Complicità!

E così un bel mattino ci s’incontra quasi per caso e dopo i primi momenti di inevitabile incertezza ed imbarazzo, s’incomincia a chiacchierare, dapprima del più e del meno, quasi a cercare il modo migliore per trovare qualcosa che accomuni e poi, un po’ più rilassati, di cose che, magari senza neanche volerlo più di tanto, riescono a coinvolgere in maniera appassionata.

Nel mentre, giorno dopo giorno, il tempo passa, tant’è che anche le domande diventano un inutile fardello; si finisce col chiacchierare senza chiedersi il perché, basta uno sguardo, un tono sommesso di voce, una pausa non voluta e ci si capisce al volo.

Sarà perché questa è la vita?

Amore, nostalgia, odio, rancore o forse…

Amore, nostalgia, odio, rancore o forse soltanto risentimento, l’amarezza di sentimenti apparentemente in netto contrasto tra di loro, che se si mischiano, diventano un insulso, esplosivo miscuglio fatto ad arte per vivere male.

Mi sono sempre chiesto come si possano accettare compromessi del genere, forse perché si ha paura di far chiarezza dentro di sé e dare la colpa agli altri diventa un formidabile alibi da sbandierare alla prima occasione, un perfetto salvacondotto per la propria coscienza. Continua a leggere “Amore, nostalgia, odio, rancore o forse…”

E’ la vita.

                    Un paio di giorni fa, mentre facevo il giro per trovare un posto per parcheggiare, vedo una macchina che sta per uscire e così mi fermo ad aspettare.

Come spesso succede, il signore in questione si attarda sistemandosi la cintura, si accende una sigaretta, chiacchiera amabilmente con la signora al suo fianco ed io, preso da mille pensieri, aspetto, senza curarmi più di tanto del tempo che passa. Continua a leggere “E’ la vita.”

Pensieri da custodire.

Pensieri che vanno e pensieri che restano, pensieri che lasciano traccia solo perché ci sono, pensieri che fuggitivi si appisolano dopo aver fatto capolino tra un pensiero e l’altro.

Ma anche pensieri che non danno tregua, pensieri che sarebbe meglio poter cancellare, magari con pensieri lievi che indulgono al sorriso, che aprono le porte alla spensieratezza o solamente all’essere, a volte, un po’ più tranquilli.

Pensieri fatti di parole, punti e virgole, come di una storia che non ha mai fine, pensieri che ci appartengono, ma anche pensieri che potrebbero essere di un altro, che riusciamo a fare nostri per dare riparo a pensieri che altrimenti potrebbero creare altri pensieri.

Pensieri di storie già finite, che magari potevano essere lì ancora da raccontare, pensieri che nell’immagine di un volto, o nel suono di una voce, o di parole scritte senza alcun pudore, trovano rifugio, pensieri da custodire.

Fermate il mondo… ‘nnagg… voglio scendere!

Delirio di onnipotenza?!?

E già, forse così potrebbe essere definita l’ultima iniziativa del sindaco di Castellammare di Stabia, dove un nuovo regolamento comunale mette al bando minigonne, scollature generose e jeans a vita bassa, con multe che vanno dai 25 euro a, pensate un po’, 500 euro, a chi si sdraia al sole in pubblico (sconcezze…), a chi indossa abiti succinti e a chi gioca al pallone nei giardini della villa comunale. Ovviamente un parere favorevole è arrivato dal parroco locale che, intervistato, afferma che così si contrasta anche il dilagare delle molestie sessuali. (sic!!!) Continua a leggere “Fermate il mondo… ‘nnagg… voglio scendere!”

Voglia di scarpe…

photo © Arthur

Sabato pomeriggio ho la felice idea di andare a comprarmi un paio di scarpe.

          “Buongiorno, posso esserle utile?”

Mi viene incontro una signorina alta e slanciata, maglioncino nero con logo del negozio, camicia bianca, gonna nera e corta, calze collant e scarpe da tennis, camminata professionale e sorriso a trentadue denti, età, circa ventidue, ventitre anni.

“’giorno, grazie, do un’occhiata e nel caso la chiamo. “

          “ ma certo, faccia pure con calma, ci sono anche delle occasioni, un nuovissimo modello con una pelle morbidissima, però sono rimasti solo alcuni numeri, il 39, il 42 e il 45”

“ Sì, sì, do un attimino un’occhiata.”

Giro, nel negozio, guardo un paio di modelli esposti e, trovandone uno che mi piaceva, lo prendo in mano e lo faccio vedere alla signorina

“vorrei provarle, posso?”

          “ma certo, che numero porta?”

“il 41! “

Sparisce sul retro negozio e intanto mi siedo. Poi arriva con delle scatole e le posa per terra.

