Accetta quel che c’è di buono!

Stasera sono un po’ confuso, ma credetemi il fatto che normalmente non ci ho capito niente non c’entra assolutamente.

L’altra sera ho visto un bel film e ad un certo punto la protagonista dice ad un suo amico una cosa bellissima, che al momento mi era piaciuta e basta, ma poi ripensandoci l’ho trovata così vera e al tempo stesso così improbabile che per tutta la sera non sono riuscito a togliermela dalla testa.

La frase, più o meno, diceva così: accetta quello che c’è di buono!

In effetti, se ci pensate, dovrebbe essere per ognuno di noi naturale farlo, ma invece non è proprio così, a volte si è più coscienti del male che del bene, ci si crogiola nel dolore senza però la speranza di risorgere e allora, a questo punto mi domando, cosa è che non va in noi? Continua a leggere “Accetta quel che c’è di buono!”

Un nuovo libro di Morena Fanti

Prima_Cop_Uomo-om

Lavorare con un’amica che è anche brava a scrivere gratifica senz’altro molto, stimola la voglia di fare sempre meglio ed è quello che mi accade ogni volta che Morena mi chiama dicendomi: “Ho scritto un libro che vorrei pubblicare, vuoi pensarci tu per la copertina?”

E’ il classico invito a nozze come si sul dire, senza contare che io mi diverto tantissimo a fare queste cose, la mia creatività sempre pronta a spuntar fuori, fa capolino con tanta voglia di mettersi in gioco, per cui accetto senza alcun indugio.

E così, come potete vedere, ho “disegnato” la copertina del nuovo libro di Morena Fanti, “Un uomo mi ha chiamata Tesoro”, un libro di racconti, uno più bello dell’altro, scritti con stile e semplicità, caratteristica che secondo me contraddistingue Morena Fanti, lei ha il dono di farci entrare subito dentro la storia, dentro al personaggio e non è cosa da poco.

Ma non mi voglio dilungare più del necessario, vi rimando alla sua pagina, il modo migliore per saperne di più.

Un uomo mi ha chiamata Tesoro – un libro di racconti

Buona lettura!

Oh che bontà!

Marzapane

Ma mi domando e dico secondo voi, guardando questa foto meravigliosa – come dire che quando mi ci metto non sono proprio malaccio – cosa vi viene in mente?

Senz’altro se quella frutta è vera o è di marzapane. In Sicilia, cioè dalle mie parti, il marzapane lo chiamano “Frutta di Martorana” che se fatta a regola d’arte è buonissima. L’avete mai assaggiata?

E giusto così per dire, senza per questo voler cambiare discorso, mi viene in mente che una sera d’estate,  mentre la gente accaldata dopo una giornata assolata prendeva un po’ di refrigerio mangiando al bar dell’Angelo un gelatino al limone con sopra la ciliegina sotto spirito, rosso arancione e giallo canarino, arriva di soppiatto senza fare alcun rumore Giuseppe, si siede sulla panchina del vicolo numero 147 della borgata dei Sangiovanesi e guardandosi con fare circospetto tutt’intorno si accende una sigaretta che tra l’altro l’aveva presa dal pacchetto dell’amico Ernesto che poco prima l’aveva comprata al bar dell’angolo, giusto dove c’era Cosima Benedetta dell’ordine certificato delle sorelle Sesta Coppa GH, con l’aggiunta della S (SUPERIOR) con doppie frange e sostegni laterali, per compensare certe cadute libere che ogni tanto potevano capitare soprattutto se tra il dire e il fare s’intraprendeva una corsettina serale, detta anche dei Vespri Carmelitani, fatta con passo sostenuto tra le vie deserte del centro cittadino passando per via Ansimando con le Correnti d’Aria, Piazza delle Correnti già avvenute e procedendo per via Armando Garibaldi, che non era per niente parente dell’eroe dei due mondi, che poi se devo essere sincero, non ho mai capito di quale mondi si trattasse, perché in ogni caso, la Sardegna insieme alla Sicilia erano sotto la dominazione delle popolazione Ongare senza alcun ritegno, che si distinguevano per certi particolari copricapo fatti con corna di bisonte impauriti, cacciati nelle notti di luna calante, perché se si sbagliava la tornata, c’era il rischio di rimanere a bocca asciutta e…

…mannaggia, scusatemi, mi sono fatto prendere dai miei disorientamenti letterari che ogni tanto prendono il sopravvento, ma in effetti è solo una scusa per prendere tempo, visto che le idee in questi giorni sono un po’ ballerine, nel senso che vengono, vanno a fare un giro e non ritornano più, le birichine.

E comunque torno, altro che se torno e nel frattempo, buona serata e per domani, buona giornata e per dopodomani, beh, l’ho detto che torno, altro che se ritorno. 🙂

* Pensieri da custodire.

Pensieri_a

Pensieri che vanno e pensieri che restano, pensieri che lasciano traccia solo perché ci sono, pensieri che fuggitivi si appisolano dopo aver fatto capolino tra un pensiero e l’altro.

