Antologia del portiere

          In genere è in giro per le scale, controlla la posta e la smista mettendola in una bacheca in ordine alfabetico, innaffia le piante del pianerottolo, scambia due parole con la signora del secondo piano e l’aiuta a portare i sacchi della spesa nell‘ascensore, sa sempre tutto di tutti, ma guai a farglielo notare, lui è discreto, rispetta la privacy delle persone però, se insistete un po’… e sì, perché lui non è mai molto taciturno, qualsiasi occasione è buona per chiacchierare e d’altra parte, anche la chiacchiera fa parte del suo mestiere.

   Storie normali, di vita normale che del luccichio sfavillante che brilla fuori dal portone non vuole proprio saperne, storie di vita quotidiana, insomma, storie di condominio…

Lui, il portiere…  La storia di Mario.

by Solindue

Salve sono Mario e faccio il portiere.

Ho imparato  a dire buongiorno con un mezzo sorriso e chinando un pochetto la testa, tanto tempo fa’.

Sono in Italia da 8 anni. Vengo dalla Romania. Abito nelle due stanze accanto, cioè lì, dietro quelle scale, con mia moglie: c’è anche il bagno.  Abbiamo un figlio, Giovanni, di 15 anni,  ma lui è voluto tornare in Romania dai nonni.  Dice che non si sentiva a casa, che qui i compagni lo facevano sentire diverso. Io ce lo dicevo di avere pazienza e che qui ci sono i soldi. Ma finite le scuole a giugno è andato dai nonni e non è voluto più tornare. Per me ha trovato la morosa in Romania.

Io e mia moglie in Italia ci stiamo bene.

Io faccio il portiere in questo palazzo da 5 anni. Mia moglie fa le pulizie sia qui che nel palazzo accanto. Io ci sto bene qui. Nel palazzo ci sono solo uffici e la sera è un gran silenzio. Il sabato e la domenica è tutto chiuso e così noi ci si riposa. Ogni mattina devo dividere la posta; e arriva tanta posta, non è mica facile. Devi sapere di tutte le persone che ci lavorano. Non è che posso fare confusione.

Le persone del palazzo sono carine, sempre gentili.  ”Buongiorno Mario, buonasera Mario. Che freddo oggi, che caldo ieri…”. Un pochino mi ci annoio a fare il portiere tutto il giorno. Però quando si rompe qualcosa in un appartamento mi chiamano: ” Mario, aiutaci,  come si fa?” e allora mi sento importante, perchè io dicono che ho le mani d’oro.

Il pomeriggio c’è sempre calma, di solito qui non si ferma nessuno.

Mercoledì c’era la partita alle sei e ho chiesto a mia moglie di stare lei lì fuori per la chiusura. Alle sette è sceso l’Avvocato del secondo piano e gli ha detto “Ti sei tagliata i capelli, eh Sandrina”. Me la son vista arrivare a casa che piangeva. Non riuscivo più a calmarla. Capirai, ha una parrucca. Cosa volete son sei mesi che fa chemioterapia per quel maledetto tumore.

“Oh Sandrina”, gli ho detto ” fai la brava, su.  Si vede che l’Avvocato non se n’era accorto!”

Salve sono Mario e faccio il portiere.

 Antonio, il mio portiere…  

by Arthur

          “’giorno Antonio”

“ Buon giorno dottò, ha visto che tempo da schifo oggi?”

“Uhmmm… non dirmelo, che ogni volta che apro le persiane la mattina, mi viene il magone al pensiero che non ci sia il sole… “

“ Beh, fosse solo per questo… sa cosa mi fa più specie, che se fossimo in una città di mare, anche un cielo nuvoloso sarebbe una bella cornice al paesaggio circostante, invece qui, c’è un grigiore che mette tristezza… “

“ Evvabè, cosa ci vuoi fare…  “

“ E no, caro dottò, il problema è anche questo, pensi che la mia Carmelina, che soffre di dolori artritici, mi rinfaccia sempre che non siamo andati a vivere in una città di mare ed io, mannaggia alla miseria, a spiegarle che non è poi così facile cambiare città, ci sono le abitudini, i figli che hanno ormai tanti amici, i parenti no, quelli sono in Calabria, ad Amantea, dove siamo nati e cresciuti e andiamo a trovarli d’estate, che magari mi porto a casa anche i cullurielli e il salame piccante … “

