
Tempo fa parlando di arte, dicevo che mi sentivo confuso di fronte a certe performance che con l’arte non c’entravano nulla, oggi, cambiando completamente prospettiva, parlo di questa mia crescente inadeguatezza che provo di fronte a un mondo che non riesce a trovare una via d’uscita.
Egoismo, individualismo, egocentrismo e soprattutto indifferenza, sono le patologie che parlano di una solitudine sociale che sempre di più fa parte di un nuovo modo di essere, di esistere, a cui ognuno di noi nega l’appartenenza, fino a che la rabbia nasce, cresce e si alimenta di violenza dall’aspetto patinato, farcita di belle parole.
L’indifferenza è pericolosa, è una malattia contagiosa che inaridisce gli animi; si vive accettando il meno peggio, perché lo si considera il male minore e in questo, politica e sociale vanno di pari passo. La paura è il coinvolgimento, dover perdere del tempo per interessarsi di cose che riguardano altre persone, perché in caso contrario, diventa tutto una seccatura, che non soddisfa nessun interesse personale.
Oggi è tutto un litigio, in televisione si litiga per fare audience, per strada si litiga per un posto al parcheggio, i politici litigano per il loro predominio, sembra che litigare sia diventato uno sport nazionale e chi riesce a fare la voce più grossa, ha il sopravvento sugli altri.
Si insegna l’odio e la maldicenza, invece che la tolleranza, si predica il rispetto delle regole, che immancabilmente vengono disattese e allora, cosa possiamo aspettarci di buono se l’esempio ci porta da tutt’altra parte?
Forse solo la speranza che chi genera violenza, prima o poi venga emarginato. Ma non con altra violenza. Mai!
Sono mesi che sentiamo parlare di cattivi menzogneri, di cattivi Italiani, sono mesi che assistiamo ad una campagna politica rancorosa e ingiuriosa, dove non si discute più delle idee, ma si attacca la persona solo perché sta dall’altra parte; tutto questo, può mai portare a qualcosa di buono?
Bisognerebbe recuperare i valori che, alla prevaricazione contrappongono il rispetto della vita umana, qualsiasi sia il colore della pelle. L’uomo, oggi, è sempre più ostaggio di una realtà annacquata che pone le sue basi sull’effimero. Tante promesse che non sempre trovano riscontro. Ideali e prospettive concrete si contrappongono al bisogno di percorrere la strada più facile, millantata da un business che non guarda in faccia nessuno, il cui vero scopo è di creare illusioni, perché è più difficile dire che la fatica, l’impegno, la professionalità, il rispetto siano i presupposti essenziali per andare avanti.
Personalmente più che provare pessimismo, provo paura per ciò che può accadere e la paura non è mai una buona compagnia.