Oops!!!

Penso che la cosa più difficile sia entrare nella vita delle persone, che non vuol dire conoscerle, ma farne interamente parte, dividere con loro tutto ciò che c’era “prima”, per poi farlo diventare “dopo”.

Così, un pensiero, giusto per dire!

*** Beh, di là – nel blog fotografico – ho riproposto una vecchia foto e qui, insomma, un vecchio pensiero con un mio “graffio” – come l’ha chiamato il mio caro nipotino Dino – Il tempo, mannaggia, il tempo!

* Come eravamo…

finestra

Come eravamo…

L’altra sera in una trasmissione su Rai1 c’erano alcuni ragazzini che cantavano delle canzoni e a sentirli, bravissimi, mi chiedevo cosa sarebbe stato di loro da grandi. E allora, mi è venuta in mente la mia storia, anzi devo dire l’intrecciarsi di storie che in qualche modo hanno caratterizzato la mia vita, i desideri, i sogni, le aspettative, magari anche soltanto abbozzate.

Ricordo che da piccolo mio nonno voleva che facessi il cantante, e infatti, organizzava le occasioni perché potessi dimostrare la mia bravura. Come poteva essere diversamente, visto che in famiglia eravamo tutti un po’ canterini; mia nonna con una bella voce da soprano, mio zio un tenore, serate durante le feste passate con mia madre al pianoforte e mio padre a cantare con i miei zii e con gli amici. In effetti, mi capita tuttora di farlo con gli amici accompagnandomi con la chitarra, cantando canzoni, passando serate, ma tutto son diventato tranne che cantante.

Che altro avrei voluto fare, boh, non mi ricordo in effetti, so che fin da piccolo giocavo con i colori, tant’è che i miei genitori a un certo punto tornando da un viaggio, mi regalarono una bellissima scatola di colori a olio tutta di legno che ho tuttora ed io a imbrattare tele su tele. Beh, avrei potuto fare il pittore, e mi ci vedevo anche chiuso in una soffitta con grandi vetrate, una sigaretta dopo l’altra, la barba lunga, la faccia scavata dalla sofferenza, e in effetti, ho anche passato un momento della mia vita a dipingere come un matto, la mia casa è piena di quadri, di disegni, di opere incompiute, ma tutto son diventato tranne che pittore.

Un’altra cosa che mi piaceva fare, era mettermi seduto nella mia poltrona preferita a occhi chiusi e immaginare di scrivere delle storie. Personaggi, intrecci complicati, persino dialoghi, tutto scorreva nella mia mente come in un film, dove ero sceneggiatore, regista e interprete, ma tutto son diventato tranne che scrittore.

E poi, e poi mi piaceva sognare ad occhi aperti, ma qualcuno mi aveva detto che sognare non si poteva fare come lavoro. Ma io niente, continuavo a farlo incurante di ciò che gli altri mi dicevano. In effetti, tutto son diventato nel frattempo, e intanto, non ho mai smesso di sognare.

E voi, voi come eravate?

Un buon rimedio per… ?

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A proposito, ho una cura strepitosa per il giradito, vi può interessare?

Allora, prendere un ettolitro di acqua calda ma non bollente, scioglierci dentro due etti abbondanti di polvere empirica importata dal Mare dei Caraibi, una pasticca di menta piperita possibilmente effervescente ma non troppo, delle foglioline di alloro di Lampedusa colte esclusivamente in una notte di luna piena, bicarbonato di sodio senza conservanti come nelle ricette della nonna Giulia, aglio, cipolla, sedano, lattuga, cornetti, lamponi freschi, pomodorini pachino, ma quelli di CastrorealeLunga sono i migliori, spine di trota affumicata conservate in un vasetto scuro a prova di luce e un bell’etto di baccalà del mari del nord essiccato al sole della Sicilia Bedda, una canottiera di lana e una di cotone, preferibilmente bianca, un grembiule con la faccina di un porcellino e una mostarda, né dolce, né piccante.

