Martina Buzio: “Come è il panorama?”

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E’ la prima volta che mi cimento nella recensione di un romanzo e, lo faccio con un po’ di emozione. Il libro è di una cara amica, Martina, che tanti di voi conoscono, compagna di una bellissima avventura, quella di “The Best Magazine”.

“Come è il panorama?”

Il suo primo romanzo, un esordio fatto in punta di piedi che nessuno si aspettava; scritto l’estate scorsa d’impeto, come se quelle parole fossero state da fin troppo tempo chiuse in un cantuccio e la voglia di spuntar fuori, un bisogno che purifica, un sollievo per l’anima.

Non voglio entrare nel merito del racconto, toccante per certi versi, forse autobiografico o forse no, vorrei parlare piuttosto del suo modo inconfondibile di raccontare con leggerezza, che già conoscevo e che da sempre ho ammirato, parole semplici che l’autrice ci regala in pagine belle che ci accompagnano dalla prima all’ultima, in un battito di ali.

Leggo e così l’ascolto.

E’ un po’ come star lì seduti in un comodo divano uno accanto all’altro, un locale accogliente con le sue luci soffuse e l’ombra tenue e profonda, lei che senza esitazione, con un sorriso, prendendomi per mano mi porta in quel suo mondo fatto di emozioni a me sconosciuto. Parla della vita, e riesce a dipingerla in tutta la sua vera, gioiosa e tragica umana realtà.

Tante scene sovrapposte come in un quadro, fatto di visioni limpide e sfumate allo stesso tempo, tenera e a volte ironica come può esserlo una Fiorentina purosangue, ci mostra l’anima di donna sensibile e di fotografa attenta, coglie il particolare nell’attimo in cui si rappresenta, senza incertezze, sfarzo o costruzione alcuna, così come è, semplice come lo è un tramonto, dove l’unico bagliore è di un sole che gioca a nascondino tra montagne scure che disegnano nel cielo linee nette e sicure.

“Come è il panorama?”

La bella copertina del libro parla di quel tramonto, nel libro se ne parla, in una purezza senza equivoci, che a guardarlo mette un po’ di brividi, per la sua bellezza, forse solo perché è vero.

Un bel libro, davvero, da leggere.

Il suo sito: Martina Buzio

Potete acquistare il libro nelle migliori librerie on line e non solo.

Evvai!!!

* E già, e poi?

Alessi

“Oggi non te l’ho detto, è vero, perché abbiamo parlato di altro ma,  maglioncino a V abbottonato sul davanti color zafferano e pantaloni di velluto borgogna, dentro agli stivali color castoro. Oggi niente collana ma una sciarpetta nera attorno al collo per non sentir freddo sulla scollatura a V.

E poi, diresti adesso… “

   “E già, e poi?”

E’ vero, non ho mai fatto mistero della mia curiosità, anzi, perché essere curiosi, di quel tipo di curiosità, stimola la fantasia e la rende creativa, crea un contatto che in un gioco iniziato non si sa come può diventare una miscela esplosiva, dove anche i suoni, i colori, i particolari più insignificanti, fanno a gara in un primato di seduzione che come premio finale ha un solo obiettivo: emozionarsi, sentirsi complici, stare bene insieme. Continua a leggere “* E già, e poi?”

Complicità!

Ieri l’altro nel blog di Alessandra c’è stata una simpaticissima discussione tra me, Alessandra, Rosy e Erik  sulla complicità, sì, quella strana cosa che nasce tra due persone magari all’improvviso, quella che è fatta di alchimia allo stato puro, e che spesso travolge senza se e senza ma. Ho cercato di spiegare il mio punto di vista, mannagia, spero di esserci riuscito, ma poi mi è venuto in mente un pezzo che avevo scritto nel lontano settembre 2009, “ Ciao.” e che forse può togliere definitivamente ogni dubbio su cosa io pensi sull’argomento.

