Categoria: poesie
Mistero infinito.
Quante volte ci siamo chiesti di cosa è fatto l’universo, o anche soltanto cosa ci sia dietro ad un cielo che, proprio perché scuro, è pieno di mistero?
A me capita alle volte d’estate, prima di andare a letto mi siedo sul terrazzo della mia casa al mare , guardo le cime dei pini che si stagliano nel cielo formando delle strane ombre e il mio pensiero vaga solitario tra una stella e l’altra, senza chiedere, senza domandarmi perché. E’ un momento che condivido con me stesso, ed è meraviglioso.
Ma a quanto pare anche mio Padre amava farlo. Strano davvero!
Mistero infinito.
Silenziosa la notte;
ed ecco il cielo
ancor di più sprofonda nel mistero.
Mai sazio di sapere, ad ogni stella
ch’è nel ciel sospesa io chiedo
cosa c’è dietro a quel velo.
“Finito sei e qui c’è l’infinito”,
in coro mi rispondono le stelle,
“l’immenso è immenso e tu sei picciol nido;
guardalo pure il cielo, ma sol
per ristorare il tuo occhio sognante,
non gravare di dubbi la tua mente.
Finchè il tuo spirito è schiavo
di natura, non può spiccare il volo
e saltellare da stella a stella
i misteri del cielo a disvelare.
Calma l’ardore, tu che vuoi sapere,
se hai fiducia nel ciel, non domandare”.
Santi
Strano pensiero.
Oggi più che mai sono sempre di più i pensieri strani che ci accompagnano giorno dopo giorno, complice l’inevitabile gioco di potere e l’indifferenza, cronaca giornaliera ahimè.
Ma mi consolo, tra le poesie di mio padre di quasi venti anni fa, ne ho trovata una che parla proprio di questo, e allora, tra un pensiero e l’altro è meglio riflettere, senza mai perdere però la voglia di crederci in qualcosa di diverso.
Strano Pensiero
Strano pensiero sfiora la mia mente: è illusione la vita oppure è come il vento che senti mormorare ma non vedi? Sorprende il botto se, anzitempo, scoppia in risalita. E l'uomo non sa, finge di non sapere o a se stesso mente; il vuoto fa da schermo alla sua solitudine. Ei lotta, s'arrabatta per un pezzo di terra, s'accapiglia per il vano possesso d'una pietra. Santi

I miei Nonni.
E nell’attesa che scocchi l’ora (…) e visto che abbiamo parlato di quanta tenerezza ci sia nei vecchietti, vi lascio con una poesia sui nonni scritta da mio padre, tenera, dolce e vera come tutte le cose buone della vita.
I miei Nonni.
Solo una volta vidi
la madre di mia madre;
erano gli ultimi suoi giorni,
e si è spenta
come una lampada ad olio
cui manchi all’improviso il suo alimento.
Degli altri nonni
nessun ricordo, o traccia nella mente:
quando vidi la luce, erano
da tempo già svaniti.
Ora che sono nonno anch’io
e con letizia
vado a scoprir, di giorno in giorno, quanto
la mia vita di ciò si aggrada,
penso ai nonni da me non conosciuti
e mi domando
di quanto amore essi furon privi,
quanto di quell’amore a me fu tolto.Santi
Caletta tra gli scogli.
Stasera vi lascio con una poesia di mio Padre e nel farlo, vi auguro una buona serata.
Caletta tra gli scogli
Una caletta tra gli scogli e sulla rena un’onda garrula approda. Vibrano i sassi al contatto gelido, spargono suoni ed armonia. Giungono altre onde: ed è un moto perpetuo, una deriva d’acque, ora quiete, ora turbate. Ogni onda lieve s’attorce e si inanella finché si frange in solitario lido. Lì, un guizzo ancora, e un grido si disperde nell’aria: non è più musica, ma un ricordo che sfuma. Santi

Buon 2010!!!