Mescolare con cura il tutto, non senza essersi messi prima la canottiera di lana e verso la fine quella di cotone. Finita la mescolanza, immergere il dito dentro all’impasto che deve avere un aspetto denso ma non troppo e dopo tanta, tanta, tanta pazienza, se il giradito non è guarito, rivolgersi a una casa di cura per le cure del caso.

Astenersi perditempo. Continua a leggere “Un buon rimedio per… ?”

* Ricordi!

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Si può vivere anche di ricordi?

Ogni tanto me lo domando, perché alcuni sono così belli che mi dispiacerebbe perderli per strada. Ricordi d’infanzia, ricordi di nonni meravigliosi, ricordi che entrano ed escono dalla mia mente magari se solo vedo una foto, ricordi dimenticati che fanno capolino senza essere invitati, ma che poi lasciano una tenera impronta del loro passaggio.

Ricordi di una vita ormai vissuta, ma non per questo cancellata, ricordi che mi ricordano di come sono cambiato, di come sono cresciuto, ricordi senza i quali non sarei, ahimè, più lo stesso.

Ricordi di persone che non ci sono più, anche se poi mi chiedo dove son finiti, se guardano, se ridono, se piangono insieme a me, ricordi di una ragazzina che amava la vita assai, assai, ricordi di fatiche, di gioie e di dolori, ricordi.

Forse solo per questo che non vorrei dimenticare i miei ricordi, per continuare a pensare a ciò che è stato senza rimpianto, così, solo come ricordi.

*** AAA… cercasi…

               ‘nnagg… !!!

Oggi, dopo aver mangiato il mio solito panino, visto la bella giornata di sole, decido di concedermi un acconto ai miei 7.000 passi giornalieri e così m’incammino senza una meta fissa per le vie della città.

Ad un certo punto mi vengono incontro due signori, marito e moglie, un’età compresa tra i 75 e gli 80 anni più o meno che, passo dopo passo, litigavano alla grande. Un manico ciascuno, portavano un catone di un bel colore verde praterello (il catone è un grande catino capiente e vistosamente colorato… da Wiki_Arthur 🙂 ) colmo di biancheria, che immagino avessero ritirato da una lavanderia a gettoni che si trovava poco più in là. Continua a leggere “*** AAA… cercasi…”

Giusto!

Sguardo

Sai, penso che non sia la donna giusta per me. All’inizio, molto preso da lei, la pensavo diversamente, ma oggi, viste le tante cose che ci dividono, temo di essermi sbagliato e allora che faccio? Beh, continuo, cercando di mediare fino a che posso.”

Si era in vena di confessioni l’altra sera con un amico e stranamente, lui che in genere è molto attento alla sua privacy, improvvisamente ha incominciato a parlare delle cose che non andavano con la moglie, lasciandomi a dire il vero un po’ sbigottito, immaginando tutto il contrario.

Diversità nelle cose più comuni, l’ordine, l’organizzazione della casa, per esempio, critiche e litigi che alla lunga ha messo entrambi sulle difensive, l’uno nei confronti dell’altro.

Insomma, poca serenità e forse qualcos’altro non detto.

Ma esiste la donna o l’uomo giusto?

Bella domanda!

Secondo me no, esistono persone che per tutta una serie di motivi s’incontrano e, tra paure, cose giuste e sbagliate, riescono a trovare un equilibrio, nel quale e con il quale convivere.

Nessun compromesso però, piuttosto la capacità di riuscire a mediare senza per questo mettere da parte l’amore, l’affetto, la stima e la comprensione; quindi la consapevolezza di non essere gli unici, per dare spazio all’altro e, se è il caso, rinunciare a qualcosa.

E questo avviene, secondo me, sia da giovani o che ci s’incontri strada facendo.

Esiste piuttosto la persona con la quale si riesce a portare avanti un progetto, piccolo o grande che sia, bisogna essere in grado di mettersi da parte al momento giusto, cosa non facile e non sempre possibile a dire il vero.

Se ciò non avviene, meglio troncare fino a che si è ancora in tempo. La vita in fondo non è altro che una continua ricerca, finita una storia se ne inizia un’altra e prima o poi, sarà quella giusta.