Beh, ve lo ripropongo. Continua a leggere “Complicità!”

*** Lo Scialle di seta nero.

Parlare di donne non è mai cosa facile; l’altro giorno Alessandra mi chiedeva cosa io guardassi per prima cosa in una donna e, senza pensarci su due volte, le ho risposto la sua femminilità. Così mi è venuto in mente un pezzo scritto tre anni fa che, all’epoca, avevo pubblicato con una foto particolarmente descrittiva, ma forse bastano soltanto le parole.

E così prima di sera lei prese lo scialle di seta nero e se lo mise sopra le spalle, adagiata in silenzio contro il muro, senza nessuna voglia di risposte.

Mi piacerebbe intrufolarmi tra quelle parole non dette, per far parte di quei silenzi così non diventano più tali e poi, offrirgli l’appiglio per aggrapparsi, per non restare più in bilico, per ritrovare la strada dove ci sono spazi, idee e cieli, dove lo sguardo si perde, dove ci sono le emozioni, dove quel battito in più che va cercando, possa tornare ad esserci.

Cos’è che rende la sua voce simile ad un’emozione che attraversa l’anima, fino a sentirla dentro nelle ossa, e ci resta tutto il tempo che passa, per riviverla, poi, la volta successiva?

Una domanda che trova risposta mentre la guardo camminare incurante della mia presenza, capelli bagnati, collant e maglione largo un po’ slabbrato, una leggera sbavatura nera che fa da cornice a due occhi scuri e profondi come il mare, l’andatura lenta di chi sa di essere osservata, forse anche appositamente lenta, quasi svogliata, l’esibizione di un corpo che, senza curarsi più di tanto, seduce e incanta.

*** Un soffio.

Un soffio, e l’aria come per incanto s’era improvvisamente profumata di delicate essenze; si avvertiva leggero un fruscio, come ali di farfalla tinte di giallo e una luce riflessa splendeva mischiando colore a colore, l’ocra ruvido di un muro lavorato a rustico, ad una morbida pelle ambrata bruciata dal sole, l’uno che nell’altro cerca rifugio, tanto che era impossibile scorgere pieghe che non fossero uguali.

 E dal soffio un respiro, nato dal profondo d’un petto che quasi temeva il movimento, paura di scoprirsi diverso dall’essere lì appeso in quell’angolo, a disegnare sinuose linee nate solo per confondere, per dare al respiro l’alito d’un soffio.

 Quasi una resa, una sottomessa disfatta, che dallo sguardo si lascia accarezzare, come un pennello dalle setole scure che, senza far rumore, s’adagia compiaciuto e impregnato di colore, per indugiare poi su sfumature che danno forma e consistenza; magica dimensione che trascende dall’essere reale, frenetica e al tempo stesso pacata ricerca di una frase, di una parola, di una parola sola che sa di urlo sospirato a fior di labbra, sensuale motivo che serve solo ad appagare.

Il dottore.

Marzapane

Il vantaggio di andare a pranzare sempre nello stesso posto è che dopo un po’ ci si sente come a casa propria; i proprietari della trattoria e i ragazzi che servono, ti “dedicano” un occhio di riguardo che, magari dopo una mattinata burrascosa fa senz’altro piacere.

Ma al di là dalle coccole gratuite e bene accette, credo che la cosa più bella sia incontrare le stesse persone, un sorriso, un saluto e due parole, l’occasione per sentirsi coinvolti, una sorta di comunità nata dal nulla che, per un attimo, lascia da parte le formalità, per sentirsi complici lo spazio di una mezz’ora. Continua a leggere “Il dottore.”

Così…

                    Cosa fareste se per caso foste presi da improvvisa nostalgia?

E’ quello che mi è successo oggi, dopo aver saputo che una mia cara amica era stata ricoverata in ospedale per un controllo a dei problemi che erano sorti in questi ultimi mesi.