Capodanno
Pochi attimi ancora e un altro anno giunge
alla sua fine;
con esso fugge il tempo, e con il tempo
la vita si consuma.
Ma se la fine in noi lascia rimpianti,
mantiene pur sempre l’illusione,
speranze accende.
Un anno muore e un altro che incomincia
insieme con noi la sua vita!
Non si rallegra il tuo cuore,
pur se grave d’affanni scorre il giorno,
pur se tempeste attende?
Brindiamo adunque alla vita e alla sorte
che sia con noi benigna;
e cantiamo al nuovo sole
perché domani sorga più splendente.
Santi
Auguri di CUORE a tutti voi!!!
Ibisco
Ibisco
Effimero.
Nasce al mattino,
ma i suoi petali
al tramonto cadono.
Che tristezza!
Petali soavi, bianchi
o rosa
o petali vermigli
non vedranno più novelle aurore.
E il fiore dell’ibisco ha vita breve,
come la gioia: di attimi.
Ma quel che mostra
non è inutile splendore:
solo che esista è sempre bello un fiore.
Santi
Ombre.
Ancora una poesia di mio padre, che alcuni di voi conoscono già, ma che è la prima volta che pubblico in questo blog… e la dedico a chiunque abbia voglia di trovare quel sorriso.
Ombre
E strànio mi sento
in questo pullulare di apparenze,
mi viene il dubbio che il parlar
con tanta gente, altro non sia
che un dialogo tra ombre,
ombre camuffate d’argilla e calce
mista a cenere.
Che tristezza!
E’ tutto ciò delirio della mente
che, creando, corrompe
la mia corrotta immaginazione,
oppure intorno a me c’è indifferenza?
La mente si smarrisce,
e fra tanti, che
mi sfiorano ignorandomi,
temo di essere un’ombra anch’io,
ombra tra ombre,
soffio fuggente
in una moltitudine sfuggente.
E incerto qui di vivere
vorrei migrare in altra dimensione
per incontrare gente ancora viva
che, sgombra di pensieri, mi sorrida.Santi
Auguri Papà!
2 Marzo 1920, è la data di nascita di mio padre Santi e se oggi ci fosse ancora, compirebbe 89 anni e allora… auguri Papà, ovunque tu sia e intanto che ti penso, leggo questa tua poesia, che come tutte quelle che hai scritto, è pulita e viene dal cuore.
Una ballata che mi culla.
Se é vero che movimento é vita
il tuo, o mare, é tre volte vita:
vita se amoreggi coi navigli
quando sciabordi seminando bava,
vita se accarezzi piccoli scogli
che a Cefalù, a Milazzo, a Taormina
sono come un rosario che si sgrana
tra profumi di rose e gelsomini.
E’ pure vita nel tuo copioso grembo
dove l’amore alla natura è pegno.
E’ dolce il mormorio dell’onda
quando ti accosti a riva:
coi sassi ti trastulli.
Che suoni,che canti!
E’ come una ballata che mi culla.Santi
Auguri Papà!
Vivere.
Soffre
Soffre il bimbo che varca
la soglia della vita,
soffre la mamma
mentre che lo crea,
soffre il nonno
in un letto d’ospedale,
soffre pure l’anziana donna
che invano attende
la figlia che non viene.
E il Cristo soffre in cima alla sua croce.
E soffrono i bambini violentati
e pure quelli che non hanno fame.
Tutti han di che soffrire a questo mondo;
pure la vita soffre quando muore.
