Tu o Lei?

Stamane sono andato dal mio solito distributore di benzina per fare il pieno e dopo averlo fatto, il ragazzo che mi ha servito, che tra l’altro non avevo mai visto, mi saluta dicendomi: “ Ciao! ”

Oh mannaggia mi son detto (con un sorriso), ci conosciamo?

Personalmente ho difficoltà a dare del “tu” a persone che non conosco, così come ho difficoltà a dare del “tu” per esempio ai miei collaboratori, anche se li conosco da diversi anni. Non è una questione di ruoli o di voler mantenere a tutti i costi le distanze, ma mi viene spontaneo farlo, è carattere o forse è l’educazione che ho ricevuto.

Oggi invece, soprattutto con le nuove generazioni, non esistono più barriere in questo senso, tutti siamo uguali a tutti, grandi e piccoli, professori e alunni, in tutte le professioni e in tutti i ruoli, che se da un lato è anche giusto umanamente parlando, come uomini, come individui, dall’altro la troppa “confidenza” crea degli equivoci, con conseguenze non sempre salutari soprattutto nei rapporti di lavoro.

Ho insegnato alcuni anni in una scuola professionale e agli alunni davo del “lei”, sovvertendo l’abitudine consolidata dei professori nei rapporti con gli alunni, era un modo per dimostrare rispetto nei loro confronti e, in effetti, al di là di certe inevitabili controversie caratteriali, è andato sempre tutto per il verso giusto, ci rispettavamo a vicenda, senza mai oltrepassare il limite del lecito.

Giusto o sbagliato che sia, secondo me il rispetto passa anche per queste piccole cose, non solo ovviamente, e allora se incontro per strada o al supermercato un signore anziano lo saluto dicendogli: “Buongiorno, come sta? “ 🙂

52 pensieri su “Tu o Lei?

  1. Erik

    Bellissimo questo post, bellissimo argomento e riflessione.
    Io, sbagliando sicuramente, specialmente sul lavoro ho sempre applicato “l’usanza” al contario cioè rivolgendomi con rispetto e rispettoso distacco alla categoria “operaia” e invece in modo molto “scontroso o superficiale” verso i titolati… è un concetto idiota e me ne rendo conto però mi ha accompagnato per anni e specialmente mi divertiva molto vedere le reazioni dei “titolati” quando la discussione era di gruppo.
    Detto questo devo dire che, nonostante questa premessa, concordo pienamente con il tuo pensiero… il degrado “sociale e civico” della società passa proprio da questi tanti, troppi piccoli particolari… l’educazione e il derivato rispetto è in estinzione se non già estinto e purtroppo al di là dell’aspetto morale secondo me questo crea quella forma di chaos che sarebbe un beneficio enorme in una società il cui dio si potrebbe chiamare “BuonSenso” ma che risulta essere un terribile demonio un una società i cui massimi esponenti sono “donDenaro” e “sirPotere”.

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  2. Trovo sempre molto giusto e condivido ciò che dici. Non piace neanche a me dare del tu a sproposito ed anzi trovo molto elegante ed educato dare del ”lei”. Le auguro buona giornata caro Arthur. Bè qui in realtà preferisco il tu, fa più amicizia. Isabella

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  3. caro Arthur, anch’io sono stata educata in questo modo e ho sempre dato del lei a tutti riservando il tu soltanto ai miei coetanei, ai compagni di scuola prima e poi ai colleghi di lavoro, perchè quando sono arrivata giovanissima in una redazione di giornale e ho cominciato a usare il lei mi hanno subito detto: ah, no, tra colleghi ci si dà del tu!
    E io mi sono adeguata anche se al principio ho fatto un po’ fatica a dare del tu a colleghi molto, molto avanti negli anni con cui mi veniva assai più naturale usare il lei…
    ma non avevo visto ancora niente, perchè approdata nel web e in special modo nei social network mi sono sentita subito dare del tu da tutti quanti, e ogni volta che usavo un gentilissimo lei mi sentivo strapazzare con veemenza come se stessi mancando loro di rispetto, quando invece per me quello era il massimo rispetto possibile…
    questione di educazione, appunto, come dici anche tu, se si è stati educati in un certo modo… come si dice dalle tue parti in Sicilia “se nasci tondo non puoi morire quadrato”…
    infatti io continuo a dare principalmente del lei, poi se la persona mi autorizza a farlo allora passo al tu, ma devo avere il semaforo verde….
    ora che ci penso, Arthur, a te ho dato subito del tu, stranamente, non so perchè, credo che dipenda dalla simpatia… e non ho potuto fare altrimenti 🙂 🙂
    buona giornata!