“Sì, sì, hai ragione, che ore sono… orco…”

“ Eh, sembra facile, ma come si fa a vivere con questo tarlo… e sì, perché la mia Carmelina, un giorno sì e un giorno pure, me la mena ed io a tranquillizzarla, che tanto tra un po’ di anni i figli sono grandi, andiamo in pensione e ci prendiamo una casetta al mare e così, chi s’è visto s’è visto e poi, se lo immagina Antonio che la mattina si alza e aprendo la finestra vede il mare… “

“ Beh sarebbe bello Antonio, piacerebbe anche a me ma… mannagg… devo and… “

“ Dottò, bello? Sarebbe fantastico, lo ammetta, potrei anche prendermi una barchettina piccola piccola, sa di quelle in plastica e la mattina uscire per andare a pescare, così farei felice la mia Carmelina, perché a lei piace molto il pesce pescato fresco e magari me lo cucina inventandosi uno dei suoi manicaretti che a me piacciono tanto… uhmmm, se lo immagina dottò, che so, un bel saraghetto, un calamaro e con un po’ di fortuna, anche un polipino… basterebbero pochi, perché la mia Carmelina mangia come un uccellino e, in effetti, è piccola, mingherlina e c’ha uno stomachino che sta dentro ad una mano… “

“ Sarebbe bello Antonio, ma ora devo proprio… “

“ Ma se lo immagina dottò… potrebbe trasferirsi anche lei, che è così gentile con me e con la mia Carmelina, le ritirerei la posta, potrei fare ancora il portiere a tempo perso, visto che lo so fare bene e poi ogni tanto, le porterei anche qualche calamaro e magari viene a mangiare da noi, che la mia Carmelina sarebbe felicissima e me lo dice sempre, ma come è carino quel dottò, gentile, premuroso, che alla fine dell’anno ci regala sempre le bottiglie e il panettone, un signore veramente carino… “

“Grazie, Antonio, grazie, anche voi siete carini e gentili, e stai tranquillo che se potessi, sarei già al mare… ma adesso scusami che ho un appuntamento, devo proprio andare… “

“Dottò, ma le pare? Il dovere prima di tutto… a proposito, c’ho un roncolo in montagna che volevo sistemare e pensavo di farglielo vedere così mi dava un consiglio… vabbè la prossima volta… e magari la prossima volta le racconto anche quello che potrei fare al mare… uhmmmm, il mare… uhmmm… chissà come sarebbe contenta la mia Carmelina, ma se la immagina… a dopo dottò, e mi raccomando, se vede la mia Carmelina non le dica che voglio portarla al mare, perchè deve essere una sorpresa… vabbè, tra dieci o dodici anni… “

“Sì, sì, stai tranquillo… tra dieci o dodici anni…  “

La storia di “Antonio”

by Diemme

Toh, anche il mio portiere si chiamava Antonio.

Dico si chiamava, perché da quando la società proprietaria del palazzo vendette tutti gli appartamenti, i parvenu nuovi proprietari decisero che di lui non avevano bisogno e che quei soldi se li potevano risparmiare.

Io invece di Antonio avevo bisogno. Quando venni ad abitare qua, la persona che c’era prima di me mi disse “Non ti devi preoccupare di nulla, per qualsiasi cosa c’è Antonio”.

Antonio prendeva le raccomandate, riscuoteva le quote condominiali, innaffiava le piante dei condomini assenti, aggiustava rubinetti, serrande e un sacco di altre cose, pagava i bollettini alla posta: si sentiva un po’ il “direttore” del palazzo, era uno che ci metteva il cuore lui.

Io, che ve lo dico a fare, un giorno ci litigai a brutto muso, misi ben bene i puntini sulle i con piglio piuttosto deciso, e quello fu l’inizio di una grande amicizia.

Ad Antonio piaceva parlare con me, e a me piaceva ascoltarlo. Lui era molto riservato, e un culto per la privacy dei condomini. Quando parlava con me, parlava di se stesso, di sua moglie, di quel figlio che voleva sistemare, che sembrava Sordi in “Un borghese piccolo piccolo”.

La moglie era la regina del gossip, con lei io cercavo di tagliare sempre corto e non l’ho mai fatta entrare dentro casa, nonostante i suoi ripetuti tentativi. Poi lei morì, e lui divenne un altro. Credo che ogni tanto, magari in occasione dello stipendio, si concedesse una qualche “signorina” ma, sostanzialmente, aveva perso ogni entusiasmo, non aveva più lo stesso vigore di prima.