          “Il modello che ha scelto, del suo numero, c’è solo di questo colore ed è anche in offerta.“

“beh, in effetti mi piaceva di più l’altro ma, vabbè, lo provo lo stesso.”

Prendo la scarpa, l’indosso e… “ mi sembra troppo grande, che strano, mi porta un numero più piccolo?”

          “Perché“ risponde la signorina “che numero porta lei?”

“Il 41!“ le rispondo.

          “Ah, questo è il 42, aspetti che le porto il suo numero.“

Ritorna con un’altra scatola e me la porge, colore e numero corrispondono, provo la scarpa e… “Aggiudicato.” le faccio, “visto che ci sono, mi potrebbe far provare anche quel paio di scarpe?” e le indico un paio di scarpe da ginnastica “bellissime”

Mi guarda, e…

          “ certamente, molto belle, all’ultima moda” e mi fa un sorriso“ tra l’altro sono in offerta, dunque, gliele porto subito, va bene il 42?”

‘nnagg… !

Alto, affusolato, morbide curve ondulate.

Alto, affusolato, morbide curve ondulate, come il ritmo scandito da una melodia andalusa, fatto apposta per essere riempito da rami profumati di lavanda che, dalle sue trasparenze, trovano slancio.

Difficile decidere dove poggiarlo, difficile pensare che ogni centimetro guadagnato possa in qualche modo farlo sembrare diverso da quello che ognuno di noi vorrebbe che fosse, ma poi…

No, nessun piedistallo, no, neanche a pensarlo, lì, forse lì potrebbe andar bene, sì, l’angolo tra il mobile e il muro è l’ideale, lo racchiude e al tempo stesso lo protegge, lontano da sguardi indiscreti ma ugualmente in vista, riuscire a vederlo per non dimenticare, una parete verde, l’altra bianca, verde e bianco che si mischiano se un raggio di luce l’attraversa e fanno a gara per trattenere tonalità chiare, sfumate, dai colori brillanti, nettamente più luminose rispetto alle cromie scure che dagli angoli bui fanno capolino, in un gioco che trova pace soltanto quando si smette di guardarlo.

Ma lo sguardo non lo abbandona mai, anzi, cerca una scusa, immagina qualcosa per coprirlo, per far sì che nulla possa fuggire da lì dentro; che poi è solamente un vaso, neanche di cristallo, è vetro soffiato, neanche colorato, è trasparente, alto affusolato, con morbide curve ondulate, come il ritmo scandito da una melodia che le percorre dolcemente, niente più rami ma solo desideri, che s’intrufolano, uno a uno, tra maglie strette avvolte in un abbraccio che non le lascia scappare via.

” La ricerca della Felicità “

Ieri sera ho visto un bel film di Gabriele Muccino, “La ricerca della Felicità”, dove il protagonista, Chris, vive insieme al suo bambino tutta una serie di disavventure.Indossando sempre il suo abito migliore, Chris, con l’orgoglio di chi non può e non vuole mollare, cerca di sopravvivere dormendo nei ricoveri per i senza tetto o nei bagni della metropolitana.

Alla fine, riuscirà a trovare la sua tanto desiderata felicità.

Un film alla rincorsa del sogno materialistico americano, ma che offre diversi spunti per una riflessione.

La ricerca della felicità. Vivere un giorno dopo l’altro alla ricerca della felicità potrebbe voler dire che non è poi tanto facile trovarla, si rincorre e magari dopo averla trovata, ecco che scappa di nuovo, per una disavventura, un dispiacere improvviso.

Ma cosa è poi la felicità? Immagino che se dovessi chiederlo ad ognuno di voi, le risposte sarebbero una diversa dall’altra, e questo vuol dire che in assoluto non esiste una felicità uguale per tutti?

Bella domanda; personalmente ho l’impressione che spesso siamo noi stessi a negarcela, magari inconsciamente e non per una sorte avversa. Rincorriamo a volte talmente tanti desideri (che non hanno niente a che vedere con i sogni… ) che poi alla fine non sappiamo più quale è quello che ci fa stare bene veramente e allora si vive una vita fatta di scontento, perché tutto ciò che si ha non è mai abbastanza.

E’ un po’ come vivere sempre con i paraocchi, perché raggiunto un obiettivo, se ne rincorre un altro, senza aver avuto il tempo di godere quel poco o tanto che si è ottenuto, una rincorsa che inevitabilmente ci porta ad aumentare le nostre aspettative e questa benedetta “felicità” si rischia di non raggiungerla mai.

Nel film la felicità s’identifica con il benessere economico, che poi era stato la causa della separazione tra Chris e sua moglie che, nel film, non ha certo un ruolo edificante, perché sempre scontenta e isterica, pur supportata da validi motivi e qui probabilmente si evidenzia la concezione che Muccino ha delle donne.

