L’Aquilone…

E già, l’aquilone… non c’è nulla di duraturo o d’immortale, se non nei pensieri di chi non ha voglia di dimenticare; certo, alle volte si vive solo per un alito, ma quel che resta poi è molto di più e non parlo solo di ricordi che nel tempo sbiadiscono se solo non si coccolano con cura, parlo di quell’immagine che resta impressa nella memoria, indelebile, l’immagine di un viso, di un sorriso, di gesti o di mani che si toccano, l’immagine che non conosce il trascorrere del tempo e che da sola racconta più di qualsiasi altra cosa.

L’aquilone… pensandoci (…), non ho mai corso con in mano un aquilone. Ne ha visti tanti – come questa estate – di mille colori e forme, volare leggeri nell’azzurro del cielo, gli occhi all’insù senza mai perdere un battito di quelle ali, la morbida discesa che dopo una virata improvvisa, riprende forza per poi risalire con più vigore, fiero di esserci ancora e di poterlo dire.

Quel filo che lo lega è come il tempo, che è in ogni minuto che passa, in ogni sensazione che vive, in ogni angolo dei desideri, in ogni frammento delle emozioni, è tutte le volte che si ha voglia di pensare a come viverle ma, anche solo pensarle, è tanto.

 

Sorridiamo, auguri di Buona Pasqua!

Non è certo dei migliori come periodo, ma come giustamente scrive mio padre in questa poesia che alcuni di voi conoscono già, una mano e una carezza possono fare miracoli.

E allora, Buona Pasqua a tutti voi, con il cuore.

Il Merlo ferito

Ho visto un merlo con la gamba rotta,
strillava furente il poverino;
l’ho preso in una mano,
l’ho accarezzato,
e lui riconoscente si è calmato.

Santi

Riflessi!

Tempo fa parlando di arte, dicevo che mi sentivo confuso di fronte a certe performance che con l’arte non c’entravano nulla, oggi, cambiando completamente prospettiva, parlo di questa mia crescente inadeguatezza che provo di fronte a un mondo che non riesce a trovare una via d’uscita.

Egoismo, individualismo, egocentrismo e soprattutto indifferenza, sono le patologie che parlano di una solitudine sociale che sempre di più fa parte di un nuovo modo di essere, di esistere, a cui ognuno di noi nega l’appartenenza, fino a che la rabbia nasce, cresce e si alimenta di violenza dall’aspetto patinato, farcita di belle parole.

L’indifferenza è pericolosa, è una malattia contagiosa che inaridisce gli animi; si vive accettando il meno peggio, perché lo si considera il male minore e in questo, politica e sociale vanno di pari passo. La paura è il coinvolgimento, dover perdere del tempo per interessarsi di cose che riguardano altre persone, perché in caso contrario, diventa tutto una seccatura, che non soddisfa nessun interesse personale.

Oggi è tutto un litigio, in televisione si litiga per fare audience, per strada si litiga per un posto al parcheggio, i politici litigano per il loro predominio, sembra che litigare sia diventato uno sport nazionale e chi riesce a fare la voce più grossa, ha il sopravvento sugli altri.

Si insegna l’odio e la maldicenza, invece che la tolleranza, si predica il rispetto delle regole, che immancabilmente vengono disattese e allora, cosa possiamo aspettarci di buono se l’esempio ci porta da tutt’altra parte?

Forse solo la speranza che chi genera violenza, prima o poi venga emarginato. Ma non con altra violenza. Mai!

Sono mesi che sentiamo parlare di cattivi menzogneri, di cattivi Italiani, sono mesi che assistiamo ad una campagna politica rancorosa e ingiuriosa, dove non si discute più delle idee, ma si attacca la persona solo perché sta dall’altra parte; tutto questo, può mai portare a qualcosa di buono?

Bisognerebbe recuperare i valori che, alla prevaricazione contrappongono il rispetto della vita umana, qualsiasi sia il colore della pelle. L’uomo, oggi, è sempre più ostaggio di una realtà annacquata che pone le sue basi sull’effimero. Tante promesse che non sempre trovano riscontro. Ideali e prospettive concrete si contrappongono al bisogno di percorrere la strada più facile, millantata da un business che non guarda in faccia nessuno, il cui vero scopo è di creare illusioni, perché è più difficile dire che la fatica, l’impegno, la professionalità, il rispetto siano i presupposti essenziali per andare avanti.

Personalmente più che provare pessimismo, provo paura per ciò che può accadere e la paura non è mai una buona compagnia.

Like Twitter!