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  4. Erik

    Leggendo i commenti qui sotto mi è venuta in mente una cosa, al di la del blog sembra che le “anime” si diano del “tu” mentre le “figure” (sesso, anzianità, posizioen in società) siano portate ad utilizzare altre forme per attribuire le distanze…

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  5. Buonasera !
    Caro e Gentile cosmonauta…..
    sul rispetto avrei fascicoli e fascicoli giudiziari da esporre del nostro bel paese…..ma il motivo principale per cui le sto scrivendo in questo momento, in tutta onestà, che è l’ anticamera obbligata del rispetto stesso, dicevo…il motivo è che noto alla destra i magazine, ricordavo qualcosa di vago riguardo questo blog, ma vista la mia vita intricata tra zuppe e fagiuoli, non ho mai rovistato in lungo e in largo il suo spazio

    e ammetto di essere assolutamente affascinata dalla fotografia…………aspetto sue notizie….spero mi illumini di immenso e abbia pietà del benzinaio, ……..

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  6. fulvialuna1

    Uno dei professori di mia figlia non da del tu agli alunni, perchè spera così di istillare ancora una forma di rispetto, e non come ben hai specificato di ruoli. I ragazzi hanno accettato quest cosa e a loro volta non danno del tu al proff. Però è solo lui, gli altri vanno per il “tu”, che le nuove generazioni usano ad oltranza. Mia figlia è stata abituata da distinguere a chi è il caso di darlo e a chi no.

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  7. a proposito di quello che diceva prima Erik, è assolutamente vero… mi viene in mente Luigi Pirandello che lo scrive anche molto chiaramente: “Le anime hanno un loro particolar modo d’intendersi, d’entrare in intimità, fino a darsi del tu, mentre le nostre persone sono tuttavia impacciate nel commercio delle parole comuni, nella schiavitù delle esigenze sociali”.

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  8. Tu o Lei?? Bella domanda!!! Che dire, Lei instilla sicuramente nei suoi interlocutori il rispetto e quindi direi che il Lei è d’obbligo quando vi è questa forma così cordiale e gentile, accogliente e simpaticamente calorosa. Ma si, manteniamo sempre una certa distanza con le persone, il “tu” è troppo inflazionato, ora lo si usa con chiunque e spesso senza una ben che minima parvenza di rispetto, senza badare all’età, alla persona che si ha davanti, a niente insomma.
    Non mi permetterei mai di dare le “tu” a chiunque, nonostante il rapporto amichevole e spesso scherzoso con molti uso il Lei, anche perché proprio non mi riesce di usare il “tu” con tutti. Altre volte invece viene spontaneo da ambo le parti farne uso, ma sempre mantenendo il massimo rispetto, senza mai oltrepassare i limiti e farne uso in maniera sbagliata, cioè approfittarsene per magari ottenere qualche cosa.
    Ebbene Signor Athur, Lei ha proprio ragione, in grande parte la scelta viene anche dal tipo di educazione che abbiamo ricevuto, ma nei giovani d’oggi, educazione o no, la maggior parte usa a prescindere la formula del “tu” con chiunque, e molto lo fanno mantenendo ugualmente il dovuto rispetto per le persone con le quali stanno avendo un rapporto (di qualsiasi tipo esso sia).
    Non ne farei una questione generale di educazione, di scelta o meno, si può benissimo usare il TU senza per questo essere sopra le righe!!
    Penso di avere scritto in maniera un po’ confusionaria e me ne scuso, ma sono parecchio stanche e ho trascorso giornate molto pesanti ultimamente. Lei sicuramente capirà, ne sono certa.
    Le auguro una buona serata e una serena notte.
    Ossequi, Patrizia

