
Estate, tempo di vacanze, ma quanto vi piace viaggiare?
La cosa più bella del viaggio, secondo me, è riuscire a sentirsi in sintonia con i posti che si vanno a visitare. Adoro girare così senza una meta fissa, prima ancora di entrare nei musei mi piace guardare, respirare l’atmosfera qualunque essa sia; entro nei portoni che trovo aperti, curioso nei giardini, negli androni, sto spesso con il naso all’insù guardando i cornicioni e i tetti dei palazzi, i balconi, i fregi, le finiture architettoniche e poi mi siedo volentieri magari in un bar all’aperto e guardo la gente passare. Le abitudini della gente cambiano da posto a posto, anche qui in Europa, tra nazione e nazione, è un po’ come cercare di farne parte, per capire in genere, per non sentirsi del tutto un estraneo. Ebbene, a me piace molto fare questa cosa, sentirmi partecipe ed è fantastico se riesco a farlo.
Certo, l’Africa è diversa, ti entra nel sangue, ci sono posti che difficilmente riesci a immaginarti per l’atmosfera e il fascino che esercitano dentro di te. Il Kenya per esempio, la linea dell’equatore l’attraversa, la latitudine è uguale a 0, il sole è praticamente perpendicolare alla terra, se guardi dal mare l’orizzonte non lo vedi, sembra che la linea continui, che non finisca mai ed è una sensazione stranissima, da un lato inquietante, ma a me fa star bene, ho la sensazione che il mio occhio, la mia immaginazione quindi, continui a vedere, ad andare sempre al di là, oltre.
Che meraviglia!!!
Del Kenya ho amato quel senso del “non esserci”, la mancanza del tempo. La gente camminava ore e ore nella savana con la cesta sulla testa per arrivare magari due o tre giorni dopo al mercato più vicino. L’idea di sapere che “non importa quando e come” è da un lato un conforto, ti senti parte di questo mondo perché lo vivi in pieno da protagonista, non come si vive da noi nella civiltà occidentale. Alle volte ho l’impressione che dopo il lunedì ci sia il sabato, che i mesi, gli anni passino così velocemente che mi sembra di essermi perso nel frattempo qualcosa, d’importante senz’altro.
Nei viaggi, dopo, lì nascono i colori, le tinte, le sfumature, riprodotti quasi fedelmente dalla mia immaginazione. E’ la contemplazione dei ricordi che, prepotentemente sono rimasti vivi dentro di me.
Evvabè, è più o meno questa la storia che volevo raccontarvi.