I condomini si accanirono contro di lui, contro un uomo che a quel palazzo aveva dato l’anima, e dopo la pensione, mentre qualcuno di noi aveva deciso di affidargli qualche lavoretto di giardinaggio, lo sbatterono anche fuori di casa.

Ogni tanto l’ho incontrato, solo, triste, avvinazzato, e poi non l’ho incontrato più. Quando, la sera, rientro a casa, a vedere la guardiola vuota provo una stretta al cuore, come una sedia vuota alla mia tavola.

Mi manca.

” Vittorio ” … il portiere

by Laura

Non conosco molto la figura del portiere, se non per averlo visto in qualche palazzo dove c’erano uffici.

Però ne ho sentito parlare da mia mamma, che raccontava sempre di un signore alto distinto che ad un certo punto della sua vita aveva avuto un tracollo finanziario e, abbandonato dalla sua famiglia, aveva trovato come lavoro, il posto di portiere nel palazzo dove abitava lei da piccola. Era molto schivo, si fermava raramente a chiacchierare con i condomini, ma il suo lavoro lo svolgeva egregiamente, sempre pronto e premuroso nel portare avanti le sue mansioni. Quando la mamma raccontava di lui, si capiva benissimo che era rimasta affascinata da quella figura un po’ strana che tutto aveva tranne che l’aspetto di un portiere e lei, insieme a sua cugina, spesso lo spiavano e fantasticavano facendo a gara a immaginare quello che poteva essere stato il suo lavoro di prima. Lei pensava che fosse un dottore e già se lo vedeva con il camice bianco andare nella corsia dell’ospedale a visitare i malati, mentre invece sua cugina pensava che fosse stato un professore di matematica, cosa che si sposava benissimo con il suo aspetto riflessivo e per certi versi anche burbero.

Avevano più volte domandato ai genitori se sapessero qualcosa di lui, ma “i grandi”, facevano i misteriosi, come se non volessero affrontare l’argomento e la cosa faceva diventare ancora più misteriosa tutta la faccenda. La domenica mattina, era il suo giorno di riposo, nell’appartamentino dove lui viveva, che poi era un monolocale al pianterreno del palazzo, si sentiva quasi sempre musica classica, Mozart, Verdi, Beethoven, ma suonata a volume basso, anche perché lui essendo molto discreto, non avrebbe mai mancato di rispetto ai “suoi condomini”, come era solito chiamarli lui, poi verso le 11, usciva e stava tutto il giorno fuori e, verso sera, tornava sempre o quasi, con un’aria stravolta, come se avesse corso per non fare tardi.

Il nome non me lo ricordo, devo chiedere a mia mamma, ma un signore così secondo me potrebbe chiamarsi Vittorio, un nome importante, il portiere Vittorio.

Lei, Sandrina, (la moglie del portiere)

by Solindue

Solindue's property
Solindue’s property

Salve sono Sandra vengo da Brasov, Romania.

Sono in Italia da quasi 7 anni, sono riuscita a partire due anni dopo il crollo del regime di  Ceausescu. La storia del mio paese tanto la sapete tutti. Solo allora sono riuscita a venire in Italia da mio marito. Lui si chiama Mario ed era scappato dalla nostra Romania 3 anni prima. Ha girato in clandestinità tutta l’Europa prima di arrivare in Italia. E’ un brav’uomo ma si era messo in cattiva luce con il regime comunista di allora. Abbiamo passato così tanti guai.

Abbiamo anche un figlio,  Giovanni, che adesso ha 15 anni. E’ stato con noi in Italia fino a questa estate, ma lui qui non si trovava bene.  Non ha voglia di andare a scuola e l’ultimo anno è stato un disastro. Un giorno dopo scuola ha fatto a botte con un compagno e poi ha saltato la scuola per quattro giorni. Quando il Preside mi ha chiamato, sono caduta dalle nuvole. Io non mi ero accorta di nulla. Mi sono arrabbiata tanto con lui, ma Mario dice che sono ragazzate. Comunque adesso è voluto restare in Romania dai nonni e io sono preoccupata che prenda brutte strade.