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  9. laurapozzani

    Al cento per cento d’accordo con te caro Arthur! Sento, penso e mi comporto esattamente come te in queste cose.. anche se qualcuno mi giudica all’antica, non me ne importa niente, per me è giusto così! Un abbraccio e dolce notte 😉

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  10. Tu o Lei, tranne qualche rarissimo caso sono sempre stato per il “lei” con tutti, tranne che con gli amici (ovviamente), ci sono mille raglioni per cui il “lei” deve prevalere, educazione e rispetto in primis, oggi sta prendendo piede specialmente tra i giovani l’abitudine diventata consuetudine di passare direttamente al “tu” anche se ci si incontra per la prima volta, esempio, in qualsiasi negozio un commesso giovane tende a dare subito del tu ad un cliente giovane, quando ero pischello io cioè millenni e millenni fa sarebbe stata una cosa quasi impensabile, non fosse anche solo per una questione di ruoli commesso/cliente e non solo per una questione di educazione.
    Agli albori della mia carriera lavorativa (sempre in epoca pischellesca) ebbi la fortuna di avere un capo ufficio (anche lui abbastanza pischello) che prediligeva il metodo di lavoro di equipe dove i ruoli erano quasi paritari (tranne che per la responsabilità ed ovviamente lo stipendio), quindi per il decennio lavorativo trascorso insieme il “tu” fu d’obbligo da subito trovandoci così amici oltre che colleghi.
    Cosa diversa mi accadde nei vent’anni successivi, dopo avere cambiato azienda, pur facendo il medesimo lavoro con le medesime prerogative, da subito il nuovo capo ufficio pretese il “lei”, inutile dire che questa forma di precisa definizione dei ruoli, capo ufficio e vice creo specialmente all’inizio una sorta di sofferenza e di limitazione nel tipo di collaborazione.
    Al di la di uesti due momenti sono sempre stato per il rispetto dei ruoli, dell’età e di un modo di vivere, quindi in linea di massima tendo ancora ora a protendere per un sano ed equilibrato “lei” tranne che con gli amici ed i conoscenti.
    Ciaooo neh!

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  11. Erik

    @Maria Di Lorenzo: wow.. che emozione vedere questo mio pensiero condiviso e confermato da pirandello… ora vado a cercare la fonte della citazione che hai postato!

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  12. Erik

    ahhah allora facciamo così…

    e io ti aspetterò con calma e serenità…..

    però se ti muovi sarà un vantaggio per tutti… 🙂

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  13. Ho sorriso un po’ leggendo il tuo commento Erik, soprattutto quando scrivi che per anni avevi applicato “l’usanza” del rispetto verso la classe operaia e l’atteggiamento “scontroso o superficiale” verso i titolati, e per certi versi anch’io l’ho fatto quando da studente contestavo tutto e tutti, ma vedo che poi siamo d’accordo sul concetto “rispetto”. In effetti, credo che il rispetto debba essere un’usanza da utilizzare ogni qualvolta ci si trovi di fronte ad una persona, titolato o non titolato che sia. Mio padre nel suo ambiente di lavoro era uno che contava e tanto anche, eppure aveva l’umiltà di chi non distingue la giacca e cravatta dalla tuta sporca di olio e di fango, perché prima di ogni cosa le persone le considerava per quello che erano, a prescindere dai ruoli e di quant’altro.

