Poesia!

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Soffre

Soffre il bimbo che varca
la soglia della vita,
soffre la mamma
mentre che lo crea,
soffre il nonno
in un letto d’ospedale,
soffre pure l’anziana donna
che invano attende
la figlia che non viene.
E il Cristo soffre in cima alla sua croce.
E soffrono i bambini violentati
e pure quelli che non hanno fame.
Tutti han di che soffrire a questo mondo;
pure la vita soffre quando muore.

Santi

Questa poesia,  mio padre Santi l’ha scritta d’impulso il 12 maggio 1996 in ospedale, dove era stato ricoverato per un infarto, il giorno prima della sua morte, quasi lo sentisse. In suo onore, nel progetto della tomba, ho previsto uno spazio ben visibile, dove ho trascritto la poesia, in modo tale che queste semplici parole potessero far riflettere , anche solo per un attimo, chi andava a trovarlo. L’ho voluta condividere con voi, perché è della vita che ho voglia di parlare, di questa vita che spesso consumiamo senza uno scopo e senza troppe regole.

In effetti, se ci pensate, tutto si svolge come in un film: si nasce, si cresce, per crescere bene, è importante conoscere e imparare e dopo aver imparato, crearsi degli obiettivi, e per realizzare gli obiettivi, combattere per vincere, e una volta che hai combattuto e vinto, diventare qualcuno, altrimenti non sei nessuno e, tutto ciò che hai fatto, non è servito a niente. (… ). Esagero, può darsi, anzi, senz’altro, ma quando apro i giornali del mattino è di storie simili che leggo. Leggo di gente che si affanna alla conquista del potere senza cercare compromessi, senza creare alternative, leggo di giovani che per la fama di un giorno entrano in un supermercato, sparano all’impazzata e ammazzano gente innocente.

Leggo di soprusi, d’ingiustizie, di prevaricazioni, di maldicenze, di malinconiche cronache locali e di queste cose banchettano i giornali, sanno che la gente non n’è mai sazia; sembra quasi che non esista più niente di normale. Una volta si diceva che la famiglia ti trasmette dei valori importanti e che per tutta una vita te li porti dentro. Oggi, dove sono questi valori? A quali valori diamo importanza? Ai valori del profitto, ai valori della prevaricazione, ai valori dell’inutile, del fatuo, dell’apparire, del virtuale. Continua a leggere “Poesia!”

Ancora il mare.

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Siamo agli sgoccioli lo so, le vacanze ormai finite sono solo un ricordo, ma come dimenticare il mare?

Una poesia di mio Padre Santi che tanti di voi conoscono già e un video d’immagini girate passeggiando  tra i paesini delle Cinque Terre alla ricerca degli spruzzi.

E’ verdeazzurro il mare.

E’ verdeazzurro il mare, fiotta l’onda
e sull’arenile
dilaga morbida schiuma.
Soffia da ponente un venticello,
le chiome sciolte ad una fanciulla bruna
mentre che ella sta con gli occhi chiusi
e al sogno inclina.
Più lontano, la carraia si perde
nella foschia, pare
un battello alla deriva,
dissipa il tempo,
come chi del suo tempo mal si cura.
E il sole brilla sul mare
e sulle sponde, sui passi montani
e sui declivi; nei sentieri frana
ove digrada l’ulivo
che sulle fratte domina sovrano.
Ora mi siedo sopra quel muretto
ad ascoltare un merlo
che, nel fogliame, spensierato trilla:
delirio al cor mi adduce, mentre attendo
di vedere un bel tramonto
ad inebriarmi ancora a quell’incanto.

Santi.

Così, giusto per ricordare il mare.

Ed è proprio dal mare che nei titoli di coda vi scrivo – un paio di giorni giusto per riprendere fiato –  lasciandovi con una foto scattata oggi pomeriggio e che mi ha fatto ridere tanto. Lui, un ragazzotto tanto tanto simpatico del Bangladesh, con il suo negozietto viaggiante… 

ombrellino

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Diemme: “Ladra di tenerezza.”

