Arte di strada?

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Me ne ero quasi dimenticato, mannaggia.

Provocazione o intenzionalmente un’opera d’arte, chissà? Era per le strade di Forte dei Marmi questa estate e la cosa mi aveva fatto sorridere abbastanza, un po’ per com’era – transenne, lapide con scritta in stampatello un po’ traballante – un po’ perché sembrava così seria che non potevo non prenderla in considerazione.

E allora mi son detto: “in un’epoca così controversa, vuoi che l’arte non si rappresenti per ciò che è realmente? Cioè, nuda e cruda? “

Probabilmente in un contesto diverso – una galleria d’arte, alla Biennale – chissà quanti fiumi di parole, invece per strada era lì solitaria, quasi a chiedere scusa per esserci. Senz’altro per un sorriso o qualche distratta considerazione.

Ari_mannaggia!!!

Un buon rimedio per… ?

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A proposito, ho una cura strepitosa per il giradito, vi può interessare?

Allora, prendere un ettolitro di acqua calda ma non bollente, scioglierci dentro due etti abbondanti di polvere empirica importata dal Mare dei Caraibi, una pasticca di menta piperita possibilmente effervescente ma non troppo, delle foglioline di alloro di Lampedusa colte esclusivamente in una notte di luna piena, bicarbonato di sodio senza conservanti come nelle ricette della nonna Giulia, aglio, cipolla, sedano, lattuga, cornetti, lamponi freschi, pomodorini pachino, ma quelli di CastrorealeLunga sono i migliori, spine di trota affumicata conservate in un vasetto scuro a prova di luce e un bell’etto di baccalà del mari del nord essiccato al sole della Sicilia Bedda, una canottiera di lana e una di cotone, preferibilmente bianca, un grembiule con la faccina di un porcellino e una mostarda, né dolce, né piccante.

Mescolare con cura il tutto, non senza essersi messi prima la canottiera di lana e verso la fine quella di cotone. Finita la mescolanza, immergere il dito dentro all’impasto che deve avere un aspetto denso ma non troppo e dopo tanta, tanta, tanta pazienza, se il giradito non è guarito, rivolgersi a una casa di cura per le cure del caso.

Astenersi perditempo. Continua a leggere “Un buon rimedio per… ?”

Scolpire la luce!

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Come già accennato nel mio post precedente, non solo mare o bella compagnia questa estate, ma anche un po’ di arte.

Confesso però di sentirmi confuso di fronte all’arte moderna, qualunque sia la sua matrice. Quadri, sculture, opere che affondano la loro esistenza in un ripetersi monotono alla ricerca di un dejà-vu spesso sconfortante, che probabilmente rincorre la novità, senza per questo trovarla.

Le istallazioni, grandi o piccole che siano, sono diventate un’abitudine, una moda e in tante di queste, il nulla è di casa, o almeno questa è la mia impressione. D’altra parte un’opera, se da sola non si esprime, forse che insieme a delle altre acquista una dimensione diversa?

Ecco da cosa nasce la mia confusione, nel non sentirmi coinvolto, quella parte emozionale di me che a gran voce chiede di voler partecipare, si sente tagliata fuori e così i miei occhi scrutano senza curiosità opere una accanto all’altra, come se fossero inutili oggetti riposti su di uno scaffale di un supermercato.

Ma capita anche di leggere recensioni di artisti tra l’altro quotati che pur di “giustificare” delle scelte artistiche a dir poco discutibili, secondo me, esprimono l’inverosimile; e così un gioco di specchi sapientemente collocati in un’istallazione dentro le sale di un palazzo antico, è l’inizio, l’invito di un susseguirsi d’immagini che dovrebbero portarci a chissà quali considerazioni psicosocialfilosofiche.

Maddai!!! Continua a leggere “Scolpire la luce!”

I colori, le tinte, le sfumature…

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Estate, tempo di vacanze, ma quanto vi piace viaggiare?

La cosa più bella del viaggio, secondo me, è riuscire a sentirsi in sintonia con i posti che si vanno a visitare. Adoro girare così senza una meta fissa, prima ancora di entrare nei musei mi piace guardare, respirare l’atmosfera qualunque essa sia; entro nei portoni che trovo aperti, curioso nei giardini, negli androni, sto spesso con il naso all’insù guardando i cornicioni e i tetti dei palazzi, i balconi, i fregi, le finiture architettoniche e poi mi siedo volentieri magari in un bar all’aperto e guardo la gente passare. Le abitudini della gente cambiano da posto a posto, anche qui in Europa, tra nazione e nazione, è un po’ come cercare di farne parte, per capire in genere, per non sentirsi del tutto un estraneo. Ebbene, a me piace molto fare questa cosa, sentirmi partecipe ed è fantastico se riesco a farlo.

