“Ciao.”

“ Ciao.”

Non era la prima volta che la vedevo così com’era in quel momento, mi dava le spalle e con le mani raccolte dietro la schiena guardava fuori dalla finestra. Nella penombra riuscivo appena a scorgere il colore dei suoi vestiti e raggi di luce giocavano con i riflessi dei suoi riccioli neri, che quasi veniva voglia d’acchiapparli.

“Ciao.” mi risponde senza neanche girarsi, detto in un soffio, come se avesse qualcos’altro a cui pensare, ma che suonava come un richiamo dal profondo del cuore.

Mi fermo e la guardo. Mi piace guardarla mentre lei non mi vede, riesco a vederla oltre la sua immagine; con i miei occhi l’attraverso, l’accarezzo, cerco un appiglio per non lasciarla andare, per non perdere neanche per un attimo la sensazione di essere posseduto da quella meraviglia e pensieri si accavallano uno sopra l’altro, non cercano risposte, ma solo voglia di ritrovarsi ancora una volta desiderio che si perde in lucida follia.

Mi avvicino cercando di non fare troppo rumore, con il suo respiro che, passo dopo passo, mi sembra di avere incollato addosso, scosto i capelli, un lembo di pelle fa capolino da un raggio di luce che solitario era lì ad aspettare, sento l’odore della sua pelle che mi entra dentro ai polmoni, ancora immobile, china da un lato la testa e tra il sordo rumore di un intreccio di mani che si cercano, la sfioro con le labbra per dirle ancora…

“Ciao.”

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