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Nel segno della Linea!
Cosa è mai una linea se non un qualsiasi oggetto o traccia, dritta o curva che sia, che congiunge due punti con un inizio e una fine, che senza darlo tanto a vedere può non finire mai?
Sì, di linee me ne intendo, è una vita che ne traccio, linee che alla fine diventano qualcos’altro, un progetto, un discorso, un’idea e l’emozione di vederla in pratica realizzata, linee che s’intersecano in quelle più complicate della vita, che s’imparano a conoscere e che poi, un po’ per volta, ci fanno compagnia.
Linee che una magica pozione fa diventare parole, ed è qui che ho imparato a usarle, chiedendomi in questi cinque anni di blog per prima cosa se ero capace di “Saper Vedere” e poi, di riuscire a comunicarlo.
In questo spazio, ho trovato una via da seguire, e senza che me ne rendessi conto, è diventata lunga, a volte piena di ostacoli, di silenzi non contemplati, di lunghe code nell’attesa di risposte non sempre ricevute.
Ma gli sguardi continuavano a non esserci.
E poi, pian pianino, ho trovato le persone, semplici persone che avevano voglia di dividere, e questo “spazio” le lasciava libere di farlo, proprio perché non era ad un post che dovevano rispondere, ma solo a quel bisogno che è un po’ di tutti di parlare solo per farlo, di parlare per ricevere, se era il caso, una risposta.
Ed è in quelle parole, dette senza volere chiedere, e in quelle risposte date solo con la voglia di esserci, che ho incominciato a scorgere gli sguardi.
Pazzia, direte, o forse un attimo d’incertezza? No, assolutamente no.
Seduti uno accanto all’altro, alla ricerca di calore, il suono della voce di chi parlava era un sottofondo alle cose che diceva: a volte risate incontrollate, a volte poesie sussurrate, a volte canzoni strimpellate, a volte racconti di storie che con le storie non avevano niente a che vedere, a volte arringhe appassionate su cose che purtroppo potevano dividere, a volte confessioni fatte sottovoce e, in tutto questo, potevano non esserci gli sguardi?
Erano sguardi fatti di parole, che ognuno di noi offriva agli altri senza pretese, senza volere per forza qualcosa in cambio, a volte come carezze, a volte fissi in cerca di risposte. Erano sguardi fatti di parole, magari solo per dire arrivederci, buon giorno o buona notte, e chi lo leggeva il giorno dopo, vuoi che non li vedesse?
Questo per dire, che serve la voglia per sentire, oltre che per vedere l’altro.
E forse non è così anche nella vita reale? Quanto di ciò che vediamo o sentiamo ci resta veramente impresso?
In questo mondo virtuale il fatto di non potersi guardare negli occhi si fa sentire, essere dietro ad un video e una tastiera può creare dei malintesi, il mezzo ci limita, ma siamo sicuri che potersi guardare sempre negli occhi dia ottimi risultati?
Io non ne sono del tutto convinto, ma mi concedo la possibilità di crederci, così come me la concedo nel credere in un rapporto che può sembrare fatto solo di parole.
E oggi che anch’io ho un blog, ci credo ancora.
“Ci credo ancora” Posted on 4 marzo 2009
E oggi, grazie a tutti Voi, e grazie di cuore per questo, dopo cinque anni di blog continuo ancora a crederci.
Buon Compleanno Blog, il mio!