    In questo, credo, di avere imparato da lui, ma è anche vero che non tutti siamo uguali in questo senso. Ci sono persone, o forse è meglio dire categorie di persone che pensano di essere al di sopra delle parti, con presunzione aggiungo, solo perché (a torto credo) si ritengono infallibili e caso strano questa cosa capita di più tra le categorie di persone che non fanno un lavoro dirigenziale. E ti faccio un esempio per farti capire cosa intendo. Un falegname – onorabilissima categoria di artigiani che purtroppo secondo me sono in via di estinzione – così come un muratore, un elettricista, nel corso della sua travagliata esperienza lavorativa ha acquisito delle competenze che senz’altro sono degne di rispetto ed io m’inchino sempre di fronte alla professionalità – cosa ben rara spesso e volentieri oggi come oggi – ma il fatto che loro siano bravi non vuol dire che sono anche in grado di fare tutto, dall’inizio alla fine: chi esegue un lavoro per quanto ben fatto e a regola d’arte, non è detto che sia anche in grado di progettarlo, proporlo e quindi dirigerlo perché sia eseguito, appunto, a regola d’arte, non fa parte delle sue competenze giustamente. E allora qui subentrano i ruoli, se io progetto una casa, la penso in tutte le sue possibili varianti e complicanze e a me compete l’onere e l’onore, nel bene e nel male, del risultato finale. Chi esegue il lavoro, necessariamente in un ruolo subalterno, deve per forza tenere conto del fatto che la sua esperienza deve metterla a mia disposizione e allora, ambedue rispettiamo i nostri ruoli senza per questo accampare pretese che non portano da nessuna parte. Tempo fa ho litigato con un impresario perché lui pretendeva di fare come voleva solo perché aveva molta esperienza sulle spalle, a prescindere dalle mie direttive che, secondo lui, erano sbagliate. Ma de che mi domando? Alla fine era lui che sbagliava. 🙂

    Il rispetto passa anche da quel Lei che si usa non per mantenere le distanze, ma solo per non correre il rischio di fraintendere da che parte stare e nel lavoro può succedere purtroppo. C’è sempre qualcuno che propone e qualcuno che esegue e guai se non fosse così, è la legge delle sinergie positive che se usate nel modo giusto e corretto portano a dei grandi risultati ed io ho sempre creduto nella collaborazione, è la forza che smuove le montagne, se occorre.

    Il rispetto, oltre ogni cosa, passa anche attraverso quel Lei e vale anche nei confronti di chiunque.

    Oh mannaggia, sono forse uscito fuori tema, mannaggia!!! 🙂

    Detto questo, beh, qui in rete mi verrebbe da ridere se si usasse il Lei, non credo sia questione di anima, anche forse, ma piuttosto dipende dal fatto che qui le barriere si infrangono al primo contatto, non c’è la voce, non ci sono gli occhi o i gesti, ma ci sono le emozioni, come fai a dare del lei alle emozioni? 🙂

    Ps: a proposito di questi luoghi, se hai voglia leggi questo mio articolo che avevo scritto un mese dopo circa che avevo aperto questo blog… “La Vetrina”

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  14. laurapozzani

    Bravo Arthur! Mi troverei benissimo a lavorare con te (tu proponi che io eseguo 😉 ) perché abbiamo davvero lo stesso modo di vedere in queste cose e qui sul blog, siamo tutti amici, esattamente per il motivo che dici tu, qui ci sono le emozioni… sono le mie migliori amiche, non potrei mai usare il “lei”! 🙂 Un grande abbraccio, mitico Arthur!

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  15. Signor Arthur, volevo chiederLe se pensa di rispondere anche alle altre persone che Le hanno scritto la loro opinione e di conseguenza se dobbiamo attendere a lungo!!!
    Ossequi, Patrizia

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  16. Devo confessare che ancora mi infastidisce non poco, anche se dovrei farci l’abitudine, andare in un negozio ( es. abbigliamento) e sentirmi dare del Lei da un commesso/a giovane , dove invece la prassi e dare del Tu alla maggior parte dei clienti. Mi fa sentire decrepita ( grrrrrrrrrr) . Ma a parte queste mie fisime, io per abitudine alle persone che conosco poco ho sempre dato del Lei. Quando lavoravo in negozio l’ ho sempre fatto. Lo facevo anche con rappresentanti che conoscevo da anni e avevano la mia stessa età..la trovo una forma di rispetto e di educazione. Mi rivolgo col Lei pure a mia suocera, nonostante Lei insista ancora , ogni tanto, di darle del Tu.Poi per ciò che riguarda il blog, concordo con te Arthur anche a me verrebbe da ridere se si usasse il Lei,qui non ci sono contatti diretti , manca la voce e soprattutto non ci sono gli occhi o i gesti,che svelano come sei ma ci sono le emozioni, che danno sensazioni più intense e …. come scrivi Tu “come fai a dare del lei alle emozioni?”Interessantissimo questo post ….mannaggiaaa sai sempre emozionare 😉