La storia ovviamente.

Sogno o realtà?

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Non ci sono momenti migliori o momenti peggiori determinati, magari, da situazioni critiche, oppure da particolari scontenti, fatto sta che ogni tanto sento dentro di me una strana voglia di cambiare (che poi, forse, non è neanche la parola giusta…), come se tutto ciò che mi circonda mi stesse stretto, o mi sentissi inadeguato nel viverla, oltre che nell’affrontarla.

Badate bene, non è una fuga da responsabilità o da realtà scomode da affrontare, assolutamente no, anzi, devo dire che per carattere di fronte alle difficoltà, soprattutto le peggiori, do il meglio di me stesso; è invece una sorta di disagio che avverto come se non mi trovassi in quel momento nel posto giusto, come se tutto ciò che faticosamente ho costruito e del quale, a volte, vado fiero, dovesse per una sorta di strano marchingegno ricominciare daccapo.

Capita in momenti del tutto inaspettati, magari come ieri, mentre passeggiavo in riva al lago da solo al mattino presto con un sole pigro che si specchiava nell’acqua e che sembrava finta per quanto era immobile. Sarà stata forse l’aria fredda che entrava nelle ossa, che libera e purifica, sarà stato il cielo azzurro e limpido che veniva voglia di toccare, oppure, forse è quel sentirmi dentro un po’ come uno zingaro, sempre e perfettamente a mio agio in qualsiasi luogo, come se il mondo fosse la mia casa e l’emozione di esserci, una grande liberazione.

E gli affetti, le persone che mi sono care, direte? Porterei tutti con me e come un perfetto padrone di casa, farei vedere ad ognuno le cose nuove da gustare, con il sorriso, con la voglia di scoprirle un po’ per volta, senza però la sensazione di dover ricominciare.

Sogno o realtà?

Chissà, forse un po’ l’uno, forse un po’ l’altro, o forse è soltanto voglia di viverla questa vita, standole al fianco, senza per questo rincorrerla.

La città!

Città Una delle cose più belle che mi piace fare quando visito una città e andare a zonzo senza una meta fissa, giro tra le vie, le piazze, i vicoli, cercando di respirare l’atmosfera, quasi a voler cogliere l’anima che lì vive e che nel tempo si è trasformata; adoro entrare nei cortili, dentro ai portoni delle case antiche, quando li trovo aperti, spesso sono con il naso all’insù a guardare i cornicioni, i tetti e le grondaie, i particolari architettonici che spesso non appaiono a prima vista, insomma, mi piace vivere la città cercando di conoscerla dal di dentro, tralasciando in un primo momento le visite ai musei, è la vita della gente che mi attrae e cosa la “gente” ha saputo fare per cucirsela addosso quella città, anche se non sempre i risultati sono positivi.

E la vivo con l’occhio disincantato di chi cerca di coglierla per ciò che è senza false illusioni quindi, ma anche con incanto se mi trovo davanti ad una meraviglia architettonica o di vita vissuta, che nel tempo si è conservata in tutta la sua bellezza. Continua a leggere “La città!”

* E già, e poi?

Alessi

“Oggi non te l’ho detto, è vero, perché abbiamo parlato di altro ma,  maglioncino a V abbottonato sul davanti color zafferano e pantaloni di velluto borgogna, dentro agli stivali color castoro. Oggi niente collana ma una sciarpetta nera attorno al collo per non sentir freddo sulla scollatura a V.

E poi, diresti adesso… “

   “E già, e poi?”

E’ vero, non ho mai fatto mistero della mia curiosità, anzi, perché essere curiosi, di quel tipo di curiosità, stimola la fantasia e la rende creativa, crea un contatto che in un gioco iniziato non si sa come può diventare una miscela esplosiva, dove anche i suoni, i colori, i particolari più insignificanti, fanno a gara in un primato di seduzione che come premio finale ha un solo obiettivo: emozionarsi, sentirsi complici, stare bene insieme. Continua a leggere “* E già, e poi?”