in mente quella volta a Castelgaglioffo, tipico paesino delle Alpi Apuane a metà strada tra Crocette e Abbade del Marco, che sorge a 312 metri sul livello del mare, girato l’angolo a destra non prima di aver fatto quel solito curvone che s’intravede giusto in fondo al viale, nel vicolo dei Campanari c’era una casetta piccola piccola dove il Morellino di Scansano andava a suonare la fisarmonica, e sì perché a quell’epoca e non vi dico quale, altrimenti poi mi contestate la veridicità delle notizie storiche, capitava di trovarsi nella centralissima piazza della Repubblica ad aspettare che Maremma lo Stralabbico, detto anche Grillo del Feudo delle arance tagliate con le sorbole del Perugino, si decidesse a raccontare di quella volta che a Sirolo, tipica spiaggia dei Balcani superiori, conobbe la sua bella, che poi, a dire il vero lì son tutte belle e, infatti, uno di questi giorni mi sa che ci faccio un salto, a fare direte, così solo per vedere, rispondo e chissà se c’ha ragione quel detto che chi di bello incomincia è a metà dell’opera e mi sa che per essere solo il 2 di gennaio io abbia incominciato bene – non vi pare? –  tra un disorientamento letterario e l’altro, una lettera che va di qua e una che si riattacca un po’ più in là, la voglia di ricominciare disorientando_mi_ci c’è tutta, ma se ci fosse il mare sarebbe ancora meglio e, beh, se non sono stato chiaro, la prossima volta ve lo spiego meglio, appunto.

Evvabè, mannaggia, Buon Inizio!

Buon ANNO, Buon 2014!

Buon Anno!

Pronti a folleggiare per l’ultimo dell’anno?

Io dopo anni di feste rigorosamente fatte in casa tra amici e con amici degli amici, quest’anno mi dedico agli amici più intimi (sempre loro… 🙂 ), una cenetta rigorosamente a base di pesce senza tante pretese, qualche bottiglia di vino buono gelosamente conservata per l’occasione, all’insegna del buon umore.

Ed è proprio con questo spirito che Vi faccio gli auguri, a chi conosco da tanto, a chi ho imparato a conoscere da poco e a chi, per motivi suoi,  se ne è andato via, un fine anno sereno e gioioso, un inizio con la grinta che ci vuole e, visti i tempi, non è mai abbastanza.

Così, giusto per non farci mancare nulla.

Buon 2014!

ps: la piantina è per la grinta… 🙂

Cosa di meglio il primo giorno dell’anno di una musica che a dir poco fa sognare? E allora vi lascio con un brano di Astor Piazzolla, “Oblivon” suonato con al fisarmonica di Richard Galliano Sextet con Sébastien Surel al violino…

Buon Anno!