Per quanto mi riguarda, non so esattamente se io sia felice oppure no, ma so senz’altro di essere sereno con me stesso e soprattutto con gli altri, non rincorro l’impossibile e neanche ritengo che sia indispensabile farlo, con cura coltivo i miei affetti, perché credo siano l’unica mia vera risorsa.

Sto bene con me stesso e penso che riuscirei a star bene anche su di un’isola deserta, anche se un po’ di compagnia devo ammettere che non ci sta per niente male.

Bene, forse mi accontento di poco e se questa è felicità, beh, devo dire che io sono felice.

E voi?

… e finalmente, un raggio di sole.

Sfogliando l’altra sera il 1° angolo delle chiacchiere del 13 novembre 2007.

Allora, generalmente vado il giovedì (quasi sempre…) da McDonald’s, perché, pur amando la buona cucina – sono siculo d’origine –  mi piace mangiare ogni tanto delle sane porcate e inoltre, ritengo le patatine fritte di McDonald’s le migliori in assoluto.

…e sul cioccolato… sul fatto che la voglia di cioccolato si identifica con mancanza di coccole, credo sia un’enorme bugia, inventata ovviamente dalle donne che, per ottenere l’uno e l’altro, ci hanno per “secoli” buggerato bellamente.

… e sulla primavera, che bella storia…

In effetti, tutto dipende da come si dicono le cose.

Giorni fa, ricevo da un mio caro amico due foto, scattate da lui in un appartamento al mare appena acquistato (60 mq…) e che era costato una follia (per pudore evito di dirlo…). In una delle foto, era raffigurato un bellissimo tramonto e sullo sfondo l’isola Palmaria, con una didascalia molto esplicita “… e finalmente abbiamo pure il nostro tramonto !!!!!”… e la seconda, raffigurava due piedi in primo piano, con sotto un mare verde e cristallino con scritto: “Les piéds dans l’eau …”

Sentendomi, in quel momento, in vena di ironica creatività, prendo la mia macchina fotografica, che per fortuna ho sempre a portata di mano, esco dallo studio, attraverso la strada ed entro in un’azienda che si occupa di meccanica (conosco ovviamente i proprietari…), scatto, a mia volta due foto, dove in una s’intravede in penombra l’officina, con una porta aperta, e un fascio di luce che l’attraversa, intitolata “…e finalmente, un raggio di sole…” e la seconda, in primo piano due piedi, dall’alto di un mezzanino, con sotto tubi, carrelli e quant’altro, intitolata “…chi pedi ‘ntu carreddu…”, ovviamente in siciliano (con i piedi nel carrello… ).

Pregustavo l’idea che alla vista di tanta spiritosaggine, (la mia ovviamente… ), il mio amico si scompisciasse dalle risate e invece…tanta malinconia. Lui vive una vita agiata, senza il bisogno di preoccuparsi del domani, diverso quindi da chi, di quel domani cercherà delle risposte che, purtroppo, non sempre è in grado di dare. Aveva capito questa “cosa” e…

E’ vero, c’è modo e modo di dire le cose.

 

Complicità!

E’ un po’ di giorni che mi frulla nella testa questa parola, complicità, prima leggendo il post di Lady Ginevra, “Il bello dell’amore” ed ieri sera da Stellasolitaria, una parola che a tratti sembra sconosciuta, soprattutto se riferita a due persone che vivono insieme, a due persone che si amano, complicità, sapere dell’altro senza aver bisogno di dirlo, vivere quella sintonia d’intenti che è fatta di silenzi, di parole appena pronunciate, complicità.

La guardo fissa negli occhi e le dico: “Giochiamo a nascondino, hai voglia?”

Si gira di scatto dandomi le spalle: “solo se mi prometti che fai di tutto per trovarmi” mi dice ridendo, sottovoce.

Sorrido all’idea di correre nel giardino sapendo che lei è lì tra gli alberi, tra rovi e arbusti incolti, lì in un angolo accucciata che mi aspetta in silenzio, che aspetta di sentire la mia voce o soltanto il rumore dei miei passi, il tocco della mia mano che sposta le foglie. Mi avvicino, le cingo le spalle con le mani, chino la testa da un lato, l’avvicino al suo collo, bianco, profumato, che sa di buono e le sussurro: “Certamente, cercarti sapendo che tu vuoi essere trovata mi eccita, è come sognare di un corpo che sai già che potrebbe essere tuo, dubbi e incertezze che nascondono l’idea di essere accolti a braccia aperte. “

Giocare sapendo dove già si va a parare, ma sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire, l’immagine, foschia che s’illumina d’improvviso, per poi abbandonarsi china da un lato, due occhi come due fessure che lasciano intravedere un sorriso appena abbozzato.

Complicità!