Arte di strada?

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Me ne ero quasi dimenticato, mannaggia.

Provocazione o intenzionalmente un’opera d’arte, chissà? Era per le strade di Forte dei Marmi questa estate e la cosa mi aveva fatto sorridere abbastanza, un po’ per com’era – transenne, lapide con scritta in stampatello un po’ traballante – un po’ perché sembrava così seria che non potevo non prenderla in considerazione.

E allora mi son detto: “in un’epoca così controversa, vuoi che l’arte non si rappresenti per ciò che è realmente? Cioè, nuda e cruda? “

Probabilmente in un contesto diverso – una galleria d’arte, alla Biennale – chissà quanti fiumi di parole, invece per strada era lì solitaria, quasi a chiedere scusa per esserci. Senz’altro per un sorriso o qualche distratta considerazione.

Ari_mannaggia!!!

Buon Compleanno Blog!

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Certo, non è facile parlare oggi a cuor sereno di feste e compleanni, il pensiero va inevitabilmente a chi dopo il terremoto ha perso ogni cosa, speranze comprese. In una casa ognuno di noi conserva una parte di sé che non sempre è visibile agli altri, affetti, ricordi, stati d’animo, quelle quattro mura offrono riparo e danno sicurezza, perderle è drammatico.

Ma comunque sia, la vita continua, detto non senza una certa amarezza.

Come ogni anno, il primo novembre festeggio un doppio compleanno, il mio e quello del mio blogghino, ormai tanti in entrambi i casi, mammaggia, ma anche l’onomastico di mio Papà Santi, che tanti di voi conoscono per le sue poesie. 

E ogni anno che passa mi rendo conto di quanta Meravigliosa Umanità sia passata tra queste pagine e di ciò che nel frattempo ho imparato.

E allora, grazie davvero ad ognuno di Voi.

Ma senza volermi dilungare più di tanto, vi lascio con un mio scritto di qualche anno fa, Gita al Mare, che parla di quel camminare insieme a me tanto caro che dovrebbe essere di ognuno di noi, se solo riuscissimo a capire quanto sia importante guardarsi intorno.

Buona lettura e… Buon Compleanno Blog!My beautiful picture

Gita al mare!

  Occhi verdi, capelli cortissimi tra il castano e il biondo rossiccio, un viso bellissimo, avrà avuto circa sei anni; seduto su di una carrozzina con due supporti che gli tenevano ferma la testa ed una cinghia che lo cingeva probabilmente per non farlo cadere, era proprio lì in riva al mare.

Il padre chino davanti a lui, tentava di fare un pupazzo con la sabbia bagnata e intanto parlava raccontandogli delle cose, sempre con un sorriso. Poco più in là, c’erano tre bambini che giocavano sul bagnasciuga a pallone, ridendo e rincorrendosi ogni volta che qualcuno di loro sbagliava bersaglio.

Nessun sorriso, nemmeno l’ombra che s’accorgesse di cosa ci fosse intorno a lui ma, lo sguardo era fisso lì, come se il rumore di quelle piccole onde, fosse un pensiero rivolto verso il mare.

Un momento vissuto; il ricordo di una gita al mare.

Scolpire la luce!

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Come già accennato nel mio post precedente, non solo mare o bella compagnia questa estate, ma anche un po’ di arte.

Confesso però di sentirmi confuso di fronte all’arte moderna, qualunque sia la sua matrice. Quadri, sculture, opere che affondano la loro esistenza in un ripetersi monotono alla ricerca di un dejà-vu spesso sconfortante, che probabilmente rincorre la novità, senza per questo trovarla.

Le istallazioni, grandi o piccole che siano, sono diventate un’abitudine, una moda e in tante di queste, il nulla è di casa, o almeno questa è la mia impressione. D’altra parte un’opera, se da sola non si esprime, forse che insieme a delle altre acquista una dimensione diversa?

Ecco da cosa nasce la mia confusione, nel non sentirmi coinvolto, quella parte emozionale di me che a gran voce chiede di voler partecipare, si sente tagliata fuori e così i miei occhi scrutano senza curiosità opere una accanto all’altra, come se fossero inutili oggetti riposti su di uno scaffale di un supermercato.