Certo, l’Africa è diversa, ti entra nel sangue, ci sono posti che difficilmente riesci a immaginarti per l’atmosfera e il fascino che esercitano dentro di te. Il Kenya per esempio, la linea dell’equatore l’attraversa, la latitudine è uguale a 0, il sole è praticamente perpendicolare alla terra, se guardi dal mare l’orizzonte non lo vedi, sembra che la linea continui, che non finisca mai ed è una sensazione stranissima, da un lato inquietante, ma a me fa star bene, ho la sensazione che il mio occhio, la mia immaginazione quindi, continui a vedere, ad andare sempre al di là, oltre.

Che meraviglia!!!

Del Kenya ho amato quel senso del “non esserci”, la mancanza del tempo. La gente camminava ore e ore nella savana con la cesta sulla testa per arrivare magari due o tre giorni dopo al mercato più vicino. L’idea di sapere che “non importa quando e come” è da un lato un conforto, ti senti parte di questo mondo perché lo vivi in pieno da protagonista, non come si vive da noi nella civiltà occidentale. Alle volte ho l’impressione che dopo il lunedì ci sia il sabato, che i mesi, gli anni passino così velocemente che mi sembra di essermi perso nel frattempo qualcosa, d’importante senz’altro.

Nei viaggi, dopo, lì nascono i colori, le tinte, le sfumature, riprodotti quasi fedelmente dalla mia immaginazione. E’ la contemplazione dei ricordi che, prepotentemente sono rimasti vivi dentro di me.

Evvabè, è più o meno questa la storia che volevo raccontarvi.

In attesa di Scriveregiocando…

“Tutto bene?” mi scrive oggi Morena.

Sì, sì, le rispondo.

E già lo so, sono in ritardissimo con il Magazine, ma credetemi, non mi sono dimenticato di voi, solo che tra una cosa e l’altra… Evvabè, direte, ogni anno è così, mannaggia.

Diciamo che quest’anno il Magazine di Scriveregiocando sarà il mio regalo di Natale per tutti voi, per chi ha scritto, quindi per tutti gli autori e anche per chi, venendomi a trovare, viene soltanto a leggerlo.

Facciamo passare questo fine settimana e poi, vedrete, sarà il Magazine più bello dell’anno. (se non mi vanto io… 🙂 )

Nell’attesa vi lascio con una bellissima poesia di mio padre che avevo già anche pubblicato nel numero di Scriveregiocando 2010, il primo magazine della serie.

A presto quindi e buon fine settimana.

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Un bambino che nasce

Un bambino che nasce, è come un fiore
che schiude i suoi petali.
Ma se il vento infuria e
pioggia e grandine offendono il suo stelo,
copritelo, o mamme, vigilate che
non disperda il suo profumo.
Ad aver cura di un bimbo
basta l’amore.

Santi 

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Qualche idea per il tempo libero… Expo 2015!

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E così, finalmente, sono andato a vedere l’Expo. Avevo comprato i biglietti a marzo e tra una cosa e l’altra, mancanza di tempo, mancanza di voglia il più delle volte, avevo sempre rimandato. Ma non è stata una buona scelta, a giugno, luglio, c’era pochissima gente, mentre invece domenica scorsa c’era praticamente tutto il mondo, una marea di gente, nel pomeriggio in modo particolare.

Ma sono contento di esserci stato. Sono riuscito a vedere solo alcuni padiglioni, quello del vino Italiano, bellissimo, fatto con cura e creatività, veramente uno spettacolo, infatti nella mia mente mi sono complimentato con chi lo aveva progettato.

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Padiglione del Vino Italiano

Poi quello dell’Enel, altrettanto bello, la sera con un gioco di luci davvero fantastico, il padiglione del Brasile, dove a parte c’era una grandissima rete sospesa, dove la gente, divertendosi, ci “camminava” sopra, e duo o tre ancora. Gli altri padiglioni, i più gettonati, era impossibile vederli, per le code lunghissime d’attesa: sei ore nel padiglione del Giappone, che sembra essere uno dei padiglioni più belli. Continua a leggere “Qualche idea per il tempo libero… Expo 2015!”

La città!

Città Una delle cose più belle che mi piace fare quando visito una città e andare a zonzo senza una meta fissa, giro tra le vie, le piazze, i vicoli, cercando di respirare l’atmosfera, quasi a voler cogliere l’anima che lì vive e che nel tempo si è trasformata; adoro entrare nei cortili, dentro ai portoni delle case antiche, quando li trovo aperti, spesso sono con il naso all’insù a guardare i cornicioni, i tetti e le grondaie, i particolari architettonici che spesso non appaiono a prima vista, insomma, mi piace vivere la città cercando di conoscerla dal di dentro, tralasciando in un primo momento le visite ai musei, è la vita della gente che mi attrae e cosa la “gente” ha saputo fare per cucirsela addosso quella città, anche se non sempre i risultati sono positivi.

E la vivo con l’occhio disincantato di chi cerca di coglierla per ciò che è senza false illusioni quindi, ma anche con incanto se mi trovo davanti ad una meraviglia architettonica o di vita vissuta, che nel tempo si è conservata in tutta la sua bellezza. Continua a leggere “La città!”

L’omologazione e l’arte.

