Martina Buzio: “Come è il panorama?”

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E’ la prima volta che mi cimento nella recensione di un romanzo e, lo faccio con un po’ di emozione. Il libro è di una cara amica, Martina, che tanti di voi conoscono, compagna di una bellissima avventura, quella di “The Best Magazine”.

“Come è il panorama?”

Il suo primo romanzo, un esordio fatto in punta di piedi che nessuno si aspettava; scritto l’estate scorsa d’impeto, come se quelle parole fossero state da fin troppo tempo chiuse in un cantuccio e la voglia di spuntar fuori, un bisogno che purifica, un sollievo per l’anima.

Non voglio entrare nel merito del racconto, toccante per certi versi, forse autobiografico o forse no, vorrei parlare piuttosto del suo modo inconfondibile di raccontare con leggerezza, che già conoscevo e che da sempre ho ammirato, parole semplici che l’autrice ci regala in pagine belle che ci accompagnano dalla prima all’ultima, in un battito di ali.

Leggo e così l’ascolto.

E’ un po’ come star lì seduti in un comodo divano uno accanto all’altro, un locale accogliente con le sue luci soffuse e l’ombra tenue e profonda, lei che senza esitazione, con un sorriso, prendendomi per mano mi porta in quel suo mondo fatto di emozioni a me sconosciuto. Parla della vita, e riesce a dipingerla in tutta la sua vera, gioiosa e tragica umana realtà.

Tante scene sovrapposte come in un quadro, fatto di visioni limpide e sfumate allo stesso tempo, tenera e a volte ironica come può esserlo una Fiorentina purosangue, ci mostra l’anima di donna sensibile e di fotografa attenta, coglie il particolare nell’attimo in cui si rappresenta, senza incertezze, sfarzo o costruzione alcuna, così come è, semplice come lo è un tramonto, dove l’unico bagliore è di un sole che gioca a nascondino tra montagne scure che disegnano nel cielo linee nette e sicure.

“Come è il panorama?”

La bella copertina del libro parla di quel tramonto, nel libro se ne parla, in una purezza senza equivoci, che a guardarlo mette un po’ di brividi, per la sua bellezza, forse solo perché è vero.

Un bel libro, davvero, da leggere.

Il suo sito: Martina Buzio

Potete acquistare il libro nelle migliori librerie on line e non solo.

Evvai!!!

Eccoci, ben arrivato 2016!

Eccoci

E così il nuovo anno è incominciato, senza tanti buoni propositi per il 2016 o recriminazioni per il 2015. Normalmente.

Come scrivevo da un’amica blogger appena conosciuta, in genere mi lascio guidare dal mio Carpe Diem, anche perché sono sicuro che in ogni caso non cambierebbe nulla lo stesso.

Un sorriso sempre, compiaciuto nel vedere quel bicchiere mezzo pieno, ma già lo sapete, non è una novità.

Oggi più di una volta ho sorriso tra me e me; in mattinata ascoltando un signore abbastanza anzianotto – ma non dicono che l’età rende saggi? – urlare inferocito insultandolo pesantemente in un parcheggio contro un altro signore che senza volerlo, io testimone, giurin giuretto, gli stava fregando il posto. Ho sorriso per la stupidità della gente, di come s’infervora per un non nulla, e per quanta poca considerazione ha del suo prossimo. C’è di peggio, mi veniva da dirgli, ma ho l’impressione che non avrebbe capito, preso com’era nel difendere lancia in resta le sue banalissime stupide ragioni mattutine.

Poi ho sorriso vedendo il sorriso accogliente della signorina che prendeva le ordinazioni da Giovanni Rana, anche questa non è una novità e infatti ci torno sempre volentieri proprio per questo, e poi ancora, visto che nel centro commerciale dov’ero andato a mangiare c’era il mondo intero, mentre con il vassoio in mano cercavo un posto per sedermi, un’altra signorina con ancora il boccone in bocca si è alzata pregandomi di prendere il suo posto.

Il suo era un sorriso quasi timido, è persino arrossita nel dirmelo, ma dopo averle detto più volte che aspettavo che finisse, l’ho ricambiato con gratitudine.

Quanto fanno bene queste cose!

Basterebbe poco nella vita per condividere qualcosa con gli altri, e incominciare l’anno nuovo con un sorriso, una gentilezza, fa bene all’anima.

Sì, decisamente!

Ancora Buon Anno e… buon blog ovviamente.

Dimenticavo, domani è l’Epifania e allora voglio farvi leggere una letterina che avevo scritto tanto tempo fa e che, ahimè, è ancora attuale assai assai.

“Cara Befana… 6 gennaio 2009”

Ps per Patrizia: ‘nnagg… Patrizia, ho pubblicato la foto di due volatili di cui non conosco il nome e men che meno la specie, tu, da brava naturalista, sei bravissima a fare le foto agli animali, potrai mai perdonarmi per aver osato tanto? 

ari_’nnagg…!!! 🙂

Sogno o realtà?