Ma capita anche di leggere recensioni di artisti tra l’altro quotati che pur di “giustificare” delle scelte artistiche a dir poco discutibili, secondo me, esprimono l’inverosimile; e così un gioco di specchi sapientemente collocati in un’istallazione dentro le sale di un palazzo antico, è l’inizio, l’invito di un susseguirsi d’immagini che dovrebbero portarci a chissà quali considerazioni psicosocialfilosofiche.

Maddai!!! Continua a leggere “Scolpire la luce!”

Un’insalata in due!

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E già, la vita va avanti lo stesso, accada quel che accada.

La tecnologia ci stupisce ogni giorno, la gente si evolve, o almeno crede o cerca di farlo, crescono le esigenze e, per quanto sia possibile, si va alla ricerca di cose nuove. Il vecchio è già più vecchio il giorno prima, e la rincorsa all’ultimo smartphone, oggetto del desiderio, appare inarrestabile. Ma resta intatta la paura del domani, nei giovani soprattutto, ma anche per chi in teoria, vista l’età, non ha molto da perdere.

L’altra sera ero davanti alla TV e ho avuto la mala sorte di capitare sul “L’Isola dei famosi”. Visto che volevo farmi del male, l’ho guardato per un po’. Seduti attorno ad un tavolo imbandito per l’occasione con roba da mangiare – tanta, tanta roba da mangiare – i naufraghi di turno, uomini e donne dello spettacolo, dovevano in pochissimo tempo ingoiare più cibo possibile, e stremati com’erano dalle privazioni, davano di sé uno spettacolo a dir poco ridicolo e per quanto mi riguarda, stomachevole.

Ma la gente in studio guardandoli rideva. Ridevano probabilmente al pensiero di come ci si possa ridurre nel momento in cui si ha fame (…). Pochi attimi di ogni ben di Dio sono l’occasione per colmare un bisogno, dal quale è impossibile sottrarsi. Continua a leggere “Un’insalata in due!”

Eccoci, ben arrivato 2016!

Eccoci

E così il nuovo anno è incominciato, senza tanti buoni propositi per il 2016 o recriminazioni per il 2015. Normalmente.

Come scrivevo da un’amica blogger appena conosciuta, in genere mi lascio guidare dal mio Carpe Diem, anche perché sono sicuro che in ogni caso non cambierebbe nulla lo stesso.

Un sorriso sempre, compiaciuto nel vedere quel bicchiere mezzo pieno, ma già lo sapete, non è una novità.

Oggi più di una volta ho sorriso tra me e me; in mattinata ascoltando un signore abbastanza anzianotto – ma non dicono che l’età rende saggi? – urlare inferocito insultandolo pesantemente in un parcheggio contro un altro signore che senza volerlo, io testimone, giurin giuretto, gli stava fregando il posto. Ho sorriso per la stupidità della gente, di come s’infervora per un non nulla, e per quanta poca considerazione ha del suo prossimo. C’è di peggio, mi veniva da dirgli, ma ho l’impressione che non avrebbe capito, preso com’era nel difendere lancia in resta le sue banalissime stupide ragioni mattutine.

Poi ho sorriso vedendo il sorriso accogliente della signorina che prendeva le ordinazioni da Giovanni Rana, anche questa non è una novità e infatti ci torno sempre volentieri proprio per questo, e poi ancora, visto che nel centro commerciale dov’ero andato a mangiare c’era il mondo intero, mentre con il vassoio in mano cercavo un posto per sedermi, un’altra signorina con ancora il boccone in bocca si è alzata pregandomi di prendere il suo posto.

Il suo era un sorriso quasi timido, è persino arrossita nel dirmelo, ma dopo averle detto più volte che aspettavo che finisse, l’ho ricambiato con gratitudine.

Quanto fanno bene queste cose!

Basterebbe poco nella vita per condividere qualcosa con gli altri, e incominciare l’anno nuovo con un sorriso, una gentilezza, fa bene all’anima.

Sì, decisamente!

Ancora Buon Anno e… buon blog ovviamente.

Dimenticavo, domani è l’Epifania e allora voglio farvi leggere una letterina che avevo scritto tanto tempo fa e che, ahimè, è ancora attuale assai assai.