"Volo di gabbiani a Capo Caccia" dipintoad olio di Luisa Lamberti (particolare)
“Volo di gabbiani a Capo Caccia” dipinto ad olio di Luisa Lamberti (particolare)

Sinfonia_Minore

Parlare di poesie se non addirittura di poeti non è cosa facile, presuppone una profonda conoscenza dell’autore e di tutto il suo percorso artistico, ma provarci è stimolante, per un attimo si ha la sensazione di entrare in un mondo sconosciuto che, un po’ per volta, mette a nudo la sua anima.

Lei, Diemme, è da un bel po’ che la conosco, è stata praticamente la prima “voce” che ho scoperto in rete, in questo universo per certi versi controverso che è il mondo dei blog. Ed è proprio il 30 settembre 2007, quasi appena conosciuta, che lei scrive un post sull’amore, chiedendosi: “Cos’è l’amore, ci ha chiesto Arthur. E io ho cercato dentro di me una risposta… “.

Parole che ha poi ripreso nel suo bel libro di poesie “Ladra di tenerezza”, pubblicato circa un anno fa.

E’ di amore e di vita che parlano le sue poesie, spesso in un sussurro, mai malgrado certi versi crudi, urlando, consapevole delle sue scelte e per questo coraggiosa nel portale avanti, ma sempre con quella vena malinconica e romantica di una donna sempre alla ricerca di una via che la faccia sentire serenamente, almeno per una volta, non di corsa. Continua a leggere “Diemme: “Ladra di tenerezza.””

Girovagando

Girovagando_aL’avevo promesso a Patrizia e anche se con un po’ di ritardo – ultimamente di promesse sulle poesie di mio padre ne ho fatte tante, ma il tempo, mannaggia, il tempo, perdono, perdono, perdono… – pubblico un’altra poesia di mio padre Santi e lo faccio pensando che da lui ho preso tanto e lo ringrazio con tutto il cuore per questo. Ho preso l’attenzione per le cose che ci circondano, l’abitudine a pormi delle domande, sull’uomo in genere, su ciò che è giusto e su ciò che non lo è affatto, l’abitudine nel considerare che nulla è dato per scontato, perché parlarne fa bene, parlarne senza mai smettere di farlo ci rende consapevoli, e la consapevolezza è il primo passo per una vita migliore.

Lui aveva dentro di sé una spasmodica voglia di “guardare”; un occhio disincantato che però conservava tutta la sua ingenuità, meravigliandosi se le cose non andavano per il verso giusto.

Un’analisi attenta, spesso profonda e allo stesso tempo amara, ma sempre con un finale di speranza.

E allora, grazie di tutto questo Papà Santi.

Girovagando

Girovagando
tra le aiole del giardino,
guardo i colombi
che frugano tra l’erbe.
A dritta e a manca frugano
ed oltre le stradelle
che di quel prato segnano i confini.
Frugano quelli, frugano,
attenti a non fiatare;
e non si curano di me,
del mio vagabondare solitario,
del mondo che d’intorno si frantuma.
Par che siano satolli,
ma non cessano ancora di frugare
cercando i resti del frugale pasto
che un bimbo sbocconcella.
Quanta gente ripete il verso
di quei pennuti che non han ritegno!
E spira il vento,
spira lieve sul bimbo e sui colombi,
con l’erba si trastulla.

Santi

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Ancora la Poesia.

Poesia

E così il Natale è passato con pranzi, baci, abbracci, e anche se non per tutti, con momenti di serenità.

Nell’attesa di farvi gli auguri per l’anno nuovo, vi ripropongo forse una delle poesie più belle che ha scritto mio Padre, Ombre, che parla di un incontro – lui stesso lo evoca – come durante una passeggiata, un incontro casuale di gente che vive una realtà sgombra di pensieri e proprio per questo felice di essere lì.

La speranza, come mi piace pensare, la consapevolezza di trovare uno spiraglio per incontrare quel sorriso.

Ma prima una piccolissima poesia – sempre sua – che secondo me è la metafora del Natale, di quel Natale che si dovrebbe vivere tutti i giorni.

 Il Merlo ferito.