E allora è stato come se una parte dei miei ricordi, così gelosamente custoditi dentro ad uno scrigno ben risposto e inaccessibile anche per me, fossero come per incanto esplosi da tutte le parti, invadendo ogni singolo mio pensiero, per cui mi sono attaccato al telefono e così, tra la sorpresa prima, l’imbarazzo poi e alla fine un bel sorriso, ho incominciato a riprendere fiato, promettendo e ripromettendomi, ahimé, di non far passare più così tanto tempo, perché l’amore così come l’amicizia, un bel “Ciao…”, ha bisogno di sentirselo dire ogni tanto, così giusto per non dimenticare che è bello sapere di essere nei pensieri di qualcuno.

Tra l’altro, oggi non era nata bene la giornata ma, l’epilogo, l’ha giustamente riscattata.

                    Ed ancora con il sorriso sulle labbra, vi auguro un buon fine settimana.

A presto.

                    Ciao… !!!

Saper vedere, è ancora possibile?

                    Ieri Solindue nel suo ultimo post “ C’è sempre un perché” spiega i motivi della sua latitanza dal blog. Dice che quella figura che fino adesso l’ha rappresentata come Solindue, le va un po’ stretta, che è disposta a rinunciarci e così dice: “Chiunque si presenti con il proprio volto  avrà le mie coordinate.”

In effetti, tanti di noi si “nascondono” (detto molto tra virgolette…) dietro ad un nickname e di tanti non si conosce nemmeno il viso. Quando ho aperto il blog, nel mio primo avatar c’era la mia faccia, con gli occhiali scuri, è vero, forse di qualche anno più giovane, è vero anche questo, ma ero pur sempre io. Poi c’è stata la foto di me bambino, a quattro anni, di me a 23 anni (‘nnagg… che bel fiulet… 🙂 ), poi l’evoluzione della specie (…) mi ha portato ad indossare una polo con in mano un mazzo di peperoncino… scherzo ovviamente, ma ciò che voglio dire è che è sempre una questione di scelte, e in questo senso, non ho nulla da aggiungere, ne quanto meno da recriminare. Comunque sia, pur non avendo avuto mai delle curiosità in proposito –conoscere la faccia, il nome e cognome delle persone con le quali chiacchiero – capisco e condivido il pensiero di Solindue. Continua a leggere “Saper vedere, è ancora possibile?”

Tango…

                    Abbiamo parlato di valzer, mazurca, tango, latino americano e disco music e con mia grande meraviglia, molti di voi hanno ammesso di essere negate per il ballo, se non addirittura disinteressate.

Eppure ritengo il ballo per certi aspetti molto terapeutico, scarica le tensioni, aiuta ad abbandonare, anche solo per un attimo, i problemi, dedicandosi una volta tanto a se stessi, cosa, per il tipo di vita che facciamo, per niente trascurabile.

La mente e il corpo, al suono della musica, vanno di pari passo; il ritmo inebria, fino a toccare corde che si pensava fossero sopite. E poi, volete mettere la sensualità di un tango argentino?

Un uomo ed una donna, soli anche se in mezzo ad una moltitudine di gente, uniti all’unisono in un vortice che sembra non avere mai fine. Continua a leggere “Tango…”

Capitava alle volte…

E così, di cose ne abbiamo dette tante, sul corteggiamento, sui tradimenti e forse è il caso di fare una piccola pausa, in attesa di altre storie, di altre cose da dire. Vi lascio nelle mani di Nonno Archimede che, come sempre, ha qualcosa da dire…

Sai cosa c’è, miei cari, che oggi non si ha più il tempo per dedicare a se stessi quel quarto d’ora che magari risolverebbe tante cose.

Si corre e al tempo stesso ci si rincorre, alla ricerca di domande che sempre più spesso non trovano risposte e allora, Giove, Marte, Saturno magari se ne approfittano e ci fanno stare male. Continua a leggere “Capitava alle volte…”