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Non ci sono momenti migliori o momenti peggiori determinati, magari, da situazioni critiche, oppure da particolari scontenti, fatto sta che ogni tanto sento dentro di me una strana voglia di cambiare (che poi, forse, non è neanche la parola giusta…), come se tutto ciò che mi circonda mi stesse stretto, o mi sentissi inadeguato nel viverla, oltre che nell’affrontarla.

Badate bene, non è una fuga da responsabilità o da realtà scomode da affrontare, assolutamente no, anzi, devo dire che per carattere di fronte alle difficoltà, soprattutto le peggiori, do il meglio di me stesso; è invece una sorta di disagio che avverto come se non mi trovassi in quel momento nel posto giusto, come se tutto ciò che faticosamente ho costruito e del quale, a volte, vado fiero, dovesse per una sorta di strano marchingegno ricominciare daccapo.

Capita in momenti del tutto inaspettati, magari come ieri, mentre passeggiavo in riva al lago da solo al mattino presto con un sole pigro che si specchiava nell’acqua e che sembrava finta per quanto era immobile. Sarà stata forse l’aria fredda che entrava nelle ossa, che libera e purifica, sarà stato il cielo azzurro e limpido che veniva voglia di toccare, oppure, forse è quel sentirmi dentro un po’ come uno zingaro, sempre e perfettamente a mio agio in qualsiasi luogo, come se il mondo fosse la mia casa e l’emozione di esserci, una grande liberazione.

E gli affetti, le persone che mi sono care, direte? Porterei tutti con me e come un perfetto padrone di casa, farei vedere ad ognuno le cose nuove da gustare, con il sorriso, con la voglia di scoprirle un po’ per volta, senza però la sensazione di dover ricominciare.

Sogno o realtà?

Chissà, forse un po’ l’uno, forse un po’ l’altro, o forse è soltanto voglia di viverla questa vita, standole al fianco, senza per questo rincorrerla.

*** La scatola.

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Mi allungo sulla sedia e quasi mi sdraio, oggi è di quelle giornate in cui non ho voglia di pensare a nulla e così mi stiracchio, con lo sguardo perso un po’ su quella scatola e un po’ fuori alla finestra.

E’ strano, quando vuoi annullare ogni pensiero i pensieri ti vengono incontro e fanno capolino malgrado tu dica loro di andar via, prepotenti, senza alcun ritegno.

Torno di nuovo a guardare quella scatola e chissà perché sembra diversa, non è solo questione di colore, anche quello, o di materiale, anche quello, vederla rinchiusa in quell’angolo ne amplifica la forma e le dimensioni, come se il suo contenuto volesse a tutti i costi spuntar fuori, e al pensiero mi vien quasi da ridere, perché m’immagino due guance gonfie di vento e lettere disordinate che in un’esplosione di linee rette e curve provano a dar forma a parole mute, ma che hanno l’aspetto di grida che libere da ogni pudore, portano sorrisi, portano lacrime, ricordi ingarbugliati sommersi dalla polvere del tempo, una matassa di fili da sbrogliare, che si percorrere solo se le dita, tra pollice e indice, trovano il ritmo giusto.

No, non ho voglia di pensare a nulla, come in un cartone animato, sento l’aria che si smuove risucchiata dal sordo rumore di un coperchio che si chiude, e un raggio di sole che filtra dai vetri appannati della finestra mi rammenta la giornata che da poco è incominciata, beh, tiriamoci su le maniche che son tante le cose che m’aspettano e nel farlo, sorrido al nuovo giorno, perché oggi sono quel che sono.

Insieme!

Pedalando

Non esiste secondo me solo il ricordo di un amore, tolto il tempo che è passato e qualche inevitabile piccolo rancore, dev’esserci qualcosa di più grande, altrimenti perché mai lo si è vissuto?

Ci pensavo l’altra sera, lei come sempre se ne stava in silenzio in un angolo a leggere un libro assorta nei suoi pensieri ed io ugualmente distratto di chi mi trovavo accanto. Ho sempre sostenuto che nella vita di coppia crescita vuol dire anche questo, insieme e allo stesso tempo da soli, senza per questo vivere la percezione dell’abbandono o, che è peggio, di sentirsi dimenticati, quella sorta di sintesi che è frutto di una consapevole conoscenza profonda. Continua a leggere “Insieme!”

Ciao Vito!

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Sì, la vita è proprio strana e lo è ancora di più nel momento in cui diventa prevedibile.

Ne avevo parlato in un post quasi due anni fa il 22 ottobre 2012 e oggi ciò che si temeva si è avverato.

Vito, sì, quel ragazzo nonostante i suoi cinquant’anni allegro e sorridente che spesso mi coccolava facendomi trovare sul tavolo le mie pietanze preferite e che lavorava nella trattoria dove alle volte vado a mangiare se ne è andato, aveva scoperto di avere un tumore al cervello e come sempre accade in questi casi, non c’era più nulla da fare.