Ho visto un merlo con la gamba rotta,
strillava furente il poverino;
l’ho preso in una mano,
l’ho accarezzato,
e lui riconoscente si è calmato.

Santi

Ombre

E strànio mi sento
in questo pullulare di apparenze,
mi viene il dubbio che il parlar
con tanta gente, altro non sia
che un dialogo tra ombre,
ombre camuffate d’argilla e calce
mista a cenere.
Che tristezza!
E’ tutto ciò delirio della mente
che, creando, corrompe
la mia corrotta immaginazione,
oppure intorno a me c’è indifferenza?
La mente si smarrisce,
e fra tanti, che
mi sfiorano ignorandomi,
temo di essere un’ombra anch’io,
ombra tra ombre,
soffio fuggente
in una moltitudine sfuggente.
E incerto qui di vivere
vorrei migrare in altra dimensione
per incontrare gente ancora viva
che, sgombra di pensieri, mi sorrida.

Santi

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Così, giusto per pensare un po’!

Ieri rientrando in ufficio ho avuto uno scambio di parole abbastanza violento con un tipo che con il suo furgone intralciava l’ingresso e l’uscita del cancello del mio palazzo e la cosa che mi ha fatto arrabbiare ancora di più è stata la sua arroganza, il pretendere che, malgrado avesse torto marcio, le sue ragioni fossero sacrosante, un diritto, il suo, incontestabile, una protesta, la mia, immotivata, quasi che l’aver aspettato per ben dieci minuti di entrare fosse normale.

Mi guardava con odio e pur mantenendo la calma, mi ha turbato, perché ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte ad una violenza che andava di là dalla cosa in sé, soffocata, compressa, pronta a scoppiare qualsiasi fosse il motivo o l’occasione. Continua a leggere “Così, giusto per pensare un po’!”

Sognare ad occhi aperti.

E così torno ancora umido dopo tre giorni di mare e… pioggia, ma quel che importa è l’avere per un attimo chiuso “bottega”; nella valigia con dentro poche cose, pensieri nuovi e voglia di assaporare un attimo di pausa.

Vi lascio con una poesia di mio Padre per ricominciare.

Sognare ad occhi aperti

Filtra dai vetri incerta luce
ed io, già sveglio,
dei sogni sognati cerco i contorni,
le immagini sfumate.
Pur se il mio corpo ad assopirsi tende,
lo spirito veglia,
brancola nei ricordi il mio pensiero.
Ma niente del passato
vibrare fa le corde del sentire,
sì che, libera,
marine azzurre in orizzonti nuovi
la mente si figura.
E dischiudersi vedo albe chiare,
il sole splende,
nell’aria tersa brilla la natura,
mai così lieta,
mai così incontaminata.

Santi

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Concerto sublime.

Visioni

E così la neve è arrivata, tant’è che questa mattina pensavo: “Sto davanti alla finestra a guardarla, oppure vado a fare le solite cose?”

Beh, ovviamente sono andato a fare le solite cose.

E nell’augurarvi un buon inizio di settimana, vi lascio con una breve poesia di mio padre.

Concerto sublime

Dal fondovalle
giunge l’eco d’un rivo
fino a me che, vagabondo,
in solitudine sbando
sciogliendo i miei pensieri.
Qui l’ombra dei castagni
attenua la calura,
stridio di cicale
s’ode nell’aria, trilli
di merli s’intrecciano, lieti.
Ed io, guardando, m’inebrio
di dolcezze, cantore
tra gli altri
in un concerto sublime.

Santi

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Quando viene l’autunno

E così siamo arrivati ad un altro fine settimana. Vi lascio con poche e semplici righe, una bella poesia di mio padre.

Buon fine settimana!

Quando viene l’autunno.

Quando viene l’autunno
e nel viale
soffia il vento ponentino,
dagli arbusti si staccano a migliaia
le foglie senza vita.
Povere foglie, anemiche e svanite
dolce ricordo d’ombra!
Voi soccorrete il tempo
pur nel breve alitar di vostra vita:
ieri verdi, ora ridotte a fango.
A troncare il vostro stelo
basta un soffio di vento.

Santi

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