Mio marito fa il portiere in quel palazzo grande di via Micheli. Viviamo bene lì. Abbiamo due stanze e un bagno. Quando siamo arrivati otto anni fa’  le stanze erano già arredate, ma i mobili erano vecchi e i muri sporchi. Così io e Mario le abbiamo risistemate tutte, Mario è un sant’uomo: ha veramente le mani ed il cuore d’oro.

Io faccio le pulizie negli uffici del palazzo. Non è faticoso. Lavoro  la sera tardi quando tutti se ne sono andati. Alcuni uffici sono molto belli e a me piace stare lì dentro da sola la sera. Al secondo piano c’è uno studio di avvocati. In fondo al corridoio c’è la stanza più grande, con una scrivania di legno con la pelle sopra. A volte la sera mi siedo a quella scrivania e passo un po’ di tempo a sognare. Prendo in mano una penna, quelle nere con l’inchiostro e provo anche io a scrivere su un foglio bianco. Cerco di immaginarmi cosa si prova a stare lì a pensare, a leggere e a parlare con le persone a telefono.

Questa era la vita che speravo potesse avere Giovanni qui in Italia. Per questo io e  Mario abbiamo fatto tanti sacrifici. Non è mica facile neanche per noi la vita lontano dal nostro paese, dalle nostre famiglie e dai nostri amici.

Ma ora è diventato tutto difficile. Giovanni non vuole più tornare qui in Italia. Io credo che si sia impaurito perchè io mi sono ammalata e non ha la forza di vedermi soffrire. Anche lui ha il cuore di suo padre. A volte sembra che tutta una vita di sacrifici non servano. Basta niente e tutto sembra stato inutile, tutto sembra svanire  come una bolla di sapone.

“Ode alla Portiera” 

by  Alanford50

I temi dominanti di questi ultimi tempi sui vari blogs sono l’autunno ed i portieri, quindi voglio adeguarmi, dell’autunno ne ho già abbondantemente disquisito, quindi cercherò di affrontare il tema del portiere, per farlo sono però costretto a ripercorrere il lungo e tortuoso sentiero della memoria, gli ultimi periodi in cui ho interagito con il portierato risale alla seconda metà degli anni cinquanta.

All’epoca, fanciullo, vivevo (nel vero senso della parola) in uno dei quartieri più antichi e belli della vecchia Torino, il rione “Cit Turin” (piccola Torino), dove nei decenni precedenti aveva vissuto la vecchia borghesia, a miei tempi dalla classe dei commercianti e da una variegata umanità in alcuni palazzi di ringhiera, io abitavo in un palazzo abbastanza grande, di inizio secolo, al terzo piano, in tutto saremo state circa una trentina di famiglie ed una miriade di ragazzini urlanti che vivevano il proprio tempo sui pianerottoli e sulle scale, che tempi ragazzi, che esplosione di vita, in questo palazzo c’era la portineria, una stanza soppalcata con l’ingresso nell’androne, mi sembra ancora di vedere quell’enorme donnona che era la portiera, che controllava chi andava e veniva , che faceva le pulizie e fungeva un po’ da vice amministratore, una grinta indescrivibile, sempre perennemente arrabbiata, sempre pronta a sgridarci per ogni cosa, ci proibiva il gioco nel cortile e gli dava fastidio il nostro continuo vociare, forse è più onesto dire urlare, di studiare a quei tempi se ne parlava poco, ed allora tutti fuori sulle scale a vivere il nostro magico momento, da sotto, dalla tromba delle scale ecco giungere puntuale la sua voce importante che cercava di riportare un po’ di ordine e di pace e di quieto vivere, una voce quasi sempre alterata, al punto che quando dovevamo attraversare l’androne per entrare od uscire dal palazzo lo facevamo con estrema cura ed attenzione, e via veloci verso nuovi giochi ed emozioni, eravamo veramente in tanti almeno una quindicina di età variegata dai 3 o 4 anni fino ai più grandicelli che di anni ne avevano 12 o 13 e fomentavano i più piccoli in quella grande piccola guerra verso quell’enorme massa di carne urlante che ci impediva con il suo trucido sguardo dal palazzo l’ingresso o la sortita e del nostro vivere la spensierata allegria.

Non aveva sempre tutti i torti, eravamo piccoli ma bastardini, spesso, a mo di ripicca, appena lei aveva finito di pulire, eccoci a fare la sortita punitiva, tutti a correre e saltare dove lei aveva appena pulito con enorme fatica , non tanto per il pulire, ma per lo spostare quella sua enorme massa su e giù per quelle lunghe ed ostili scale, in fondo sapendoci più forti a volte già ci faceva anche un po’ di tenerezza.