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@ilmondodiarthur ma guarda chi si vede da queste parti! “ mi scrive la mia amica Martina, “ho trovato la mail cinguettosa che mi diceva che l’Arthurino era su twitter!! “ tweetta (si scrive così?) a sua volta Lely.

‘nnagg… sì, ho fatto il grande passo, mi sono iscritto a Twitter, dopo molto pensare a dire il vero.

Ero curioso e, in effetti, il primo approccio è stato positivo; c’è tutto un mondo – proprio perché il “cinguettio” non da troppo spazio alle (troppe) parole – che va di corsa, lasciando agli altri il compito di uniformarsi, così come avviene nella vita reale, ahimè. Un po’ variopinto, a volte tra le righe, ho scoperto con mia grande sorpresa che è anche un mezzo per tenersi informati su ciò che accade, per esempio, mostre, incontri, modi di esprimersi e di intendere, insomma, tutto da scoprire e mi concedo un po’ di tempo per farlo.

Credo (però) sia il mio ultimo approdo nei social. Sono su ISSUU con i miei magazine, su Pinterest alla ricerca di pezzi di storia, su YouTube con i miei filmati e ovviamente su Google. Ma mi fermo qui.

Per il resto, rimango un appassionato e convinto blogger, come dire che il primo amore non si scorda mai. Nella comunicazione non possono esserci vincoli di sorta, soprattutto in un’epoca dove non sempre la parola detta si accompagna felicemente alla parola scritta. Qui ho scoperto una umanità che ha il desiderio di esserci, non a caso parlo di occhioni curiosi che guardano, perché ognuna delle persone che visito la immagino così, ne vedo i tratti, a volte anche l’espressione e di qualcuna sento persino il cuore che batte, tanta è la forza che riesce a comunicarmi. Una piccolissima cerchia però, accuratamente selezionata, racchiusa in una dimensione difficile da immaginare, un po’ come gli amici che incontri nei giorni di festa, senza i quali, tutto sembrerebbe un’altra cosa.”  La Vetrina 15/01/2009

E intanto che su Twitter colgo ( Like!) quell’attimo, qui sul blog mi fermo, leggo, rifletto un po’ e poi, finalmente scrivo.

Così, giusto per esserci anch’io!

Sorrido? Ma sì, dai, sorrido!

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BuonGiorno, con tutte le vocali e consonanti, e sapete perché? Perché oggi non voglio farmi mancare nulla.

Ieri sentivo alla televisione di questi nuovi poveri che non si ha voglia di guardare. Sono quelli silenziosi, quelli che girano senza porgere nessuna mano, quelli che vanno a mangiare alla Caritas e ci dormono se non trovano posto per strada, quelli che per una sorta di strana alchimia non solo non guardiamo ma al solo pensiero di scambiarci due parole ci viene l’orticaria; ma anche quei vecchietti che di sera stanno con la luce in casa spenta per risparmiare sulla bolletta, gli stessi che il Natale lo passano da soli e il panettone che non c’è sarebbe il male minore, visto che non c’è neanche un sorriso, una buona parola o un bacio sulla guancia. Gli stessi che magari al supermercato rubano una barretta di cioccolata e che se scoperti diventano di tutti i colori sentendosi per la vergogna anche male.

Non voglio fare la solita filippica del tutto schifo e del tutto sbagliato, però alle volte mi rendo conto di quanta ingiustizia ci sia in questo mondo.

Ricordo che alcuni anni fa girando di sera per le strade di Londra, mi aveva colpito una cosa che oggi sempre più spesso vediamo anche nelle nostre grandi città, alcuni clochard che dormivano coperti da cartoni al riparo nelle rientranze dei negozi.

Ma quanti erano mannaggia!!

Tutte le mattine venendo in ufficio vedo all’angolo di un semaforo sempre la stessa persona che cammina con il piede tutto storto e chiede l’elemosina. Qualche volta mi è capitato di vederlo correre in bicicletta o camminare veloce a piede senza alcun problema! Non gli ho mai dato nulla. Lui ormai mi conosce e ogni mattina capita anche che ci si guarda ognuno con i suoi pensieri, io pensando alla pena che mi fa nel vedere questo suo lucrare su una menomazione che non ha e lui probabilmente pensando a quanto io sia stronzo per non aver mai nemmeno provato a lasciargli qualcosa. Sono sguardi silenziosi, ma con una carica di intolleranza che non passa inosservata.

Il fatto è che lui rappresenta ciò che altri, con giacca e cravatta fanno ugualmente, il raggiro per un suo tornaconto personale, che siano pochi spiccioli o che siano milioni di euro è la stessa identica cosa.
Ecco cosa dovrebbe cambiare, l’idea che ognuno di noi sia un’isola felice e tutti gli altri, buona notte al suonatore.

