Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

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Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, famoso e strausato detto che trae le sue origini da una frase di Seneca sull’influenza negativa che la lontananza esercita sui ricordi di una persona.

Ebbene, cosa c’è di vero in tutto questo?

Se dovessi dare una risposta in base alla mia esperienza, direi che di vero c’è ben poco, visto che i ricordi che mi legano ad una persona, in positivo, li relego in una parte di me che difficilmente si dissolve come neve al sole. Quando in genere si affronta quest’argomento, io faccio sempre l’esempio di una mia cara amica che ho conosciuto ai tempi dell’università a Firenze, e che dopo varie peripezie di entrambi, ci siamo persi completamente di vista. Ci sentiamo raramente e raramente ci scambiamo qualche e-mail, eppure io ho la sensazione che malgrado tutto, quando la sento, mi sembra di averla lasciata il giorno prima. Continua a leggere “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.”

Cronaca di un giorno qualsiasi.

E’ sempre con un po’ di sconcerto che al mattino leggo il giornale, e in questi giorni in modo particolare; al di là della solita cronaca nera, gialla, rosa, variopinta insomma, quello che mi colpisce di più è un’idea che giorno dopo giorno s’insinua dentro di me e dalla quale non riesco a liberarmi.

Ma senza girarci troppo intorno, dove è che stiamo andando?

Due ragazze adolescenti si picchiano per strada, i compagni tutti intorno e nessuno che interviene, neanche quando la malcapitata che le sta prendendo di brutto chiede aiuto. Sono inermi, impassibili, incitano anche, come se assistessero a un combattimento tra polli, cosa peraltro alquanto squallida, ma una cosa la fanno, riprendono con il cellulare e dopo pochissimo, il video del litigio è on-line.

Non voglio fare il solito discorso degli adulti che si scandalizzano e condannano in nome di qualcosa che un tempo c’era e che oggi non c’è più, ma credo sia opportuno farla una considerazione, per cui mi chiedo: dove sono e come si sentono quelle madri e quei padri che hanno tirato su dei figli che dimostrano di non provare alcun tipo di emozione?

Non ho parole, ma soprattutto, ogni giorno che passa ho sempre meno speranze.

Caro amico.

La grinta sempre la solita, lo sguardo ironico un po’ da presa per i fondelli, neanche quello lo abbandona mai, pur conoscendolo da diversi anni, non sono mai riuscito a dargli una collocazione certa nei miei pensieri, tra di noi c’è sempre stata considerazione e stima reciproca, ma non siamo mai riusciti a diventare dei grandi amici, credo dipendesse dal fatto che entrambi avevamo dell’amicizia un’idea diversa; d’altronde è proprio per questo che alle volte ci s’intende.

Perennemente attivo al di fuori da ogni logica normale, ho sempre ammirato la sua voglia di rimettersi in gioco, di cambiare vestito, d’altronde chi l’ha detto che le nostre esperienze nel campo lavorativo non possano tornare utili se applicate in altri ambiti non necessariamente in sintonia con la nostra professione? Beh, lui questa teoria l’ha sempre messa in pratica e devo dire con ottimi risultati.

Non era smania o ricerca di guadagni diversi, forse anche, ci sono persone che rincorrono sempre tutto ciò che vedono passare davanti ai loro occhi e lui è uno di questi.

Oggi è ammalato, gravemente ammalato, un bel giorno un “amico invisibile” ha deciso di fargli compagnia e dopo alcune operazioni e varie vicissitudini, è praticamente arrivato quasi alla fine del suo percorso.

Ne ha coscienza e non ne fa un dramma, o quanto meno non lo dà a vedere. Non per questo se ne sta con le mani in mano, urla, sbraita, comanda, organizza, come sempre d’altronde, porta avanti progetti che potrebbero anche finire senza di lui, ma sembra che non gl’importi più di tanto, anzi, quella carica che lo ha sempre spronato sembra quintuplicata, ponendo tra l’altro per certi versi chi gli sta accanto in difficoltà, perché vive la concezione del tempo come una risorsa da consumare che, proprio per questo contrasta con l’idea che ne hanno gli altri.