Come avete visto, nulla di speciale, se non il ricordo di quella enorme donna sempre vigile nel portone, che cercava di fare rispettare regole, per noi veramente inesistenti e forse per noi mai scritte, regole sempre disattese da quelle orde di ragazzini a cui era concesso ancora il ridere, il giocare, il sognare e il vivere la propria età da bambino.

Ode alla portiera, a suo imperituro ricordo.

Ciaooo neh! Alanford50

Giovanni… figlio di Mario, il portiere

by Solindue

Ciao raga’,

sono  Giovanni, figlio di Mario, il portiere . Solindue mi ha chiesto di scrivere la  mia storia x questo blog. Ha detto una specie di tema come si fanno a scuola. s’è raccomandata senza parolacce, ma io mica le scrivo le parolacce nei temi, e comunuqe non ho capito ancora se sia una bufala e cosa vi possa fregare di me, ma ha detto che mi paga e quindi  raga  io vi scrivo di tosto. Basta però che nn cambiate quello che scrivo, l’ho già detto a Solindue (ma che  nome è?),  xchè nei film si vede che uno dice una cosa e poi i giornalisti ne scrivono un altra.

Ho quasi 16 anni e vivo in Romania con i miei nonni.  i miei genitori stanno in Italia. ci stavo anch’io in Italia. Mi sono fatto sei anni di scuole vostre.  sono arrivato che nn sapevo l’italiano e tutti mi guardavano di strambo. Tutti quei ragazzini figli di papà e fighetti, col nokia,  la mutanda di Dolce , pantalone col cavallo ciondoloni e la felpa  firmata.    A quattordici anni stanno in giro tutti col motorino fuori la sera fino alle 3 a rollare drum. e io che nn c’avevo manco i soldi x le siga? E che dovevo fare rubare? Stavo sembre con Poldo, io. Poldo è il mio meglio amico in Italia, c’ha i capelli biondi e gli occhi azzurri che raccatava le ragazze anche per me. Suo papi fa l’ortolano, con un negozio in viale Corsica, ma con il supermercato che gli  hanno aperto accanto lui dice che  non c’ha manco più un cliente. e Poldo allora stava con me  xchè se non c’hai il motorino tanto non entri nel giro. Io e Poldo da grandi ci abbiamo pensato tanto cosa vogliamo fare. xchè tanto lui l’ortolano non lo fa  e io non voglio mica stare a portare la posta a quei ricconi con la cravatta come fa il mio vecchio. Io e Poldo abbiamo un sacco di idee per diventare ricchi, ma se non c’hai i soldi x iniziare non si va da nessuna parte. Io lo so che dovevo studiare in Italia, la mia mamma lo dice, ma io lì non mi ci trovo x niente e allora ho detto a Poldo di aspettare che poi un giorno tanto torno e con le nostre idee noi poi si diventa famosi come quelli del Grande fratello.

cmq a me non  interessa nemmeno tanto diventare ricco.   per ora sto bene qui a casa mia  in Romania. Qui sono io quello  ke ha vissuto in Italia e parla due lingue. Sto pieno di ragazzine e so già famoso e poi i vecchi dei miei mi fanno fare quello ke mi pare.  comando io mica loro.

In Italia poi mi toccava a fare a botte con i bulletti del quartiere che mi aspettavano anche fuori di scuola. io mi sono sempre difeso bene perchè io sono muscoloso,  mica stavo lì a prenderle ma alla fine ho smesso di andarci a scuola. Poi è arrivato quel fetente del Preside e a mandato a chiamare la mia mamma. si facesse…. La mia mamma  a casa piangeva e si preoccupava perchè avevo fatto sega a scuola. Diceva che faceva sempre i sacrifici per me e che io l’avevo delusa. si è così disperata che alla fine s’è ammalata di cancro. Io lo so che è colpa mia. Per questo me ne sono andato. Se non ci sono più io a darle i dispiaceri sono sicuro che lei e il mio vecchio stanno meglio e che lei guarisce.