Evvabè, sorrido, perché sorridere è certamente un’alternativa positiva, quindi… BuonGiorno!

Non male come inizio anno, ‘nnagg…!!!

vetrina

Tempo fa mi sono iscritto ad un sito che, proprio perché fuori dalle righe, e oltre a offrire elementi e spunti davvero stimolanti, forniva l’occasione a chi ne avesse avuto voglia, di rivedere la propria vita lavorativa in un’ottica del tutto diversa da quella che gli stereotipi e le tradizioni in qualche modo ci hanno sempre imposto.

Il sito in questione è “Nomadi Digitali”, ho scritto anche un post sul’argomento; si tratta in pratica di persone che ad un certo punto della loro vita decidono di intraprendere un percorso alternativo. Lavorano con il computer e allo stesso tempo girano il mondo, non importa se da soli o se con famiglia a seguito.

Questo comporta tutta una serie di rinunce ovviamente, il posto fisso, la certezza del guadagno, la mancanza di radici, l’idea di vivere magari per un paio di anni in Brasile e poi, catapultati in un’altra realtà, in Africa piuttosto che in Asia. A quel che sembra sono in tanti, e dai loro racconti si percepisce una sorta di serenità. Sono entusiasti, soprattutto nel ritenersi liberi di poter decidere le sorti della loro esistenza. A scanso di equivoci, sono tutte persone che vivono comunque bene, economicamente hanno ciò a cui loro serve per vivere e nei casi di famiglie, la consapevolezza di essere, come si suol dire, tutti nella stessa barca. Comunque sia, è una scelta di vita. Continua a leggere “Non male come inizio anno, ‘nnagg…!!!”

Buon Natale e Buon fine Anno 2016.

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Ma siamo già a Natale? Mannaggia, come passa in fretta il tempo!

Quest’anno gli auguri ve li faccio con un articolo che avevo scritto nel 2010 per The Best Magazine. Bei momenti che non dimenticherò mai e che amo ricordare insieme a voi.

Ho dei ricordi sereni del Natale, da piccolo ci si riuniva a casa dei miei nonni e la sera si giocava a carte, sette e mezzo, tombola, e per noi piccini era uno spasso. Ovviamente ad ogni vincita, quelle poche lirette guadagnate le mettevamo una sull’altra, ed era con orgoglio che le rimiravamo.

S’iniziava a giocare i primi di dicembre, una scusa per trovarsi tutti davanti ad una grande tavolata, con un bel panno verde, imbandita con frutta secca d’ogni genere.

La parte “riservata” agli uomini era una ciminiera, giocavano a briscola chiamata o a scopone scientifico, l’occhio socchiuso, la sigaretta pendente dalle labbra e, mannaggia, quante discussioni accanite, quante urla e ogni volta, noi piccoli lì a vedere cosa era successo.

Poi, la vigilia di Natale la cena in pompa magna, i tortellini in brodo, come voleva la tradizione importata dal nord (…), il capitone, la pasta a forno, gli arancini di riso, la carne al ragù (che non è quella trita… ), olive verdi schiacciate sott’olio, acciughe salate condite con olio, aceto e prezzemolo, conserve d’ogni tipo fatte in casa, dolcetti siciliani, insomma, tante cose buone, e l’atmosfera era di gioia, d’amore, e per noi piccoli l’occasione per ritrovarci e giocare. Continua a leggere “Buon Natale e Buon fine Anno 2016.”

Il magazine Scriveregiocando 2016

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Eccoci di nuovo con l’ appuntamento di Scriveregiocando, la Pagina Natalizia curata da Morena Fanti che come ogni anno raccoglie intorno a sé tanti scrittoti, con racconti, poesie e bellissime foto.

Come ho scritto in un commento da Morena, quest’anno non ho potuto dedicarmi al nuovo Magazine di Scriveregiocando per i troppi impegni che mi “affliggono” in questo periodo.

Ma ho voluto ugualmente lasciare un segno, così giusto per non mancare del tutto a questo bellissimo appuntamento organizzato da Morena ogni anno per Natale. Ho preparato una sorta di piccolissima antologia – giusto chiamarla così? – dove ho raccolto le copertine dei magazine pubblicati in questi ultimi sei anni, l’editoriale che ogni volta Morena ci dedicava, e il sommario di tutti i partecipanti.