“Cara Befana… 6 gennaio 2009”

Ps per Patrizia: ‘nnagg… Patrizia, ho pubblicato la foto di due volatili di cui non conosco il nome e men che meno la specie, tu, da brava naturalista, sei bravissima a fare le foto agli animali, potrai mai perdonarmi per aver osato tanto? 

ari_’nnagg…!!! 🙂

Potrebbe bastare un fiocco?

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Forse viviamo in un mondo che è pieno di solitudine?

E’ una domanda che mi pongo ormai da un po’, ma alla quale non so dare una risposta, ahimè.

Ieri ho saputo che una persona che conoscevo era morta in modo accidentale e malgrado non l’avessi mai frequentato, pur conoscendo la sua storia, mi è dispiaciuto molto. Separato dalla moglie da circa vent’anni, aveva poi rotto anche con il figlio che, ad un certo punto, non ne aveva più voluto sapere nulla. In tutto questo tempo, ha vissuto senza più rifarsi una vita – un’altra donna, un altro figlio – e tranne i genitori, frequentava pochissima gente. Niente amici dunque.

E malgrado siano passati diversi anni, non ha mai provato a riprendere il rapporto con il figlio e allo stesso modo, anche il figlio non lo ha mai cercato. Non l’ho mai capita questa cosa, non era successo nulla di irreparabile, ma l’orgoglio forse, senz’altro la paura di un rifiuto, aveva messo fine ad un rapporto che magari provandoci, quando ce n’era l’opportunità, si sarebbe potuto ricomporre.

In effetti, era successa la stessa cosa tra lui e il padre, che andato via di casa, aveva rotto con tutta la famiglia, figli compresi. Come è strana la vita!

E’ una storia triste, soprattutto perché la sua morte si è portata con sé un fardello difficilmente risanabile per un figlio che, allo stesso modo, non ha mai avuto il coraggio di affrontare un confronto con il padre, lasciando che il rancore, e quel che è peggio, l’odio e l’indifferenza, calasse inesorabilmente tra di loro.

Una storia come tante a dire il vero, con una costante, l’incomunicabilità, che secondo me è il vero male di questo nostro secolo controverso, con profonde radici sulla mancanza di valori veri, anche i più elementari, i ruoli, il rispetto, la condivisione, e non per ultimo l’amore e l’affetto, lasciando spazio all’indifferenza e al rancore, pur vivendo la vita con sofferenza.

E sì, penso che Lui abbia vissuto nel dolore tutti questi anni, così come il figlio immagino. Ma cos’è che impedisce alle persone di fare un semplicissimo gesto, magari porgere una mano?

Meglio soffrire. Piuttosto la solitudine.

Ma che enorme tristezza è mai questa!

Evvabè, potrebbe bastare un bel fiocco per fare pace con il mondo intero?

Firenze, la mostra con Chagall…

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La Crocifissione bianca di Chagall

Se non fosse al tempo stesso ridicola e farsesca la cosa, potrei dire tranquillamente che mi veniva da ridere leggendo oggi su Repubblica la notizia con un titolo alquanto eloquente “Firenze, la mostra con Chagall e Van Gogh vietata ai bambini della scuola: “Urta i non cattolici”. Ma non è così, purtroppo, proprio perché da ridere c’è ben poco, se si considera che a volte la voglia di protagonismo mista a ignoranza ha degli effetti devastanti.

E veniamo alla cronaca.

La Crocifissione bianca di Chagall, il quadro preferito da Papa Francesco che per l’occasione della sua visita a Firenze era stato spostato da Palazzo Strozzi al Battistero, non potrà essere visitato dagli alunni della terza elementare della scuola Matteotti del capoluogo toscano. E così neanche la Pietà di Van Gogh, la Crocifissione di Guttuso, l’Angelus di Millet e le altre cento opere della mostra Divina Bellezza. Ai bambini dell’istituto così non sarebbe concesso di conoscere le sculture di Fontana, ma anche i quadri di Munch, Picasso, Matisse che, nell’esposizione fiorentina, riflettono sul rapporto tra arte e sacro avendo come filo conduttore proprio il tema della religione.

La gita per gli alunni del Matteotti è vietata. Il motivo? La visita è stata annullata per tutte le terze per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra”  (dall’articolo di Gerardo Adinolfi e Valeria Strambi su Repubblica del 12 novembre 2015 )

Continua a leggere “Firenze, la mostra con Chagall…”

L’opera che non c’è!

