Riflessi!

Tempo fa parlando di arte, dicevo che mi sentivo confuso di fronte a certe performance che con l’arte non c’entravano nulla, oggi, cambiando completamente prospettiva, parlo di questa mia crescente inadeguatezza che provo di fronte a un mondo che non riesce a trovare una via d’uscita.

Egoismo, individualismo, egocentrismo e soprattutto indifferenza, sono le patologie che parlano di una solitudine sociale che sempre di più fa parte di un nuovo modo di essere, di esistere, a cui ognuno di noi nega l’appartenenza, fino a che la rabbia nasce, cresce e si alimenta di violenza dall’aspetto patinato, farcita di belle parole.

L’indifferenza è pericolosa, è una malattia contagiosa che inaridisce gli animi; si vive accettando il meno peggio, perché lo si considera il male minore e in questo, politica e sociale vanno di pari passo. La paura è il coinvolgimento, dover perdere del tempo per interessarsi di cose che riguardano altre persone, perché in caso contrario, diventa tutto una seccatura, che non soddisfa nessun interesse personale.

Oggi è tutto un litigio, in televisione si litiga per fare audience, per strada si litiga per un posto al parcheggio, i politici litigano per il loro predominio, sembra che litigare sia diventato uno sport nazionale e chi riesce a fare la voce più grossa, ha il sopravvento sugli altri.

Si insegna l’odio e la maldicenza, invece che la tolleranza, si predica il rispetto delle regole, che immancabilmente vengono disattese e allora, cosa possiamo aspettarci di buono se l’esempio ci porta da tutt’altra parte?

Forse solo la speranza che chi genera violenza, prima o poi venga emarginato. Ma non con altra violenza. Mai!

Sono mesi che sentiamo parlare di cattivi menzogneri, di cattivi Italiani, sono mesi che assistiamo ad una campagna politica rancorosa e ingiuriosa, dove non si discute più delle idee, ma si attacca la persona solo perché sta dall’altra parte; tutto questo, può mai portare a qualcosa di buono?

Bisognerebbe recuperare i valori che, alla prevaricazione contrappongono il rispetto della vita umana, qualsiasi sia il colore della pelle. L’uomo, oggi, è sempre più ostaggio di una realtà annacquata che pone le sue basi sull’effimero. Tante promesse che non sempre trovano riscontro. Ideali e prospettive concrete si contrappongono al bisogno di percorrere la strada più facile, millantata da un business che non guarda in faccia nessuno, il cui vero scopo è di creare illusioni, perché è più difficile dire che la fatica, l’impegno, la professionalità, il rispetto siano i presupposti essenziali per andare avanti.

Personalmente più che provare pessimismo, provo paura per ciò che può accadere e la paura non è mai una buona compagnia.

Oggi, ore 14,00.

“Vuole passare avanti visto che ha soltanto una cosa da pagare?”

Sono al supermercato, ore 14.00, ho mangiato al bar e giusto per farmi un po’ di bene, tanto tanto bene, sono andato a prendermi una mousse al cioccolato. Davanti a me c’è un signore anziano, alto, stempiato, vestito con un paio di jeans e una giacca grigia un paio di misure più grande, con un sorriso che mette ancora più in evidenza una bocca praticamente senza denti e di una simpatia unica.

“No, grazie, non ho fretta” rispondo ricambiando il sorriso.

“E già, oggi si corre sempre, c’è la mania di non perdere tempo, ma la prego, passi davanti, la prego” E sorride.

“No, no, grazie, non voglio sembrarle scortese ma faccia pure, ho tutto il tempo che voglio e poi, in effetti, ha pure lei poche cose.”

Fa un po’ di movimenti con le spalle, va avanti e indietro in quel poco spazio e mi guarda con un sorriso ancora più grande.

Arriva alla cassa, e la cassiera gli chiede se per caso ha il biglietto del parcheggio da timbrare e lui, sempre ridendo e con gli occhi luccicanti, risponde:

“ No, non ho il biglietto, tutto a piedi e poi dicono che faccia bene andare a piedi.”

Ripone quelle poche cose che ha comprato in una borsetta di stoffa, la mette a tracollo e, poco più avanti si siede su di una panchina a controllare lo scontrino con la spesa, oltre che senza denti era anche senza occhiali, il biglietto lo teneva vicinissimo agli occhi.

L’avrei abbracciato, era così tenero e simpatico che l’avrei abbracciato, credetemi mannaggia, l’avrei proprio abbracciato.

Uffa che barba, uffa che noia!

Buon Giorno, vi è mai capitato di andare al ristorante e avere come vicini di tavolo un’allegra famigliola composta da padre, madre e due splendide bambine?

A me è successo un paio di giorni fa, solo che una di quelle due splendide bambine era, come dire, lagnosa? Frignosa? Dispettosa? Quel che si dice, a torto o a ragione, viziata?

Ebbene sì, quella bambina, molto bella devo dire, di circa quattro anni era tutte quelle cose messe insieme e forse qualcun’altra di più; gridava, urlava, correva tra un tavolo e l’altro e i genitori, sia il padre che la madre del tutto indifferenti.

La carne con il sugo no, la patatina fritta neanche, la pasta tagliata nemmeno, quella intera men che meno, insomma, qualsiasi cosa le si proponesse frignava e se lo faceva per più di due secondi, spuntava anche un bel lacrimone con gridolino d’accompagnamento a testimonianza del suo disappunto, condito da un – “amore, non ti piace questo?” –  “amore, non ti piace quello?”-  a turno ora del padre ora della madre, che preoccupati facevano a gara per accontentare quella povera bambina.

E l’altra bambina più grandicella?

Lei mangiava tutto senza batter ciglio e a ogni capriccio della sorella prontamente esaudito dai genitori lei alzava il sopracciglio destro come per dire: “Mannaggia!!!”

Uffa che barba, uffa che noia, evvabè, buona giornata! 😉

Ma voi, siete puntuali?

Ma spiegatemi una cosa, con la puntualità, voi, che rapporto avete?

Beh, io normalmente sono abbastanza puntuale, magari non spacco il minuto, anche se alle volte mi capita di arrivare addirittura in anticipo.

Non la considero una paranoia, e tra l’altro non mi capita mai di andare in ansia se per caso sono qualche minuto in ritardo e in genere cerco di mantenere l’impegno preso, qualunque esso sia, di lavoro o di tempo libero. Continua a leggere “Ma voi, siete puntuali?”