Come copertina ho scelto una foto scattata questa estate in spiaggia che raffigura la bandiera dell’Europa. Nessuna retorica, solo una bella foto e una metafora, un invito a lasciarci alle spalle tutto ciò che di sbagliato c’è in questo mondo controverso.

Ho anche inserito una bellissima poesia di mio Padre Santi intitolata “Ombre”, che tanti di voi conoscono già. Oltre che nel Magazine, la potete leggere nella pagina dedicata alle sue poesie qui sul blog.

E nel ringraziarvi tutti per la bella esperienza di condivisione vissuta con voi in questi anni, non mi resta che augurarvi una buona lettura, per gli auguri di Natale, beh, c’è tempo.

A presto quindi.

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Tutte le copertine del Magazine di Scriveregiocando pubblicate in questi anni.

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Il sito di Scriveregiocando curato da Morena Fanti

Per chi volesse scaricare il Magazine in formato PDF, eccolo…

IL Magazine Scriveregiocando 2016 su ISSUU da sfogliare

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Un buon rimedio per… ?

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A proposito, ho una cura strepitosa per il giradito, vi può interessare?

Allora, prendere un ettolitro di acqua calda ma non bollente, scioglierci dentro due etti abbondanti di polvere empirica importata dal Mare dei Caraibi, una pasticca di menta piperita possibilmente effervescente ma non troppo, delle foglioline di alloro di Lampedusa colte esclusivamente in una notte di luna piena, bicarbonato di sodio senza conservanti come nelle ricette della nonna Giulia, aglio, cipolla, sedano, lattuga, cornetti, lamponi freschi, pomodorini pachino, ma quelli di CastrorealeLunga sono i migliori, spine di trota affumicata conservate in un vasetto scuro a prova di luce e un bell’etto di baccalà del mari del nord essiccato al sole della Sicilia Bedda, una canottiera di lana e una di cotone, preferibilmente bianca, un grembiule con la faccina di un porcellino e una mostarda, né dolce, né piccante.

Mescolare con cura il tutto, non senza essersi messi prima la canottiera di lana e verso la fine quella di cotone. Finita la mescolanza, immergere il dito dentro all’impasto che deve avere un aspetto denso ma non troppo e dopo tanta, tanta, tanta pazienza, se il giradito non è guarito, rivolgersi a una casa di cura per le cure del caso.

Astenersi perditempo. Continua a leggere “Un buon rimedio per… ?”

Buon Compleanno Blog!

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Certo, non è facile parlare oggi a cuor sereno di feste e compleanni, il pensiero va inevitabilmente a chi dopo il terremoto ha perso ogni cosa, speranze comprese. In una casa ognuno di noi conserva una parte di sé che non sempre è visibile agli altri, affetti, ricordi, stati d’animo, quelle quattro mura offrono riparo e danno sicurezza, perderle è drammatico.

Ma comunque sia, la vita continua, detto non senza una certa amarezza.

Come ogni anno, il primo novembre festeggio un doppio compleanno, il mio e quello del mio blogghino, ormai tanti in entrambi i casi, mammaggia, ma anche l’onomastico di mio Papà Santi, che tanti di voi conoscono per le sue poesie. 

E ogni anno che passa mi rendo conto di quanta Meravigliosa Umanità sia passata tra queste pagine e di ciò che nel frattempo ho imparato.

E allora, grazie davvero ad ognuno di Voi.

Ma senza volermi dilungare più di tanto, vi lascio con un mio scritto di qualche anno fa, Gita al Mare, che parla di quel camminare insieme a me tanto caro che dovrebbe essere di ognuno di noi, se solo riuscissimo a capire quanto sia importante guardarsi intorno.

Buona lettura e… Buon Compleanno Blog!My beautiful picture

Gita al mare!

  Occhi verdi, capelli cortissimi tra il castano e il biondo rossiccio, un viso bellissimo, avrà avuto circa sei anni; seduto su di una carrozzina con due supporti che gli tenevano ferma la testa ed una cinghia che lo cingeva probabilmente per non farlo cadere, era proprio lì in riva al mare.

Il padre chino davanti a lui, tentava di fare un pupazzo con la sabbia bagnata e intanto parlava raccontandogli delle cose, sempre con un sorriso. Poco più in là, c’erano tre bambini che giocavano sul bagnasciuga a pallone, ridendo e rincorrendosi ogni volta che qualcuno di loro sbagliava bersaglio.

Nessun sorriso, nemmeno l’ombra che s’accorgesse di cosa ci fosse intorno a lui ma, lo sguardo era fisso lì, come se il rumore di quelle piccole onde, fosse un pensiero rivolto verso il mare.

Un momento vissuto; il ricordo di una gita al mare.