Non abbiamo mai parlato di questa sua malattia, forse proprio per quel feeling che è sempre mancato tra di noi, quando ci si vede un bel sorriso e una pacca sulle spalle, lui non si lascia andare ed io non insisto, anche in questo siamo diversi, per me la parola se usata nel modo giusto può solo fare bene, malgrado tutto non riesco a rimanere inerme, conosco molto bene la sua famiglia, ho con loro un legame che anch’io non saprei come definire, d’affetto senz’altro, e poi immagino quel travaglio interiore, quei pensieri che si accavallano per non rimanere mai da soli, lo immagino come di chi non vive questa scadenza improrogabile e proprio per questo nell’impossibilità di capire quello che lui provi realmente, e allora mi domando se è proprio questo il punto o piuttosto l’idea che noi abbiamo della vita non ci condizioni a tal punto da ritenere che tutto, un bel giorno, possa finire con essa, senza considerare che quel che rimane è comunque un segno marchiato a fuoco per nulla cancellabile o, che è peggio, da dimenticare.

Sì, quando viene a mancare qualcuno che c’è caro, man mano che passa il tempo il ricordo di quel viso, di quello sguardo, di quel sorriso si attenua, non sentiamo più la sua voce  o il rumore dei suoi passi, ciò che di materiale gli è appartenuto non esiste più, ma c’è pur sempre l’amore, quel legame che nel tempo, qualunque esso sia, rimane inviolabile e io credo possa bastare.

Non ho paura di quel battere di ciglio che non ci sarà più, ma come si suol dire la speranza è l’ultima a morire ed io spero, caro amico, che tu rimanga ancora un po’ con noi, con quella tua solita grinta e con quello sguardo ironico un po’ da presa per i fondelli, sì proprio quello che non ti ha abbandonato mai.

Buon Natale!

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Ma poi, ve lo siete mai chiesto se Babbo Natale esiste veramente?

Noi abbiamo provato a crederlo con le nostre letterine, grazie a tutti per questo, ci crediamo perché lui rappresenta i nostri sogni che, insieme alle emozioni, passo dopo passo ci accompagnano durante tutta una vita e che proprio per questo, ci aiutano a viverla con un sorriso sulle labbra.

Buon Natale a tutti Voi!

Apri il lucchetto della bici…

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“ ♫ Apri il lucchetto della bici, chiudi il lucchetto della bici, apri il lucchetto della bici, chiudi il lucchetto della bici! ♫”

Il mantra delle mie vacanze, quello che in sintesi – assai, assai, dippiù, dippiù – facevo tra una nuotata e l’altra una volta dismesso i panni del tutto fare e del lavoratore indefesso e che spesso ripetevo ai miei amici in spiaggia, tant’è che appena mi vedevano lo urlavano in coro, e vi lascio immaginare le risate.

Ma a parte gli scherzi, le vacanze quest’anno sono state all’insegna del relax assoluto, di tante belle nuotate, di ottime letture e di una compagnia meravigliosa, che mi ha fatto assaporare il gusto dell’amicizia semplice e sincera. Continua a leggere “Apri il lucchetto della bici…”

Tango!

© Fabian Perez
© Fabian Perez

Aspettando che il Bandoneón si decida per riprendere a suonare, nel chiacchierio sommesso della sala ci si vede quasi per caso. Uno scambio veloce di sguardi, un leggero cenno del capo, poi, avvicinandosi con dei passi lenti al ritmo di una musica che suona nella mente, due corpi che s’incontrano senza conoscerne i contorni, e senza per questo chiedersi perché.

Una mano stretta nell’altra, ancora un attimo mentre gli occhi negli occhi si abbandonano; e già si sentono le prime note che, come a prendere fiato, delicatamente sgorgano in una lenta armonia nata per avvolgere la mente, l’anima, o forse soltanto l’inizio di un altro abbandono.