(p.s. ricevo adesso la mail di Giuseppe e così la pubblico senza permettermi nessuna correzione. Come promesso. Il tutto by Solindue)

Il nuovo Portiere “Andrea”

by Satine Love

Il nuovo portiere

Improvvisamente tutto cambiò da quando il vecchio portiere Giovanni andò in pensione.
Dopo tanti anni, avevamo fatto l’abitudine al suo carattere scontroso e burbero e al suo salutare fra i denti, senza mai un sorriso, barricato puntualmente dietro uno sguardo impassibile e glaciale.

Il nuovo portiere si chiamava Andrea, era un ometto pelato di mezza età dai modi affabili: si prodigava a salutare sempre tutti con grande entusiasmo, aiutava le signore del condominio a portare la spesa, intrattenendo discorsi, svolgeva il suo lavoro con precisione quasi inquietante. Aveva persino redarguito l’impresa di pulizie, perché le scale “avrebbero dovuto esser pulite meglio” e si improvvisava anche dog sitter per il cagnolino dell’anziana signora del quarto piano, quando ve n’era necessità.
Ci mise poco a conquistarci tutti: era un piacere uscir di casa persino il lunedì mattina perché Andrea aveva sempre la battuta pronta per ognuno, infondeva un gran buon umore, una giovialità quasi contagiosa.
Il condominio sembrava adesso più allegro, anche fra di noi eravamo diventati tutti più cordiali, più gentili e disponibili ed erano sparite persino le solite lamentele fra vicini di casa.

Per Natale, Andrea aveva persino portato i regali ai bambini del condominio travestito da Santa Claus, dopo essersi oltremodo prodigato ad addobbare meticolosamente il vano del portone, creando un’atmosfera quasi magica.
A Pasqua non aveva mancato di regalare a tutti dei simpatici cioccolatini a forma di ovetto e quanto era solerte ogni volta a chiamare l’idraulico se in qualche appartamento vi era una perdita d’acqua o se l’ascensore non funzionava o se il citofono faceva i capricci.

“Altro che Giovanni, che faceva passare giorni se c’era qualche piccola esigenza da risolvere! Altro che Giovanni che con quel caratteraccio introverso il buonumore lo faceva passare anche a chi lo aveva!” eravamo soliti pensare.
Arrivò l’estate e in Agosto, si sa, il fuggi fuggi per mete vacanziere era come sempre usuale. Il nostro caro Andrea aveva preferito rimandare le ferie al mese successivo, tanto era preoccupato che il condominio non rimanesse incustodito proprio nei giorni attorno a ferragosto, quando era in pratica deserto e suscettibile di tentativi di furti.
Il suo essere tanto premuroso e ligio al dovere quasi ci commosse, lo vedemmo come un angelo tutelare dei nostri appartamenti, altro che Giovanni!
Quel che accadde però, preferisco riferirlo così come fu riportato sul giornale:
“Intero condominio svaligiato il giorno di Ferragosto,  sparito nel nulla  il portiere dello stabile”
Eh sì, altro che Giovanni!

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22 pensieri su “Antologia del portiere

  1. Se avete delle storie da raccontare, di portieri, di condomini, insomma storie di vita quotidiana che si svolgono dentro ad un palazzo, scrivete un commento oppure inviatemi una e-mail ed io sarò felicissimo di pubblicarle.

    Grazie!

    Vi aspetto… 😉

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  2. Due nuove storie si sono aggiunte alla mia e a quella di Solindue, la storia di Antonio, raccontata da Martina e quella di Vittorio, raccontata da Laura e anche in queste storie si evidenziano i risvolti umani di un personaggio che ognuno di noi ha conosciuto magari solo superficialmente e che spesso, proprio per il tipo di lavoro che svolge, rimane nell’ombra.

    Nell’attesa di altre storie… buona lettura.

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  3. @ tutti i visitatori (tanti spero… 😉 ): ai racconti, si è aggiunto quello di Alanford50, che ci racconta dalla portiera del suo palazzo che abitava quando era bambino.

    Buona lettura! 😉

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  4. Pingback: A proposito di… « Solindue's Blog

  5. Buongiorno Arthur, è ripartito il link al mio sito!!!
    Oramai un legame indissolubile. 🙂

    Comunque, volevo avvisarti che sono riuscita a contattare in Romania Giovanni, il figlio di Mario, il mio Portiere .
    Ho insistito affinchè anche lui scrivesse la sua storia relativamente al periodo trascorso in Italia.
    Il ragazzino è un pochetto “strano” – rasenta la maleducazione tipica dei quindicenni – e con pretese noiosette, ma dovrebbe inviarmi per mail qualcosa domani.
    Vediamo se riusciamo a pubblicarla.
    Ok?
    Buona giornata.

