Discutevo tempo fa con un amico sul significato di amore ma ahimè, eravamo su due posizioni completamente diverse, lui che ha difficoltà a lasciarsi andare, sente sempre il bisogno di avere tutto sotto controllo e di spiegare ogni cosa, alla luce di una razionalità che spesso non trova altra spiegazione se non nel compiacersi con se stessa.
E tra una discussione e uno scambio di e-mail serrato, dove io mi perdevo in romantiche dissertazioni di ciò che poteva essere per me l’amore e lui che passo dopo passo cercava di smontarmi, riducendo il tutto a normalissima routine quotidiana, io gli rispondevo tra l’ironico e il serioso…
…che sommo piacere provo nel sentirti (…) scaldare per così tanta presunta arroganza (la mia ovviamente!!??); ti scorgo emaciato, dalle troppe e dirompenti diete, afono e accalorato, mentre gesticoli alla ricerca disperata di una somma razionalizzazione per comprendere “L’AMORE”.
No, non è questione di moralismo o d’essere più o meno bacchettoni ma, di voler leggere fra le righe e, coglierne il significato che semplicemente vi è trascritto. L’amore è “l’abbandono” e, le membra mollemente adagiate su di un letto, nell’afosa calura del meriggio, mi rammentano la sublime contemplazione di un amore lontano.
Essere uno e tutto insieme, come il dolce gorgoglio di un limpido ruscelletto solitario, abbarbicato fra le cupe e rocciose montagne, come ad un pentagramma, dove le note, una dopo l’altra scorgano in una melodiosa sinfonia, per cantare alla vita l’estasi ritrovata.
Quando si prova amore, si gioisce e ci si dispera allo stesso tempo. Ci si sente lacerati, come se una forza misteriosa ci possedesse ma, l’amore è “questo”, e questo è il mio modo per essere felice nell’amore.
Ma d’altra parte, cos’è la vita senza l’amore? Nulla, il nulla nel nulla.
Non è quindi questione di… ma piuttosto di menti bacate, incancrenite nell’assurda convinzione che tutto può essere spiegato e compreso ma, non è purtroppo, per loro, sempre possibile.
E allora si trascende, si confonde l’abbandono con “membra mollemente abbandonate in voluttuosi amplessi”, l’ora prediletta, per le rituali masturbazioni solitarie con le calde ore pomeridiane, salutare il nuovo giorno per l’amore trovato, come il bisogno di ululare alla ricerca di una mediocre scopata, sentirsi feriti nell’animo, con il bisogno irrefrenabile di pratiche sadomasochistiche e chi più ne ha, più ne metta.
“…l’amore non possiede né vuol essere posseduto, perché l’amore basta all’amore”. (Gibran)