E in quell’inizio, un leggero dondolio del corpo che lascia una nota dopo l’altra entrare dentro. Il braccio che la cinge su per le spalle, l’abbraccio, l’unione di due corpi che prima si cercano, poi si sentono e poi ancora si riconoscono; la sensazione di una perfetta simbiosi che non ha bisogno di un motivo per esistere.

Incomincia passo dopo passo, il capo chino da un lato, gli occhi socchiusi e il respiro trattenuto a stento, e nel mentre, armonia di giravolte, volteggi di gambe che nell’aria disegnano sensuale melodia.

Tango!

Voglia di partire?

“Metti le ali ai tuoi sogni! Scopri come diventare indipendente da luoghi, abitudini e routine per vivere e lavorare ovunque nel mondo, facendo ciò che più ti appassiona.”

Queste parole, molto efficaci devo dire, che ci accolgono appena si entra nel sito dei “Nomadi Digitali”, sono l’espressione di una filosofia di vita che coinvolge sempre più persone nel mondo, stanche di una routine che senz’altro, qualsiasi sia il lavoro, uccide l’entusiasmo.

Alberto e Diego sono i promotori di questo stile di vita e sul loro sito trovate tante notizie utili, ma di cosa si tratta realmente?

Girare il mondo lavorando ovunque grazie ad internet. Semplice no? Continua a leggere “Voglia di partire?”

E’ Primavera!

Primavera

È primavera… svegliatevi bambine
alle cascine, messere Aprile fa il rubacuor.
E a tarda sera, madonne fiorentine,
quante forcine si troveranno sui prati in fior.

Queste parole scritte da Michele Galdieri su musica di Giovanni D’Anzi, appartengono ad una celebre canzone “Mattinata Fiorentina” scritta nel 1941, cantata alla radio da Alberto Rabagliati che, inutile dirlo, con l’arrivo della primavera inneggiava all’amore.

Scrivevo un po’ di tempo fa: “E’ vero, in autunno cadono le foglie, non prima di cambiare colore con sfumature esclusive, irripetibili, quasi a voler dire timidamente, c’eravamo, ci siamo, torneremo ancora. Ed è proprio in primavera che ritornano, hanno mantenuto quella promessa fatta sottovoce anche per noi.” Continua a leggere “E’ Primavera!”

Razionalità o fantasia?

Chi ha detto che razionalità e fantasia non possano andare di pari passo?

Personalmente mi sono sempre affidato al mio istinto e a volte ho fatto cose che non avrei mai fatto se decise a tavolino; dopo però, a mente serena, le ho vissute come se le avessi scelte consapevolmente, o forse ho voluto crederle tali.

La razionalità è qualcosa che ci siamo imposti magari per paura di perderci.

E sì, perché oltre che la paura, c’è la voglia di perdersi perdutamente nelle emozioni e allora, è meglio non lasciarsi andare?

Direi proprio di no!

Realtà o fantasia?

Ma veramente abbiamo così bisogno di emozionarci?

E’ una domanda che mi sono posto l’altra sera, mentre guardavo alla televisione il programma di Maria de Filippi, “C’è posta per te”; una novità per quanto mi riguarda, visto che ho sempre pensato che questi programmi strappalacrime che, in qualche modo strumentalizzano il dolore altrui, creando tra l’altro l’illusione di essere per un attimo dei protagonisti assoluti, sono detestabili, per cui, li ho sempre saltati a piè pari.

Eppure, l’altra sera l’ho guardato, sarà anche per il fatto che la storia che vedeva coinvolti i protagonisti, una ragazza diciottenne e il fratello con la moglie era, diciamo così, normale, il bisogno da parte della sorella di dire al fratello che gli voleva molto bene e che lo ringraziava per l’amore e la cura che lui aveva avuto per lei, dopo la morte di entrambi i genitori. Continua a leggere “Realtà o fantasia?”