Mi spiace, mi spiace tanto, davvero, in effetti lo conoscevo poco, ma in quel piccolissimo spazio che ci ha visti l’uno di fronte all’altro ho scoperto una persona a modo suo speciale, oltre che semplicemente serena con se stesso e con tutto ciò che lo circondava.

Non era famoso e non era neanche una persona particolarmente carismatica, sapeva fare il suo mestiere con quell’umiltà che dovrebbe contraddistingue ogni tipo di lavoro e di professione. Mai tronfio o troppo pedante nel portare avanti le sue ragioni nel caso ce ne fosse stato bisogno, sempre con un sorriso sulle labbra aveva il dono dell’accoglienza, in un certo senso ti faceva sentire al centro dell’attenzione e proprio per questo faceva di tutto per accontentarti.

Scrivevo allora: “Una sana riflessione sull’argomento sarebbe da fare, se non altro per fermarsi, per cercare di riprendere fiato, perché al di là dai vecchi e cari luoghi comuni, le rivalse, le lotte, il predominio, o solo aspettare (…) che qualcun altro soccomba, lasciano il tempo che trovano.”

Tutto questo per dire che basta poco per avere un bel ricordo di una persona e quel poco è racchiuso dentro di noi. Liberiamolo dunque, bisogna soltanto crederci.

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

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Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, famoso e strausato detto che trae le sue origini da una frase di Seneca sull’influenza negativa che la lontananza esercita sui ricordi di una persona.

Ebbene, cosa c’è di vero in tutto questo?

Se dovessi dare una risposta in base alla mia esperienza, direi che di vero c’è ben poco, visto che i ricordi che mi legano ad una persona, in positivo, li relego in una parte di me che difficilmente si dissolve come neve al sole. Quando in genere si affronta quest’argomento, io faccio sempre l’esempio di una mia cara amica che ho conosciuto ai tempi dell’università a Firenze, e che dopo varie peripezie di entrambi, ci siamo persi completamente di vista. Ci sentiamo raramente e raramente ci scambiamo qualche e-mail, eppure io ho la sensazione che malgrado tutto, quando la sento, mi sembra di averla lasciata il giorno prima. Continua a leggere “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.”

Mistero infinito.

NelCielo

Quante volte ci siamo chiesti di cosa è fatto l’universo, o anche soltanto cosa ci sia dietro ad un cielo che, proprio perché scuro, è pieno di mistero?

A me capita alle volte d’estate, prima di andare a letto mi siedo sul terrazzo della mia casa al mare , guardo le cime dei pini che si stagliano nel cielo formando delle strane ombre e il mio pensiero vaga solitario tra una stella e l’altra, senza chiedere, senza domandarmi perché. E’ un momento che condivido con me stesso, ed è meraviglioso.

Ma a quanto pare anche mio Padre amava farlo. Strano davvero!

Mistero infinito.

Silenziosa la notte;
ed ecco il cielo
ancor di più sprofonda nel mistero.
Mai sazio di sapere, ad ogni stella
ch’è nel ciel sospesa io chiedo
cosa c’è dietro a quel velo.
“Finito sei e qui c’è l’infinito”,
in coro mi rispondono le stelle,
“l’immenso è immenso e tu sei picciol nido;
guardalo pure il cielo, ma sol
per ristorare il tuo occhio  sognante,
non gravare di dubbi la tua mente.
Finchè il tuo spirito è schiavo
di natura, non può spiccare il volo
e saltellare da stella a stella
i misteri del cielo a disvelare.
Calma l’ardore, tu che vuoi sapere,
se hai fiducia nel ciel, non domandare”.

Santi

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* Svegliarsi.

Mattino

Brilla una luce negli occhi, come di un pensiero fuggitivo che attraversa la mente senza voglia di conferme, le labbra si socchiudono come per dare un bacio e alla fioca luce di una finestra appena socchiusa, il suono di un clic dice che finalmente l’emozione ha trovato il suo rifugio.

E poi un susseguirsi di frenesie che, tra attimi rubati, s’incastrano fino a diventare lucide follie vissute ad occhi aperti tra spazi circoscritti in un immaginario sempre più lontano; fulgida visione di un intreccio di mani e di corpi che si fondono e senza volerlo, dopo tanto lottare, finalmente è l’abbandono.

Svegliarsi al mattino e tra i vapori fumosi di una doccia, disegnare con il dito su di uno specchio la curva di una strada che mentre sale, lascia intravedere una lunga discesa che porta al mare.

E gocce di rugiada si staccano una dopo l’altra e nel rigagnolo appena nato, cercano la via per rompere gli indugi, a ritrovarsi ancora insieme verso qualcosa che le porti lontane; il calore di un abbraccio che le asciuga come fossero panni stesi al sole.

Svegliarsi e accorgersi di un nuovo giorno ritrovato.