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“L’arte è immaginazione e questo è quello che chiedo alla gente di fare. Devi immaginare il dipinto o la scultura che stai ammirando”

E in effetti l’opera non c’è, e la gente fissa, a quanto pare con interesse, le pareti completamente vuote e… bianche della galleria.

No, non sto scherzando, la mostra è stata fatta alla Schulbert Gallery di New York da Lana Newstrom, una giovane artista di 27 anni che candidamente dichiara che è solo una questione di immaginazione e di libertà di espressione.

Partendo dal presupposto che l’arte, qualsiasi sia il modo di rappresentarla, è comunque frutto dell’immaginazione, mi sembra un po’ azzardato ritenerla tale se l’opera manca. Cos’è che immaginiamo allora?

Se mi metto davanti ad una parete e sono “costretto” a immaginare qualcosa che non c’è, sono io l’artista oppure lo è chi mi ha costretto a farlo?

No, non ci siamo. Personalmente mi sentirei preso in giro. Trovo piuttosto che sia una delle solite trovate pubblicitarie per sponsorizzare il nulla a quanto pare.

Provocazione o mancanza di idee?

Probabilmente né l’uno né l’altro, soltanto il bisogno di stupire, cosa che oggi va molto di moda.

‘nnagg…!!!

La città!

Città Una delle cose più belle che mi piace fare quando visito una città e andare a zonzo senza una meta fissa, giro tra le vie, le piazze, i vicoli, cercando di respirare l’atmosfera, quasi a voler cogliere l’anima che lì vive e che nel tempo si è trasformata; adoro entrare nei cortili, dentro ai portoni delle case antiche, quando li trovo aperti, spesso sono con il naso all’insù a guardare i cornicioni, i tetti e le grondaie, i particolari architettonici che spesso non appaiono a prima vista, insomma, mi piace vivere la città cercando di conoscerla dal di dentro, tralasciando in un primo momento le visite ai musei, è la vita della gente che mi attrae e cosa la “gente” ha saputo fare per cucirsela addosso quella città, anche se non sempre i risultati sono positivi.

E la vivo con l’occhio disincantato di chi cerca di coglierla per ciò che è senza false illusioni quindi, ma anche con incanto se mi trovo davanti ad una meraviglia architettonica o di vita vissuta, che nel tempo si è conservata in tutta la sua bellezza. Continua a leggere “La città!”

Ciao Vito!

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Sì, la vita è proprio strana e lo è ancora di più nel momento in cui diventa prevedibile.

Ne avevo parlato in un post quasi due anni fa il 22 ottobre 2012 e oggi ciò che si temeva si è avverato.

Vito, sì, quel ragazzo nonostante i suoi cinquant’anni allegro e sorridente che spesso mi coccolava facendomi trovare sul tavolo le mie pietanze preferite e che lavorava nella trattoria dove alle volte vado a mangiare se ne è andato, aveva scoperto di avere un tumore al cervello e come sempre accade in questi casi, non c’era più nulla da fare.

Mi spiace, mi spiace tanto, davvero, in effetti lo conoscevo poco, ma in quel piccolissimo spazio che ci ha visti l’uno di fronte all’altro ho scoperto una persona a modo suo speciale, oltre che semplicemente serena con se stesso e con tutto ciò che lo circondava.

Non era famoso e non era neanche una persona particolarmente carismatica, sapeva fare il suo mestiere con quell’umiltà che dovrebbe contraddistingue ogni tipo di lavoro e di professione. Mai tronfio o troppo pedante nel portare avanti le sue ragioni nel caso ce ne fosse stato bisogno, sempre con un sorriso sulle labbra aveva il dono dell’accoglienza, in un certo senso ti faceva sentire al centro dell’attenzione e proprio per questo faceva di tutto per accontentarti.

Scrivevo allora: “Una sana riflessione sull’argomento sarebbe da fare, se non altro per fermarsi, per cercare di riprendere fiato, perché al di là dai vecchi e cari luoghi comuni, le rivalse, le lotte, il predominio, o solo aspettare (…) che qualcun altro soccomba, lasciano il tempo che trovano.”

Tutto questo per dire che basta poco per avere un bel ricordo di una persona e quel poco è racchiuso dentro di noi. Liberiamolo dunque, bisogna soltanto crederci.