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  6. Pingback: Lui, Giovanni (il figlio del Portiere) « Solindue's Blog

  7. Wow, triplo WoWWW e anche quadruplo WoWWWW!!!

    Giovanni, figlio di Mario, il portiere e di Sandrina, la moglie del portiere Mario, ha scritto a Solindue una lettera spiegando… beh, quante storie, su leggetela… 🙂

    La storia, come vedete, continua e mi sa che a questo punto, Carmelina, la moglie del mio portiere, Antonio, se legge tutte queste lettere che s’intrecciano, gli viene un po’ d’invidia… chissà che magari non si decide anche lei a mandarmi qualcosa con su scritto cosa ne pensa del fatto che Antonio non vuole portarla al mare?

    Bah… aspettiamo e vediamo, come dice quel detto famoso che nel medioevo fece scalpore, non dire mai mai… 😉

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  8. anna

    Ciao, sono stata da Solindue a leggere la storia di Giovanni e poi ho letto tutta questa antologia…ma che bella idea avete avuto. Mi è piaciuta tanto la storia di Alanford50, perchè anche io da ragazzina correvo per il cortile interno di un palazzo a Roma, su e giù per le scale con tutti i profumi dei pranzi che si confondevano…mamma che ricordi…e ora chi cucina più a pranzo!!Tutti a mangiare un panino al bar…
    Tornerò a leggere altre storie se ci saranno. Ciao ciao

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  9. @ Anna: innanzitutto, benvenuta e poi grazie delle tue parole.

    In effetti è stata una bella idea, perchè in un’epoca dove la normalità è quasi considerata un lusso, al di là della fantasia di chi le ha narrate, fanno tenerezza.

    Torna pure quando vuoi perchè, che siano storie nuove o momenti di riflesione, qui c’è sempre da leggere.

    Ciao.

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  10. @ Satine Love: come promesso, ho riportato la tua storia di “Andrea” nella pagina.

    Una bella storia con un finale a sorpresa.
    Brava, complimenti e grazie del tuo contributo.

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  11. Alanford50

    Molto “bella” la storia di Satine love, devo ammettere che man mano che le parole scorrevano mi aspettavo un qualcosa del genere, che poi si è puntualmente riscontrato a fine racconto, insomma la morale potrebbe essere che certe volte il nuovo non è foriero di novità positive, e nonè oro tutto quello che luccica, non solo, a volte la mancanza di un sorriso può essere anche solo un sintomo di timidezza o di riservatezza ma comunque scrigno contenente valori basilari ed essenziali.

    Eeeeeeeeeeee non ci sono più i portieri di una volta!

    Ciaooo neh!

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  12. Bell’uomo, sguardo penetrante, sorriso che illumina.
    Avrà circa 40 anni. è vestito in giacca blu, con un piccolo stemma sulla tasca che riproduce il nome dell’hotel.
    “Bonjour Madame” mi saluta sorridendo tutte le volte che i nostri sguardi si incontrano.
    E’ il portiere del mio Hotel, qui in montagna.
    Passerei le giornate seduta su questa poltrona, difronte alla reception, per stargli vicino.
    Sono convinta che come dice “bonjour Madame” a me non lo dice alle mie amiche!
    Adesso mi sta osservando mentre sto scrivendo con il mio BlackBerry questo commento…
    Non conosco il suo nome … Vogliamo chiamarlo Adone?

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  13. merè

    continuo ad insistere sull’importanza benefica e salutare degli incontri col figlio del portire…ma si sa, gli anni passano!
    ciao, siculo del mio cuor!
    merè

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  14. @ Aurelio: che bella storia! Se me lo concedi, lo già inserita nell’Antologia del Portiere, perché ci sta bene insieme a tutte le altre storie.

    Potevo farlo? 😉

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  15. Antonella

    Hai ragione Arthur , e’ una bella storia, quasi commovente. E’ bello sentire l’amore per una persona attraverso questo ricordo. Sei indubbiamente una persona molto sensibile Aurelio, oltre la colpa c’e’ un grande affetto , il rispetto ed e’ questo che rende Uomo una persona che sbaglia . Grazie per la condivisione. Ciao .

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