    Caro Signor Arthur visto che è quasi l’ una Buon 25 Aprile e se me lo consente ….
    Bacio della notte
    ( sorridooo)

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  17. Calo

    Ciao Arthur, concordo con te, il rispetto è figlio della buona educazione e si coltiva nella cura dei dettagli e di piccoli ma importanti gesti di attenzione e cortesia nei confronti dell’altro. Penso che spesso si oltrepassi la linea sottile tra rispetto e libertà, forse per presunzione, forse per ipocrisia, forse più semplicemente per maleducazione… e, d’altra parte, quasi paradossalmente, ho sperimentato quanto un tu confidenziale possa essere veicolo di rispetto e stima… e viceversa come dietro ad un Lei ci sia l’ipocrisia di un vaffa…

    Ossequi a vossìa e… baciamo le mani! 🙂

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  18. Casa mia siamo cresciuti con la massima rispetto/educazione severa!; io che ho ..anta nella mia vita, ancora oggi do de lei a mia mamma. – e/o a qualsiesi persona che non conosco. Per gli anziani mi viene spontanea, penso e un rispetto/educazione portato da casa mia. La nostra disciplina? Rigida, dicono pure le mie figlie. Infatti loro hanno un rapporto bellissimo con la nonna, affettuosa, si scherzano e danno del “tu” … confesso. alla volta le invidio! La nuova generazione! Beati loro! Penso che l’accento non e del “tu” o “lei” … sta da noi costruire un rapporto, che cmq rimane nel limiti.- per la mancanza della padronanza della lingua italiana … spesso accetto un dialogo a tu per tu, mi vien piu facile. Ma sempre con la massima rispetto, le do e ricevo!
    Caro Artur ancora una volta hai regalato “emozione” !
    Patrizia; sei grande! 🙂 simpatico questo combriccola … mi piace “assai” e qua sorrido anche io!
    Buonissimo finesettimana a tutti!
    Lisa

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  19. Maddai Rosy, dici davvero? E allora devo comprarla di sicuro, e poi: passo a prenderti stasera, con la mia Moustang blu, l’automobile sportiva che mi dà un tono di gioventù… 🙂

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  20. E’ vero Calo, dietro ad un Lei e a tu confidenziale si possono mascherare tanti atteggiamenti non sempre coerenti, ma di certo chi ha rispetto degli altri, in generale intendo, come sua forma mentis, non esagera in nessuno dei due casi e quindi, m’inchino a vossignuria, Bedda Signura. 🙂

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  21. Oggi il “tu”, cara Rosy è più che altro una sorta di intercalare tra le persone e penso che spesso non ci si rende conto del perché e del per come. A proposito di sentirsi decrepiti in certe situazioni, mi viene in mente quando a trent’anni, abituato a fare la vita del ragazzaccio, le compagne di scuola della mia figlioccia rivolgendosi a me mi davano del lei e mi trattavano con riguardo e quasi con soggezione, porcaccia alla miseria, tutto d’un colpo mi sono sentito come se avessi avuto ottant’anni anzich’è trenta, ma in realtà la cosa era comprensibilissima, loro mi vedevano vecchio, ma sarebbe stata la stessa cosa se avessi avuto 25 anni, a tredici o quattordici anni c’era un abisso tra me e loro, quindi era giusto che fosse così. Ma facendo mente locale, anch’io da piccolo non riuscivo a ddare del tu ad un adulto, per cui, pur sentendomi un vecchione, me ne sono fatto una ragione.