Ma anche pensieri che non danno tregua, pensieri che sarebbe meglio poter cancellare, magari con pensieri lievi che indulgono al sorriso, che aprono le porte alla spensieratezza o solamente all’essere, a volte, un po’ più tranquilli.

Pensieri fatti di parole, punti e virgole, come di una storia che non ha mai fine, pensieri che ci appartengono, ma anche pensieri che potrebbero essere di un altro, che riusciamo a fare nostri per dare riparo a pensieri che altrimenti potrebbero creare altri pensieri.

Pensieri di storie già finite, che magari potevano essere lì ancora da raccontare, pensieri che nell’immagine di un volto, o nel suono di una voce, o di parole scritte senza alcun pudore, trovano rifugio, pensieri da custodire.

Il like!

Like

Oggi vorrei affrontare un argomento a mio parere assai spinoso e che forse mi renderà antipatico a molti di voi, ma credo sia opportuno farlo, visto che tra l’altro in molti la pensano come me, anche se, ahimè, resta comunque un argomento che si discute in privato e mai pubblicamente.

I like, questi sconosciuti, mi verrebbe da dire!

E sì, perché ho notato che ultimamente la moda che imperversa nel mondo del blog è un uso indiscriminato di questa forma di condivisione, che va benissimo sia chiaro, ma che se fatta senza un riscontro obiettivo, sempre, cioè a dire il supporto di un commento, lascia un po’ perplessi. Continua a leggere “Il like!”

Buon Compleanno Blog!

cop_dettagli2-OmSe mi vuoi legere sfogliandomi come una rivista, clicca quì!

Nel segno della Linea!

Cosa è mai una linea se non un qualsiasi oggetto o traccia, dritta o curva che sia, che congiunge due punti con un inizio e una fine, che senza darlo tanto a vedere può non finire mai?

Sì, di linee me ne intendo, è una vita che ne traccio, linee che alla fine diventano qualcos’altro, un progetto, un discorso, un’idea e l’emozione di vederla in pratica realizzata, linee che s’intersecano in quelle più complicate della vita, che s’imparano a conoscere e che poi, un po’ per volta, ci fanno compagnia.

Linee che una magica pozione fa diventare parole, ed è qui che ho imparato a usarle, chiedendomi in questi cinque anni di blog per prima cosa se ero capace di “Saper Vedere” e poi, di riuscire a comunicarlo.

In questo spazio, ho trovato una via da seguire, e senza che me ne rendessi conto, è diventata lunga, a volte piena di ostacoli, di silenzi non contemplati, di lunghe code nell’attesa di risposte non sempre ricevute.

Ma gli sguardi continuavano a non esserci.

E poi, pian pianino, ho trovato le persone, semplici persone che avevano voglia di dividere, e questo “spazio” le lasciava libere di farlo, proprio perché non era ad un post che dovevano rispondere, ma solo a quel bisogno che è un po’ di tutti di parlare solo per farlo, di parlare per ricevere, se era il caso, una risposta.

Ed è in quelle parole, dette senza volere chiedere, e in quelle risposte date solo con la voglia di esserci, che ho incominciato a scorgere gli sguardi.

Pazzia, direte, o forse un attimo d’incertezza? No, assolutamente no.

Seduti uno accanto all’altro, alla ricerca di calore, il suono della voce di chi parlava era un sottofondo alle cose che diceva: a volte risate incontrollate, a volte poesie sussurrate, a volte canzoni strimpellate, a volte racconti di storie che con le storie non avevano niente a che vedere, a volte arringhe appassionate su cose che purtroppo potevano dividere, a volte confessioni fatte sottovoce e, in tutto questo, potevano non esserci gli sguardi?

Erano sguardi fatti di parole, che ognuno di noi offriva agli altri senza pretese, senza volere per forza qualcosa in cambio, a volte come carezze, a volte fissi in cerca di risposte. Erano sguardi fatti di parole, magari solo per dire arrivederci, buon giorno o buona notte, e chi lo leggeva il giorno dopo, vuoi che non li vedesse?

Questo per dire, che serve la voglia per sentire, oltre che per vedere l’altro.

E forse non è così anche nella vita reale? Quanto di ciò che vediamo o sentiamo ci resta veramente impresso?

In questo mondo virtuale il fatto di non potersi guardare negli occhi si fa sentire, essere dietro ad un video e una tastiera può creare dei malintesi, il mezzo ci limita, ma siamo sicuri che potersi guardare sempre negli occhi dia ottimi risultati?

Io non ne sono del tutto convinto, ma mi concedo la possibilità di crederci, così come me la concedo nel credere in un rapporto che può sembrare fatto solo di parole.

E oggi che anch’io ho un blog, ci credo ancora.

“Ci credo ancora” Posted on 4 marzo 2009

E oggi, grazie a tutti Voi, e grazie di cuore per questo, dopo cinque anni di blog continuo ancora a crederci.

Buon Compleanno Blog, il mio!

©_Copyright