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Capita alle volte di andare in giro soprattutto in vacanza, rendendosi conto che ciò che ci offre questo mondo sempre più globalizzato è tutta una serie di “prodotti”, nel consumo, nella cultura, nei costumi e perfino nel pensiero, che nella loro essenza più propria ha totalmente perso unicità.

Volendo banalizzare, basta fare un giro tra le bancarelle che si trovano nei centri turistici, sempre meno turisti che si accalcano per curiosare e sempre più gingilli tutti uguali tra di loro.

Un prodotto omologato dunque, probabilmente frutto di stranissime ricerche di mercato. Qualcuno pensa ai nostri bisogni per renderli ogni giorno sempre più simili e uguali agli altri. Appunto!

Che meraviglia. E non solo.

Girando per gallerie d’arte questa estate ho avuto la stessa sensazione; quadri, sculture, piccole istallazioni che non comunicavano ahimè nulla di nuovo, anzi, un déjà-vu per certi aspetti sconcertante. Oggetti belli – alcuni – giusto adatti per stare in bella vista in un soggiorno, un elemento d’arredo dunque che con l’arte, intesa come l’espressione di un’emozione pura e unica, non ha nulla a che vedere.

Forse stiamo vivendo un momento storico un po’ confuso, tanto fermento, nell’arte in genere, nel design, nell’architettura, nella musica, complice la comunicazione che grazie alla rete è immediata, ma allo stesso tempo una carenza di idee che proprio nell’omologazione trova tristemente riscontro.

Tanti mezzi espressivi utilizzati per comunicare, video, film, istallazioni, una narrativa dove spesso l’opera stessa non esiste, perché è più importante stupire, ci si affida all’evento piuttosto che ai contenuti, dove alla fine anche l’emozione è un vago ricordo.

Forse sono io che non mi accontento più, vorrei vorrei vorrei, tanta energia dentro di me, ma anche tanta noia per ciò che incontro.

Evvabè, tiriamoci su le maniche, chissa!

E così si ricomincia!

Anfora

Oh mannaggia, torno in città e cosa ti trovo? L’autunno inoltrato!

In effetti, provo a resistere con la mia solita polo blu, ma fa veramente frescolino e vien voglia di andare in giro con una bella felpa e quasi quasi la sera accoccolarsi vicino ad un camino acceso e scoppiettante, ma l’estate, questa sconosciuta, dov’è andata a finire?

Beh, a essere sinceri al mare non era poi tanto malaccio; ha piovuto un paio di giorni ma dopo poco è tornato a risplendere il sole. Siculu sugnu, infatti, ho un bel colore cioccolato, anche se con i postumi di un eritema sulle braccia (???) causa un sole cattivissimo che mi ha attaccato senza alcuna pietà.

Ma al di là di tutto ho passato una vacanza davvero rilassante ed era proprio di questo che avevo bisogno.

A parte il leitmotiv che ormai mi accompagna tutti gli anni e che molti di voi conoscono già  – chiudi la bici, apri la bici… – mi sono dedicato al riposo assoluto, praticamente tutto il giorno disteso sul lettino in spiaggia e qualche tuffo giusto per fare le mie solite bracciate, sempre GIUSTO per rimanere in forma. Il tutto tra una chiacchierata e l’altra con gli amici di sempre e con i quali m’incontro ogni estate. Continua a leggere “E così si ricomincia!”

Ma chi l’ha detto che dobbiamo fare sempre le cose per benino?

Uffa

E già, perché sembra quasi una maledizione, mannaggia.

Fin da piccolo ti dicono di fare il bravo, di studiare e portare a casa bei voti, di non lasciare la stanza in disordine, di salutare sempre e comunque anche quando è sera, di essere educato, di non mangiare MAI con le mani, e soprattutto non mangiare a letto altrimenti diventa un prolificare di molliche e quant’altro, e poi crescendo di lavorare e portare a casa tanti bei soldini, salutare il vicino di casa e se capita fargli anche un bel sorriso, e, bla bla bla, così il nostro tempo passa inesorabilmente senza neanche rendercene conto tra un dovere e l’altro, mannaggia. Ma mi domando e dico, e se mi venisse voglia di andare in giro a fare la linguaccia a tutti quelli che incrocio sarebbe veramente così sbagliato?

Al mattino potrei alzarmi alle undici e un quarto e anziché andare al lavoro rimanere tutto il giorno in casa a fare NULLA e magari verso le tredici e trentacinque andare a fare un giro al parco e giusto per non farmi mancare nulla, verso le diciassette e quarantadue decidere di infilarmi nella vasca da bagno opportunamente preparata con cura con Sali Minerali importati dal Mar Nero dentro ad un’anfora rossa amaranto con degli sbirluccicamenti azzurrini e leggere lì, tra un vapore e l’altro, le avventure di Tom Sawyer  il mio eroe di quand’ero piccino e, sarebbe così sbagliato?

Quindi, onde per cui, UFFA, abbasso i doveri, UFFA, abbasso le situazioni per benino, UFFA, uffa, mannaggia, uhmmm, aspetta, cosa volevo dire?

A già, UFFA!

Buon fine settimana a tutti. UFFA!!! 🙂