    Ma al di là delle nostre storie personali, dei nostri vissuti, entrare in un negozio e sentirmi dare del tu mi parrebbe alquanto strano, no per altro, ma motivo di così tanta confidenza? A parte gli scherzi, un bel lei mi pare sia la cosa più giusta, almeno fino a che queste barriere non cadano del tutto, ti pare? 🙂

    Ciao, e buone domenica, domani se fa bel tempo una gita fuori porta ci sta e alla grande, che dici? 🙂

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  22. Evvai Laura, lavoriamo insieme quindi? Potresti insegnarmi il francese, io lo conosco solo per averlo studiato al liceo, quindi scolastico scolastico, anche se quando sono in giro per “il mondo” me la cavo egregiamente, che sia inglese, francese o quant’altro, mi esprimo molto con i gesti, poi ci metto un po’ d’Italiano, un po’ di Siciliano e il gioco è fatto.

    Ricordo alcuni anni fa ero a Aix-en-Provence e dovevo chiedere delle informazioni per arrivare in un posto. Ero in macchina e al semaforo chiedo a un signore, lui gentilissimo mi spiega tutto il tragitto che averi dovuto fare ed io alla fine facendo una specie di sunto, gli faccio: “Je dois faire le girò della place?” facendogli il segno con le braccia. Lui mi guarda ridendo e mi fa: “Oui, le tour de la place!”
    ‘nagg…!!! 🙂 🙂 🙂

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  23. Siamo d’accordo Alan, educazione e rispetto dei ruoli innanzitutto, così come concordo con te che anche sul lavoro se si crea un rapporto di collaborazione, pur rispettando i ruoli e quindi le responsabilità , il tu possa andare più che bene. Ma dipende sempre dalle persone aggiungo. Come ho detto a Erik a volte il lei crea meno equivoci, ciò non toglie che si possa mancare di rispetto anche dandosi del lei. Però se entro in un negozio e mi si dà del tu mi sento leggermente a disagio, anche se tra me e me un sorrisetto lo faccio. 🙂

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  24. Sì Patrizia, a volte con certe persone anche a me viene spontaneo passare al “tu”, mentre con altre difficilmente abbandono il “lei”. Credo ci sia una sorta di feeling che si crea, per cui la “distanza” si assottiglia man mano che ci si frequenta, quindi dipende dalle persone.

    Però sul lavoro difficilmente passo al “tu”, credo sia un mio problema forse, ma è più forte di me.

    Buona Domenica Signora Patrizia. 🙂

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  25. Come ho già detto prima a Erik, in questi luoghi, anzi, in queste stanze cara Maria è difficile darsi del Lei, ma sopratutto perché sono le emozioni che parlano per noi, sono la nostra voce i nostri gesti, lo sguardo, che sia affannoso o sereno, è quella parte di noi che attraverso le parole scritte salta ogni possibile convenienza, ci si riconosce prima ancora che ci si conosca davvero e per farlo, a volte basta soltanto un commento, se ciò che si è letto entra dentro nell’anima.

    Quindi era inevitabile che ci dessimo del tu noi due fin dal’inizio. 🙂

    Bella la citazione di Pirandello che hai fatto a Erik, vera soprattutto, se nella vita “reale” vivessimo come in queste stanze, forse anche il Lei diverrebbe inopportuno, ma purtroppo non è così.

    Ciao Maria, buona domenica. 🙂

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  26. Fulvia, A me veniva naturale dare del lei ai ragazzi a scuola, ma è anche vero che era una scuola professionale e i ragazzi erano anche un po’ grandicelli, ma in ogni caso la cosa è positiva secondo me, è un rispetto reciproco, al di là dei ruoli.

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  27. @ quarchedundepegi: beh, è vero, ci si trova e ci si ritrova e comunque anch’io se dovessi incontrarti fuori per strada ti darei del “lei”. 🙂

    Ciao e buona domenica.

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  28. laurapozzani

    Ahah che ridere che mi hai fatto con quel “giro de la place”! 🙂 Se si tratta di andare in Francia non mi tiro mai indietro.. 😉

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  29. Sì Laura, quel “giro de la place” è ormai rimasto nella storia e i miei amici ogni tanto me lo ricordano, mannaggia. 🙂

    Buon inizio settimana anche a te e a tutti i viandanti che passano da queste parti.

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