Santi
Questa poesia, mio padre Santi l’ha scritta d’impulso il 12 maggio 1996 in ospedale, dove era stato ricoverato per un infarto, il giorno prima della sua morte, quasi lo sentisse. In suo onore, nel progetto della tomba, ho previsto uno spazio ben visibile, dove ho trascritto la poesia, in modo tale che queste semplici parole potessero far riflettere , anche solo per un attimo, chi andava a trovarlo. L’ho voluta condividere con voi, perché è della vita che ho voglia di parlare, di questa vita che spesso consumiamo senza uno scopo e senza troppe regole.In effetti, se ci pensate, tutto si svolge come in un film: si nasce, si cresce, per crescere bene, è importante conoscere e imparare e dopo aver imparato, crearsi degli obiettivi, e per realizzare gli obiettivi, combattere per vincere, e una volta che hai combattuto e vinto, diventare qualcuno, altrimenti non sei nessuno e, tutto ciò che hai fatto, non è servito a niente. (… )Esagero, può darsi, anzi, senz’altro, ma quando apro i giornali del mattino è di storie simili che leggo. Leggo di gente che si affanna alla conquista del potere senza cercare compromessi, senza creare alternative, leggo di giovani che per la fama di un giorno entrano in un supermercato, sparano all’impazzata e ammazzano della gente innocente.Leggo di soprusi, d’ingiustizie, di prevaricazioni, di maldicenze, di malinconiche cronache locali e di queste cose banchettano i giornali, sanno che la gente non n’è mai sazia; sembra quasi che non esista più niente di normale. Una volta si diceva che la famiglia ti trasmette dei valori importanti e che per tutta una vita te li porti dentro. Oggi, dove sono questi valori? A quali valori diamo importanza? Ai valori del profitto, ai valori della prevaricazione, ai valori dell’inutile, del fatuo, dell’apparire, del “virtuale”.
Tempo fa un’amica che abita in una casa con una grande corte interna, raccontava che di sera, verso le 11, sotto le finestre della sua camera da letto, si riunivano dei ragazzi a chiacchierare… giovanissimi, dai 12 a 15 anni. Spesso sentiva la voce di una ragazzina di nome Chiara, che raccontava senza alcuna inibizione le sue avventure sessuali con i coetanei e ne parlava ad alta voce nei minimi particolari, a volte anche in maniera volgare.
A furia di sentirla, le era venuta voglia di vedere che tipo fosse e alcuni giorni dopo, la intravede in un angolo del cortile intenta a parlare con un’amica.
Chiara, è una bellissima ragazzina di circa 12 anni, perbene, vestita all’ultima moda e con un visino d’angelo.
Oggi, far parte del branco vuol dire scendere a compromessi: se si fa sesso, tutti lo fanno, se si sniffa coca, tutti lo fanno, se ci si ubriaca, tutti lo fanno, se si malmena un compagno disabile, tutti lo fanno.
Da qualche parte leggo che un po’ di tempo fa, il corrispondente del New York Times a Roma, Ian Fischer, aveva scritto che l’Italia è un paese di gente depressa.
In Italia si mangia e si beve bene, raramente s’ingrassa o ci si ubriaca, come negli altri paesi europei (beh, stando alle cronache locali non si direbbe… ), si discute ancora su cose di poco conto, ma gli Italiani stessi ammettono di essere i più infelici d’Europa.
L’immigrazione sale, la famiglia va a pezzi, aumentano i divorzi, il tasso di natalità è fra i più bassi d’Europa, l’inquinamento cresce, così come anche la povertà e la prospettiva di un futuro migliore è sempre più vaga. Ci resta il “Made in Italy” con le macchine di lusso, come la Ferrari, l’alta moda con Armani, gli spaghetti e il barolo, ma mancano i grandi ideali, i De Sica, i Fellini, i Rossellini, la cultura, la musica, i film Italiani sono scomparsi dal palcoscenico mondiale.
Conclude dicendo che l’Italia potrebbe seguire il destino inglorioso di Venezia: oggi la Serenissima cos’è, se non un cadavere calpestato da milioni di turisti?
Beh, non voglio essere così catastrofico anch’io, anche perché qualcuno mi ha insegnato a “guardare” le cose con l’occhio sgombro da pregiudizi, ma, e noi, che nella vita abbiamo voglia di crederci ancora, cosa ne sarà di noi?